30 novembre 2007

Un'altra Italia, ma quando?

UN'ALTRA ITALIA

Il manifesto di Quarto Potere

da www.quartopotere.org

riportiamo il testo di un'iniziativa di giornalisti che dicono di voler distinguere il potere politico da quello economico, il potere esecutivo da quello giudiziario, il potere dei giornalisti da tutti gli altri. Ma questa è un'altra Italia.

*E' giunto il momento della riscossa sindacale. Siamo un gruppo di giornalisti democratici, alcuni di noi provengono da precedenti esperienze sindacali. Molti sono impegnati nei Cdr e negli ultimi mesi, sull'onda della contestazione ad un contratto nazionale che svilisce la qualità dell'informazione e il ruolo dei giornalisti, abbiamo deciso di unire le nostre forze riprendendo le tematiche proposte dal movimento “Quarto Potere” per puntare a costruire una nuova Fnsi. Come con la Rivoluzione Francese si è arrivati alla distinzione tra potere legislativo, esecutivo e giudiziario, così il nuovo Millennio deve imporre la netta separazione tra potere politico, potere economico e potere dei media. Il sindacato deve avere un ruolo attivo in questo processo.
*E' giunto il momento di dare vita a un nuovo soggetto sindacale che ponga al centro della sua azione il lavoro dei giornalisti. Dobbiamo riprenderci il compito di testimoni indipendenti e liberi, di protagonisti della trasformazione verso una democrazia compiuta, consapevoli del nostro ruolo di cittadini europei attenti e critici. L'informazione non è una merce qualsiasi, ma un bene indispensabile per la democrazia. Occorre ridare all'informazione italiana (e soprattutto al sistema radiotelevisivo) quella funzione critica e di stimolo che negli ultimi anni è venuta a mancare.
*Vogliamo riappropriarci del Quarto Potere, combattere l'impiegatizzazione della categoria, l'invadenza del marketing, della pubblicità, della politica nel nostro lavoro.
*Vogliamo aprire con tutti un dialogo, indipendentemente dalle diverse posizioni politiche, consapevoli che un movimento sindacale non deve cercare consenso sulla base di logiche d'appartenenza politico-partitica, ma su programmi condivisi e obiettivi chiari. Perciò elaboreremo, anche attraverso la Rete, il nostro programma per rinnovare il sindacato. Apriremo un dibattito perché le organizzazioni sindacali di base, i Cdr, i singoli colleghi contrattualizzati e freelance diano il loro contributo di idee alla stesura del progetto programmatico per la nuova Fnsi.
Milano, giugno 2001

Quarto Potere

QUARTO POTERE: UNA STAMPA INERME



Come è possibile che un giornalista, appartenente al Quarto Potere, possa far parte del Potere Esecutivo e Legislativo? Fini è giornalista, D'Alema è giornalista, altri (di cui daremo gli estremi in seguito) appartengono al Quarto Potere e dovrebbero rappresentano gli interessi di tuti i cittadini italiani. Fini e D'Alema sono casi a parte perché hanno sempre fatto il mestiere di politico. Il politico in Italia è un mestiere, non è né una vocazione. Non nasce da lobbies particolari, da interessi da tutelare: difende l'ideologia, di sinistra o di destra o di centro. E' un mestiere, comunque, con il quale ci si possono comprare barche e ville. Ma questo è umano. Quello che trascende il senso del comune sentire è l'arroganza di chi appartenente ad uno schieramento come la stampa (che dovrebbe essere contro il potere) e si trasforma in potere.

Nella riforma elettorale, occorrerebbe negare la possibilità ai giornalisti professionisti di presentarsi come candidati di una casta avversa contro la quale il giornalista deve combattere, sorvegliare, vigilare, fare emergere le contraddizioni. Ma in una civiltà democratica non si può negare a nessuno di partecipare a libere elezioni. Una volta eletto, però, il giornalista dovrebbe abbanonare la "professione" che è decisamente in contrasto con il potere. Il Quarto Potere deve controllare gli altri poteri. Il Quarto Potere è il più importante di tutti in una vera domocrazia.

L'Italia è un'isola "felice" e non una penisola pensante, perché la penisola la attaccherebbe all'Europa. Noi siamo la "Trinacria" dell'Informazione, una Sicilia - bella e giuliva - dove prevalgono sono gli interessi di regime.

Nulla contro la Sicilia che è una terra meravigliosa, voluta e disegnata dalla natura a sua immagine e somiglianza. Sicilia, con uomini e donne di primissimo ordine. Ma quando Sicilia diventa sinonimo di mafia, allora anche il giornalismo senza autonomia potrebbe divenire sinonimo di picciotto colluso.

Il giornalista deve dare solo le notizie. Al di là delle notizie, ci sono i commenti. I commenti sono sempre di parte. Basta che il lettore sappia da che parte viene dato il commento.

La stampa italiana è ancora in fasce e deve ancora intraprendere la rivoluzione dell'informazione. Una spallata, in senso biblico, la può dare l'informazione libera.

Questo blog seguirà l'andamento scosceso e asperrimo dell'informazione per sottolinearne le incompatibilità e le collusioni.

BATTAGLIE APERTE:
1. In favore delle cornacchie
2. Contro gli imbrattatori
3. Contro i multaroli
4. Per una stampa libera

29 novembre 2007

Fondamentalismo multarolo

MULTAROLO
falsi autovelox (dal sito quanteruote.info)

Riportiamo, dal sito quanteruote.info, alcuni articoli significavi per la nostra battaglia contro il "Fondamentalismo Multarolo".


La truffa dei falsi autovelox sulla Milano-Venezia
30.07.07

La truffa dei falsi autovelox sulla Milano-Venezia
Le inventano proprio tutte pur di raccimolare un po’ di quattrini. E quando si arrivare ad inventarsi dei finti autovelox si supera ogni limite… Appostati sulla Milano-Venezia, quattro uomini annotavano i numeri di targa di migliaia di automobilisti e, una volta risaliti all’identità dei malcapitati, inviavano loro la falsa contravvenzioni per il superamento del limite di velocità entro i 40 chilometri orari, con annessa richiesta del pagamento di una multa da 158 euro (come da articolo 142 ottavo del codice della strada) ed un bollettino precompilato. Ben 72 automobilisti, evidentemente con la coscienza sporca, hanno pagato la multa per un totale di 11 mila euro effettivamente pervenuti sul falso conto dei truffatori, tutti arrestati dalla Polstrada di Milano. Come se non bastassero già gli autovelox regolamentari...


bracco [Visitatore]


A tutti i romani:ATTENTI hanno messo molti nuovi autovelox in giro per Roma nelle strade principali.

