AGENDA DARFUR
di Roberto Maurizio
Questa è la seconda "puntata" dell'Agenda. Si occupa dell'ordinazione del Nunzio Apostolico per l'Eritrea e il Sudan, Mons. Leo Boccardi. Abbiamo scelto questo "reperto" storico dell'omelia del Cardinale Tarcisio Bertone, pronunciata il 16 marzo 2007, nella chiesa di San Pio da Petralcina di San Giovanni Rotondo, per ricordare come anche le persone a te più care possano intraprendere viaggi difficili mossi dalla fede e partecipare alla riconciliazione tra i popoli per riaffermare la pace in tutto il mondo.
S.E. Mons. Leo BOCCARDI
nato a San Martino in Pensilis (CB), il 15 aprile 1953, nazionalità italiana, ordinato Presbitero il 24 giugno 1979, el. Sede titolare di Bitetto 16 gennaio 2007
Incarichi attuali:
[data nomina N. Decreto data inizio data fine ]
Nunzio Apostolico Rappresentanza Pontificia Eritrea
[ 30/01/2007 ]
Nunzio Apostolico Rappresentanza Pontificia Sudan
[ 16/01/2007 ]
SOLENNE CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA IN OCCASIONE DELL'ORDINAZIONE EPISCOPALEA MONS. LEO BOCCARDI, ARCIVESCOVO TITOLARE DI BITETTO, NUNZIO APOSTOLICO IN SUDAN E IN ERITREA
OMELIA DEL CARD. TARCISIO BERTONE
Chiesa di san Pio da Pietrelcina, San Giovanni RotondoDomenica, 18 marzo 2007
OMELIA DEL CARD. TARCISIO BERTONE
Chiesa di san Pio da Pietrelcina, San Giovanni RotondoDomenica, 18 marzo 2007
"Quando era ancora lontano, il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò" (Lc 15, 20). Si riascoltano sempre con commozione queste parole che descrivono l'accoglienza del Padre pieno di amore verso il figlio che lascia la casa paterna e vi fa ritorno dopo aver vagabondato e dilapidato "tutte le sue sostanze". L'evangelista Luca ci fa quasi vivere da protagonisti questa sorprendente avventura di perdono e di gioia; ci fa partecipare all'abbraccio di amore tra il figlio e il padre. Questo abbraccio si ripete tra ciascuno di noi peccatori e Dio, Padre misericordioso. "In un certo senso - ha scritto Giovanni Paolo II - la storia del figlio prodigo è la storia dell'uomo di tutti i tempi" (Dives in misericordia, 5). È un'avventura spirituale che segna, in un modo o in un altro, l'esistenza di tutti. Il grande romanziere russo Dostoevskji, radunati i figli accanto al suo capezzale per l'ultimo saluto, domandò alla figlia che si chiamava "Amore" (Ljuba) di leggere ancora una volta la parabola del figlio prodigo prima della sua morte. Ascoltato con commozione il racconto evangelico Dostoevskji li benedisse e disse loro: "Ricordatevi di non dimenticare mai il perdono del Padre e la sua gioia di perdonare". Ad essi lasciò questo testamento: la gioia del perdono accolto, la gioia del perdono donato.
Cari fratelli e sorelle, è importante che l'esperienza dell'amore e del perdono ci pervada interamente. Nella parabola del figlio perduto e ritrovato, una delle più belle e suggestive tra le parabole evangeliche, viene evidenziato questo mistero di amore divino, che costituisce il cuore del cristianesimo. Vi troviamo condensato il Vangelo e il meglio della rivelazione biblica: il perdono di Dio che ci previene e suscita in noi l'amore.
Quante volte l'esperienza del perdono divino si è resa visibile, quasi palpabile qui, a San Giovanni Rotondo, in questo luogo dove ha vissuto per 50 anni Padre Pio! Nella sua biografia, tra gli innumerevoli piccoli e grandi episodi, si legge che ad un penitente interiormente distrutto dal dolore ebbe a rispondere con "indicibile convinzione" (come riferisce l'interessato): "Stringiamoci nelle braccia della divina Pietà. Essa ci sarà più che mamma". Questa tenerezza di Dio, paterna, e ancor più materna, fortemente evocata dalla parabola del figlio prodigo, Padre Pio la comunicava ai peccatori che si inginocchiavano ai suoi piedi. È stato giustamente detto che, attraverso il frate cappuccino del Gargano, umile e obbediente alla Chiesa anche nei momenti più drammatici, Iddio ha riversato torrenti di perdono pacificatore nell'animo di migliaia e migliaia di persone. Se potesse parlare il confessionale dove tutti i giorni riceveva i pellegrini e i suoi figli spirituali; se potessero rendere la loro testimonianza la cameretta, il convento, la chiesa dove Padre Pio viveva in contatto costante con Dio, di quanti prodigi, di quante guarigioni interiori, di quante lacrime asciugate, di quante conversioni e di quanti miracoli verremmo a conoscenza!
