19 maggio 2010

L'incubatore e la filiera

L’incubatore e la filiera
di Roberto Maurizio



Filiera a cricco per filettare, incubatore a schiera per start-up di incubation gratuates

Sono molte le persone in Italia che se la prendono con l’inglese, una lingua sconosciuta da quasi 7/8 dei cittadini straordinariamente uniti da Giuseppe Garibaldi. Quanti sono, invece, quelli che non pagano le tasse in Italia e non conoscono la lingua di Dante? La risposta è semplice. Tanti. I nostri politici sono diversi. Con corsi accelerati serali, hanno imparato a imbastire nei loro discorsi astrusi e senza senso, incubatore e filiera. L’incubatore non è quel sostantivo che ti rimbomba in bocca e presagisce la presenza di un lurido fetende, che tra un labiale e un dentale, aspetta solo che ti giri.



La filiera del vino

Così come la filiera non è quella fanciulla, bionda con gli occhi azzurri, che spande i semi della sua beltà per fertilizzare un mondo senza guerra, votato solo alla pace eterna. L’incubatore e la filiera, termini mutuati dai politici dai tecnici e dai filosofici per non dire un cazzo, servono solo per offuscare la mente degli elettori. Non fidatevi dei politici che usano questi due termini, due specchietti per le allodole per non dire niente. La filiera è solo un segno, un segnale che ti dà indicazioni sul tuo percorso. Gli incubatori sono dei parcheggi dove vengono rinchiusi i giovani prima di prendere il posto dei vecchi che, prima o poi, moriranno!

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