15 aprile 2010

Caccia: invece del fucile, portate le macchinette fotografiche

Caccia, homus cretinus
di Roberto Maurizio

Armati fino ai denti

Non odio i cacciatori, anzi da piccolo andavo a caccia di lucertole e di vipere, ma solo per ammirarle e difenderle. Ma la caccia, intesa come il momento che avvicina l’uomo all’animale è di per sé un momento importante e rilassante, non so se la stessa cosa la pensa la pernice. Fior di cacciatori, i miei zii, si alzavano prima dell’alba per andare a caccia. Vestiti sfavillanti, cartucce con un odore aspro di polvere da sparo che si mescolavano al sudore di sei giorni lavorativi a sferrare i cavalli. E poi, quel bel fucile, quei coltelli accumminati e ben affilati. Una volta, anche i comunisti andavano a caccia. Era un modo per distinguersi dalle casalinghe sempre pronte davanti ai fornelli e sempre a dire di sì al loro signore indiscusso e indiscutibile. Solo che quel signore assoluto, un piccolo duce, all’interno della famiglia valeva come il due di coppe quando regna bastoni.
Il segugio

Che dire poi del cane da caccia: per riconoscerlo dovevi passare la mano sulla sua testa e solo se nell’accarezzarlo avevi prontezza di un rialzamento proprio sul cranio, a metà strada fra l’orecchio destro e quello sinistro, debitamente calati verso il basso, eri quasi sicuro che si trattava di un vero e proprio segugio. Doveva avere il pelo raso, fortemente costruito di conformazione mesoforma. Il suo tronco doveva elevarsi nel quadrato in una perfetta simmetria ed armonia nell’insieme. La muscolatura discreta e l’ossatura sviluppata, ma dall’aspetto asciutto. Il corpo non doveva avere grassi in eccesso. Il cane da caccia, specializzato nella scoperta e l’inseguimento delle volpi e delle lepri, dormiva poco ed era sempre pronto all’arrembaggio. Il cane era di vivace temperamento e giocherellone, fornito di buona resistenza e di una buona velocità. Dotato di proprietà olfattive ammirevoli, confermava questa sua caratteristica nella facilità a trovare la pista lanciata dalla selvaggina durante una battuta di caccia. Il cane da caccia dei miei zii possedeva uno sguardo molto dolce, una voce squillante e molto piacevole. I segugi dei miei zii cacciatori, secondo i loro racconti, adoravano avvicinarsi ai loro fucili e sentivano la stessa loro passione: erano sempre pronti a stare vicino ai loro stivali e a proteggerli, affettuosamente con ammirazione sempre ubbidiente e reattiva. La loro altezza e il loro peso variava secondo il sesso: maschi, altezza 52-60 cm, peso 20-28 kg; femmine, altezza 50-58 cm, peso 18-26 kg.
Al garrese
Al garrese, la sua altezza era uguale alla lunghezza. La lunghezza del costato era poco meno della metà dell’altezza al garrese e la larghezza era circa 1/3 dell’altezza al garrese. Il suo torace doveva scendere fino quasi al gomito. Testa e muso dovevano avere delle caratteristiche precise. I miei cacciatori zii non sopportavano imitazioni fasulle. Una volta feci vedere a mio zio Pasqualino il mio adoratissimo cane, Leone, un volpino o giù di lì. Gli passò la mano sulla testa e trovò il “bozzo da cacciatore”; palpò le orecchie cadenti e il chek up andava ancora bene. La testa, purtroppo, non era dolicocefala ed i suoi assi cranio-facciali non erano divergenti e non avevano un profilo leggermente arcuato. Inoltre, la larghezza del cranio non era meno della metà della lunghezza totale della testa e le arcate sopracciliari erano troppe sviluppate e lo stop non era fissato a 140 gradi di accentuazione. Pur avendo i denti ben allineati, con la chiusura a tenaglia che, di tanto in tanto si scomponeva come una forbice, Leone non era un cane da caccia, tantomeno un segugio, perché la lunghezza del suo muso non era pari alla metà della lunghezza totale della testa e le sue labbra non erano fini e sottili. La batosta finale venne decretata allorquando zio Pasqualino misurò la “linea superiore”: quella di Leone non era rettilinea e non aveva una leggera convessità alla regione del rene. Quindi, nonostante che la coda di Leone avesse un’attaccatura alta e piccola alla radice e che la sua punta raggiungesse il garretto, il tronco non era uguale all’altezza al garrese. Il garrese era di poco inferiore al livello della groppa e la lunghezza della canna nasale non era uguale alla metà della lunghezza totale della testa. Leone, d’altronde, aveva un pelo che superava i cinque cm di lunghezza e non era ruvido in tutto il corpo, come quella di un segugio.