30.07.07 @ 16:06
Commento di: Francesco [Visitatore]
Per esempio? Sai dirmi qualche posto di preciso?
30.07.07 @ 17:21
Commento di: bracco [Visitatore]
ecco esaudita la tua richiesta:

Roma centro - Lungotevere verso stadio Olimpico - installato sopra tabellone indicazione traffico

Roma centro - Lungotevere in Augusta - sul tabellone luminoso dopo AraPacis verso piazzale Flaminio Roma centro - via del Muro Torto - numerose unità all'interno delle gallerieRoma - via Isacco Newton - entrambe le direzioniRoma - via Gregorio VII - Ingresso galleria e dopoRoma - via Cristoforo Colombo - Fiera di Roma - direzione Ostia Roma - via Cristoforo Colombo - davanti Palazzo dell'Eni - direzione centroRoma - via Cristoforo Colombo - corsia centrale - sui pali alti 3mt altezza Combipel e Fiera di RomaRoma - via Cristoforo Colombo - corsia centrale prossimità semaforo altezza Combipel - direzione centro Roma - Via Cristoforo Colombo - corsia centrale prossimità semaforo altezza Circonvallazione Ostiense (Habitat) - direzione centroRoma - via Cristoforo Colombo - all'ingresso di Ostia - direzione mare Roma - via Tuscolana incrocio via Gasperina - direzione centroRoma - via di Tor Bella Monaca - direzione centroRoma G.R.A. - Nuova galleria tra Cassia e Boccea, entrambe le direzioni - Attenzione 50 Km/ora x lavori in corso Roma G.R.A. - Nuova galleria tra Cassia e Aurelia - direzione AureliaRoma G.R.A. - Tangenziale Est, pali su rampe lato Palmiro Togliatti - entrambi i lati entrata ed uscita dalla tangenzialeRoma G.R.A. - tra Aurelia e Pontina - direzione RomaRoma G.R.A. - Pontina direzione CasilinaRoma G.R.A. - Entrata da Settebagni direzione Aurelia - Appena finita la rampaRoma - via del Mare - rettilineo oltre il G.R.A. - direzione OstiaRoma - via del Mare altezza Vitinia - telecamera fissa - entrambe le direzioniRoma - via Laurentina dopo i ponti, direzione centroRoma - Tor Vergata, via Sorbara, direzione policlinico T.V. verso GRA dopo svincolo la RomaninaRoma - via Pontina altezza Furlanetto - direzione RomaRoma - via Pontina laterale altezza Spinaceto presso SIELTE - direzione RomaRoma - km. 14,800 loc. Mezzocamino - ss8 via del Mare - entrambe le direzioni Roma - Villaggio Azzurro, via di Mezzocammino - entrambe le direzioniRoma - SS1 Aurelia 33,2 Km. - direzione CerveteriRoma - SS1 Aurelia - Aranova e uscita per Fregene, attenzione è montato sotto un ponte, direzione Roma Roma - SS1 Aurelia - tra Torreimpietra e uscita per Fregene - è installato sotto un ponte, da Civitavecchia in direzione RomaRoma - uscendo da A1 Roma Sud e G.R.A. - altezza AGIP direzione G.R.A.ROMA A1 - MILANO-NAPOLI - Roma: tra Roma e Ceprano - entrambe le direzioni ROMA A1 - MILANO-NAPOLI - Subito dopo cavalcavia 380 Anagni - direzione NapoliROMA A1 - MILANO-NAPOLI - Monteporzio - Autostrada poco dopo uscita di Monteporzio - direzione Roma SudROMA A1 - MILANO-NAPOLI - Direzione Roma Sud e Colleferro - direzione sud ROMA A1 - MILANO-NAPOLI - uscita Roma Sud - dopo l'uscita di Torrenova verso G.R.A.ROMA A1 - MILANO-NAPOLI - Torrenova - Roma sud tra uscita Torrenova e distributore AGIP - direzione RomaROMA A1 - MILANO-NAPOLI - Anagni - direzione Napoli ROMA A1 - MILANO-NAPOLI - tra Roma e Orte - direzione nordROMA A1 - MILANO-NAPOLI - Dopo l'uscita per Firenze da Roma est - direzione FirenzeROMA A1 - MILANO-NAPOLI - dopo cartello a sx 10km Fiano Romano - casetta bianca - bretella tra Settebagni-Fiano Romano – direzione Fiano RomanoROMA A1 - MILANO-NAPOLI - Colleferro - direzione nordROMA A1 - MILANO-NAPOLI - Fiano Romano - direzione Firenze - tratto tra il G.R.A. e l'uscita per FianoROMA A1 - MILANO-NAPOLI - bretella - KM 574 - direzione nordROMA A1 - MILANO-NAPOLI - Frascati prima uscita casello - sotto autogrill "Pavesi"ROMA A12 - dopo Cerveteri Ladispoli - direzione Roma ROMA A12 - pochi km dopo l'uscita di Ladispoli - direzione RomaROMA A12 - Cerveteri km. 24,1 - direzione Civitavecchia-RomaROMA A24 - ROMA-TERAMO - Roma - sui lampioni uscita di Via dei Fiorentini - entrambe le direzioni ROMA A24 - ROMA-TERAMO - dopo uscita Palmiro Togliatti - entrambe le direzioniROMA A24 - ROMA-TERAMO - Tivoli/Mandela - entrambe le direzioni Bracciano - via Braccianese - direzione RomaCastel Madama - via Tiburtina - direzione Roma Cerveteri - SS1 Aurelia - direzione RomaColonna - via Casilina 25.400 - entrambe le direzioniFiano Romano - via Tiberina - dopo zona industriale - direzione daFiano Romano verso Roma Latina - via Pontina - direzione FormiaPalestrina, Via Alcide de Gasperi, sopra palo semaforo vicino alle 3 luciSanta Marinella - SS1 Aurelia - entrambe le direzioniSanta Marinella - SS1 Aurelia - tra S. Severa e Civitavecchia - intersezione via Giglio Est, entrame le direzioni sono posti ROSTOP FTR Tivoli - Appena usciti verso Roma, Via Tiburtina nei pressi Caserma Finanza - direzione RomaTivoli - verso Vicovaro pressi ipermercato, Via Tiburtina - direzione AvezzanoTivoli - strada che collega Via Tiburtina a autostrada - direzione verso autostrada Tivoli - via Tiburtina km 1.8 dopo stazione di servizio IP - direzione RomaTivoli - (poco dopo esserne usciti) - via Tiburtina - entrambe le direzioniTivoli - via Tiburtina direzione Roma, subito dopo piazza principale di Tivoli Tivoli - Via Tiburtina - direzione centroTivoli - Via Tiburtina - direzione RomaTivoli - Via Tiburtina Valeria km 34 - uscita laghi dei Reali - entrambe le direzioniTivoli - Via Tiburtina Valeria, incrocio laghi dei Reali - entrambe le direzioni - verso il centro e verso Vicovaro Tivoli - via Tiburtina Valeria - entrata e uscita Tivoli - direzione Roma e AvezzanoTivoli - S.P. Maremmana inferiore (tra uscita Tivoli A24 e SS5) - entrambe le direzioniTivoli - S.P. Maremmana inferiore - prima dei Magazzini Maury's - direzione Roma Tivoli - S.P. Maremmana inferiore - limite velocità 70km/h - casello autostradale Tivoli - direzione Roma
"No al collasso della circolazione su viale Cristoforo Colombo"
La 'partecipata' manifestazione del 24 novembre, con incidente, per ribadire un allarme molto sentito dai residenti e non solodi Andrea Maria Arrigo - 26/11/2007
Il 24 novembre si è tenuta la manifestazione contro il traffico della Colombo, organizzata dal "Comitato Spontaneo Cristoforo Colombo Roma - S.O.S. Trafficolombo" in largo Raffaello de Renzis (incrocio fra via E.W. Ferrari e la Cristoforo Colombo). Molti i partecipanti alla manifestazione, tutti residenti dei quartieri interessati dal problema. Gente comune che, stufa di subire ore di attesa per arrivare a Roma o semplicemente al Raccordo, è voluta essere presente a questa iniziativa apolitica e apartitica. Infatti, non è stato esposto alcun vessillo politico; una iniziativa della gente per la gente, al fine di accendere i riflettori su un problema rimasto fin troppo tempo nell'ombra. Nella speranza che gli Organi Competenti intervengano con celerità verso una definitiva risoluzione, che potrebbe trovarsi nel sottopasso fra i quartieri AXA e Infernetto, o in un interramento della Colombo in prossimità di tutti gli incroci. Comunque si voglia intervenire, sempre nel rispetto dell'ambiente, l'importante è intervenire a favore di una riqualificazione della viabilità con la Capitale. I cittadini pendolari sono stanchi e l'hanno voluto dimostrare con questa manifestazione.
Nemmeno a farlo apposta, durante la manifestazione, si verificato l'ennesimo incidente automobilistico che ha visto coinvolte due autovetture, a testimonianza per tutti della pericolosità dell'incrocio, che, per molte testate giornalistiche specializzate, è addirittura l'incrocio più pericoloso della Capitale. Lo sfortunato evento, che non ha causato danni alle persone ma solo alle vetture coinvolte, ha di fatto confermato la triste media di un tamponamento al giorno, che non sempre si risolve senza danni alle persone, anzi, il più delle volte, purtroppo, ci è scappato il morto.
Tra i molti presenti abbiamo potuto parlare, oltre che con lo staff del Comitato organizzatore, anche con Antonio Fonzi, presidente del CdQ Pineta dell'Infernetto, con Pierfrancesco Marchesi del CdQ "Acilia Nuova", con i coniugi Schiavone, Andrea Schiavone e Paula de Jesus, rispettivamente presidente del CdQ Infernetto e responsabile del LabUr Infernetto. Dalle opinioni raccolte, abbiamo certamente potuto evincere che, se è vero che la Colombo oggi è un grande problema per la popolazione residente, è anche vero che, come ha affermato proprio il presidente del CdQ Infernetto, venendo da Roma la strada risulta essere urbana fino all'incrocio con i viali degli oceani all'EUR (viale dell'Oceano Pacifico e viale dell'Oceano Atlantico), dove la Colombo è a tre corsie per senso di marcia, mentre dal medesimo incrocio ad Ostia, si trasforma in strada extraurbana con due corsie per senso di marcia e con la corsia dedicata alle emergenze. Una Soluzione, afferma Andrea Schiavone, potrebbe essere quella di rendere urbana anche la tratta oggi considerata extraurbana e aggiungere la corsia mancante. Comunque, qualsiasi sia la soluzione da apportare, ripetiamo che sarà il caso che le Istituzioni si muovano. Molti, come Pierfrancesco Marchesi, Antonio Fonzi ed il sottoscritto dell'Associazione Culturale Infernetto e Dintorni, sono convinti che, se tutte le Organizzazioni dei Quartieri interessati dalle problematiche del territorio si fossero unite per perorare l'interesse sociale, territoriale ed urbanistico fin dal principio, forse oggi molte esigenze sarebbero state già appagate. L'augurio rimane quello che, al fine di risolvere le varie criticità oggi ancora presenti, si venga ad accordi di ampio respiro e si uniscano le forze per ottenere quanto fino ad oggi non ancora ottenuto. Alla manifestazione ha partecipato, in qualità di cittadino residente, anche il consigliere del Comune di Roma ed ex presidente del XIII, Davide Bordoni, che ha ricevuto l'applauso dei manifestanti. Anche in questa occasione, come è accaduto per altre in precedenza, sarebbe stata ben accetta la presenza del concittadino ed attuale presidente del XIII Municipio, Paolo Orneli, o quanto meno di un suo referente.
Questa manifestazione deve il suo successo proprio alla sua natura apartitica ed apolitica, che ha permesso l'avvicinamento di tutte quelle persone, che, per diversi motivi, si sentono ormai distanti da qualsiasi posizione. Comunque, noi pensiamo che, quando la serenità e, in questo caso, anche la vita delle persone, ed il benessere della popolazione viene messa a repentaglio, non c'è colore o partito che tenga. Ringraziamo il Comitato Organizzatore e tutti gli intervenuti alla manifestazione a dimostrazione dell'interesse verso il problema, e ci auguriamo che sia il primo passo verso la sua risoluzione.

