24 gennaio 2009

The Fingers Five

The Fingers Five: un sogno nel cassetto
di Roberto Maurizio

Ragazzi di periferia romana. Anni ’60. Via Servilio Prisco, Cinecittà. Una vecchia chitarra nera degli anni ’40, una batteria, formata da cucchiai, forchette, coltelli e copri pentole, una ragazza sordo muta come prima ammiratrice. Così nasce il gruppo The Finger’s Five, o Fingers Five. Un errore grave in quell’inglese maccheronico che cercava di imitare i miglori gruppi anglosassoni: i Beatles, i Rolling Stone. L’unico legame che univa i primi fondatori del gruppo, Roberto (chitarra solista), Claudio (batteria), Tonino (chitarra accompagnamento e canto) e Nazzereno (chitarra basso) era l’esclusione dal loro percorso della musica italiana, infertile e retrograda. In via Servilio Prisco vennero buttate le basi del complesso. L’accordo di Do fu l’innesto. Il suo giro armonico la sua conseguenza. I calli intanto apparivano sulle mani dei chitarristi, guidati dalla passione. I Guitar Blues, un complesso che suonava musica italiana e latinoamericana si sciolse. Pino, il chitarrista solista dei Guitar Blues, calabrese puro sangue, venne cooptato. Intanto, nelle pizzerie romane si esibivano i complessi che mischiavano il napoletano con il latinamericano e con l’americano vecchio e stantio. Serviva allora un organista, Gianni si fece avanti (oggi lavora alla Rai). “Chiove” fu uno dei primi brani messi in piedi dal gruppo. In dialetto molisano, la canzone di Roberto ebbe un relativo successo. Esce Tonino (chitarra, cantante) e entra Paolone (che non conosceva nemmeno il mi bemolle), ma era alto e biondo e aveva uno zio al Quadraro che aveva un’officina meccanica. Il Quadraro diventò la sede del gruppo ancora senza nome. Claudio propose The Finger’s Five, tradotto dal napoletano signicava i cinque del dito, oppure le cinque dita. Ecco, forse era meglio le cinque dita. Cinque, perché erano in cinque (di norma), dita perché rappresentavano un gruppo compatto. Compatto fu l’aggettivo che non ebbe nessun seguito. Esce Nazzareno sostituito da Roberto (cha passa da solista a basso). Esce Paolone e rientra Tonino, esce Tonino e entra Paolo. Finalmente, il gruppo sembrava aver trovato la stabilità. E qui inizia l’indebitamento delle famiglie: Claudio, una batteria, 200 mila lire, Roberto il basso e l’amplificatore Fender, 400 mila lire con 400 cambiali, Pino, chitarra Fender e amplificatore 700 mila lira (ma lui lavorava), Paolo amplificatore per le voci, chitarra e amplificatore (a carico della famiglia) 1.500 mila lire, Gianni una tastiera di sua proprietà, 350 mila lire. Ecco i Fingers Five. Feste dell’Unità, Feste di Paese, Carnevale e Capod’anno. Terzo complesso italiano classificatosi al Concorso Togni, svoltosi a Parma. Si presentano possibilità di tournée su Crociere (nessuno approfitta, e quello era il momento migliore per conoscere il Berlusca). Esce dal gruppo Gianni e entra Stefano, tastiera propria e tanto talento. Esce Stefano e entra Rino, che aveva problemi alle mani (non beccava una nota). Esce Rino e rientra Stefano. Esce Paolo e entra un parrucchiere (Boccolo d'oro). Tino La Loggia fa il suo ingresso, un breve tratto insieme ed esce. Entra con il Semprini Antonio. Iniziano le tournée “internazionali” (Campomarino e Chieuti Scalo). Una presenza alla radio. Il bassista si esibì in modo del tutto anomalo credendo che i bassi non venissero riprodotti dalle radio dell’epoca, non era così. Partecipazione a concorsi di complessi ancora oggi presenti su Internet. Inserimento nel Gruppo di un trombettiere e un trombonista (veramente trombettiere perché veniva dalla banda dell’esercito, come il trombonista). Ai due malcapitati, abituati a suonare la Marcia di Radetzky e Fratelli d’Italia, si chiedeva di fare Rythm and Blues e Otis Redding. Una storia lunga, ma corta negli obiettivi raggiunti. Cos’è che mancata alla Band? La fortuna? Forse sì, perché tutti gli elementi erano veramente forti, appartenevano ad una mano, alle cinque dita di una mano che non ha avuto fortuna.

2 commenti:

  1. eh no caro roberto la mia batteria costava 495.000lire di cui 100.000lire solo il rullante+ i piatti, che il buon cherubini mi consenti' di portarmi a casa con meno di 100.000lire contanti piu' un pacco di cambiali che firmai senza avere l'eta' per farlo.ti volevo pure ricordare che il 1° posto lo conquistammo a lanuvio con girl dei beatles, il 2° a marino con l'eterna dont let me be misunderstood degli animals, e poi colonna dove con paint it black dei rolling stones conquistammo la piazza in virtu' anche di una scena pazzesca che mio malgrado feci , mi ricordo infatti che dopo le prime battute della canzone si ruppe il seggiolino della batteria e fui costretto a suonare in piedi con la folla che per questo si infiammava. che tempi !!!ma non mi dire che non ti ricordi dell'esibizione al politeama di frascati dove eravamo in scena dopo il varieta' con quel gran pezzo di fi...che ancora mi ricordo. vabbe' poi faro' mente locale per altri aneddoti, ma c'e' da fare un film.ciao claudio

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  2. ancora io, mi sono ricordato della tournee' in provincia di grosseto con i due impresari . il gatto e la volpe e con il grande "rico lanza", mi ricordo la sua georgia on my mind, e quell'esaurito del fratello gran chitarrista emulo di jimi hendrix.scusami se ti sto riempiendo il blog.

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