29 marzo 2008

Gli indelebili anni '80. Una classe a "forma di Elle"

Una serata particolare

di Roberto Maurizio

La "foto di famiglia" - Quinta C 1983-84 e Professori

Questo blog, “Stampa, Scuola e Vita”, finora, si è occupato di Informazione e di Vita, lasciando poco spazio alla Scuola. Vogliamo cercare di dare un po’ più di attenzione al ruolo dell’Istruzione, raccontandovi un evento di comune e ordinaria "solennità", accaduto il 27 marzo 2008.


Le porte girevoli
La porta girevole rappresenta il passaggio da una situazione di ingresso ad una di uscita. La nascita, la maturità, la vecchiaia, la gioia di vivere in un Universo accogliente ed infinito.


Grazie alla capacità organizzativa di alcuni ex studenti della VC dell’Istituto Tecnico Commerciale di Roma, “Giovanni Da Verrazano”, anno scolastico 1983-1984, un giovedì di marzo del 2008, quasi tutta la vecchia classe si è incontrata, in un ristorante con i “tavoli ad Elle”, dopo 24 anni, con tre ex professori. Il rendez-vous è stato fissato alle 21. Gli insegnanti sono puntuali e stanno commentando l’avvenimento, quando, alla spicciolata arrivano gli ex alunni. I complimenti reciproci si sprecano: “ma non è invecchiato per niente!”, “sempre lo stesso”, di converso “ricordo il tuo sguardo”, “ma tua sorella come mai che non viene”? “ha la bambina che si sentiva poco bene”; “mi ricordo che un anno tua sorella aveva una benda agli occhi, un altro aveva la gamba ingessata”, “ma, professore, Lei, probabilmente forse si sbaglia. Forse era un’altra alunna”, e avanti di questo passo. Gli ex studenti, quasi tutti quarantenni , salutano i vecchi insegnati sull’orlo della pensione o già immersi nella splendida e agiata situazione di “persone a riposo”. Purtroppo, altri insegnanti, hanno già attraversato “le porte girevoli”.

La tavolata a “forma di Elle”

La tavolata a "forma di Elle"

“Nella storia dell’Istituto, mai prima d’ora era stata organizzata una rimpatriata di questo genere”, commenta un insegnante, visibilmente commosso. Cinque lustri sono tanti. E la memoria di cinque anni trascorsi insieme nelle superiori riaffiora tra gli ex alunni e si rinvigorisce con il passare del tempo e delle portate. Tra un bicchiere di vino e una bottiglia d’acqua, la tavolata a “forma di Elle” è travolta dai racconti e dalle pietanze. I ricordi si mescolano ai sorrisi, alle risate a squarciagola, al rumore dei piatti, al frastuono delle posate e agli squilli dei cellulari. Le rievocazioni più interessanti sono quelle gridate a gran voce che riescono ad infrangere la barriera del suono e che si mescolano nel fumo profumato della griglia e ardono fintanto che un altro non interviene con “ma che fine ha fatto la professoressa di italiano della Prima U”?, si proprio U (come Udine). La sensazione netta è di rivivere il passato in tempo reale. La narrazioni degli alunni, infatti, è talmente avvincente che “il fatto o misfatto” sembra essere avvenuto veramente di recente, come quello relativo al “raid Quinta C vs Quinta A”, con tanto di cerotti, bende e uso di mercurio al cromo. Il richiamo ufficiale della Vicepreside, la convocazione immediata dei genitori, la sensazione di protezione che le alunne ebbero in seguito alla riuscita spedizione punitiva contro “quelli della Quinta A”, sembrano proprio avvenimenti di cronaca locale letti in metropolitana su “Leggo” o su “Metro”.

Insegnati rispettati
Poi, si scende nei particolari: “Professore, si ricorda quando mi interrogò alla lavagna sul contenuto del compito che avevo copiato e l’otto si trasformò in un bel due”? “Professore, si ricorda quando mi annullò il compito e io gli dissi: con Lei nun ce parlo più”? I racconti si susseguono a ritmo sfrenato, e dopo tanti anni, nonostante che gli ex alunni siano diventati ormai avvocati, commercialisti e imprenditori affermati, poliziotti, funzionari di banca, lavoratori autonomi con molte responsabilità, padri e madri di famiglia, si sente ancora aleggiare tra i tavoli a “forma di Elle” un profondo rispetto verso gli ex insegnanti, verso i propri amici e verso se stessi.
Gli indelebili Anni ‘80

