16 luglio 2008

Tutti i tetti di Roma

Tutti i tetti di Roma
di Roberto Maurizio


NON E' ANCORA UNA POESIA

Quando a 16 anni vieni trasportato da una realtà ad un'altra, non sei né cavolo né pesce. Dimentichi il tuo passato, ma non puoi fare a meno di non apprendere completamente il tuo futuro. Il romanesco non è la mia lingua, il molisano (che non esiste come aggettivo per distinguere un'idioma) non è la mia lingua. Nonostante ciò, cercherò in questa improbabile poesia di raccontare un fatto. Con un super cannocchiale riesco a vedere San Pietro da Cinecittà, settimo piano. Ergo, tutti i settimi piani vedono San Pietro. Ma San Pietro vede tutti i settimi piani? Il romanesco è improprio e impreciso, ma un domani qualcuno mi aiuterà ad aggiustarlo.

Na Basilica che sona più li morti che li vivi

Nun ce se crede! Sott'ar Cuppolone,
tutti i tetti sono iguali.
Ma dai tetti, nascosto, sghimbescio, de traverso,
de sguincio, sta muraglia che s’alza al cielo
se po’ vede’ come 'na sorella, 'na mamma, 'na modella.
Dai tetti romani dell’Est, s’erge, a sinistra,
De Monte Mario e, a destra, de Garbatella.
Al centro Don Bosco. L’ultimo in classifica
Vorrebbe primeggia’ cor Papa.
'Na Basilica che suona più li morti che li vivi
Se pone come “prima”, al centro, e centra il botto.
Ecco la verità: anche si nun sei nessuno
Sei come Dio.
Tutti i tetti di Roma
Guardano San Pietro.
San Pietro guarda in alto
E in basso ritrova la sua gente.

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