Il luogo dove ci troviamo fu dunque per san Pio da Pietrelcina altare e cattedra, scuola e palestra di amore, di perdono e di santità. Oggi pellegrini e devoti continuano ad accorrervi sostando presso la sua tomba e ripartono rasserenati. In questa corrente di devozione e di fede ci inseriamo anche noi questa mattina, convenuti da diverse località per attorniare Mons. Leo Boccardi, nominato dal Santo Padre Benedetto XVI Arcivescovo titolare di Bitetto e da lui destinato come Nunzio Apostolico in Sudan e in Eritrea. Mons. Boccardi è legato da grande devozione, da molto tempo, a Padre Pio: per questo ha voluto che il rito della sua Ordinazione episcopale si svolgesse in questa oasi spirituale francescana. A te, caro don Leo, il mio cordiale saluto a nome di tutti coloro che prendono parte a questa solenne celebrazione: in primo luogo mi faccio interprete dei sentimenti del Pastore di questa diocesi di San Giovanni Rotondo, Mons. Domenico Umberto D'Ambrosio, che saluto con affetto e al quale tu sei particolarmente legato da vincoli di antica e consolidata stima ed amicizia. Si uniscono alla tua gioia gli Arcivescovi, i Vescovi presenti, i colleghi di lavoro della Segreteria di Stato venuti da Roma, tanti sacerdoti tuoi amici giunti per la circostanza da diverse città. Un saluto particolare vorrei riservare ai tuoi familiari, ai parenti ed ai tuoi amici, che con intensa commozione vivono questo momento. Siamo veramente numerosi quest'oggi al tuo fianco e ti accompagniamo con la nostra preghiera. Un pensiero tutto speciale vorrei dedicare ai tuoi cari genitori, che dal Cielo ti guardano, pronti a sostenere le tue nuove fatiche apostoliche.
Sono trascorsi 28 anni dal 24 giugno del 1979, quando diventasti presbitero. In quest'arco di tempo la Provvidenza divina ti ha dato di spendere le tue energie per il regno di Dio in varie mansioni, soprattutto nel servizio diplomatico della Santa Sede. Tra poco riceverai la pienezza del sacerdozio e riprenderai il cammino per un nuovo più impegnativo sentiero. Come Nunzio Apostolico in Sudan e in Eritrea farai ritorno nel continente africano, dove ebbe inizio la tua esperienza diplomatica. Incominciasti infatti a lavorare nella Nunziatura in Uganda, per passare poi in Papua Nuova Guinea, in Belgio e, dopo un periodo trascorso presso la Sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato, hai completato questa fase della tua esistenza sacerdotale a Vienna come Rappresentante Permanente della Santa Sede presso diverse Organizzazioni internazionali e l'Ufficio delle Nazioni Unite. Da questa mattina un vincolo più stretto di fedeltà e di amore ti unirà alla Chiesa della quale, con l'Ordinazione episcopale, Cristo ti rende sposo per sempre.
Fra poco, per le imposizioni delle mani mie e degli altri Vescovi, riceverai la pienezza della grazia sacerdotale. Come avvenne per il pastore Davide, del quale parla la prima Lettura tratta dal Primo Libro di Samuele, anche tu, caro don Leo, secondo disegni e progetti noti in profondità solamente a Dio, sei stato scelto per ricevere lo Spirito del Signore e svolgere una singolare missione nella Chiesa. Quando Davide fu unto re, lo Spirito del Signore si posò su di lui. Questo avviene per ogni cristiano, allorché con il Battesimo viene reso partecipe della dignità regale di Cristo. A maggior ragione si percepisce la potenza dello Spirito divino nell'ordinazione sacerdotale, ed ancor più in quella episcopale. Tra qualche minuto, nella formula di consacrazione verranno proclamate queste solenni parole: "Con la forza dello Spirito del sommo sacerdozio abbia (questo tuo servo da te eletto all'episcopato) il potere di rimettere i peccati secondo il tuo mandato; disponga i ministeri della Chiesa secondo la tua volontà; sciolga ogni vincolo con l'autorità che hai dato agli Apostoli. Per la mansuetudine e la purezza di cuore sia offerta viva a te gradita per Cristo tuo Figlio".
