24 maggio 2010

Ma che storia è questa!

Ma che storia è questa!
di Roberto Maurizio


Il ventilatore della Rai

Mentre Santoro se ne va dalla Rai con il suo bottino, senza aver commesso minimamente nessun reato, se non quello di far incazzare la gente e avere un ascolto altissimo con introiti, per la Rai, da capogiro, la storia più subdola della Tv italiana salta agli occhi di poche centinaia di persone che seguono un programma “milionario” (lato spese) condotto, redatto, aggiustato e servito su una tavola imbandita piena di idiozie e bugie da Gianni Minoli su “Raistoria”. Ma che storia è questa! Mentre Santoro e la Littizzetto, fra un paio d’anni, saranno come delle vecchie mummie imbalsamate, nessuno di ricorderà di loro, nemmeno quelli che si sono “splellate” le mani durante gli applausi delle trasmissioni trash, per Minoli è un’altra cosa. E’ stato affidato a lui una trasmissione importantissima della Rai, che si trova sul digitale (“Raistoria”), alla quale partecipano tutte persone fidate e “mielate”. La storia siamo noi! Non si scherza con la storia e nemmeno con la geografia. Questo paese, a 150 anni dall’Unificazione, oltre a non conoscere l’inglese e la matematica, oltre a non saper leggere e scrivere in italiano, si permette di sputare addosso alla storia e anche alla geografia. Fateci caso: tutte le cose firmate dagli italiani nella Rai sono veramente pezzi che vanno sotto il livello della Tv dello Yemen. Ho visto, sempre su “Raistoria”, sul digitale terrestre, un ottimo reportage su Henry Kissenger, veramente qualcosa di buono, da far vedere a tutti gli studenti italiani. Peccato che il filmato era americano. Stasera (ieri sera), invece, ho assistito ad un’allucinante puntata su uno squallido omicidio degli anni settanta a Torino. Ballerini e Pan sono i protagonisti che vengono mescolati nel ventilatore della storia. Un problema privato che viene mescolato con le Brigate Rosse, con la “Strategia della tensione”, con la Pd. Ma che cazzo c’entrano? Non si scherza con la storia. La storia non è fatta solo da una sequenza di immagini accompagnate da commenti di parte.


Giovanni o Gianni Minoli


Henry Kissinger


La Storia con la S maiuscola è un’altra cosa, e non può essere raccontata solo da una parte. Quante volte Henry Kissinger, durante l’intervista, non rispondeva su Allende. Invece, qui, in questa bella Italia fatta di Rai e di caciocavallo, tutto è permesso, calpestando la verità. Ecco che cos’è la Storia con la S maiuscola la Verità, con la V maiuscola. Ma questo nostro popolo con meno di 150 anni di storia unitaria, è in grado veramente di dire che cos’è la nostra verità? Dalle 22.03 alle 23.30 circa è andato in onda, ormai ieri, 23 maggio, perché mentre scrivo scorre il tempo, il programma di Minoli su Ballerini e Pan, nel quale salgono agli onori gli eroi carabinieri e vengono presi per il culo i poliziotti come investigatori di serie B. Una confusione mai vista! Le femministe, le bombe, i treni volanti, i fascisti, Brescia, i sindacati e poi questi due poveri stronzi (che all’epoca vennero definiti gli amanti diabolici di Torino, Paolo Pan e Franca Ballerini, quest’ultima descritta come “la bionda che portava la morte”). Mentre per far cassa, Minoli ha sdraiato a terra un programma da quattro soldi per allungare la brodaglia, mescolando la crisi dello Yom Kippur del 1973, citando solo l’Egitto come paese proponente la guerra contro Israele (dimenticandosi della Siria, va be’ ma questa è storia!), ricordando le “domenica a piedi” dell’Austerity (nome mai pronunciato, durante il programma), quando gli italiani non solo non arrivavano a fine mese, ma erano costretti a restare in casa dopo le 22 di sera, con il coprifuoco, a non circolare la domenica, a stringere veramente la cinghia. Ma questo che c’entra con il Pan e con la Ballerini? Se la poteva cavare, Minoli, con pochi soldi, come ha fatto il sito www.misteriditalia.it, che con 698 parole ha raccontato tutta il giallo e il mistero del povero Fulvio Magliacani.