La Quinta C in gita scolastica (oggi si chiamano "viaggi di istruzione")

Una bella e indimenticabile serata. Una serata particolare, dove le emozioni dell’Esame di Stato 1983-84 vengono rivissute profondamente, e gli antichi turbamenti trapassano la pelle degli studenti e anche degli insegnanti: la Commissione d’esame tutta esterna, con un unico professore interno, la professoressa di inglese Elvira d’Aloja, portata quasi a icona di Santa Protettrice dell’intero gruppo classe; le foto “ripassate” su un Cd in cui emergono con evidenza i segni indelebili di quegli “anni Ottanta”, con lo scontato sottofondo di Raf, “Cosa resterà…”; la “notte prima degli esami” rivissuta con lucidità e con un pizzico di paura. Ma sono “i giorni degli scritti”, soprattutto quello della famigerata “seconda prova”, Ragioneria, che riecheggiano nel ristorante con i tavoli posti a “forma di Elle”, dai quali spuntano macchinette fotografiche digitali, videocamere Jvc, telefonini con display ad alta risoluzione, e tornano alla mente gli incubi della seconda prova “allucinante”: analisi di bilancio con dati a piacere che impediva l’”effetto fotocopia”, una capacità che da sempre contraddistingueva il corso C. Gli studenti avevano preparato con cura questa disciplina, fin dal primo anno, ma si erano svezzati soprattutto nel terzo, quando le materie professionali non lasciavano spazio alla fantasia. La Quinta C si era accuratamente preparata in questa disciplina. Purtroppo, dopo cinque anni di impegno continuo e sostenuto nella metodologia della copiatura a tutti i costi, in verità non sempre andato a buon fine (“Professore, con Lei nun ce parlo più”), la povera Quinta C venne battuta dalla furbizia del Ministero della Pubblica istruzione: bilancio con dati a piacere. Una defaillance incredibile: l’onore della Quinta C, dell’Istituto e del Professor di Ragioneria stavano per andare in frantumi. Ecco che dall’alto della “divina provvidenza” venne un segnale: tutti promossi.

Il Calumet della Pace
Una volta superato l’esame di Stato, gli allora maturati della Quinta C, abituati ad essere valutati con il sistema cardinale (dieci, cinque, otto che passa a due, due perché copi, quattro, sei, sette) e non ordinale (primo, secondo, terzo, etc.) disotterrarono il Calumet della Pace e si fecero una feroce guerra tribale (tu hai preso 56 ed io 49). Gli strascichi di questa feroce diatriba restano ancora intatti e non sono stati del tutto smaltiti: peggio della diossina! Infatti, attorno alla tavolata a “forma di Elle” i vecchi rancori riemergono, ma solo sotto forma di sfottò, tipico della gente perbene di una periferia romana, tanto umana quanto antropologicamente disponibile, comprensiva, tollerante, solidale e altruistica.

La Quinta C, durante una gita nel 1983: le corna


Dopo un quarto di secolo, la Quinta C: ancora corna


L’obbrobrio della valutazione
Una parentesi, a dir poco noiosa, ma essenziale ai fini del raggiungimento del fine sociale di “Stampa, Scuola e Vita”: la scuola italiana dovrebbe cambiare la metodologia dell’assegnazione del voto. Come giustamente afferma il Prof. Giacomo Vaciago, una voce nel deserto inascoltata, la votazione dovrebbe essere ordinale e non cardinale, in questo modo emerge il più bravo rispetto agli altri e crea una classificazione di merito che comporta la competizione, la concorrenza, che non vanno viste in modo negativo, ma come incoraggiamento a fare sempre di più e meglio per elevare la qualità dell’apprendimento . Il sistema scolastico di valutazione insegnante- alunno non consente la valutazione ordinale, mentre, da sempre gli alunni la utilizzano la attribuzione dei voti ordinali nei confronti degli insegnanti: il più bravo, il meno bravo, il più fesso, quello più preparato, quello meno preparato, quello che si fa rispettare, quello che non si fa rispettare e via dicendo. Questa dicotomia che consente valutazioni diverse (insegnante-alunno; alunno-insegnante; per non parlare di genitore-alunno) è sicuramente uno degli obbrobri, delle oscenità della scuola italiana. Quanto tempo dobbiamo aspettare ancora affinché un Ministero dell’istruzione prenda in mano il problema della valutazione? Oggi si sono inventati, giustamente, il monitoraggio delle scuole pubbliche e private rispetto al merito. Ma se alla radice non è stato tolto il male supremo, quello della valutazione cardinale (utilizzata anche per esprimere il voto di condotta: in alcune scuole elementari è stato dato 6 in condotta!), come si pretende di cambiare minimamente la scuola italiana?