L’Araba Fenice






Insomma, nella mia infanzia, pur ammirando questi famosi cacciatori zii, padroni del territorio dove non si trovava nemmeno una libellula da sparare, non ebbi mai modo di vedere una vera e propria battuta. Molti sono oggi i cacciatori in Italia che credono di essere padroni del territorio e non contano nulla in casa, ma cercano ancora l’Araba Fenice. Nessuno può avercela con questi quattro cialtroni che credono che sparare agli animali sia uno sport. Invece di andare allo stadio vanno a sparare a destra e a sinistra. Quelli più pericolosi sono quelli “globalizzati”, quelli che vanno in Romania, in Bulgaria, nella ex Yugoslavia, pieni di soldi e di peli sul cuore.

Emergency, pedofilia e caccia



Il problema della caccia, come quello della pedofilia, come quella di Emergency sono i temi più seguiti oggi in Italia. Su ognuno di questi argomenti non basterebbero centinaia di pagine per capire dov’è la verità. Nessuno però può transigere su queste semplici considerazioni: 1. La caccia è una vergogna; 2. La pedofilia è una vergogna; 3. La guerra è una vergogna. Ma, agendo così non si capirebbe il mondo: la Terra non è allineata in linea diretta né con il Sole né con lo spazio siderale. La Terra è inclinata di 23,439 281°. Sono questi 23° che fanno diventare diversi gli uomini e le donne di questo pianeta. Allora, in Afghanistan, sembra che i medici schierino contro l’America imperialistica, a Roma i preti se la prendono con gli ebrei, in Parlamento viene votata una legge che rende la caccia possibile tutti i mesi dell’anno. Ma è veramente così. Per il momento, ci atteniamo alle notizie senza commenti, se non quello di ribadire con forza, come ha fatto il 90% degli italiani, che la caccia non è assolutamente un bene indispensabile. Ne possiamo fare utilmente a meno.

La stagione venatoria
Le Regioni potranno "posticipare" il calendario dell'attività venatoria in relazione a "specie determinate" purché ottengano il "preventivo parere di validazione dell'Ispra (Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale)". La Commissione Agricoltura di Montecitorio ha approvato il 14 aprile una riformulazione dell'emendamento del relatore del parere al ddl Comunitaria, Isidoro Gottardo, che puntava a trovare una mediazione dopo le polemiche scoppiate durante il passaggio in Senato dove si è cancellato il limite temporale previsto attualmente (cioè dalla terza domenica di settembre alla fine di gennaio). Secondo il testo presentato da Gottardo, l'esercizio venatorio "è vietato per ogni signola specie durante il ritorno al luogo di nidificazione e durante il periodo della nidificazione e le fasi della riproduzione e della dipendenza degli uccelli". Tuttavia, le Regioni "fermo restando le disposizioni relative agli ungulati (cerviali, cinghiali e simili), le Regioni possono posticipare i termini in relazione a specie determinate e allo scopo sono obbligate ad acquisire il preventivo parere di validazione delle analisi scientifiche a sostegno delle modifiche da apportare, espresso dall'Ispra, sentiti gli equivalenti istituti regionali ove istituiti e riconosciuti dalla commissione Europea, al quale dovranno uniformarsi. Il preventivo parere dovrà essere reso entro 30 giorni dal ricevimento della richiesta". L'emendamento verrà sottoposto oggi al voto in commissione Politiche Ue che dovrebbe concludere così l'esame della comunitaria per l'approdo in Aula del provvedimento lunedì prossimo.
I Verdi
"Con il prolungamento dei calendari venatori si dà il via libera alla mattanza indiscriminata. Si tratta di una decisione gravissima che fa arretrare il nostro Paese nella tutela della fauna". Così Angelo Bonelli, presidente nazionale dei Verdi. "Quello che si sta facendo passare nella legge Comunitaria é una vera e propria fucilata alla difesa della biodiversità - continua - al mondo e dei diritti degli animali e mette nell'angolo quanti, anche nel centrodestra, si dichiarano animalisti. Si tratta di una scelta irresponsabile ed inaccettabile per un paese civile ed europeo". Per questa ragione, conclude Bonelli, "proporremo a tutte le associazioni ambientaliste, alle associazioni animaliste e a tutti i cittadini italiani, che in gran parte sono contrari alla caccia, di mobilitarsi per contrastare una scelta scellerata che serve solo alla lobby dei cacciatori e degli armieri".

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