19 aprile 2010

Ifad e Istituto Paritario "Giacomo Leopardi" di Roma

Visita d’istruzione all’interno degli abissi della povertà
di Roberto Maurizio


L’Ifad e l’Istituto Paritario “Giacomo Leopardi” di Roma: una lezione diversa



Il 16 aprile scorso, quaranta studenti della Terza, Quarta e Quinta A Igea e tre insegnanti dell’Istituto Paritario di Roma “Giacomo Leopardi”sono stati ricevuti da alcuni funzionari del Fondo Internazionale per lo sviluppo agricolo (Ifad, International Fund for Agricolture Development) nel corso di un “viaggio d’istruzione fuori dal comune”: gli alunni hanno partecipato ad una lezione multimediale, una specie di “sessione speciale” del Kennedy Round, o del Cop 15 di Copenhagen, intervenendo con numerose domande e richieste di spiegazioni sull’attività che l’Agenzia delle Nazioni Unite svolge da 33 anni al fianco delle popolazioni rurali più povere del mondo. Il viaggio d’istruzione ha lasciato un segno indelebile negli studenti che si sono sentiti protagonisti per due ore della sorte di miliardi di persone che ancora oggi sono colpiti dalla povertà e dalla fame.

Una sede prestigiosa


Foto di repertorio dell'Ifad

Gli studenti e gli insegnanti, partiti in pullman, quasi regolarmente, sono arrivati, quasi puntualmente, in via Paolo di Dono, 44, dove sono stati accolti dal Dott. David Florentin Paqui, Responsabile dei Servizi e delle Relazioni con la Stampa, Supervisore delle Manifestazioni Speciali e Incaricato per le Comunicazioni Esterne dell’Ifad. Davanti agli occhi degli studenti si ergeva con maestosità la struttura del Palazzo che ospita attualmente l’Ifad. La nuova sede dell’Agenzia dell’Onu è stata inaugurata, ufficialmente, dal sindaco Gianni Alemanno, il 17 febbraio 2009. In precedenza la sede dell’Ifad, era situata il via del Serafico, 107. L’edificio, commissionato per la sua riqualificazione all’architetto Gugliemo Pietro Luzietti nel 2002, è costituito da otto piani fuori terra e due piani interrati.

Il “Leopardi”, scuola privilegiata


Studenti e insegnanti, dopo aver passato indenni il metal detector, si ritrovano in un ampio spazio, proprio davanti alla sede dell’Ifad. Il Dott. David Florentin Paqui, riunisce il folto gruppo sotto la bandiera delle Nazioni Unite, issata su un alto pennone appena scossa da una leggera brezza. “E’ la prima volta, esordisce Paqui, che l’Ifad accoglie una scolaresca liceale”. Di solito, la nostra Agenzia ospita solo studenti universitari. La calda accoglienza del Responsabile delle Comunicazioni Esterne dell’Ifad agli studenti e agli insegnanti dell’Istituto “Leopardi” di Roma, assume subito dopo un carattere ufficiale.

Omaggio alla bandiera dell’Onu


Paqui, dopo aver ricordato agli studenti di aver varcato il territorio italiano e di trovarsi in un ambiente extraterritoriale, un’enclave nella quale la sovranità appartiene alle Nazioni Unite, spiega con orgoglio il significato della bandiera dell’Onu, che fu adottata il 20 ottobre 1947: “la bandiera è composta dall’emblema ufficiale dell’Onu in bianco su campo blu. Il disegno dell’emblema rappresenta una mappa del mondo in una proiezione azimutale equidistante centrata sul Polo Nord, inscritta in un cercine composto da rami d’ulivo convenzionali incrociati”.

