di Roberto Maurizio
La notizia del giorno è che a più di 70 anni dalla sua estinzione, la tigre della Tasmania torna a rivivere (almeno in piccolissima parte) in un topo. L'ultimo esemplare di questo grande marsupiale carnivoro simile a un lupo e dal manto a strisce come quello di una tigre è morto nel settembre 1936 nello zoo della città australiana di Hobart. Dai suoi tessuti, conservati da allora in numerosi musei, è stato estratto il Dna e trasferito in un embrione di topo. E' la prima volta che viene condotto un esperimento del genere, descritto nella rivista Plos One. "E' il primo esempio di restaurazione di Dna non codificante estinto e di analisi delle sue funzioni in vivo", scrivono gli zoologi dell' università australiana di Melbourne, che hanno lavorato in collaborazione con l'università del Texas. I ricercatori non hanno dubbi che osservare nuovamente all'opera Dna di specie scomparse porterà a nuove conoscenze sull'evoluzione e la biodiversità. Punto di partenza dei ricercatori, coordinati da Andrew Pask, é stata la considerazione che "le specie esistenti rappresentano meno dell'1% della diversità genetica esistita nel regno animale" e che "il tasso di estinzione sta aumentando con un ritmo allarmante, soprattutto fra i mammiferi". Sono numerose le vie intraprese per tutelare il più possibile la "memoria" di questa enorme biodiversità, come il cosiddetto "zoo congelato" della Società zoologica di San Diego per la conservazione e la ricerca per le specie minacciate, che sta lavorando per creare archivi di cellule e tessuti congelati. L'obiettivo è proteggere le informazioni genetiche racchiuse in questi tessuti. Ma se questo approccio funziona per le specie minacciate, ma ancora esistenti, non può fare nulla per le specie estinte da tempo. Il gruppo di Pask ha allora pensato di "resuscitare" il Dna della tigre della Tasmania (o tilacino). Hanno quindi prelevato il materiale genetico da quattro campioni di tessuto conservati da un secolo nel museo Victoria di Melbourne. All'interno di questo antico Dna hanno isolato alcuni segmenti di informazione relativi a sequenze chiamate Col2a1, non legate a particolari proteine ma importanti come "registi". Il materiale genetico così ottenuto è stato quindi trasferito in embrioni di topo, dove la sequenza è stata attivata. I ricercatori hanno osservato così "tornare in vita" geni che si erano fermati cento anni fa e che, proprio come geni ad essi simili attivi nel topo, agiscono stimolando la formazione di cartilagine e ossa. "E' la prima volta che il Dna di una specie estinta viene utilizzato per indurre una risposta funzionale in un altro organismo vivente", ha osservato Pask. Un risultato che i ricercatori hanno definito di importanza fondamentale in un momento in cui "il tasso delle estinzioni sta aumentando in modo allarmante, specialmente nei mammiferi". Conservare e studiare geni che rischiano di essere perduti per sempre permette, concludono, di aprire la via a nuove applicazioni, compreso lo sviluppo di nuovi farmaci.
Due canne contro il marsupio
Prima di provocare reazioni incontrollate, mi presento: sono contro la caccia, soprattutto dei volatili esistenti e di tutti gli animali in pericolo di estinzione. Come i miei “afecionados” sanno, infatti, dedico molto del mio tempo libero (massimo 5 minuti al giorno) a Sosa e Susa, le “mie cornacchie”. Sono, dunque, sulla carta, contrario alla caccia per qualsiasi motivo. Però, quando la pseudo informazione mangia soldi, che dovrebbe dare notizie corrette, sbatte il solito mostro in prima pagina, mi incazzo un po’: recentemente, è stata data la notizia della possibilità di far rivivere, a più di 70 anni dalla sua estinzione, la tigre della Tasmania. Fin qui tutto bello e incantevole. Però, i cosiddetti media, scovano il mostro e lo dipingono a tinte oscure e macabre. Il responsabile della strage della tigre della Tasmania è stato il cacciatore violento e ottuso che ha voluto cancellare con le canne del suo fucile il grande marsupiale carnivoro simile a un cane lupo dal manto a strisce. Ma è mai possibile che un fucile possa distruggere un’intera generazione di marsupiali?
