di Roberto Maurizio
I balconi di Roma
Di balconi, Roma, ne ha conosciuto tanti. Alcuni sono ancora in funzione. Il presente "articolo" si riferisce ai "veri" balconi romani: quelli che la gente comune arreda da marzo a novembre. Una floridezza, un rigoglio di colori per riaffermare il grande amore che la gente normale ha per Roma. La Capitale, con il suo clima, è una città ideale. Non a caso è stata scelta dai papi, dalle Nazioni Uniti (Fao, Ifad, Pam, Cam) e dalla stessa Europa (I Trattati di Roma). Nonostante che il clima sia meraviglioso, che il volo degli uccelli non smetta mai in qualsiasi stagione, in qualsiasi ora del giorno e con qualsiasi tempo, che il ponentino si ripresenti "timido" al calar del Sole in agosto, che immensi parchi colorino, di verde intenso, l'insuccesso degli amministratori, che il cielo "quasi terso" di maggio venga illuminato da centinaia di fuochi d'artificio, nonostante ciò, si continua a buttare fango sulla città più bella del mondo. Roma non è inquinata. Qualcuno vuole che sia "invivibile".
A maggio, a Roma fanno certi goccioloni!
Roma, Caput mundi, ma Roma, secondo i “media” più accreditati (accreditati da chi?), è una città invivibile. Senza mai dare dati, la città eterna, è stata disegnata come una metropoli (appena 2 milioni di persone, contro i 35 milioni di Tokyo) divorata dallo smog, dalle polvere sottili di quei maledetti automobilisti che hanno l’ardire di andare a lavorare in macchina e non con gli autobus e la metropolitana. Di 30 centraline previste per misurare lo smog e le polveri cancerogene, solo 17 sono parzialmente utilizzare e solo sette (una per ogni colle) sono attendibili. Nonostante ciò, i romani hanno dovuto lasciare a casa l’auto inquinante per ben 777 milioni di ore dall’inizio del delirio; un milione di romani è stato costretto a cambiare macchina (per favorire la Fiat e le alte case automobilistiche) perché non era a norma (ma de ché?): Euro 2, Euro 3, Euro 4 e domani ci sarà Euro 69 per chi voglia percorrere il Grande Raccordo Anulare “su e giù”. Hanno mutuato finanche il nome dall’Euro come moneta per appiopparlo alle autorizzazioni per le automobili, per dirci che questa squallida idea di uniformare la Germania con la Calabria, la Francia con Bitonto, la Polonia con Milano, la Romania con i campi nomadi di Ponticelli, era favolosa: ti becchi l’Euro come moneta e l’Euro come certificazione, se sei a favore dell’ambiente.
Metropoli, Megacity, Metacity
Intanto il mondo cresce a dismisura ed entro il 2050, 6 miliardi di persone vivranno nelle città. L’Onu, negli anni ’70, aveva introdotto il termine di Megacity per le città con più di 5 milioni di abitanti. Oggi il termine è stato superato da Metacity, città che contano più di 20 milioni di abitanti, più dell’insieme di Norvegia, Danimarca e Svezia. La città è l’habitat dell’uomo moderno da più di 1000 anni. Nel Medioevo si diceva che l’”aria delle città rende liberi”. Forse è per questo che Roma viene demonizzata, resa invivibile perché, altrimenti, si svilupperebbe il virus della vera libertà: libertà di pensiero, di parola e di informazione. Allora bisogna imbrigliare questa libertà nel traffico, nelle buche, nei ritardi burocratici, nello spaccio di droga, nell’insicurezza, nell’impossibilità di riconoscere i tuoi simili, nella negazione di un vero e proprio sviluppo culturale, economico e umano basato sull’amore. Amor si legge al contrario Roma. E a maggio a Roma, fanno certi goccioloni!