Gli amanti diabolici


Il giallo ed il mistero, in questa storia di un marito ammazzato e due amanti da fotoromanzo, non sta tanto nell’inizio quanto nella fine. Tanto è trito e banale l’assassinio del povero Fulvio Magliacani, marito tradito, quanto è intrigante e imprevedibile la decisione finale della giustizia che, senza logica né discernimento, tra due colpevoli da punire, gli amanti appunto, ne sceglie uno solo. Rompendo così una regola aurea del delitto passionale: gli amanti che assieme decidono di eliminare il terzo incomodo. La storia degli amanti diabolici di Torino comincia quasi un anno e mezzo dopo il fatto quando, il 25 ottobre 1973, grazie alle confidenze di uno sbandato, Tarcisio Pan, i carabinieri di Torino scoprono, sepolto sulle colline della città, il cadavere di un uomo ormai saponificato. L’indagine, condotta abilmente dal maresciallo Savoia - un altro investigatore d’altri tempi - ha preso spunto dalle inquietudini di Francesco Magliacani, un padre distrutto dal dolore che da tempo ormai cerca aiuto per ritrovare suo figlio Fulvio. Questi, rappresentante di commercio, benestante, marito da tre anni di una biondina provocante e un po’ irrequieta, Franca Ballerini, madre di una bambina, è misteriosamente sparito nella notte del 20 luglio 1972. Quel cadavere trovato in collina appartiene proprio a suo figlio, ucciso con otto coltellate al petto e due alla schiena. E a farlo ritrovare è stato quel Tarcisio, fratello di Paolo Pan, ex ladruncolo e ora trafficante di auto rubate e, guarda caso, amante della Ballerini, moglie di Fulvio. Il caso è chiuso? Lo sarebbe in un Paese dove investigatori e magistratura si comportano in maniera appena seria, cercando le prove e con quelle istruendo i processi, con pazienza ma anche con celerità. Non avviene - e non è la prima volta, né sarà l’ultima - qui da noi dove - specie in materia di investigazioni e giustizia - l’approssimazione regna sovrana. Basti pensare che il processo alla Ballerini e Pan per il delitto Magliacani comincia il 10 marzo 1977, ben tre anni e mezzo dopo che il caso poteva, davvero, essere considerato chiuso. E al processo di primo grado, così come in quelli seguenti, ovviamente, ne succederanno di tutti i colori. Intanto la vicenda si è complicata perché, come da copione (basti ricordare il caso dei coniugi Bebawi), i due amanti hanno cominciato ad accusarsi reciprocamente: per Paolo Pan ad uccidere Fulvio è stata la moglie Franca, lui ha solo occultato il cadavere. Per Franca, la bionda dagli occhi chiari, stereotipo perfino in quanto amante, ha fatto tutto Paolo da solo, senza neppure avvertirla dell’intenzione del delitto. Due versioni che si elidono, tanto incredibili che alla fine saranno credute, almeno dai giudici di ben due corti d’Appello. Come se non bastasse nella storia si sono poi infilati altri due personaggi: uno è il fratello di Paolo, Tarcisio, colui che ha fatto trovare ai carabinieri il corpo di Fulvio Magliacani che, come da copione, ha ritrattato tutte le accuse, fingendosi pazzo. L’altro è Germano la Chioma accusato di complicità nel delitto del cugino, Giovanni La Chioma, un altro trafficante di auto rubate, ammazzato anche lui - secondo le accuse di Tarcisio, anche queste ritrattate - da Paolo Pan. Nel dibattimento di primo grado si delineano meglio le personalità degli accusati, anche grazie alle perizie ordinate dall’accusa: Paolo Pan? Un uomo freddo, amorale, intelligenza sopra la media, un ego molto forte. Suo fratello Tarcisio? Un debole, emotivamente insicuro, condizionabile. E lei, la donna del peccato, Franca Ballerini? Solo una piccola ipocrita, vana e superficiale, con un ego fragile. Il processo è tutto uno scambio di accuse tra i due amanti. Il 2 maggio 1977 arriva per entrambi la condanna all’egastolo, 28 anni a Tarcisio Pan, assolto La Chioma. Ma non è finita. Il 3 dicembre 1978 il processo d’Appello ribalta la sentenza precedente: ergastolo per Pan, assolta la Ballerini così come gli altri due imputati. La corte, che ignorerà nuove prove emerse nel corso del processo, crede alla improbabile versione della donna. Cassata anche questa sentenza dalla Cassazione, l’assassinio di Fulvio Magliacani, così come il delitto La Chioma, tornano nuovamente in Appello da cui arriva la definitiva conferma: ergastolo per lui, assoluzione per lei. Forse ancora una volta giustizia non è stata fatta.

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