30 maggio 2010

30 maggio 2010

Pippo Baudo è una "smerda"
di Roberto Maurizio
Il basilico sotto le ascelle. Questa è l'immagine che la Rai mostra della nostra agricoltura. E poi se la prende con le smorfie del Tg1, una specie di portatrice d'acqua piovana, che commenta con la mimica facciale le notizie che vengono attaccate dalla stessa azienda. Ecco che cos'è la Mission Rai, prendere in giro le altre trasmissioni della stessa Rete. Cacà, Strunz, Smerda, alle ore 21 e 30 richiamano l'attenzione degli afecionados "progressisti di sinistra", quelli che ridono con Cacà, con gli Strunz e con gli Smerda. Bene, questa è satira! Contro chi? Contro il governo, no, solo contro le persone che hanno avuto la sventura o la ventura di avere ereditato un nome. Contro Pippo Baudo che tutte le mattine va a cacare e non fa come le lumache. Bene! Questa è satira, questa è la sinistra! Ma siamo sicuri che questi Strunz, Smerda e Cacà potranno meglio governarci e dare una motivazione alla nostra esistenza solo con il turpiloquio. Basta con le parolacce sulla Rete Pubblica. Gli Strunz, i Cacà e gli Smerda si facciano una loro rete privata senza utilizzare i soldi dei contribuenti. La volgarità non porta voti. Saranno sempre meno quegli imbecilli che credono che se una persona dice parolacce dica la verità. E si mettono in fila per vedere i programmi osceni. Sono solo il 3% degli italiani e non l'hanno ancora capito. Gli italiani lavorano e odiono il turpiloquio. Dire le parolacce è la cosa più semplice che esista al mondo. Quando impari una lingua, la prima cosa che apprendi sono le parole scurrili e volgari. Perché mai devono pagare milioni di euro un'imbecille alla qualle le mancano solo le bestemmie che sono scritte sulla sua faccia. Ma se questi emeriti figli di puttana, stronzi, farabutti, rotti in culo, meretrici da quattro soldi, bocchinare da far schifo, credono che basta dire parolacce faccia piacere all'elettore hanno sbagliato canale. Il canale è sempre lo stesso. Il terzo. Già uno che si chiama terzo è un problema. Vuol dire che non vale un cazzo! Insomma, la Littizzetto mi ha rovinato il mio compleanno: 30 maggio 2010.

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