Caro Mons. Boccardi, possa tu, configurandoti sempre più a Gesù buon Pastore, portare a compimento "in modo irreprensibile la missione del sommo sacerdozio", che oggi intraprendi. Come ti ricorderanno ogni giorno le insegne della dignità episcopale che oggi ricevi, impegnati a custodire la santa Chiesa "nell'integrità della fede e nella purezza della vita" (anello); fa' risplendere in te "il fulgore della santità" (mitra) ed abbi cura "di tutto il gregge nel quale lo Spirito Santo ti ha posto come Vescovo a reggere la Chiesa di Dio" (pastorale).
Il Santo Padre mi ha incaricato di portarti l'anello con il suo stemma e di trasmettere a te ed a quanti sono qui presenti la sua speciale benedizione. Il Successore di Pietro ti invia, caro Mons. Leo, come Nunzio Apostolico in Sudan e in Eritrea, perché faccia sentire alle comunità cristiane il Suo sostegno.
Possa la tua esperienza in campo internazionale aiutare i leaders politici e religiosi a convincersi di dare un contributo decisivo alla pace, al dialogo e alla riconciliazione. Con fervore apostolico, esortali a far sì che, sanando nella memoria le ferite causate dalla guerra, superino la tentazione dello scoraggiamento, dell'incomprensione o, peggio ancora, della disperazione. Incoraggia la Chiesa a percorrere la strada del dialogo con le varie istituzioni civili, consapevole che se i cattolici costituiscono una minoranza, insieme ai cristiani delle altre confessioni ed agli altri credenti in Dio, essi possono tuttavia svolgere un ruolo importante nel presente e nel futuro dei rispettivi Paesi, soprattutto nell'educazione dei giovani e nella carità.
Certo, sarebbe presunzione ritenersi all'altezza di una così alta responsabilità. Ma l'Autore sacro ci ha ricordato nella prima Lettura che "l'uomo guarda l'apparenza, il Signore guarda il cuore" (1 Sam 16, 7). Come per Davide, chiamato dai pascoli a reggere le sorti di Israele, così anche in te sarà la forza dello Spirito divino ad agire se ti manterrai umile, fiducioso e costantemente unito a Cristo nella preghiera. "Domus nostra in itinere": il motto che hai scelto, in un certo modo, può indicare bene con quale animo intraprendere questo servizio ecclesiale, lo spirito cioé di un Pastore che, pellegrinando per le strade del mondo, guida i suoi fratelli alla giustizia e alla santità. Ti accompagni e ti conforti sempre la certezza espressa dal ritornello del Salmo responsoriale, che "il Signore è il mio pastore: non manco di nulla". Anche se dovrai attraversare "una valle oscura", se Gesù è con te, non temerai "alcun male" perché il suo bastone e il suo vincastro ti "danno sicurezza". Ed ancora: "felicità e grazia" ti accompagneranno per tutta la vita e potrai con il salmista proclamare in verità: "Abiterò nella casa del Signore per lunghissimi anni". Ti accompagni la Madonna, questa "buona mamma", come amava chiamarla Padre Pio, che come Stella ti rischiara il sentiero e che ti sarà "ausiliatrice per il buon combattimento" al servizio del Vangelo. Amen.
Cari fratelli e sorelle, è importante che l'esperienza dell'amore e del perdono ci pervada interamente. Nella parabola del figlio perduto e ritrovato, una delle più belle e suggestive tra le parabole evangeliche, viene evidenziato questo mistero di amore divino, che costituisce il cuore del cristianesimo. Vi troviamo condensato il Vangelo e il meglio della rivelazione biblica: il perdono di Dio che ci previene e suscita in noi l'amore.