La Tasmania
Il messaggio: cacciatore uguale a sterminatore
“L'ultimo esemplare di tigre della Tasmania (Thylacinus cynocephalus), predatore marsupiale carnivoro morì nel 1936 nello zoo di Hobart in Australia, dopo anni anni di caccia che avevano già condotto alla scomparsa degli esemplari selvatici agli inizi del Novecento”. Questo il resoconto, tagliato e incollato, che ha avuto il massimo successo sui giornali italiani (meno male che non sono letti). Che cosa si deduce? Che gli assassini sterminatori sono i cacciatori. “L'ultima tigre libera era stata abbattuta da un colpo di fucile già nel 1930”. “Lì per lì non la rimpiansero in molti e i cacciatori assillati dal suo fantasma continuano a segnalare tigri attorno ai recinti delle pecore”. “Gli allarmi lanciati ogni anno sono una decina nonostante l'estinzione dichiarata nel 1986”. “E tre anni fa la rivista australiana Bulletin promise un milione di dollari a chi fosse riuscito a fotografare un esemplare vivo”. Ancora i cacciatori come assassini. Ma è proprio vero?
E’ vero, invece, che tutta la popolazione aborigina dei Tasmani, non esiste più. E’ stata decimata dai colonizzatori . I primi ad abitare la Tasmania furono gli aborigeni: alcune testimonianze preistoriche dimostrano che i loro antenati vi giunsero non più tardi di 35.000 anni fa, quando ancora la Tasmania non era un'isola (la definitiva separazione dall'Australia avvenne infatti non meno di 10.000 anni fa). In origine suddivisi in nove gruppi tribali, i tasmaniani ammontavano, secondo le stime, a circa 5.000-10.000 unità al tempo della prima colonizzazione. Già nel 1833, a causa delle malattie portate dai bianchi e di vere e proprie campagne di persecuzioni, i tasmaniani erano ridotti a soli 300 individui. I sopravvissuti furono deportati nell'isola di Flinders. Fu così che, nella seconda metà dell'Ottocento, i tasmaniani si estinsero. L'ultima tasmaniana di sangue puro è generalmente considerataTruganini (1812-1876). Tuttavia, alcune evidenze porterebbero a considerare che l'ultima tasmaniana purosangue fu Fanny Cochrane Smith, nata a Wybalena e morta nel 1905.
Gli scienziati, gli agnostici e i verdi credono di essere più potenti di Dio. Allora, per loro affermare che l’inclinazione dell’asse terrestre, determinato dalla gravità universale, sia la causa del cambiamento ambientale, è una baggianata. La distruzione del nostro pianeta è dovuta alle immissioni nell’atmosfera dei tubi di scarico della nuova cinquecento della Fiat. Chi distrugge la Terra? E’ semplice, la Cinquecento. Chi ha deciso le glaciazioni: l’uomo, molto più piccolo della Cinquecento. Come? Ha voluto riprodursi, ha cercato di sviluppare la sua intelligenza per potersi nutrire meglio e, quindi, vivere più a lungo; ha cercato di costruire le fabbriche per sfamare la gente e ridurre la mortalità infantile; ha reso le donne, come se non fossero dello stesso ceppo del maschio onnipotente, libere di poter divorziare e abortire; ha costruito strade, ponti, valichi per vivere meglio; ha, finanche, scritto poesie e musiche, costruite opere d’arte che ci invidiano in tutto l’Universo (San Pietro e il Colosseo a Roma; la muraglia Cinese; le Piramidi; etc.). Ma questo “animale”, l’uomo, che ha fatto, oltre ad aver inventato le guerre che distruggersi vicendevolmente? Ha decimato a colpi di fucile, la tigre della Tasmania.
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