I multaroli

Multaroli

In un paese dove tutto traballa, dove tutto è così efferfescente, dove tutto è un ectoplasma, dove non si cammina, dove non si parcheggia, dove non si trova lavora, dove non si arriva alla quarta settimana, a pagarla sono i cittadini onesti (o quasi).

Le multe sono il Cahier de Doleances di molti cittadini. Qui non si vuole distinguere il grano dal loglio, il buono dal cattivo. Però, un paese che è ingiusto è anche un paese che sarà costretto al sottosviluppo.

Prendersi una multa sulla Cristoforo Colombo, che non è una strada, bensì un letame di lamiere sia la mattina che la sera, è atroce. Di notte, eccesso di velocità 104 chilometri, di giovedì, non il sabato sera, è allucinante. La Colombo, intitolata allo scopritore dell'America, è un vero e proprio calvario. Ma questo, per chi amministra, non è un problema. Centinaia di migliaia di cittadini imbottigliati, inscatolati, reclusi, prigionieri di amministratori incapaci. Invece di occuparsi di risolvere questo problema i MULTAROLI ammazzano la democrazia, colpiscono i trasgressori. Ed è giusto. Ma se io vado a 104 chilometri all'ora, all'una di notte, in una strada senza nessun problema di traffico (data l'ora e data la folta pattuglia ben tre vigili appostati per fare le multe, mentre la mattina e la sera non se ne trova nemmeno uno) superando di ben 4 km il minimo con due punti e si può arrivare fino a 140 km con più punti levati dalla patente. A parte queste considerazioni tecniche forse anche sbagliate, ma vi sembra giusto che la ghigliottina si abbatta sui trasgressori in modo sconsiderato e scellerato mentre non si fa nulla per migliorare il traffico? Penso al pendolare di Ostia. Chissà quanto dovrà pagare per aver superato i limiti di velocità (85, 90, 95, 100, 110) dopo essere stato bloccato per ore e ore sul suo percorso giornaliero. Per fare 40 chilometri, Roma - Ostia, si impiegano 80 minuti (lo stesso tempo Fiumicino-Malpensa), quindi la media è di 20 km all'ora. per cui si viene sorpassati anche dall'ultimo ciclista rimasto dopo la strage (ma questo non interessa, bisogna colpire i trasgressori notturni, che superano il muro del suono con velocità pazzesche, quelli della mattina uccidono solo i ciclisti!).

Questo blog verrà aggiornato e rivisto. Però i punti fondamentali sono:

1. il casco ha fatto diminuire la mortalità dei motociclisti?

2. i limiti di velocità fanno diminuire le morti sulle strade?

3. è giusto multare i vigili che non vigilano sul traffico?

4. segnalare i misfatti non deve essere una prerogativa solo di chi indossa la divisa?

5. Questo blog segnalerà tutte le violazioni di chi è preposta alla vigilanza. Prossimamente, ci sarà la foto di una vigilessa che legge il giornale mentre all'incrocio via Tuscolana, Arco del Travertino, infuria un ingorgo. Bene! E la multa alla vigilessa?

6. Questa che iniziamo oggi è la terza "crociata" del blog: la prima è stata sulla tutela delle cornacchie; la secondo contro gli imbrattatori; questa, la terza, contro la "violenza" dei vigili urbani. E' iniziata una campagna contro il fondamentalismo dei MULTAROLI.

24 novembre 2007

Buon "nattale"

La cornacchia sull'abete

Giusto ad un mese di distanza dal Santo Natale, Sosa, la cornacchia dell'Anas (chi segue questo blog sa di che cosa stiamo parlando), ha fatto una trasferta su una specie di albero situato nei pressi dell'Acquedotto Felice (Roma). A prima vista sembra un abete, l'albero per eccellenza del Natale di tutti i cristiani. Visto più da vicino sembra un'altra cosa. Non sappiamo cos'è. Sappiamo solo che Sosa lo trova comodo, come dimostrano le foto che seguono.