Quante volte l'esperienza del perdono divino si è resa visibile, quasi palpabile qui, a San Giovanni Rotondo, in questo luogo dove ha vissuto per 50 anni Padre Pio! Nella sua biografia, tra gli innumerevoli piccoli e grandi episodi, si legge che ad un penitente interiormente distrutto dal dolore ebbe a rispondere con "indicibile convinzione" (come riferisce l'interessato): "Stringiamoci nelle braccia della divina Pietà. Essa ci sarà più che mamma". Questa tenerezza di Dio, paterna, e ancor più materna, fortemente evocata dalla parabola del figlio prodigo, Padre Pio la comunicava ai peccatori che si inginocchiavano ai suoi piedi. È stato giustamente detto che, attraverso il frate cappuccino del Gargano, umile e obbediente alla Chiesa anche nei momenti più drammatici, Iddio ha riversato torrenti di perdono pacificatore nell'animo di migliaia e migliaia di persone. Se potesse parlare il confessionale dove tutti i giorni riceveva i pellegrini e i suoi figli spirituali; se potessero rendere la loro testimonianza la cameretta, il convento, la chiesa dove Padre Pio viveva in contatto costante con Dio, di quanti prodigi, di quante guarigioni interiori, di quante lacrime asciugate, di quante conversioni e di quanti miracoli verremmo a conoscenza!
Il luogo dove ci troviamo fu dunque per san Pio da Pietrelcina altare e cattedra, scuola e palestra di amore, di perdono e di santità. Oggi pellegrini e devoti continuano ad accorrervi sostando presso la sua tomba e ripartono rasserenati. In questa corrente di devozione e di fede ci inseriamo anche noi questa mattina, convenuti da diverse località per attorniare Mons. Leo Boccardi, nominato dal Santo Padre Benedetto XVI Arcivescovo titolare di Bitetto e da lui destinato come Nunzio Apostolico in Sudan e in Eritrea. Mons. Boccardi è legato da grande devozione, da molto tempo, a Padre Pio: per questo ha voluto che il rito della sua Ordinazione episcopale si svolgesse in questa oasi spirituale francescana. A te, caro don Leo, il mio cordiale saluto a nome di tutti coloro che prendono parte a questa solenne celebrazione: in primo luogo mi faccio interprete dei sentimenti del Pastore di questa diocesi di San Giovanni Rotondo, Mons. Domenico Umberto D'Ambrosio, che saluto con affetto e al quale tu sei particolarmente legato da vincoli di antica e consolidata stima ed amicizia. Si uniscono alla tua gioia gli Arcivescovi, i Vescovi presenti, i colleghi di lavoro della Segreteria di Stato venuti da Roma, tanti sacerdoti tuoi amici giunti per la circostanza da diverse città. Un saluto particolare vorrei riservare ai tuoi familiari, ai parenti ed ai tuoi amici, che con intensa commozione vivono questo momento. Siamo veramente numerosi quest'oggi al tuo fianco e ti accompagniamo con la nostra preghiera. Un pensiero tutto speciale vorrei dedicare ai tuoi cari genitori, che dal Cielo ti guardano, pronti a sostenere le tue nuove fatiche apostoliche.
Sono trascorsi 28 anni dal 24 giugno del 1979, quando diventasti presbitero. In quest'arco di tempo la Provvidenza divina ti ha dato di spendere le tue energie per il regno di Dio in varie mansioni, soprattutto nel servizio diplomatico della Santa Sede. Tra poco riceverai la pienezza del sacerdozio e riprenderai il cammino per un nuovo più impegnativo sentiero. Come Nunzio Apostolico in Sudan e in Eritrea farai ritorno nel continente africano, dove ebbe inizio la tua esperienza diplomatica. Incominciasti infatti a lavorare nella Nunziatura in Uganda, per passare poi in Papua Nuova Guinea, in Belgio e, dopo un periodo trascorso presso la Sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato, hai completato questa fase della tua esistenza sacerdotale a Vienna come Rappresentante Permanente della Santa Sede presso diverse Organizzazioni internazionali e l'Ufficio delle Nazioni Unite. Da questa mattina un vincolo più stretto di fedeltà e di amore ti unirà alla Chiesa della quale, con l'Ordinazione episcopale, Cristo ti rende sposo per sempre.