Un mondo azimutale convergente sulla pace e sull’amore


David Florentin Paqui

“La proiezione della mappa estende il 40° parallelo Sud ed include quattro cerchi concentrici”. Gli organizzatori della Conferenza delle Nazioni Unite sull'Organizzazione Internazionale del 1945 a San Francisco volevano un simbolo che potesse essere realizzato su una spilletta del diametro di 3 centimetri per identificare i delegati. Il Segretario di Stato Usa, Edward Stettinius Jr, a capo della delegazione statunitense, formò allora un comitato guidato da Oliver Lundquist che sviluppò un disegno composto da una mappa terrestre circondata da foglie, ispirandosi ad un disegno creato da Donald McLaughlin. Il colore blu che compare sullo sfondo del simbolo fu scelto come l'opposto del rosso, il colore della guerra. Il colore originario scelto nel 1945 era un blu tendente al grigio, diverso da quello utilizzato nella versione attuale. La mappa usata nella prima versione della bandiera era una proiezione azimutale centrata sul Polo Nord, con gli Stati Uniti, la nazione che ospitava la conferenza, al centro. Questa proiezione tagliava però parte dell'emisfero meridionale alla latitudine dell'Argentina, cosa accettabile all'epoca, in quanto l'Argentina non era ancora membro delle Nazioni Unite. I rami d'ulivo sono simbolo di pace, mentre la mappa rappresenta tutti i popoli del mondo. Nel 1946 un Comitato dell'Onu si occupò di realizzare un disegno definitivo, che fu presentato il 2 dicembre 1946 ed approvato il 7 dicembre dello stesso anno. A differenza della versione originaria, la mappa fu ruotata di 90° verso est, in modo tale da togliere dal centro l'America settentrionale e consentire l’equidistanza di tutti i continenti.

Il blu Stettinius

Il bianco ed il blu sono quindi i colori ufficiali dell'Onu. Il blu che appare oggi sulla bandiera Onu è un blu fumo che non è presente nelle bandiere di altri Stati membri ed è conosciuto come “blu Stettinius”. Secondo la Convenzione sulla Sicurezza delle Nazioni Unite e Personale Associato, “l'emblema e la bandiera delle Nazioni Unite possono essere usate dal personale Onu nelle missioni di peacekeeping come segno protettivo per prevenire attacchi durante un conflitto armato”, afferma Paqui.

Villaggi sperduti, terreni fragili


Dopo l’omaggio alla bandiera dell’Onu, il gruppo si trasferisce in una delle più prestigiose sale conferenza dell’Ifad dotata di circa 60 postazioni, la Oval Room. Ogni due postazioni sono dotate di un computer e di due microfoni. Come se si trattasse veramente di una Conferenza Internazionale al alto livello, gli studenti, in silenzio e attenti, seguono con interesse la presentazione sui monitor del perché è nata l’Ifad, quali sono le sue competenze, come agisce sul campo della lotta contro la povertà rurale e la fame nel mondo. Il file multimediale viene commentato dal Dott. Paqui. “Villaggi sperduti, terreni fragili, comunità rurali marginalizzate che lottano per la sopravvivenza. Per più di 30 anni l’Ifad ha operato in queste realtà. Il 75% delle persone più povere della Terra risiede nelle aree rurali dei paesi in via di sviluppo. Piccoli agricoltori con risorse insufficienti a sostenere le proprie famiglie. Pastori con poca acqua e poco foraggio, pescatori senza mercato per i loro prodotti. Riteniamo che investire in agricoltura contribuirà significativamente a ridurre la povertà, sostenendo uomini e donne rurali e loro organizzazioni e adottando le giuste politiche a livello nazionale e internazionale”.

