15 luglio 2008

Omar Assan, Sudan, Ottaviano Del Turco, Abruzzo

Il Darfour confina con l’Abruzzo
di Roberto Maurizio

Omar Hassan e Ottaviano Del Turco. Profumo di arresti
L’unico elemento che lega Hassan, il Presidente del Sudan, a Del Turco, Governatore dell’Abruzzo, è la data 14 luglio 2008. Mentre a Parigi, il Presidente Sarkozy accoglieva l’Europa e il Mediterraneo, in altri siti di questa strana Europa (L’Aia e Ovindoli), si scatenava la furia giustizialista: in manette e buttato nelle carceri il Governatore dell’Abruzzo, Ottaviano Del Turco, in manette con la promessa di buttarlo nelle carceri europee il Dittatore sanguinario del Sudan, Omar Hassan al Bashir. Fra i due uomini politici non esiste nessuna correlazione, se non quella di essere “colpevoli” prima di un giudizio. Se verrà confermata l’accusa contro il Governatore dell’Abruzzo, allora non esisterà nessuna pietà. Se verrà confermata l’accusa contro il Presidente del Sudan, allora non esisterà nessuna pietà. Genocidio e associazione a delinquere. Due accuse pesanti, con il profumo di giustizialismo. E’ mai possibile che tutte le colpe ricadano sul Presidente del Sudan? E’ mai possibile che Del Turco si sia infangato di atroci delitti? Se sì, allora bisogna che la giustizia faccia il suo corso. In caso contrario, gli autori delle accuse dovrebbero assumersi le loro responsabilità, di fronte alla storia.

Chiesto l’arresto di Omar Hassan al Bashir

Il procuratore della Corte penale internazionale (Cpi), Luis Moreno Ocampo, ha inoltrato, oggi 14 luglio 2008, alla Camera della Corte il mandato d'arresto per il Presidente del Sudan Omar Hassan al Bashir per genocidio e crimini di guerra relativamente alla crisi del Darfur. Immediata la replica del Governo del Sudan che ha detto di non riconoscere l'atto formale d'accusa contro Moreno Ocampo. La Cpi, la cui sede è all’Aia, in Olanda, è diventata una realtà il primo luglio 2002, dopo la ratifica del Trattato istitutivo a Roma da parte di sessanta Paesi. Dal primo giugno scorso, i paesi sono diventati 106. La Cpi è presieduta dal canadese Philippe Kirsch e conta 18 giudici. I crimini che entrano nella giurisdizione della Corte sono il genocidio, i crimini di guerra e i crimini contro l’umanità, fra cui lo sterminio, la riduzione in schiavitù, la tortura, lo stupro, le persecuzioni per motivi razziali, etnici o religiosi, la deportazione o l’apartheid. Nello statuto figura anche «il crimine di aggressione», ma non è stato ancora meglio definito. Contrariamente ai tribunali "ad hoc" creati per giudicare i crimini commessi durante un determinato conflitto, come il Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia o il Tribunale penale internazionale per il Ruanda, la Cpi ha una giurisdizione priva di scadenze temporali. La Corte può essere invocata dagli Stati firmatari del Trattato di Roma. Il suo procuratore può anche prendere l’iniziativa d’ufficio. In entrambi i casi, la giurisdizione della Corte può essere esercitata solo sul territorio di uno Stato firmatario dello Statuto di Roma. Anche il Consiglio di sicurezza dell’Onu può chiedere l’intervento della Corte. In questo caso, la giurisdizione della Cpi può estendersi a uno Stato che non ha firmato lo Statuto, come nel caso del Darfur. La sua giurisdizione si esercita indipendentemente dalla nazionalità del responsabile dei crimini. Uno Stato che non ha ratificato il Trattato può accettare la giurisdizione della Corte in un caso particolare. In virtù del principio di complementarietà, la Corte può intervenire unicamente nei casi in cui la giustizia nazionale non può o non vuole trattare in maniera adeguata i crimini che competono alla giurisdizione della Cpi. La giurisdizione della Corte non è retroattiva, pertanto la Cpi può giudicare solo i crimini commessi dopo il primo luglio 2002. Il procuratore della Cpi, l’argentino Luis Moreno-Ocampo, ha avviato indagini in quattro Paesi africani: Repubblica Democratica del Congo, Uganda, Sudan e Repubblica Centrafricana. Ha già emesso 12 mandati di arresto: sette sospetti sono oggi latitanti. Sono stati arrestati quattro congolesi, trasferiti poi al centro di detenzione dell’Aia: i capi delle milizie Thomas Lubanga, Germain Katanga e Mathieu Ngudjolo Chui, accusati per il ruolo avuto nella guerra civile nell’Ituri, regione orientale del Congo, e l’ex capo dei ribelli e vicepresidente Jean-Pierre Bemba, accusato di crimini commessi dai suoi uomini nella Repubblica centrafricana. In Sudan la tensione crescente per la richiesta di incriminazione per crimini di guerra del presidente Omar al-Beshir ha costretto le Nazione Unite e l'Unione Africana a evacuare il personale non essenziale della missione Unamid in Darfur. Ne ha dato notizia un portavoce del palazzo di Vetro specificando però che i caschi blu Onu e i baschi verdi dell'Ua resteranno sul posto. Anche a Roma, come in altre capitali europee, si è svolta una manifestazione a sostegno della richiesta di incriminazione del presidente del Sudan, ritenuto responsabile di crimini di guerra in Darfur. La comunità darfuriana in Italia e l'associazione Italians for Darfur hanno organizzato un presidio di fronte all'ambasciata sudanese.