Fra poco, per le imposizioni delle mani mie e degli altri Vescovi, riceverai la pienezza della grazia sacerdotale. Come avvenne per il pastore Davide, del quale parla la prima Lettura tratta dal Primo Libro di Samuele, anche tu, caro don Leo, secondo disegni e progetti noti in profondità solamente a Dio, sei stato scelto per ricevere lo Spirito del Signore e svolgere una singolare missione nella Chiesa. Quando Davide fu unto re, lo Spirito del Signore si posò su di lui. Questo avviene per ogni cristiano, allorché con il Battesimo viene reso partecipe della dignità regale di Cristo. A maggior ragione si percepisce la potenza dello Spirito divino nell'ordinazione sacerdotale, ed ancor più in quella episcopale. Tra qualche minuto, nella formula di consacrazione verranno proclamate queste solenni parole: "Con la forza dello Spirito del sommo sacerdozio abbia (questo tuo servo da te eletto all'episcopato) il potere di rimettere i peccati secondo il tuo mandato; disponga i ministeri della Chiesa secondo la tua volontà; sciolga ogni vincolo con l'autorità che hai dato agli Apostoli. Per la mansuetudine e la purezza di cuore sia offerta viva a te gradita per Cristo tuo Figlio".
Caro Mons. Boccardi, possa tu, configurandoti sempre più a Gesù buon Pastore, portare a compimento "in modo irreprensibile la missione del sommo sacerdozio", che oggi intraprendi. Come ti ricorderanno ogni giorno le insegne della dignità episcopale che oggi ricevi, impegnati a custodire la santa Chiesa "nell'integrità della fede e nella purezza della vita" (anello); fa' risplendere in te "il fulgore della santità" (mitra) ed abbi cura "di tutto il gregge nel quale lo Spirito Santo ti ha posto come Vescovo a reggere la Chiesa di Dio" (pastorale).
Il Santo Padre mi ha incaricato di portarti l'anello con il suo stemma e di trasmettere a te ed a quanti sono qui presenti la sua speciale benedizione. Il Successore di Pietro ti invia, caro Mons. Leo, come Nunzio Apostolico in Sudan e in Eritrea, perché faccia sentire alle comunità cristiane il Suo sostegno.
Possa la tua esperienza in campo internazionale aiutare i leaders politici e religiosi a convincersi di dare un contributo decisivo alla pace, al dialogo e alla riconciliazione. Con fervore apostolico, esortali a far sì che, sanando nella memoria le ferite causate dalla guerra, superino la tentazione dello scoraggiamento, dell'incomprensione o, peggio ancora, della disperazione. Incoraggia la Chiesa a percorrere la strada del dialogo con le varie istituzioni civili, consapevole che se i cattolici costituiscono una minoranza, insieme ai cristiani delle altre confessioni ed agli altri credenti in Dio, essi possono tuttavia svolgere un ruolo importante nel presente e nel futuro dei rispettivi Paesi, soprattutto nell'educazione dei giovani e nella carità.
Certo, sarebbe presunzione ritenersi all'altezza di una così alta responsabilità. Ma l'Autore sacro ci ha ricordato nella prima Lettura che "l'uomo guarda l'apparenza, il Signore guarda il cuore" (1 Sam 16, 7). Come per Davide, chiamato dai pascoli a reggere le sorti di Israele, così anche in te sarà la forza dello Spirito divino ad agire se ti manterrai umile, fiducioso e costantemente unito a Cristo nella preghiera. "Domus nostra in itinere": il motto che hai scelto, in un certo modo, può indicare bene con quale animo intraprendere questo servizio ecclesiale, lo spirito cioé di un Pastore che, pellegrinando per le strade del mondo, guida i suoi fratelli alla giustizia e alla santità. Ti accompagni e ti conforti sempre la certezza espressa dal ritornello del Salmo responsoriale, che "il Signore è il mio pastore: non manco di nulla". Anche se dovrai attraversare "una valle oscura", se Gesù è con te, non temerai "alcun male" perché il suo bastone e il suo vincastro ti "danno sicurezza". Ed ancora: "felicità e grazia" ti accompagneranno per tutta la vita e potrai con il salmista proclamare in verità: "Abiterò nella casa del Signore per lunghissimi anni". Ti accompagni la Madonna, questa "buona mamma", come amava chiamarla Padre Pio, che come Stella ti rischiara il sentiero e che ti sarà "ausiliatrice per il buon combattimento" al servizio del Vangelo. Amen.
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