di Roberto Maurizio
Dal Marocco al Baltico
44 Capi di Stato e di Governo saranno oggi, 13 luglio 2008, 195° giorno dell’anno Gregoriano a 170 giorni dalla fine di quest’anno bisestile, vigilia della festa nazionale francese e delle sue Dipedenze, dell’Iraq e dell’indipendenza del Kiribati, al cospetto del Presidente francese Sarkozy per lanciare, insieme, l’Unione per il Mediterraneo (Upm), un progetto ambizioso che prevede di unificare l’Europa con tutti i paesi della sponda sud del Mediterraneo. Dal Marocco al Baltico.
Un nuovo Dialogo Euro-Mediterraneo
E’ l’uovo di Colombo, quello di Sarkozy, che non è venuto in mente agli italiani. La nostra politica estera, sia di destra sia di sinistra, ha avuto gli occhi bendati, ha continuato a percorrere la strada del provincialismo, delle lotte tra i due schieramenti senza senso: comunista, conflitto di interessi, cooperative rosse, magistratura, girotondi e tasse. Mentre i due Poli si beccavano come due polli, ecco che la “lince” Sarkozy riesce a mettere a segno, proprio durante la sua presidenza europea, un risultato che potrebbe segnare una tappa fondamentale nella storia del Mediterraneo: rifondare il Dialogo Euro-Mediterraneo sulla base di una governance condivisa: non è più l’Europa che aiuta il Sud, ma ci sarà nel progetto Upm di Sarkozy la co-decisione, il co-investimento, il co-sviluppo, la corresponsabilità.
59 contro 69
Mentre in Italia si mangia “pane e cicoria” e nelle piazze si parla di gossip “ministeriali”, in Francia si leggono le statistiche: l’area Mediterranea nel 2006 ha accolto investimenti stranieri per 59 miliardi di dollari, contro i 69 miliardi della Cina, ed ha visto aumentare il suo Pil a ritmi frenetici. Renault, Nissan, imprese tedesche, cinesi, indiane, sono solo alcuni esempi di aziende sempre più interessate a spostare i centri di produzione nella sponda Sud del Mediterraneo.
La Grande Unione
Sarkozy sta cercando fondi per far partire grandi progetti, degni di una Grande Unione: unire tutti i porti delle due sponde, ripulire il Mediterraneo entro 2020, creare una protezione civile che intervenga da Venezia a Gibilterra e coprire di pannelli solari i deserti del Maghreb. Sarkozy ha puntato in alto, e dietro di lui l'Unione europea e tutti i leader come la tedesca Angela Merkel che non volevano essere tagliati fuori dal progetto faraonico.
Una vittoria anche politica
Sarkozy e Mubarak
Oltre all’economia, che è la premessa della pace, il Presidente francese vuole dare un nuovo impulso alla politica: far sedere allo stesso tavolo leader di paesi che si combattono da tempo. Sarkozy si è accreditato come mediatore per il Medio Oriente (soppiantando Tony Blair), riuscendo a portare attorno allo stesso tavolo Siria, Algeria, Libano, Autorità nazionale palestinese e Israele. Sarkozy ha infatti preparato tutto affinché il 13 luglio non si celebri solo la nascita della nuova Unione, ma anche la prova generale della riconciliazione in Medio Oriente: il premier israeliano Ehud Olmert siederà accanto al collega palestinese Abu Mazen, e anche il presidente siriano Bashar al-Assad tornerà per la prima volta ad avere un posto al tavolo della diplomazia internazionale, dopo l'assassinio dell'ex premier libanese Rafic Hariri e i sospetti mai chiariti di un coinvolgimento diretto della Siria. E per essere sicuro che tutto vada per il verso giusto, e che il conflitto arabo-israeliano non torni a mettersi di traverso nelle aspirazioni all'unità dell'area Euro-Mediterranea, il Presidente francese ha avviato fin da oggi gli incontri bilaterali con Olmert e Abu Mazen, e poi con Assad, il presidente libanese Michael Sleiman e l'emiro del Qatar. Se per il ruolo da mediatore nello scacchiere mediorientale Sarkozy è appena agli inizi, ha invece già tutte le carte in regola per vantarsi di aver riformato completamente una delle politiche europee in un anno soltanto.
Rancori duri a morire
Sarkozy e Bashar al-Assad
Da indiscrezioni, sembra, che i leader che si siederanno allo stesso tavolo non vogliano farsi fotografare insieme e che qualche soldato francese, durante la parata del 14 luglio, girerà la testa dall’altra parte per non salutare qualche leader arabo indigesto.
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