Arrestato il Governatore Ottaviano del Turco


Quando all’Aia si svegliano le galline e i galli per il mandato di cattura al Presidente del Sudan, ad Ovindoli, in Abruzzo, il 14 luglio 2008, si concretizza l'accusa nei confronti del Governatore, Ottaviano Del Turco. Associazione a delinquere e truffa. Nella stessa inchiesta sono coinvolti anche diversi assessori regionali e alcuni esponenti politici. Dieci, in tutto, le persone arrestate e 25 quelle indagate, con ipotesi di reato che vanno dall'associazione per delinquere, riciclaggio, concussione, corruzione, truffa aggravata, falso e abuso d'ufficio. Con Del Turco, sono così finiti in carcere il Segretario Generale della Giunta Regionale ,Lamberto Quarta, l'Assessore alle Attività produttive Antonio Boschetti, il capogruppo Pd In Consiglio regionale Camillo Cesarone e l'ex Direttore Generale della Asl di Chieti Luigi Conga e Gianluca Zelli. Il gip Michela Di Fine ha invece disposto gli arresti domiciliari per Giancarlo Masciarelli (ex presidente della Fir), Vito Domenici (ex assessore regionale alla Sanità), Bernardo Mazzocca (attuale assessore regionale alla Sanità) e Angelo Bucciarelli. Al direttore dell'Agenzia regionale sanitaria, Francesco Di Stanislao, è stata applicata la misura del divieto di dimora a Pescara. Un'indagine, quella della procura di Pescara, partita dall'esame della cartolarizzazione dei crediti vantati dalle case di cura private nei confronti delle Asl abruzzesi. Secondo gli inquirenti, vi sarebbero stati movimenti di denaro per circa 15 milioni di euro. Contestualmente agli arresti, gli uomini della Guardia di Finanza hanno svolto perquisizione nella casa del presidente della Regione a Collelongo, a Palazzo Centi (sede della Presidenza della Regione Abruzzo) e nella sede del Consiglio regionale a L'Aquila. Intanto Ottaviano Del Turco ha raggiunto il carcere di Sulmona. Del Turco è arrivato a bordo di un'Alfa Romeo 156 di colore grigio e ad attenderlo c 'era una piccola folla di fotografi e cineoperatori. Nell'istituto sulmonese, che viene considerato uno dei supercarceri più moderni, è stato sistemato in una zona di massima sicurezza dove viene sorvegliato a vista. Dalle notizie trapelate nel pomeriggio tutti gli arrestati resteranno in regime di isolamento per 3 giorni e poi si darà corso agli interrogatori di garanzia.

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