29 febbraio 2008

Darfur, s'annoia

Darfur, solo una scatola nera
di Roberto Maurizio

Fiorella Mannoia

Il grido di dolore lanciato dalla figlia del soldato italiano, Giovanni Pezzullo, 45 anni, morto il 13 febbraio in Afghanistan per la pace nel mondo, è caduto nel vuoto. Con il passare degli anni, l’Italia è diventata sempre più insensibile. La ragazza, Giusy, 18 anni, con il suo volto candido e addolorato, aveva chiesto di mettere sui balconi italiani la bandiera nazionale, bianca rossa e verde. Solo in pochi hanno raccolto l’invito accorato di una figlia che voleva ricordare giustamente la figura del padre. Senza Pertini e senza Ciampi, l’Italia non è più la stessa.
Il dolore di una figlia non ha nulla di politico. E’ solo una scatola nera dove è possibile ritrovare, uno ad uno, tutti i ricordi di una vita, breve ma intensa, vissuta con il padre.
Tante Giusy si trovano nel mondo, e tante sono quelle abbandonate a se stesse, come quelle del Darfur.

Giusy Pezzullo

Se non ha fatto effetto sugli italiani il dolore di Giusy, come possono pretendere le Mannoia, le Guerritore, le Nava, le testimonial dell’iniziativa “Diamo voce al Darfur”, tenutasi a Roma il 27 febbraio, di richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica italiana sempre più concentrata sulla quarta settimana?
E’ ora di finirla. Le cantanti facciano il loro mestiere, così come gli attori, tipo George Clooney, facciano gli attori. E’ ora che intervengono i politici che vengono pagati per questo! Il conflitto in Darfur, il 26 febbraio, ha compiuto ormai cinque anni, ed ha causato più di 400.000 morti e 2,8 miloni di sfollati e, come se non bastasse, dal 18 febbraio scorso il governo di Khartoun, secondo alcune fonti attendibili, ha ripreso i bombardamenti sulla regione, concentrando gli attacchi nei ditorni di Abu Sarraw. Negli ultimi 10 giorni, secondo i dati della Save Darfur Coalition e dell'International Crisis group, hanno perso la vita circa seicento persone, per lo più donne e bambini. Gravi anche le conseguenze logistiche e umanitarie per la popolazione. "Almeno 20.000 sono i senzatetto in quest'area – si legge in un comunicato di Italians for Darfur - molti dei quali hanno deciso di raggiungere il Ciad per trovare rifugio nei campi profughi: in Darfur non c'e' piu' posto". Secondo le testimonianze degli operatori umanitari sul terreno, da metà dicembre all'inizio di gennaio i combattimenti tra la fazione di Ibrahim di Khalil del Jem e le milizie spalleggiate dal governo posizionate a nord della capitale del Darfur occidentale, El Geneina, hanno causato atti di violenza, saccheggi e vittime per circa 160.000 persone. Altri 57.000 civili sono stati costretti a fuggire a causa dell'offensiva che ha distrutto le strutture di accoglienza delle organizzazioni non governative. Nel 2007 più di 300.000 darfuriani sono scampati alla violenza del conflitto, portando il numero totale degli sfollati a 2,8 milioni. L'aumento dei rifugiati nei campi di accoglienza ha comportato un drastico peggioramento delle condizioni di vita: gli indicatori di malnutrizione in alcune aree hanno superato le soglie di urgenza. Attualmente in Darfur sono presenti circa 13.000 operatori umanitari che portano ogni giorno assistenza a più di 4 milioni di persone".

John Lennon

La situazione in Darfut diventa sempre più drammatica e la soluzione può essere trovata solo nelle oppurtune sedi politiche. Sono rimasti in pochi a credere che i Beatles e Rolling Stones, insieme alla marcia Perugia-Assisi possano ancora attirare l’attenzione dell’opinione pubblica, soprattutto quando marciando sulle Sante zolle di San Francesco, un frate cappuccino intona “Imagine”, di John Lennon ,che immagina proprio un mondo di pace senza la religione!

Imagine there's no countries
It isn't hard to do
Nothing to kill or die for
And no religion too

Nessun commento:

Posta un commento