Abete negli Stati Uniti sotto la neve


"Abete" dell'Acquedotto Felice (Roma)


Sosa sull'"Abete" dell'Acquedotto Felice


La cormacchia sull'abete di "nattale"


Comunque...buon Natale da Sosa, Susa, Susino e Susina

22 novembre 2007

Non c'è pace tra gli ulivi

Incontri nel Mediterraneo
Guerra e Pace: Terre dell’Ulivo
di Roberto Maurizio

Instituto Cervates

Il secondo incontro, promosso dall’Imed e dall’Instituto Cervantes di Roma, è stato dedicato alla guerra e alla pace nelle terre dell’ulivo. Il primo si trova su questo blog del 31 ottobre scorso.
Un tempo le terre dell’olivo o dell’ulivo erano concentrate nel bacino del Mediterraneo. Oggi, la coltivazione dell’olivo si è estesa anche in altre zone del mondo (California, Argentina, Messico, Australia e Cina), ma nel Mediterraneo si produce il 95% del raccolto mondiale.
Al meeting che si è tenuto a Roma, presso l’Auditorium, il 20 novembre 2007, hanno partecipato il Sottosegretario del Ministero degli Affari Esteri italiano, Famiano Crucianelli, il Professore di slavistica e scrittore, Pedrag Matvejevic, il Presidente dell’Imed, Andrea Amato e i poeti Antonio Colinas ed Enrique de Rivas. La moderatrice della tavola rotonda, Funny Rubio, Direttrice dell’Instituto Cervantes di Roma, ha aperto i lavori e riassunti il significato del dibattito: dopo il Diluvio universale, una colomba portò a Noè un ramoscello di olivo che indicava la fine della collera divina, in India e in tantissime parti del mondo l’ulivo è l’albero della pace. Accanto alla pace, il Mediterraneo ha prodotto, purtroppo, tante guerre. Quello che si sono chiesti i partecipanti al dibattito se l’olivo prevarrà sulle ostilità.
Uno tra i punti del Mediterraneo in fermento resta l’area balcanica. “Per raggiungere e mantenere alla pace – ha detto Crucianelli – i Balcani, nel loro insieme, devono poter entrare a far parte dell’Unione Europea”. I paesi di questa area sono legati fra di loro in modo che ad ogni azione che si verifica in uno di essi corrisponde una reazione a “valanga” sugli altri. La Bosnia sulla Macedonia, la Georgia sull’Armenia.

Il Sottosegretario del Ministero degli Affari Esteri, Flamiano Crucianelli

Andrea Amato ha ribadito la necessità di un’attenzione continua su tutti i paesi dell’area balcanica che attraverso la cooperazione economica potranno raggiungere pace e stabilità.
Pedrag Matvejic, con passione e sentimento, ha ricordato le vicende che storicamente hanno segnato l’area che si è sacrificata in nome di un comune sviluppo civile. Non bisogna lasciare soli i paesi di una zona così indispensabile per gli equilibri mondiali.


Un momento del dibattito

All'incontro ha fatto seguito una performance di due cantanti Iberici, che non ci hanno permesso di fotografare. E' anche per questo che un Mediterraneo veramente libero resta ancora un sogno nel cassetto.

Per completare l'articolo, quindi, non mi resta altro che approfondire il vero significato di Olivo che è una semplice pianta e non Ulivo che è un'ideologia.


AD ADIUVANDUM…

Paloma y Olivo


A) L’OLIVO
Barbari: "... gente che non conosce il metallo, gente che non conosce pietre, gente che non conosce olio..."

"E devi vestire Aronne delle vesti sante e ungerlo e santificarlo, e deve dunque farmi da sacerdote... Dopo di ciò farai avvicinare i suoi figli e devi vestirli delle lunghe vesti. E li devi ungere come hai unto il loro padre ed essi devono dunque farmi da sacerdoti, e la loro unzione deve servire per loro di continuo quale sacerdozio a tempo indefinito durante le loro generazioni.
E Mosè faceva secondo tutto ciò che Dio gli aveva comandato." Esodo 40, 13 (1200 A.C.)

"I popoli del Mediterraneo cominciarono ad uscire dalla barbarie quando impararono a coltivare l'olivo e la vite". Tucidide (V°sec. a.C.)

Secondo la leggenda tutti gli olivi ateniesi erano nati dal primo albero fatto spuntare sull'Acropoli dalla dea Atena durante la contesa col dio Poseidone per ottenere il predomino sulla città.
L'olivo nella mitologia greca: la presenza dell'olivo nella mitologia è di grande importanza, direttamente proporzionale all'utilità della pianta. Una antica leggenda greca narra di una colomba partita dalla Fenicia per offrire un ramoscello di olivo al tempio di Zeus nell'Epiro. Il tema della colomba con il ramoscello di olivo è pure riscontrabile nel mito di Noé, anche se in questo caso si trova in ambito biblico. La stessa origine di Atene è legata all'impianto dell'olivo da parte di Atena, in lotta con Poseidone per la supremazia nella protezione della città. Zeus decretò vincitrice Atena, in quanto aveva donato agli uomini la pianta più utile e le concesse la sovranità su tutta la regione dell'Attica. Chiunque avesse abbattuto anche solo uno degli olivi sacri, diretti discendenti di quelli di Atena, sarebbe stato condannato a morte o, più tardi, all'esilio e alla confisca dei beni. Sempre secondo la mitologia, l'arte dell'agricoltura sarebbe stata insegnata agli uomini da Aristeo, figlio di Apollo e delle ninfa Cirene. L'olivicoltura era così importante che Aristeo avrebbe inventato anche i sistemi di estrazione dell'olio, tra i quali il frantoio.

B) NON C’E’ PACE TRA GLI ULIVI

Giuseppe De Santis

Lucia Bosè

“Non c’è pace tra gli ulivi” è un celebre film del neorealismo italiano di Giuseppe De Santis, con Lucia Bosé, Raf Vallone, Folco Lulli e Dante Maggio. Immemori di questo titolo, gli organizzatori Imed e Cervantes, hanno chiamato l’incontro che fa parte dell’iniziativa “Voci del Mediterraneo”, “Guerra e pace: terre dell’ulivo”, "Guerra y Paz: Tierras del Olivo".

La trama del film

Soldato smobilitato scopre di essere stato spossessato del suo gregge da un pastore che s'è arricchito con l'usura durante la guerra. Arrestato perché cerca di riprendersi il suo e condannato, evade per farsi giustizia. Questo melodramma ciociaro è il più brechtiano (ma anche il più astratto) dei film di De Santis. D'impostazione volutamente teatrale e stilizzata, si vale della suggestiva fotografia di Piero Portalupi, notevole per l'uso del panfocus nella profondità di campo e nel risalto del paesaggio ciociaro. C'è un uso particolare della voce fuori campo con il regista che parla in prima persona. Tra gli sceneggiatori il poeta Libero De Libero, suo conterraneo, nativo di Fondi (Latina).

Il Cast

Piero Tordi
Maria Grazia Francia
Michele Riccardini
Dante Maggio


Lucia Bosè



Folco Lulli

Vincenzo Talarico

Raf Vallone


C) APPENDICE

Raf Vallone, Folco Lulli e Dante Maggio hanno vissuto nell’immaginario collettivo dei ragazzi e delle ragazze del secondo dopo guerra. Erano degli idoli "campagnoli", ma veri. Ora sono solo fantasmi addormentati e abbandonati. Attori di grande talento ai quali non è mai stato dato un riconoscimento all’altezza del loro talento. Per non parlare di Lucia Bosè, una vera bellezza senza confini, il cui dolce viso incarna ancora il fascino di tutte le ragazze italiane.


Fondi: centro del Mediterraneo

E poi, Giuseppe De Santis (1917-1997), il regista del film “Non c’è pace tra gli ulivi”. Era di Fondi. Fondi è il paese più mediterraneo della Terra. E’ il paese in cui non esiste cattiveria e malvagità. Là (cioè a Fondi) da dove viene estratta la fonte vitale per gli esseri umani, cioè la frutta e la verdura, non c’è spazio per la malvagità. La crudeltà è figlia, invece, dell’ignoranza che impera dove non c’è nessun controllo e riscontro storico sui fatti. Fondi è agli antipodi (dall’altra parte dei piedi) della ferocia. Fondi è il centro del Mediterraneo.