Ocse, Opec e Pvs, come partner


“L’Ifad, dice Paqui ai ragazzi e alla ragazze, è un’istituzione finanziaria internazionale e un’Agenzia specializzata delle Nazioni Unite. L’Ifad è stato creato per raggiungere un obiettivo centrale al sistema dell’Onu stringere alleanze oltre i confini geografici ed ideologici per unire i popoli nella lotta contro la povertà e la fame. I progetti che finanziamo mirano a sostenere le politiche nazionali e rispondere alle priorità e alle necessità delle diverse comunità rurali. Istituito come un partenariato globale tra i paesi membri dell’Ocse e dell’Opec e altri paesi in via di sviluppo, l’Ifad è attualmente governato da 165 paesi membri, ognuno dei quali è dedito al mandato dell’istituzione. Operiamo direttamente con le popolazioni rurali più emarginate, le loro istituzione e organizzazioni. Dedichiamo molta attenzione alle donne, spesso i soggetti più svantaggiate delle comunità rurali. In molti paesi dove lavoriamo le popolazioni indigene hanno bisogno di un sostegno specifico per tutelare le proprie tradizioni, identità culturali e condizioni di vita.

Migliorare la qualità della vita


Comprendere le ragioni della povertà significa creare le condizioni di cui hanno bisogno i poveri delle varie rurali, al fine di migliorare la loro vita”. “Ifad, continua il relatore, concede prestiti e doni ai paesi in via di sviluppo per finanziare progetti innovativi di sviluppo agricolo e rurali”. “Lavora con i governi nazionali e altre organizzazioni, aiuta uomini e donne rurali ad aver accesso a risorse, competenze e opportunità di cui hanno bisogno per produrre più cibo e aumentare il loro reddito, attività che in altre parti del mondo sono considerate scontate”. “Per realizzare ciò investiamo in sei aree strategiche”. “L’Ifad lavora con le comunità più isolate del mondo, con poche risorse naturali, comunicazioni insufficienti e reti trasporto inadeguate”. “Aumentare il potere decisionale dei poveri nelle politiche che influenzano la loro vita è un primo passo essenziale per eliminare la povertà”, sostiene Paqui. “Uno degli obiettivi prioritari dell’Ifad è la creazione e il rafforzamento delle istituzioni comunitarie e le organizzazioni degli agricoltori e aiutarli ad innalzare il livello di attenzione globale per i loro problemi. La nostra forza risiede nella collaborazione con altre agenzie dell’Onu, con le istituzioni finanziarie internazionali e altre organizzazioni”. “Periodicamente, continua, raccogliamo dai paesi membri i fondi per finanziare i nostri progetti.

Piccoli prestiti a tassi ridotti




La maggior parte dei nostri finanziamenti viene erogata ai Pvs a condizioni estremamente vantaggiose con costi di gestione molto ridotti e scadenze fino a 40 anni. Inoltre assicuriamo doni per promuovere la ricerca agraria e sostenere organizzazioni comunitarie e Ong che promuovono lo sviluppo delle popolazioni rurali povere. Le piccole imprese sono un motore di sviluppo economico nelle aree più depresse, ma solo in poche accedono ai finanziamenti delle banche tradizionali. Questo è il motivo per cui l’Ifad è uno dei maggiori erogatori di prestiti come strumento della riduzione della povertà rurale”. “Nonostante i risultati raggiunti, la povertà continua a crescere. Oggi il cambiamento climatico, insieme alla forte oscillazione dei prezzi e al costo elevato dell’energia e la crisi economica globale contribuiscono ad aumentare le difficoltà che affrontano ogni giorno i poveri delle zone rurali.
Le sfide dell’Ifad




Rafforzare la capacità delle comunità rurali per far fronte a queste sfide rappresenta un beneficio per tutti. I piccoli agricoltori sono potenzialmente in grado di produrre maggiore quantità di cibo per nutrire il mondo, contribuire alla diminuzione dei gas serra per rallentare l’impatto del cambiamento climatico e fornire maggiori quantità di energie rinnovabili. Riteniamo che i governi, i piccoli agricoltori con le loro organizzazioni e altri partner impegnati nello sviluppo devono collaborare per trasformare le economie rurali e creare opportunità che generino miglioramenti duraturi. Aiutarli in questo compito è la sfida dell’Ifad.”