Roma e l’Europa
Una volta Roma dominava l’Europa e il Mediterraneo. Oggi, è schiava dell’Unione Europea. Senza amore non esiste Roma e senza Roma non esiste l’amore. Senza Roma non può esistere l’Europa, ma senza Europa può esistere Roma. Dicono che Roma non ha verde? Una grande falsità che nessuno però contesta. Infatti, a parte le ville, i parchi, i boschi e gli stupendi pini di Cinecittà, sono i balconi dei romani che danno una ventata di primavera e di bellezza alla città, ridotta così male dalla politica. Proprio a maggio, sui balconi di in ogni quartiere, di in ogni borgata, di in ogni anfratto di Roma, spuntano gerani, bouganville, rose, mammole, tulipani, gelsomini, hybiscus, petunie, per non parlare di basilico, prezzemolo, rosmarino, e, per finire di mentuccia e menta romana.
Ci hanno fatto credere che se l’ambiente è la tua casa, se la tua casa deve essere difesa, se vuoi considerarti una persona che lavora per il futuro, la tua scelta deve essere l’Euro. L’Euro è il nuovo dio che risolve tutti i problemi. Nel frattempo, però, ci si è accorti che sarebbe meglio rintrodurre le Gabbie Salariali in Italia. Ma le gabbie le dovrebbero chiudere e non aprirle al primo pazzo che si alza e che pensa di risolvere i problemi con un colpo di spugna o con una proposta ideologica, come quella della grande Europa. Chi scrive è stato, fino dall’inizio (1978) a favore dell’Europa, mentre il suo grande Maestro, Prof. Federico Caffè, su “il manifesto” di quegli anni, richiamava l’attenzione sulla grande truffa. Inebriati dall’idea di unire popoli ed economie, il 90% degli italiani si schierò per l’Europa. Oggi, a 30 anni di distanza la percentuale favorevole all’Unione europea non è diminuita, nonostante i grandi problemi che ha introdotto nel nostro paese. Non c’era la globalizzazione come viene percepita oggi. A scanzo di equivoci , bisogna ricordare agli ignoranti che la globalizzazione esiste da più di 100 anni. Negli anni di Caffè (fine anni ’70), il problema era: la Cee potrà sopravvivere solo se riesce ad essere un alleato o un mercato appetibile per gli Stati Uniti. Se questi ultimi dovessero aprire un nuovo canale privilegiato con il Pacifico e l’Asia (Giappone, Cina, Corea, India, Australia), l’Europa sarebbe stata tagliata fuori.
Il mito delle” Colonne di Ercole”, della “Scoperta dell’America”, del “Canale di Suez” pesarono sui “maîtres à penser” dell’epoca. Dunque, si doveva costruire un colosso europeo che potesse competere con la sponda Usa rivolta al Pacifico. L’idea non era peregrina. Oggi, però, si è rilevata falsa. India e Cina vanno avanti come locomotive senza appoggio degli Stati Uniti. Si stanno sviluppando a prescindere. Allora, l’idea dell’Unione europea è risultata fasulla. Oggi, si sviluppa chi ha mercato ma anche chi ha idee. L’Europa unita non ha un mercato, se non quello di serie B, fare investimenti negli ex paesi comunisti, senza infrastrutture e senza idee, mandando in avanguardia personaggi (imprenditori, sarebbe troppo chiamarli cos’), senza scrupoli che hanno prospettive miopi di medio termine. Il medio termine ammazza chi crede di percorrerlo senza strategie e senza precisi piani di lungo termine. L’Est europeo ha tolto gli investimenti all’Africa, al Mediterraneo e all’America latina, ma l’imprenditore italiano ha continuato a pensare che queste aree non fossero mercati da conquistare con intelligenza e professionalità, ma fossero solamente un “gratta e vinci”.
Il nuovo sindaco di Roma, se crede di risolvere i problemi dei suoi concittadini con un colpo di spugna, sappia che si è incamminato su una cattiva strada. I romani vogliono vedere i fatti e non sentire più parole. Chiediamo, pertanto, ad Alemanno di perseguire un percorso difficile: verità. Dati certi e non manipolati. Di verde a Roma ce n’è tanto. Curiamo il verde dei parchi e dei balconi e riduciamo quello delle tasche dei cittadini.
Tutte le foto di questo articolo sono di Roberto Maurizio. Si prega di citare la fonte.
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