Il sacco urbanistico di Roma

La città è dei cittadini


Cinecittà Est (X Municipio)


di Roberto Maurizio

Il sacco di Roma

Si è svolto a Roma, presso la Sala Rossa (quarto piano) del X Municipio, dalle ore 17.45 alle 20.10 del 21 novembre 2007, l’”Incontro pubblico” promosso dal Coordinamento delle forze politiche della sinistra del X Municipio (Partito dei comunisti italiani, Partito socialista, Rifondazione comunista, Sinistra democratica e Verdi) sul tema “La città è dei cittadini”.
Alla conferenza-dibattito hanno partecipato, Claudio Siena (Chairman), Paolo Berdini (urbanista) e Massimo Labella (del Coordinamento forze politiche di sinistra X Municipio). E’ intervenuto il Presidente del Decimo Municipio, Sandro Medici.


Paolo Berdini


Claudio Siena


Più servizi e meno centri commerciali

Il dibattito che è seguito alle analisi dei relatori ha visto la partecipazione, fra gli altri, di Francesco Gori. Significativi alcuni interventi come quelli di “Tarzan” (molto applaudito) e di uno tra gli ultimi “ortolani del Quadraro” (Michele Nigro). Massimo Labella ha criticato il Piano regolatore che non tiene conto del pendolarismo, non affronta i problemi dei servizi e dell’abusivismo. Secondo il coordinatore del Coordinamento delle forze politiche di sinistra del Decimo Municipio, occorrono più servizi e meno centri commerciali.
L’urbanista Paolo Bertini ha esposto in modo razionale e puntuale i suoi punti di vista: 1. Il vero Sacco di Roma dal punto di vista urbanistico non è stato quello degli anni ’50 e ’60, ma è quello che stanno realizzando gli attuali amministratori capitolini dal 1993; 2. I responsabili dello scempio, oltre ai “Pretoniani Veltroniani” (citati in un intervento successivo) sono stati individuati dall’urbanista con “nomi e cognomi”, affinché le responsabilità possa ricadere su persone reale e non su fantasmi (come è stato commentato successivamente in un intervento nel corso dell’incontro). I nomi sono molto noti: Bonifaci, Il Tempo, Caltagirone, proprietario del Messaggero, Toti, Rcs (Rcs è come Dio, non si può tradurre: forse è Rizzoli Corriere della Sera?); 3. Dati e citazioni di articoli di giornale (La Repubblica dello scorso lunedì) hanno segnato l’intervento di Berdini.


Sandro Medici


Massimo Labella


Informare e far conoscere: un vademecum per i cittadini

Tra gli interventi, brevi e significativi, citiamo quello del Prof. Gori che ha colto nel segno: la
materia relativa allo sviluppo urbanistico è di per sé difficile, ad essa, poi, si coniugano intrecci politici ed economici di difficile lettura per i cittadini, ma di facile risoluzione per la magistratura preposta a vigilare in tal senso. Dunque, operativamente, Gori ha proposto di rendere intellegibile una materia così complessa e al tempo stesso così vicina agli interessi prioritari dei cittadini. Informare i romani e gli abitanti del Decimo Municipio sulle scelte urbanistiche intervenendo con una specie di vademecum per dare ai cittadini gli strumenti minimi ed indispensabili per la comprensione del problema di fondo. Centralità, compensazioni, saldo zero, recupero urbano, riqualificazione degli insediamenti, Tuscolano 4, Tor Vergata 3, cartolarizzazioni, variante di salvaguardia, termini esoterici che allontanano i cittadini da temi che sono a stretto contatto con la loro quotidianità, devono essere spiegati e trasmessi in modo semplice e chiaro in modo da evitare un ennesimo Sacco urbanistico di Roma, un Festival del metro cubo, una navigazione in mare aperto, senza possibilità di riferimenti certi.



Sandro Medici e Paolo Berdini



L'Albero di nattale


Un Municipio a "misura d'uomo"

Il Presidente del Decimo Municipio, Medici, ha descritto la realtà romana come città povera di cultura urbanistica. Le battaglie dei cittadini in questo senso sono state sempre deboli, proprio perché la politica si è dimostrata debole nei confronti dei poteri forti: i poteri economici e finanziari. Nonostante le grandi difficoltà in una materia così complessa come quella urbanistica, il Presidente si è mostrato ottimista, ed ha fatto riferimento soprattutto al buon senso dei cittadini, che chiedono giustamente di poter vivere una vita degna di essere chiamata umana e civile e di non essere soffocati dal traffico e trasformare Roma in una città a misura d’uomo, una “Città dei cittadini”.

Giacarta (fonte: sito blogspot)

Giacarta (fonte: sito blogspot)

Le foto senza fonte sono di robertomaurizio

Il dramma della Somalia

Non è la BBC...

La notizia riportata da Rainews24 il 21 novembre 2007 è sconcertante, sotto alcuni aspetti. Vediamo perché: “sono un milione di profughi fuggiti da Mogadiscio dallo scorso dicembre", (PRATICAMENTE CIRCA LA META’ DELLA POPOLAZIONE TOTALE), lo racconta un inviato della testata che dovrebbe scrivere da Mogadiscio il 21 novembre mentre racconta i fatti di gennaio con il vescovo di Gibuti e contemporaneamente si trova a Roma dal Papa. A parte questo “miracolo dell’ubiquità” e le cifre un po’ buttate a valanga, resta il dramma di un popolo che non riesce a trovar pace.









Mogadiscio 21 novembre 2007

Un milione in fuga da Mogadiscio


Miliziani delle corti islamiche

Sono un milione i profughi fuggiti da Mogadiscio dallo scorso dicembre, quando le truppe etiopiche hanno fatto il loro ingresso in Somalia.
Dopo le preoccupazioni diffuse lo scorso 14 gennaio dal vescovo di Gibuti e amministratore apostolico della capitale somala, monsignor Giorgio Bertin, oggi anche il Papa, da piazza San Pietro, ha sottolineato le preoccupazioni della chiesa per quanto sta accadendo a Mogadiscio e in generale nel paese del Corno d'Africa.
Nella capitale si registrano ormai quotidianamente scontri armati tra le forze regolari somale affiancate da quelle etiopiche con i ribelli delle Corti islamiche.

20 novembre 2007

Somalia da non dimenticare

Somalia: Camaleonte

In attesa di un cortese riscontro...

di Roberto Maurizio

Sul sito ufficiale della Ministero degli Affari Esteri italiano, Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo, oggi 20 novembre 2007, alle ore 0,51 non c’è traccia del dramma della Somalia. Quindi, si può onestamente pensare che quello che scrivono da Mogadiscio le agenzie è falso o, perlomeno, ingigantito. Sul sito dell'ex Dipartimento per la cooperazione allo sviluppo, c’è Dacca, c’è Prestina, c’è il Bangladesh, c’è un “medico tradizionale” avvolto dal fumo, chissà di che cosa, ma non c'è la Somalia. Se c'è il disinteresse delle Istituzioni, non c'è da meravigliarsi che per la Somalia continui l’indifferenza della stampa italiana e della nostra opinione pubblica. L'instabilità politica e militare che produce migliaia di rifigiati non permette a questo paese del Corno d'Africa di vedere la flebile luce nel suo buio futuro, avvolto dal fanatismo che lo farà rimanere sicuramente nella desolata condizione di paese più povero del mondo.
E’ inutile prendersela con il nostro Ministero degli Esteri allo sbando ormai da anni, senza prospettive, senza soldi, senza idee. Nel 1986, durante gli anni bui, l’Italia era tra i primi donatori al mondo. Oggi siamo gli ultimi.
Ultimi donatori eravamo negli anni 70, ultimi siamo adesso. 3.500.000 elettori di Prodi “de sinistra”, ma che fate? 3.500.000 elettori di Prodi cattolici (sempre gli stessi), ma che fate? Non avete mai fatto niente e continuate con la stessa musica: nulla. La destra, si sa, come dite voi, se ne frega di questi problemi che dovrebbero essere il vostro fiore all'occhiello.
E’ ora di rimboccarsi le maniche è iniziare una vera battaglia che può essere combattuta solo attraverso l’informazione libera su Internet.
La Somalia non ha bisogno di soldi, di solidarietà pelosa, di appelli generici. Ha bisogno di voi.
Siamo noi, voi, che possiamo fare veramente qualcosa di reale. Come? Solo attraverso la conoscenza e la diffusione della conoscenza. Mi rivolgo a tutti i "blogghisti liberi". Dedicate un rigo al giorno e non di più ai problemi che riguardano pochi casi.
Eccoli:

1. Myanmar (Aung San Suu Kyi)
2. Somalia (rifugiati e bambini)
3. Darfur (strage di innocenti)
4. Bangladesh (strage della povertà)
5. Palestina (bisogno di pace)
6. Libano (bisogno di pace e sicurezza)
7. Israele (bisogno di sicurezza)
8. Irak (bisogno di stabilità)
9. Pakistan (bisogno di stabilità)
10. Iran (bisogno di intelligenza)
11. Kossovo (bisogno di sviluppo)

Questi i titolari della nostra squadra di calcio. Ci sono, però, in panchina, anche le riserve (Afghanistan, Venezuela, Cuba, etc.). Su queste Undici aree di crisi non bisognerebbe mai abbassare la guardia.


Una curiosità: non mi sono mai spiegato come mai la mano del logo della cooperazione italiana avesse sei dita. A che serve il sesto?

La Somalia è un paese bellissimo, incantevole. E’ un vero peccato che debba essere ridotto in questo modo indecente dalla guerra, dalla fame e dall’indifferenza. Le foto, prese da Google, sono solo un piccolo esempio della bellezza della Somalia, una terra ricca di tutto, ma senza sviluppo.


Riportiamo l’articolo pubblicato dall’Agi sulla drammatica situazione in Somalia.

SOMALIA: A NATALE SI SEPPELLIRANNO I MORTI

(AGI) - Roma, 16 nov. - "Vogliamo far crollare il muro di silenzio che circonda la Somalia. Vogliamo parlare e fare parlare della tragedia umana che si sta consumando nell'indifferenza dei media e della politica di un Paese come l'Italia che per i suoi legami storici dovrebbe, per primo e più di altri, occuparsene". Così 'Italia aiuta', il primo coordinamento italiano per le emergenze umanitarie, ha lanciato la campagna “Somalia: in attesa di un cortese riscontro”'. Composto da sei organizzazioni non governative (Cesvi, Cisp, Coopi, Cosv, Intersos e Movimondo) e dal settimanale Vita, il comitato e' da tempo attivo in Somalia, dove impiega una decina di operatori italiani e alcune centinaia di collaboratori somali. "Sono circa 250.000 gli sfollati che hanno dovuto abbandonare Mogadiscio", hanno riferito da Italia aiuta, "Nell'area di Afgoye, ai 175.000 di due settimane fa, si sono aggiunte in questi giorni altre 80.000 persone, in gran parte si sono sistemate sotto gli alberi senza assistenza e aiuto". Quella somala è "la peggiore crisi umanitaria dell'Africa al momento attuale, più di quella del Darfur", ha dichiarato Ahmedou Ould Abdallah, l'inviato speciale delle Nazioni Unite per la Somalia. Gli fa eco il rappresentante dell'Italia per la Somalia, il consigliere Stefano Dejak: "Se non facciamo subito qualcosa, a Natale non ci rimarrà che seppellire i morti". Grazie alla collaborazione con la Cooperazione italiana del ministero degli Esteri, che ha inviato in Somalia due aerei cargo con beni di prima necessità, gli operatori umanitari di Italia aiuta stanno intervenendo nell'area di Afgoye, a 20 chilometri da Mogadiscio: stanno distribuendo 6.000 teli di plastica per coprire i ripari temporanei dei profughi, 3.000 taniche per l'acqua potabile, 120 basi per latrine e 6 tende per centri ambulatoriali. In collaborazione con le Organizzazioni delle Nazioni Unite Ocha, Unhcr e Unicef, si sta programmando una presenza continuativa nelle principali aree di sfollamento e un piano di distribuzione di cibo (nelle regioni del Benadir e Medio e Basso Scebeli) per una maggiore tutela e protezione dei profughi. Continua infatti una diffusa instabilità che favorisce le molteplici bande di approfittatori. La situazione di instabilità dura da 17 anni, ma si e' aggravata all'inizio del 2007 con la presenza militare etiopica nella capitale e in alcune regioni adiacenti. Presenza mal sopportata da alcuni e apertamente osteggiata da altri, con conseguenti continui combattimenti che colpiscono indiscriminatamente la popolazione civile, obbligata quindi alla fuga. Italia Aiuta ribadisce: "Occorre dare risposta ai gravi bisogni delle popolazioni sfollate, in particolare dei bambini. Occorre che la comunità internazionale faccia pressione per far cessare le azioni belliche a Mogadiscio. Occorre un impegno dei media perché la grave crisi umanitaria somala sia portata all'attenzione dell'opinione pubblica e della politica in Italia: la comunità internazionale se lo aspetta, la Somalia lo chiede, l'Italia ha il dovere di occuparsene. Rimaniamo in attesa di un cortese riscontro". (AGI)

17 novembre 2007

Sul terrazzo della fede

Il Dialogo interreligioso
“La Città di Abramo: le religioni e il dialogo”
Piazza della Minerva, 38 – Roma – 15 novembre 2007
di Roberto Maurizio

I grandi cambiamenti economici, sociali e culturali che attraversano tutti i continenti del nostro globo, non possono fare a meno di un sempre più stretto e costruttivo dialogo fra i popoli. Una componente essenziale della comunicazione fra le genti è senza ombra di dubbio il colloquio tra religioni. Questa è la strada maestra che stiamo percorrendo nei nostri blog e nei nostri siti. La promozione del dialogo interreligioso è stato il tema centrale dell’intervista che ci ha concesso il Presidente Giulio Andreotti (vedere Post del 23 ottobre 2007) e il ciclo di conferenze “Interpretare il Mediterraneo che abbiamo seguito con attenzione (Post del 27 ottobre 2007, riassuntivo degli incontri effettuati il 23, 24 e 25 dello stesso mese). Lungo questa direttiva, si indirizza anche il Convegno di cui riportiamo le fasi salienti.

Un muro contro la violenza

Dott. A. G. Vincenzo, Prof. Nasr, Ministro degli Interni Amato e Mons. Cerata

Si è tenuta a Roma, il 15 novembre 2007, presso la Sala Capitolare, Chiostro del Convento di Santa Maria sopra Minerva, Biblioteca Giovanni Spadolini, il convegno “La Città di Abramo: le religioni e il dialogo”, organizzato dal Dipartimento Dialogo Interreligioso e dal Dipartimento Solidarietà, entrambi facenti parte del Gruppo Misto del Senato della Repubblica. La data dell’incontro ha coinciso con le votazioni in questo ramo del Parlamento della Legge finanziaria, per cui i previsti interventi, conclusivo del Presidente Sen. Giulio Andreotti e introduttivo del Sen. Nello Formisano, Presidente del Gruppo misto, non sono stati tenuti.
Nella sua lettera di scusa per la mancata partecipazione, il Sen. Formisano, Presidente del Dipartimemnto Solidarietà, ha ricordato la necessità di creare un muro in tutte le fedi religiose contro la violenza armata. Inoltre, il Senatore ha annunciato nella sua missiva la creazione, nell’ambito del suo Dipartimento, di iniziative sportive capaci di migliorare l'''integrazione'' nel nostro paese della seconda generazione di immigrati.

