Faccia di tolla
di Roberto Maurizio
Senza pagare dazio
Faccia di tolla era stato utilizzato per insultare Berlusconi il 17 ottobre 2008 dal blog www.unonessuno.blogspot.com. Adesso, senza pagare dazio, Di Pietro lo ruba per attaccare Berlusconi sul Corriere della Sera del 16 luglio 2010. «Berlusconi è proprio una faccia di tolla - ha detto invece senza mezzi termini il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro -. Solo così si spiega la spudorataggine con la quale attribuisce a sé i risultati ottenuti a Milano dai carabinieri, dai magistrati e dalle forze dell`ordine proprio grazie al sistema delle intercettazioni che lui stesso vuole abrogare». Adesso, un molisano, uno che crede di essere il redentore, il giustizialista per eccellenza, un agricoltore, perché mai se la prende con la “tolla”, la pannocchia, l’infiorescenza maschile posta sulla cima dello stocco? Poteva dire faccia da culo, faccia da cazzo. Ma era troppo facile e incorreva anche nel pagamento di una multa salata. Ma qui casca l’asino! Se devi fare la battaglia contro Berlusconi raccogliendo tutta la melma dell’italiano medio cattocomunista in avanzata decomposizione, perché usi, tu Di Pietro, tu del Seminario di Termoli, tu di Montenero di Bisaccia la “tolla” per offendere un nemico giurato? “Tolla”, in milanese significa “latta”, quindi faccia che si adatta a prendere cantonate e insulti. Ma “tolla” per me, che sono sammartinese e molisano, significa la parte più prelibata del granturco, quella che si mangiava lessa durante la festa del grano di San Donato, la notte del 6 agosto, quella del popcorn (ma questo, forse si addice molto di più a voi filoamericani di Yes We Can di Obama e Veltroni). Noi molisani amiamo le nostre tradizioni, tra queste c’è il rispetto della “tolla”, del mais, del granturco. A “toll” t’he d’ha forz’e e courage (la tolla, quella del mais, ti da forza e coraggio), quello che manca alle forze politiche italiane. La “tolla” rappresenta il riscatto della povertà dell’Italia meridionale, stufa di essere assistita per far mangiare i politici corrotti, con quattro in storia e tre in italiano. La “tolla” è, dunque, un simbolo di rivolta contro questa classe di politici corrotti fin dai Comitati di Quartiere. La faccia di “tolla” era quella che gli emigranti molisani portavano all’interno delle loro valigie di cartone, quella che nascondevano per la vergogna della fame. La vera “tolla”, quella molisana e del Sud italiano immerso nel Mediterraneo, è un insieme di tanti chicchi biondi e d’orati ancora aggrappati alla pianta dalla quale avevano avuto la vita. Per l’ultima volta, la "tolla" fu vista da zio Luciano, nel 1947, mentre partiva dalla Stazione di San Martino destinazione Francia. Prima di salire l’ultimo gradino del predellino della Littorina, zio Luciano diede il suo ultimo sguardo alla “tolla” e sussurrò: le mie radici sono le stesse delle tue. Tornerò. Ma quali saranno i costi e i ricavi della mia “avventura”? Quale il mio Check and Balance? Il turbinio di idee si fermarono di fronte alla “tolla”. La “tolla” è la vita di un “meridionale”. La “tolla” è una risposta concreta allo sviluppo del Mezzogiorno sempre più abbandonato dai politici. La “tolla” è un simbolo che il molisano Di Pietro non dovrebbe utilizzare per attaccare il suo nemico. I nemici della “tolla” sono le tossine da funghi, le fumonisine.
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