Mozambico, un paese amico




Così, termina la lezione multimediale del Dott. Paqui che, senza soluzione di continuità presenta agli alunni il secondo relatore della giornata, il Dott. Alessandro Marini, esperto del “Country Program Proget” e Responsabile dei Progetti Ifad in Mozambico. Il Dott. Marini, uno dei giovani esperti italiani che lavora nell’Ifad, presenta agli alunni il paese africano di cui lui è direttamente responsabile di alcuni progetti, uno in particolare il settore della pesca artigianale. Il Mozambico, come è noto, è uno Stato dell'Africa Orientale. Ha una popolazione di 19.104.696 abitanti e una superficie di 801.590 km2. La capitale è Maputo. Confina al nord con la Tanzania, il Malawi e lo Zambia, a est con il Canale di Mozambico (che lo divide dal Madagascar) a sud con il Sudafrica e a ovest con lo Zimbabwe e lo Swaziland. Circa la metà della popolazione vive in povertà assoluta. I primi abitanti del Mozambico furono probabilmente i San (boscimani), soppiantati fra il I e il IV secolo da popolazioni bantu provenienti da nord. Il Mozambico è sempre stato al centro dell’attenzione dell’Ifad che è presente con numerosi progetti e programmi soprattutto rivolti alle zone rurali.



2.400 chilometri di costa



Il Paese è diviso in due macro aree morfologicamente distinte: a Nord la regione degli altopiani, alti in media 600 metri, tagliati longitudinalmente dalla Rift Valley; qui vi si trovano anche massicci isolati, come il Monte Namuli (2419 m s.l.m.). La parte meridionale del paese è in maggioranza pianeggiante e solcata da numerosi fiumi, tra cui lo Zambesi. La costa, estesa per oltre 2400 km, è in gran parte costituita da pianure alluvionali, che in alcuni punti volgono a palude procedendo verso l'interno. Nella parte settentrionale del paese, al confine con il Malawi, si trova il lago Niassa che confluisce nel fiume Shire, un affluente dello Zambesi. I fiumi del Mozambico hanno un andamento da occidente, dove si trovano gli altipiani, ad oriente, verso l'oceano Indiano ed il canale di Mozambico. Il più lungo è lo Zambesi che scorre al centro del paese, il Limpopo, non distante dal confine con il Sud Africa, il Rovuma che invece corre lungo il confine con la Tanzania e il Save. Il clima del Mozambico è di tipo tropicale. Le maggiori temperature si hanno in gennaio, quando la media registrata va dai 27 °C della costa ai 21 °C delle zone interne più alte. La stagione che registra le minori precipitazioni va da aprile ad ottobre. La popolazione del Mozambico ha superato nel 2007 i 20 milioni di abitanti, attestandosi intorno ai 21 milioni.

La pesca e l’Ifad



Nel 2005 oltre il 60% di questi vivevano nelle zone rurali, mentre il restante 40% si era ormai urbanizzato. Il tasso di crescita della popolazione si attesta intorno all'1,8% annuo, mentre la speranza di vita media è di 41 anni tra la popolazione maschile e di 40 anni tra quella femminile. La lingua ufficiale del paese è il portoghese, che ha rappresentato la lingua franca di un paese dove nessun ceppo linguistico aveva il sopravvento sugli altri. Molto diffuse sono comunque le lingue bantu e lo swahili. In questo paradiso nascosto opera l’Ifad con i suoi progetti che riescono a trasformare una canoa in una barca, che riescono a stare vicino alla popolazione rivierasca. Le reti ancora fatte a mano dai pescatori portano, ogni giorno, cibo necessario ma non sufficiente per tanti bambini e tante famiglie. L’Oceano Indiano è una risorsa interminabile di cibo e ricchezza che aspetta solo di essere utilizzata per la crescita e lo sviluppo di una popolazione tanto giovane e tanto desiderosa di poter realizzare i propri sogni: una vita degna di essere chiamata tale. Il Dott. Marini espone agli studenti un progetto Ifad a favore dei pescatori mozambicani. La nitidezza delle immagini, che portano in primo piano canoe costruite con i fondi e con l’assistenza dell’Ifad, sono di un impatto struggente. La comunità lavora per far arrivare il pesce anche nell’entroterra del Mozambico. Dove c’è cibo e acqua c’è vita. Il Dott. Marini spiega come il “progresso” stia lentamente entrando anche nelle povere case mozambicane. Le canoe utilizzano ora un motore che fa aumentare di molto la resa. C’è tanta ancora strada da percorrere, afferma Marini, ma l’Ifad è impegnata “in prima persona” a dare il suo contributo affinché si arrivi presto ad una soluzione ottimale per queste popolazioni che hanno sempre più bisogno di operare per il benessere di tutta la collettività.