Invito declinato


All’affollato Convegno, sono intervenuti, S.E. Mons. Pier Luigi Cerata, Segretario del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, Seyyed Hossein Nasr, della George Washington University e il Ministro degli Interni, Giuliano Amato. Ha moderato il dibattito Ahmad Gianpiero Vincenzo, che ha fatto subito notare, la plateale assenza di una rappresentanza ebraica al dibattito, nonostante la presenza in sala di molti esponenti della comunità ebraica romana.

Sul terrazzo della fede


Mons. Cerata si è soffermato sulla necessità del dialogo tra le tre grandi religioni monoteistiche ed ha sottolineato i grandi passi avanti compiuti da tutte e tre le fedi, grazie anche al ruolo svolto in questa direzione da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI. Sono molte di più le cose che uniscono che quelle che dividono le tre grandi dottrine che si rifanno ad un solo Dio, quello di Abramo. Categoria di riferimento per ragionare sul dialogo tra le tre religioni. Ebrei, musulmani e cristiani guardano ad Abramo per la sua fede e per il suo obbedienza e fedeltà verso Dio. “Nella Genesi – ha detto Mons. Cerata – c’è scritto: in te saranno benedette tutte le famiglie della terra”. Il riconoscimento di Abramo come padre unico, negli anni ‘50 e ‘60, guidò Giorgio La Pira (scomparso il 5 novembre 1977) a tentare la riunificazione e il dialogo tra i figli di Isacco (ebrei e cristiani) e i figli di Ismaele (musulmani) invitandoli a incontrarsi sul terrazzo della fede dell’unico padre. Pax, Shalom e Salam non si raggiungono senza trovare un punto di equilibrio e di unione fra tutte le religioni. Mons. Celata, non ha nascosto ''alcune difficoltà" sul versante del dialogo con i musulmani legate alla diversità di contesti storici nei quali l'Islam è inserito e a un loro limite interno, non esistendo un'autorità religiosa centralizzata sotto il profilo legale e disciplinare. I musulmani, infatti, sono organizzati tramite una fitta rete di Iman ovvero di autorità religiose su base locale. Mons. Celata, comunque, ha assicurato che per la chiesa cattolica la scelta del dialogo interreligioso è una rotta senza ritorno.

«La molteplicità delle religioni è il risultato diretto dell'infinita ricchezza dell'Essere divino»

Seyyed Hossein Nasr

Nasr e Amato

Seyyed Hossein Nasr esordisce “nel nome del Signore” e mette in guardia gli astanti sui facili entusiasmi: dopo 50 anni siamo ancora al punto di partenza. Decisamente pessimista, dunque, a tratti accorato, sui destini del dialogo tra musulmani e cristiani. Nasr, originario dell'Iran, è tra i maggiori esperti internazionali di filosofia islamica e di religioni comparate. ''Immaginate che in un monastero del Marocco nel 1957 per la prima volta la chiesa cattolica iniziò a dialogare con l'Islam''. In quella circostanza essa ha fatto ricorso al francese padre Massignon un anticipatore, tra molte incomprensioni, di un simile approccio

(vedere scheda su Louis Massignon, http://www.robertomaurizionews.blogspot.com/). Comunque anche Hossein Nasr, dopo aver citato la visita di San Francesco che fece al sultano ayyubide, Al-Malik al-Kamil, sia pure a denti stretti, ha riconosciuto che il dialogo interreligioso va portato avanti. Esso è una risorsa da mobilitare per limitare l'influenza e l'espansione dell'arcipelago terrorista, in particolare quello di matrice islamico. Sulla figura del grande studioso islamico presentiamo due schede, una sulla vita e le opere e un’altra sui suoi aforismi, sempre sul sito robertomaurizionews.

Secolarizzazione e spiritualità



Il Ministro degli Interni, Giuliano Amato, ha ribadito la necessità del dialogo tra le religioni, là dove è possibile. Il Mediterraneo è un luogo ideale, ma anche l’India è un subcontinente in pieno fermento, molto di più del Pakistan. Le differenze, come ad esempio sul ruolo della Madonna e sulla trinità, sono da considerarsi marginali rispetto al dibattito più elevato che esiste tra cristiani e musulmani. L’Europa per molti secoli è stata prevalentemente abitata da gente bianche e tendenzialmente cristiana, per questo ha prodotto conseguenze nefaste sugli ebrei. Nell’Ottocento ha occupato territori non per diffondere preventivamente il cristianesimo, ma solo per motivi di espansione commerciale. Naturalmente, i paesi imperialisti erano anche cristiani, per cui era inevitabile una certa diffusione della religione cristiana. Amato, però, ha segnatamente respinta l’accusa che è stata confezionata dall’ambasciatore del Bangladesh all’Onu in occasione del dibattito sulla moratoria della pena di morte e cioè che la proposta sull’abolizione della pena capitale era un gesto di rinnovato colonialismo da parte dell’Europa cristiana. Il ministro ha comunque sottolineato un certo risveglio religioso anche in Europa, il cui relativismo laico non ha mai messo in pericolo l’esistenza della religione, come fece il comunismo sovietico, ma ha appoggiato la secolarizzazione senza Dio, privilegiando il materialismo alla spiritualità. ''Di recente - ha detto Amato - ho esortato alcuni nostri ambienti europei a prestare maggiore attenzione al peso dell'etica nella dimensione privata e pubblica della vita dei musulmani”. Ebbene, “il giorno dopo quelle mie riflessioni” apparivano col titolo 'Meglio il velo che la velina”, “meglio una donna col chador rispetto a una beghina''' (le beghine erano donne cattoliche e cristiane che nell' Ottocento si erano impegnate per diffondere il Vangelo nella società). Amato, però, non è apparso scoraggiato da tali incomprensioni ed ha concluso che ''se un giorno si arrivasse a una conferenza mondiale di tutte le religioni dove venissero pronunciate parole contro il ricorso alla violenza per motivazioni pseudo religiose, sarebbe un bel passo in avanti''.

Le fotografie sono di romassv (robertomauriziostampascuolaevita)

15 novembre 2007

Ministro Khelil

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Gas per la Sardegna

Riproponiamo l'articolo uscito sulla rivista "Leptis" nel luglio del 2005. Nell'incontro di Milano del 6 marzo 2005 vennero gettate le basi per il gasdotto algerino che fornirà, finalmente, il gas alla Sardegna.

Galsi. Gas per la Sardegna

Foto di famiglia: Milano, 6 marzo 2005

Il diario di bordo redatto in occasione della ratifica del progetto Galsi. Algeria e Italia sempre più vicine. Tre miliardi di dollari e 900 km di metanodotto con una capacità di trasporto pari a 10 miliardi di metri cubi l'anno. Le interviste con i protagonisti.
di Roberto Maurizio

Il Ministro algerino Khelil e il Presidente della Sonatrach Meziane

L‘appuntamento è alle ore undici. Piazza della Repubbli­ca, Roma, 6 marzo 2005. Tre giornalisti partono per Milano. “Obiettivo Galsi”. Si passa davanti all'Amba­sciata d'Algeria, commenti e ri­cordi a non finire. Tra Firenze e Bologna, ci accoglie la neve. Fi­nalmente, poi, la Pianura Padana. Albergo vicino alla stazione di Milano. Dopo una visita lampo alle stanze si decide di so­stare per poter affrontare meglio la giornata campale del giorno dopo nella quale sarebbero stati discussi e decisi i destini di centinaia di migliaia di cittadini italiani e algerini.

