11 maggio 2008

Birmania: 100.000 morti

La Birmania prigioniera dal 1962: la natura ringrazia
di Roberto Maurizio

100.000 morti
Le ultime fonti affermano che sono più di 100.000 i morti nel Myanmar, i dispersi altrettanto, i senza tetto quasi un milione. Nonostante ciò, la Giunta militare del Myanmar vieta l’ingresso degli aiuti delle Nazioni Unite. Un dramma le cui dimensioni, a mio avviso, sono previste in aumento spropositato. Adesso, tutti corrono dietro la stessa notizia: la rozzezza della Giunta. Ma, com'è che questa banda di malfattori non ha mai avuto una vera opposizione da parte dell’Occidente? Perché San Suu Kyi è stata lasciata sola? Vuoi vedere che c’è un altro “disegno”? Lasciare in “pace” un terreno, il Myanmar, per preservarlo dalla contaminazione occidentale?


La bellezza della natura
Non so se è vero quello che penso: là dove non è ancora arrivata la “civiltà” occidentale la natura è rimasta incontaminata. La Cambogia e il Vietnam, prima degli anni ’70, il Tibet e la Birmania, fino a ieri, erano paesi dove la natura primeggiava su tutto. La natura è 77 volte 7 più grande del misero uomo che cerca inutilmente di competere contro lo strapotere della Terra. Nonostante ciò, con il suo modello, l’uomo cerca di mettere in crisi un pianeta che gode dell’appoggio del sistema solare e dell’Universo intero. Probabilmente, questa analisi, tra l’ascetico, il metafisico e l’ambientalismo coatto a tutti i costi, potrebbe essere erronea. Certamente, però, la “verginità” della terra birmana è rimasta dal 1962 ad oggi intatta. I cicloni hanno portato morte e distruzione, ma anche acqua per il riso e per i fiumi. Anche i paesi dell’Est europeo, fino al 1989, erano incontaminati. Anche la foresta Amazzonica, prima dei portoghesi e degli spagnoli, era splendida. Anche l’Africa, prima della colonizzazione, era favolosa. Anche l’Arabia Saudita, il Qatar, la Libia, prima della scoperta del petrolio erano un’altra cosa. Si stava meglio quando si stava peggio?

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