L’Africa del Nord e il Vicino Oriente


Taysir Al-Ghanem

L’ultimo intervento multimediale è stato presentato da Taysir Al-Ghanem, Responsabile dell’Ifad del Near East and North Africa (Nena) Division. Una persona che ha dedicato tutta la sua vita al Medio Oriente e all’Africa del Nord. Un’analisi dettagliata sui progetti dell’Ifad in un’area strategica per la geopolitica mondiale e per lo sviluppo delle relazioni tra i popoli. Il Dott- Al-Ghanem ha spiegato come i progetti Ifad in questa aerea siano prioritari all’interno dell’organizzazione finanziaria dell’Onu. La sua Divisione, Nena è fondamentale per le politiche complessive di tutto il sistema delle Nazioni Unite. Al-Ghanen si è soffermato soprattutto sui cambiamenti climatici che affliggono, attualmente, soprattutto i paesi di sua competenza


Le domande degli studenti




Sono state molte e dettagliate le domande che gli studenti hanno rivolto ai funzionari dell’Ifad. Tra le tante, menzioniamo alcune che hanno toccato i seguenti temi: il ruolo dell’Agenzia nel raggiungimento dei Millennium Goals; i rapporti con gli organismi non governativi; la differenza tra prestito e dono; l’importanza dell’Italia nell’Onu; la desertificazione nel Nord Africa e nel Medio Oriente; la differenza tra Ifad e Fao; il microcredito e i microimprenditori; il peso della Cina nell’Agenzia e la mancanza della Russia tra i paesi membri.


Il viaggio nella giungla



Il dettagliato programma proposto dall’Ifad alla visita d’istruzione degli alunni dell’Istituto Paritario “Giacomo Leopardi” di Roma, prevedeva un breve filmato sulla giungla. Solo cinque minuti per raccontare l’immensità della giungla, cioè quelle foreste geograficamente localizzate tra i due tropici che costituiscono l’habitat terrestre con la massima biodiversità. Un mondo lontano da Roma quello della giungla che dovrebbe però spingere l’umanità a riconquistare i suoi colori: il verde scuro delle foreste, il celeste chiaro del cielo, il blu degli oceani, il marrone delle terre emerse e il bianco della solidarietà e della cooperazione internazionale.


Il commiato



Prima della fine di questa indimenticabile esperienza, gli alunni continuano a fare altre domande ai funzionari dell’Ifad. Poco dopo le ore 12.00, i ragazzi, visibilmente soddisfatti salutano gli oratori e si accingono a risalire sul pullman. Il Dott. Paqui ringrazia gli studenti per la loro attenzione dimostrata durante tutta la “lezione”, saluta le insegnanti accompagnatrici, Adriana Bucaioni (Italiano), Giulia Amoruso (Diritto) e incarica il sottoscritto di portare i suoi saluti e quelli del Presidente dell’Ifad, Kanayo F. Nwanze, al Preside dell’Istituto Paritario “Giacomo Leopardi”, Prof. Giuseppe Calzone.

Le foto di questa nota sono di Roberto Maurizio (citare la fonte). La documentazione completa delle foto della visita d'istruzione dell'Istituto Paritario "Giacomo Leopardi" di Roma si trovano su Facebook e sul sito www.maurizioroberto.com.

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