L'Italia addormentata
Negli Stati Uniti, anche se in piena campagna elettorale, i due partiti contrapposti si uniscono per lanciare un messaggio in favore di Aung San Suu Kyi. In Italia, invece, continua l’oscuramento dell’"eroina birmana", che non porta voti. Il Bel Paese continua ad essere la provincia ideale di sempre. Nessuno dei due schieramenti italiani, contrapposti sulla carta, ma uniti nell’incessante spegnimento delle idee e delle proposte, riesce a pronunciare, nel loro programma, una sola parola in favore di Aung. Abbondano, invece, slogan di serie B, ma che dico, da retrocessione! “Se po’ fa’” (Si può fare) e “Meno male che ci sei tu”.
La sua causa è la nostra causa
Ecco invece gli slogans, bipartisan, provenienti dai “guerrafondai americani”: “una Birmania libera e democratica”, “pace e speranza risuonino in tutta la Birmania e in tutto il mondo” . Il 15 febbraio 2008, il Senatore del Partito Democratico Dianne Feinstein e il Senatore Repubblicano Mitch McConnell, che da molti anni criticano la giunta militare della Birmania, hanno presentato una proposta di legge (con l’appoggio di altri 73 senatori) di conferire la Congressional Gold Medal a Aung San Suu Kyi. La Congressional Gold Medal non solo farà onore alla vita e all’influenza di questa donna incredibile, ma mostrerà a tutto il mondo che la sua causa è la nostra causa: una Birmania libera e democratica (…) la sua visione di democrazia, pace e speranza risuona in tutta la Birmania e in tutto il mondo (…)” ha dichiarato Senatore Feinstein. Il Congresso ha già approvato la proposta all’unanimità. Una bella notizia per Aung: speriamo, però, che non si traduca nello slogan romanesco, “Se po’ fa’.”
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