13 luglio 2008

L'Unione per il Mediterraneo

L’Unione per il Mediterraneo. Adesso è una realtà
di Roberto Maurizio

Verso la pace nel Mediterraneo
Il Presidente francese, Nicolas Sarokozy, e i dirigenti di 43 paesi hanno lanciato ufficialmente, oggi, 13 luglio 2008, al Grand Palais di Parigi, l’Unione per il Mediterraneo (Upm). E’ una vittoria da attribuire, indiscutibilmente, al Presidente francese, ora anche Presidente dell’Ue, ma è anche una conquista di tanti che sperano nella pace e nello sviluppo del Bacino del Mediterraneo. Prima fra tutti “Stampa, Scuola e Vita”.

Upm
L'Unione per il Mediterraneo (Upm) è formata da 43 stati: i 27 dell'Ue, Algeria, Egitto, Israele, Giordania, Libano, Marocco, Mauritania, Sira, Tunisia, Turchia, Albania, Croazia, Bosnia-Erzegovina, Montenegro, Monaco più l'Autorità palestinese. Assente annunciato, il leader libico Muammar Gheddafi, contrario, forse giustamente, all'iniziativa. All'incontro con Sarkozy è risultato assente giustificato il Re del Marocco Mohammed VI, rappresentato dal fratello.


I risvolti di una grande conquista francese in Italia
Abbiamo già avuto occasione di dire che l’Italia, sulla questione mediterranea, è in ritardo sia a destra sia a sinistra. Il Mediterraneo è sempre stato trattato come oggetto del desiderio (la sinistra appoggia i palestinesi, la destra si defila; la destra appoggia gli israeliani, la sinistra si defila; la destra appoggia il Marocco, la sinistra la Libia; la sinistra appoggia l’Egitto, la destra il Libano). Tutto ciò è un riassunto che non corrisponde alla realtà, ma serve solo per confutare l’esistenza di una univoca politica estera italiana per il Mediterraneo, al di fuori delle begere differenze ideologiche. Sarkozy ha fatto bene. Via le ideologie, passiamo ai fatti.
D’Alema e Frattini
D’Alema e Frattini, i due ultimi Ministri degli Esteri, non fanno altro che rincorrersi nell’insipienza di una ricerza senza sbocco di una sana politica verso il Mediterraneo. Il primo con il suo Red ha sempre avuto un occhio di riguardo per il mondo arabo, senza mai scendere a patti. D’Alema non ha mai saputo disegnare una politica per il Mediterraneo completa e fuori da certe influenze. Frattini, una delusione. Il suo antiamericanismo è evidente e viscerale, oppure si tratta di uno studio non approfondito sulla politica estera americana. Prendiamo la sua intervista rilasciata ieri 12 luglio al Secolo XIX. La domanda era: “Quando parla di modelli precotti allude anche al proposito degli Usa di esportare la democrazia in Iraq”? Risposta: «Più che riferendosi all’Iraq, è osservando quanto accaduto in Palestina o nel Parlamento egiziano che gli Stati Uniti hanno potuto verificare che se si tenta di esportare un modello occidentale, all’europea, si possono avere risultati opposti a quelli attesi. Si diceva: elezioni, elezioni, libere elezioni. Ebbene, in Palestina ha vinto Hamas, che è una organizzazione terroristica, mentre in Egitto la “Fratellanza Musulmana” è risultata la vera vincitrice. Non è esattamente ciò che gli Usa e l’Occidente si aspettavano». Sembra quasi che l’Occidente voglia contemporaneamente indire le elezioni e far vincere chi vuole. Questa risposta, con qualche refuso, pubblicata dal giornale di Genova, è indice di una impreparazione del nostro Ministro. Proviamo a cambiare qualche parola e vedere se il discorso torna. “Elezioni, elezioni, libere elezioni”. Ebbene in Italia nel 1946 il referendum fu vinto dalla Monarchia (e gli Stati Uniti non intervennero). “Ebbene in Italia vinse la Dc, ma nel ’48 ci poteva essere il passaggio del nostro paese all’Urss (e gli Stati Uniti non intervennero). Se in Italia avessero vinto i comunisti, forse, gli Usa non sarebbero intervenuti. “Fratellanza comunista” in Italia poteva vincere le elezioni e, forse, tutto sarebbe rimasto intatto: il volere del popolo innanzitutto, anche se il popolo sbaglia. La storia ha una sua arma contro la quale nessuno può combattere: il tempo.

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