9 dicembre 2008

Fao. Dimezzare la fame nel mondo

Obiettivo 2015: dimezzare gli affamati
di Roberto Maurizio

Il Palazzo della Fao - Roma (foto di roberto maurizio)

L’insicurezza alimentare

963 milioni sono gli affamati nel mondo e la tendenza è al peggioramento. Questo, in sintesi, il quadro allarmante delineato dall’ultimo Rapporto della Fao sullo «Stato dell'insicurezza alimentare nel mondo (Sofi)», che riporta i dati del 2007, reso noto oggi in tutto il mondo e presentato ieri nel corso di una conferenza stampa presso la sede ufficiale dell’Agenzia Onu, in via Terme di Caracalla in Roma. Il futuro alimentare di milioni di persone è messo ulteriormente a rischio dalla crisi economica e finanziaria che attanaglia in Nord del mondo. Gli affamati sono aumentati di 40 milioni di unità rispetto al 2006 e di ben 115 milioni rispetto al biennio 2003-2005. Per invertire questa tendenza e per gettare le condizioni per il raggiungimento degli obiettivi stabiliti nel 1996 dal Vertice mondiale sull’alimentazione di dimezzare il numero degli affamati entro il 2015, occorrono, secondo il Direttore generale della Fao, Jacques Diuof, 30 miliardi di dollari l’anno da destinare all’agricoltura e alla protezione sociale della povertà.

Le cause della fame
http://www.youtube.com/watch?v=1CxhP4cV7v0








Il numero degli affamati cronici nei paesi del Sud del mondo è aumentato a causa dell’impennata dei prezzi delle materie prime agricole. «I prezzi dei principali cereali - si legge nel Rapporto - sono calati di oltre il 50% rispetto al picco raggiunto agli inizi del 2008 ma rimangono più alti del 20% rispetto all'ottobre 2006». «Bambini, donne in gravidanza e in allattamento sono molto a rischio - ha detto il direttore generale della Fao, Jaques Diouf - i disordini civili che si sono già verificati nei Paesi in via di sviluppo sono il segnale della disperazione causata dall'aumento dei prezzi alimentari. Gli effetti della crisi saranno più devastanti tra i poveri delle aree urbane e le donne-capo famiglia». La peggiore situazione si registra nell'Africa sub-sahariana, dove una persona su tre, vale a dire circa 236 milioni, soffre cronicamente la fame.

Le aeree a rischio

La grande maggioranza della popolazione sottoalimentata vive nei paesi in via di sviluppo, allocuzione ormai logora, ma purtroppo ancora valida. Il 65% degli “affamati”si concentra nei paesi più densamente abitati: India, Cina, Repubblica popolare del Congo, Bangladesh, Indonesia, Pakistan e Etiopia. E’ chiaro che un riduzione della povertà in questi paesi inciderebbe notevolmente sulla diminuzione della fame nel mondo. L’Asia, come continente più densamente popolato, non ha fatto progressi significativi verso la riduzione della fame, quindi, nel 2007, ha ospitato circa 583 milioni di persone sottoalimentate. Qualche risultato positivo si è rgistrato in Thailandia e in Vietnam. In Africa Subsahariana una persona su tre (circa 236 milioni nel 2007) soffre la fame, quindi, percentualmente è la Regione che nel mondo presenta le percentuali di affamati più elevate di tutte le altre. E’ la Repubblica Democratica del Congo, afflitta dalla guerra civile, a guadagnarsi il primato di paese con il maggior numero di affamati dell’intero continente africano: la fame cronica che colpiva 11 milioni di persone nel 2003-2005 ha allungata la sua “onda perversa” su 43 milioni, in modo tale che, oggi, la percentuale di affamati è passata da 29 a 76 sull’intera popolazione. L’Africa Subsahariana ha, comunque, nel complesso, fatto qualche progresso rispetto agli anni ’90, facendo scendere il numero degli affamati da 30% della popolazione (1995-97) a 30% (2003-2005). I paesi che hanno raggiunto le performance più marcate sono stati: Ghana, Congo, Nigeria, Mozambico e Malawi. America Latina e Caraibi hanno ottenuto buoni risultati in materia di riduzione della fame, ma l’ultima impennata dei prezzi delle derrate alimentari ha fatto un po’ vacillare questo primato: nel 2007, 51 milioni di persone erano attanagliate dalla malnutrizione. Tradizionalmente, i paesi del Medio Oriente e dell’Africa del Nord sono quelli meno toccati dal problema della fame, ma i conflitti in Afhanistan e in Iraq, sommato all’incremento vertiginoso dei prezzi agricoli, hanno composto una miscela esplosiva sulla condizione dell’alimentazione della Regione, a tal punto che i sottoalimentati sono passati da 15 milioni del 1990-92 a 37 milioni del 2007.

Dal male al bene?

L’incremento esagerato dei prezzi dei prodotti delle derrate agricole, secondo la Fo, potrebbe trasformarsi “da danno a beneficio”. La povertà in crescita, prevista dagli economisti nei prossimi anni tra i paesi in via di sviluppo, potrebbe essere scongiurata dall’aumento del costo del cibo. Quest’incremento potrebbe rappresentare un’occasione di sviluppo per milioni di piccoli agricoltori poveri, può favorire l’espansione dei mercati regionali, creare nuovi posti di lavoro e rilanciare l’agricoltura del Sud del mondo. Il principale Obiettivo del Millennio da realizzarsi entro il 2015, cioè la drastica riduzione del 50% della fame nel mondo, potrebbe essere raggiunto se, accanto a questa opportunità saranno resi sicuri i finanziamenti dei paesi donatori e delle Nazioni Unite per rafforzare il settore agricolo e aiutare i piccoli produttori ad aumentare la produttività fornendo sementi, fertilizzanti e mangimi per animali, oltre a macchine agricole, infrastrutture e servizi essenziali.

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