Guerra e Pace: Terre dell’Ulivo
Instituto Cervates
Un tempo le terre dell’olivo o dell’ulivo erano concentrate nel bacino del Mediterraneo. Oggi, la coltivazione dell’olivo si è estesa anche in altre zone del mondo (California, Argentina, Messico, Australia e Cina), ma nel Mediterraneo si produce il 95% del raccolto mondiale.
Al meeting che si è tenuto a Roma, presso l’Auditorium, il 20 novembre 2007, hanno partecipato il Sottosegretario del Ministero degli Affari Esteri italiano, Famiano Crucianelli, il Professore di slavistica e scrittore, Pedrag Matvejevic, il Presidente dell’Imed, Andrea Amato e i poeti Antonio Colinas ed Enrique de Rivas. La moderatrice della tavola rotonda, Funny Rubio, Direttrice dell’Instituto Cervantes di Roma, ha aperto i lavori e riassunti il significato del dibattito: dopo il Diluvio universale, una colomba portò a Noè un ramoscello di olivo che indicava la fine della collera divina, in India e in tantissime parti del mondo l’ulivo è l’albero della pace. Accanto alla pace, il Mediterraneo ha prodotto, purtroppo, tante guerre. Quello che si sono chiesti i partecipanti al dibattito se l’olivo prevarrà sulle ostilità.
Uno tra i punti del Mediterraneo in fermento resta l’area balcanica. “Per raggiungere e mantenere alla pace – ha detto Crucianelli – i Balcani, nel loro insieme, devono poter entrare a far parte dell’Unione Europea”. I paesi di questa area sono legati fra di loro in modo che ad ogni azione che si verifica in uno di essi corrisponde una reazione a “valanga” sugli altri. La Bosnia sulla Macedonia, la Georgia sull’Armenia.
Il Sottosegretario del Ministero degli Affari Esteri, Flamiano Crucianelli
Pedrag Matvejic, con passione e sentimento, ha ricordato le vicende che storicamente hanno segnato l’area che si è sacrificata in nome di un comune sviluppo civile. Non bisogna lasciare soli i paesi di una zona così indispensabile per gli equilibri mondiali.
Un momento del dibattito
All'incontro ha fatto seguito una performance di due cantanti Iberici, che non ci hanno permesso di fotografare. E' anche per questo che un Mediterraneo veramente libero resta ancora un sogno nel cassetto.
Per completare l'articolo, quindi, non mi resta altro che approfondire il vero significato di Olivo che è una semplice pianta e non Ulivo che è un'ideologia.
Paloma y Olivo
"E devi vestire Aronne delle vesti sante e ungerlo e santificarlo, e deve dunque farmi da sacerdote... Dopo di ciò farai avvicinare i suoi figli e devi vestirli delle lunghe vesti. E li devi ungere come hai unto il loro padre ed essi devono dunque farmi da sacerdoti, e la loro unzione deve servire per loro di continuo quale sacerdozio a tempo indefinito durante le loro generazioni.
"I popoli del Mediterraneo cominciarono ad uscire dalla barbarie quando impararono a coltivare l'olivo e la vite". Tucidide (V°sec. a.C.)
Secondo la leggenda tutti gli olivi ateniesi erano nati dal primo albero fatto spuntare sull'Acropoli dalla dea Atena durante la contesa col dio Poseidone per ottenere il predomino sulla città.
L'olivo nella mitologia greca: la presenza dell'olivo nella mitologia è di grande importanza, direttamente proporzionale all'utilità della pianta. Una antica leggenda greca narra di una colomba partita dalla Fenicia per offrire un ramoscello di olivo al tempio di Zeus nell'Epiro. Il tema della colomba con il ramoscello di olivo è pure riscontrabile nel mito di Noé, anche se in questo caso si trova in ambito biblico. La stessa origine di Atene è legata all'impianto dell'olivo da parte di Atena, in lotta con Poseidone per la supremazia nella protezione della città. Zeus decretò vincitrice Atena, in quanto aveva donato agli uomini la pianta più utile e le concesse la sovranità su tutta la regione dell'Attica. Chiunque avesse abbattuto anche solo uno degli olivi sacri, diretti discendenti di quelli di Atena, sarebbe stato condannato a morte o, più tardi, all'esilio e alla confisca dei beni. Sempre secondo la mitologia, l'arte dell'agricoltura sarebbe stata insegnata agli uomini da Aristeo, figlio di Apollo e delle ninfa Cirene. L'olivicoltura era così importante che Aristeo avrebbe inventato anche i sistemi di estrazione dell'olio, tra i quali il frantoio.
Giuseppe De Santis
Lucia Bosè
“Non c’è pace tra gli ulivi” è un celebre film del neorealismo italiano di Giuseppe De Santis, con Lucia Bosé, Raf Vallone, Folco Lulli e Dante Maggio. Immemori di questo titolo, gli organizzatori Imed e Cervantes, hanno chiamato l’incontro che fa parte dell’iniziativa “Voci del Mediterraneo”, “Guerra e pace: terre dell’ulivo”, "Guerra y Paz: Tierras del Olivo".
La trama del film
Soldato smobilitato scopre di essere stato spossessato del suo gregge da un pastore che s'è arricchito con l'usura durante la guerra. Arrestato perché cerca di riprendersi il suo e condannato, evade per farsi giustizia. Questo melodramma ciociaro è il più brechtiano (ma anche il più astratto) dei film di De Santis. D'impostazione volutamente teatrale e stilizzata, si vale della suggestiva fotografia di Piero Portalupi, notevole per l'uso del panfocus nella profondità di campo e nel risalto del paesaggio ciociaro. C'è un uso particolare della voce fuori campo con il regista che parla in prima persona. Tra gli sceneggiatori il poeta Libero De Libero, suo conterraneo, nativo di Fondi (Latina).
Il Cast
Lucia Bosè
Raf Vallone
C) APPENDICE
Raf Vallone, Folco Lulli e Dante Maggio hanno vissuto nell’immaginario collettivo dei ragazzi e delle ragazze del secondo dopo guerra. Erano degli idoli "campagnoli", ma veri. Ora sono solo fantasmi addormentati e abbandonati. Attori di grande talento ai quali non è mai stato dato un riconoscimento all’altezza del loro talento. Per non parlare di Lucia Bosè, una vera bellezza senza confini, il cui dolce viso incarna ancora il fascino di tutte le ragazze italiane.
Fondi: centro del Mediterraneo
E poi, Giuseppe De Santis (1917-1997), il regista del film “Non c’è pace tra gli ulivi”. Era di Fondi. Fondi è il paese più mediterraneo della Terra. E’ il paese in cui non esiste cattiveria e malvagità. Là (cioè a Fondi) da dove viene estratta la fonte vitale per gli esseri umani, cioè la frutta e la verdura, non c’è spazio per la malvagità. La crudeltà è figlia, invece, dell’ignoranza che impera dove non c’è nessun controllo e riscontro storico sui fatti. Fondi è agli antipodi (dall’altra parte dei piedi) della ferocia. Fondi è il centro del Mediterraneo.
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