L'ACCOGLIENZA


Davanti al lussuoso albergo milanese che ospita l'iniziativa Galsi, il 7 marzo, incontriamo l'Ambasciatore algerino, Mokhtar Reguieg. Ci saluta e ci pre­senta gli ospiti più importanti che parteciperanno alla cerimonia delle firme. Il Ministro dell'E­nergia e delle Miniere algerino Chakib Khelil, il Sottosegretario italiano all'Energia, Giovanni dell'Elce, il Presidente della So-natrach, Mohamed Meziane, il Governatore della Regione Sar­degna, Renato Soru, amministratore delegato della Edison, Giulio Del Ninno, e tante altre personalità. La presentazione dell'iniziati­va viene svolta con grande pro­fessionalità dal Vicepresidente della Sonatrach, Ali Hached. La sala affollata, in silenzio, ascolta l'introduzione del Vicepresidente.


IL PROGETTO


"La cooperazione tra Italia e Algeria nel settore energetico con questa iniziativa si rafforza con nuove forniture di gas, e consente il via libera alla realizzazione di un nuovo metanodotto per la somministrazione di gas naturale algerino per un volume massimo di 4 miliardi di metri cubi all'an­no". Esordisce Hached. Si passa alle firme. Ben undici lettere d'in­tenti con imprese italiane, tra cui la Regione Sardegna, vengono si­glati dal Vicepresidente davanti ad una platea che subito dopo ogni firma applaude. L'idea del metanodotto è ormai realtà.

Renato Soru e Mokhtar Reguieg

GALSI

Per la realizzazione dello stu­dio di fattibilità del metanodotto nel novembre 2002 è stata costi­tuita una società (Galsi, Société d'études du Gazoduc Algerie -Italie via la Sardaigne), a cui par­tecipano Sonatrach (36%), Edi­son (18%), Enel (13,5%), Win-tershall (13,5%), Mera Trading (9%), Sfirz (5%) e Progemisa (5%). Il metanodotto si svilupperà per circa 900 chilometri, e in una prima fase avrà una capacità di trasporto pari a 10 miliardi di metri cubi all’anno, di cui 2 miliardi sono destinati alla metanizzazione della Sardegna. La quota restante dovrebbe essere immessa nella rete nazionale di trasporto del gas in corrispondenza della Toscana, e sarà destinata non solo al mercato italiano, ma anche a quello europeo. L’infrastruttura dovrebbe essere completata entro il decennio. In una seconda fase, la capacità del gasdotto potrà essere portata a 18 miliardi di metri cubi. Il progetto Galsi richiederà in­vestimenti per 2-3 miliardi di dol­lari. «Il gasdotto - ha detto il mi­nistro Khelil alla rivista "Leptis" -permetterà di rispondere rapida­mente agli aumenti di domanda. Non ci saranno problemi. Si trat­ta di scegliere la linea di finanzia­mento più competitivo». Secondo i partners, negoziati sono in corso con banche italiane e stra­niere. Con circa 28 miliardi di metri cubi all'anno, pari al 48% del totale delle nostre importazioni, l'Algeria è il nostro primo fornitore di gas, e occupa il nono posto tra i nostri fornitori di greggio con quasi 2 milioni di tonnellate. Per aumentare ul­teriormente l'interscambio energetico tra i due paesi è allo studio anche il potenziamen­to del gasdotto Transmed, che collega l'Algeria alla Sicilia attra­verso la Tunisia. L'Algeria, che vende il 95% del suo gas all'Eu­ropa, ha come obiettivo di au­mentare le esportazioni a 85 mi­liardi di metri cubi entro il 2010 grazie a progetti che includono il gasdotto Galsi, ma anche il po­tenziamento del Transmed e il gasdotto Medgaz che collega l'Al­geria alla Spagna.

LA CONFERENZA STAMPA

"Leptis" ha partecipato alla conferenza stampa tenuta dal Mi­nistro dell'Energia e delle Minie­re algerino, Chakib Khelil, e dal Presidente della Sonatrach, Mohamed Meziane. Il nostro giornale ha chiesto al Presidente Mezia­ne come mai una impresa come la Sonatrach, appartenente ad un paese "emergente", riesce a rea­lizzare per­formances ri­conosciutele in tutto il mondo, non solo nel cam­po energetico, ma anche in quella della ricerca e dello sviluppo? Il Presidente ha tenuto a sottolinea­re che, la Sonatrach, la più grande azienda in termini di fatturato in Africa, riesce ad avere un succes­so in tutto il mondo perché crede nella sua mission che non è basa­ta solo sul profitto, ma sulla capa­cità di creare una risposta ai biso­gni della gen­te e delle po­polazioni in tutto il mon­do. Il mini­stro dell'E­nergia, Cha­kib Khelil, rispondendo ad una nostra domanda, ha sottolineato la presenza del gotha delle imprese italiane all'i­niziativa che è stata una delle più importanti del 21° secolo in questo campo ed ha affermato che sarà sempre più presen­te nei prossimi anni. "L'Algeria è una tra i tre principali fornitori di gas dell'Europa, insieme alla Russia e alla Norvegia. Il paese maghrebino esporta più del 95% del suo prodotto verso l'Europa". "L'Algeria intende privilegiare i rapporti con l'Italia in tutti i set­tori".

LE INTERVISTE

Subito dopo la conferenza stampa di Khelil e Menziane, ab­biamo rivolto domande al sotto­segretario italiano all'Energia, Giovanni d'Elce. "Galsi per l'Ita­lia, e più in particolare per la Sar­degna, è un successo che va cura­to e mantenuto nel tempo". Se­condo il Sottosegretario, "il pro­getto porterà benefici immediati per l'occupazione sia in Sarde­gna, che in Algeria". "Il Governo italiano è convinto della validità dell'iniziativa soprattutto a livel­lo occupazionale, fermo restando i benefici immediati che ri­ceveranno i cittadini santi in termini di servizi e di ap­provvigionamento energeti­co". Secondo il rappresentante del Governo italiano. la riva sud del Mediterraneo è ricca di risorse naturali e presenta, nel breve e medio termine, un modesto consu­mo interno, mentre la spon­da opposta ha bisogno estre­mo di una materia prima che è alla base dello sviluppo del Nord. Questa complementarietà, permetterà di potenziare la cooperazione tra le due realtà, non solo nel campo energetico, ma in tutti gli settori dello sviluppo economico e sociale.
Anche il Presidente della Re­gione Sardegna, Renato Soru, ha espresso la sua soddisfazione per l'accordo con la Sonatrach. Soru ha ricordato che nel 1999 il Governo italiano aveva riconosciuto la palese evidenza che in Italia so­lo la Sardegna restava esclusa dall'uso del me­tano. "L'iniziativa della Sonatrach. azio­nista di maggio­ranza nel con­sorzio Galsi, è vista con favore dalla Re­gione Sarda, e permette ora all'isola di superare questa particolare situa­zione di isolamento". Il Presidente della Sonatrach, Mohammed Meziane e il Vicepresidente Ali Hached hanno illustrato alla nostra rivi­sta i contorni della nuova politi­ca della compagnia petrolifera. Nel corso delle interviste esclusi­ve concesse a «Leptis» hanno dettagliatamente messo in risalto le opportunità che fornisce la nuova legge sugli idrocarburi approvata di recente in Algeria, hanno richiamato l'attenzione sulle reali possibilità esistenti per le imprese italiane di investi­menti in settori indotti del setto­re energetico, e si sono soffer­mati sulle differenti attività del gruppo Sonatrach nelle sue atti­vità tecniche e commerciali.

Le foto sono di romassv