"Io nun ce parlo più con Lei"


D come Domodossola
Gli anni ’80 hanno rappresentato per l’intero pianeta un momento di rottura con il passato: crollo del muro di Berlino, uscita di scena dell’Urss e del comunismo nel mondo (con poche eccezioni nel mondo e in Italia per alcuni irriducibili nostalgici), fine della guerra fredda. Anche in Italia, questi anni hanno segnato la nostra storia: uscita dalla tragedia brigatista, affermazione del cosiddetto riflusso, l’era di Craxi. Invece, per gli alunni della “favolosa Quinta C” questi anni hanno disegnato solo la fine di un mondo che non tornerà mai più. Un bacio sulla guancia, come conquista massima per lo sfigato, una cassetta mangianastri da riavvolgere con la bic, uno scampanellio senza risposta per indispettire il signore del settimo piano, quattro figurine in meno per riempire l’album Panini. E poi, la casa della Prateria, il Fantasma Formaggino, Happy Days, Forza 4, “Professore, io nun ce parlo più con Lei”, gli zaini Invicta e Smemoranda, le foto nelle gite scolastiche con le corna, il gioco “nomi, cose, animali e città” con la risposta sempre pronta di D come Dossola, il 1° novembre festa di Tutti i Santi e non Halloween, la Ferrari di Alboreto, la McLaren di Prost, la Williams di Mansel, la Lotus di Senna e Piquet, la Benetton di Nannini, il Drive In con i Paninari, Colpo Grosso e soprattutto una cabina telefonica per eludere ascolti indesiderati, per riaffermare il proprio amore ad una che ti ha sempre snobbato.

Il trionfo della purezza
La Quinta C 1983-84 è stata e rimarrà una pietra angolare dell’Itc “Giovanni Da Verrazano”, difficilmente imitabile. La cosa più bella emersa durante la cena tra i tavoli a “forma di Elle” è la costatazione che tutti gli studenti della Quinta C 1983-84 hanno potuto vivere all’interno di una famiglia unita: il divorzio non era ancora di casa. Un male, il divorzio, che ricade drammaticamente sugli studenti. Una famiglia disunita fa la felicità del padre e della madre, che si fanno un'altra famiglia, quindi trovano la loro misera felicità, per poi separarsi ancora per trovare di nuovo il vuoto assoluto. Gli alunni e le alunne della Quinta C 1983-84 hanno avuto il privilegio di vivere in una famiglia unita.
Un elogio, piccolo piccolo, va attribuito anche all’Itc Da Verrazano e ai suoi professori. Mentre ai trentuno alunni della Quinta C 1983-84 va assegnato senza ombra di dubbio il ruolo di classe modello. Al suo interno esistono e trionfano la bellezza d’animo e i sentimenti semplici e spontanei, che il tempo ha cercato di cancellare senza riuscirci. Intatte, infatti, sono rimaste la genuinità e la purezza che sono emerse negli occhi e nei sorrisi di tutti gli alunni e, soprattutto, delle alunne, durante una serata particolare, con i tavoli a “forma di Elle” e con le “Porte girevoli”.

2 commenti:

  1. Grazie Prof. Maurizio. Ancora una volta ha fatto centro. Sono fiero di esser stato parte di questa, purtroppo, breve ma intensa esperienza di vita (e per la vita). Devo anche e soprattutto a voi prof. quello che sono diventato. E devo a voi i miei principi di onesta,lealta' e sincerita'. La mia preparazione e' il frutto dei vostri sforzi. Grazie.

    RispondiElimina
  2. P.s.Sono ancora Giulio voglio esprimere il mio bene a tutti i miei compagni e compagne di classe. Un saluto particolare a Massimo che ho visto veramente provato dopo la visione del dvd. Per ultimo un abbraccio particolare alla prof. D'aloja, purtroppo assente alla cena....ma io non mi do' per vinto.......

    RispondiElimina