20 agosto 2008

XXIX Olimpiadi. La bellezza al femminile

La Coda del Serpente
di Roberto Maurizio


La bellezza femminile e le Olimpiadi
Le XXIX Olimpiadi di Pechino, com’era facilmente prevedibile, hanno avuto un grande successo di pubblico. Fino ad ora. I giochi olimpici lo meritavano, non fosse altro per la certosina preparazione da parte degli organizzatori (non solo cinesi) e per la “bontà” che l’atletica, la vela, il pugilato, la pallavolo, il tiro a segno e quant'altro contengono nel loro Dna. Qui, in questa sede, non si vuole discutere sul ciclismo e sul calcio, due sport oltremodo offesi dalla droga e dai soldi. S’intende, invece, parlare dell’ingenuità presente in alcune discipline nelle quali emerge nel suo massimo splendore la bellezza del corpo umano: ad esempio, la canoa e il beach voley. La mercificazione in “Occidente” della falsa bellezza delle donne realizzate a colpi di silicone non ha nulla da spartire con i principi presenti nelle “vecchie” e “ingiallite” pagine scritte sui libri sacri di tutte le religioni di questo mondo. Un corpo umano, come un “corpo” celeste, è bello così com’è. Saturno, Giove, Venere, Luna, la Chioma di Berenice, le Pleiadi, Ofiuco, la Nebulosa Baco da seta, la Star Quake, la Spira di stelle nella Nebulosa Aquila, la Coda del Serpente sono belli così come sono. Una donna velata è bella se è bella; una donna “siliconata”, “stirata”, “distrutta” è brutta se è brutta.

La Cina "in cinta"
Il comunismo nell’ex Unione Sovietica ha preservato parchi naturali, boschi, foreste e belle donne. La bellezza delle donne dell’ex Impero dell'Unione Sovietica, russe, ucraine, georgiane, caucasiche, polacche, ceche, romene, ungheresi, slovacche, per non parlare delle croate, montenegrine e slave in generale, era “occultata” dalla propaganda “occidentale”: solo donne con i baffi, senza calze di nailon. Anche il regime comunista cinese ha seguito la stessa sorte, fino a pochi anni fa: aree protette, solo perché non sfruttate, giardini paradisiaci, solo perché non regnava ancora il dio denaro, con tante, tante belle donne nascoste nelle povere case di una Cina in cinta ad entrare nel novero dei paesi ricchi.

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