13 giugno 2010

Aula Magna "Elvira Sepe"

19 febbraio 2011. Seconda Festa dell’Itc “Giovanni da Verrazano” di Roma
di Roberto Maurizio

Gli ex alunni indicano la "strada mestra"

Non ho l’età


Gigliola Cinquetti, 1964

Erano passati appena 20 anni dalla Conferenza di Bretton Woods (1944), 19 dalla fine della Seconda Guerra mondiale, quando a Roma nacque l’Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri “Giovanni Verrazano”. Era l’anno in cui, dopo il “miracolo ”, apparve la prima “congiuntura economica”: scoppia la prima crisi che provoca la fuga dei capitali all’estero che non provoca solo ristagno, ma quasi un collasso. Nel 1964, Gigliola Cinguetti cantava “non ho l’età”. Era l’anno in cui i contrasti tra i partiti di centrosinistra provocano uno delle più gravi crisi della storia della Repubblica. Si è andati molto vicino al Colpo di Stato, all'arresto dei dissidenti (anche fra le file democristiane) e a una guerra civile nel paese (il Piano Solo).

Anni '60

E' l'anno dove scompare Togliatti il cui testamento politico, "Il memoriale di Yalta", diede un forte impatto emotivo nel paese e nello stesso Pci. Una critica liberante all'interno del partito rispetto all'impostazione trionfalistica dei precedenti anni. E mentre prima alcune frange accusavano il partito di silenzi, anche ora, nonostante l'autocritica non è proprio per nulla diminuita; anzi provocano profonde lacerazioni. Il 1964 è l'anno che sul piano internazionale vi sono due grandi eventi nei due blocchi, l'allontanamento di Kruscev in Urss e gli americani male consigliati che vanno a imbarcarsi in una guerra in Vietnam che durerà quasi dieci anni, senza ottenere nulla, ma solo sdegno in molti paesi, compresi quelli della Nato, come l'Italia; e più tardi anche nella stessa America quando inizieranno i genitori a vedere tornare a casa sempre più numerosi i propri figli dentro le bare, ma anche gli altri non toccati dai lutti nel non vedere alcun risultato, ma solo spese. (In Vietnam - i bombardamenti furono due-tre volte superiori alla seconda guerra mondiale).

Dalla bomba atomica cinese ai topless


Nel 1964, ad ottobre, mentre si aprivano i battenti dell’Istituto ancora senza un nome, si succedono tre notizie che rimescolano tutta la politica mondiale degli anni successivi. La prima, di cui abbiamo già partlato, la liquidazione di Kruscev in Urss, la seconda, l’elezione di Johnson negli Usa e la terza, na nascita della Cina come potenza nucleare. I maoisti che stavano già nascendo in Italia fecero festa cantando "La Cina è vicina, è già in Albania". ricordando così agli italiani che in Albania era stato in visita il primo ministro cinese Chou En Lai. E se la bomba i cinesi la portano in Albania, cosa succede in Italia e in Europa? Questa era l'inquietante domanda che si facevano gli italiani e gli europei. Il 1964, è l'anno dove sul territorio azionale, nonostante tante difficoltà, è quasi terminata la galleria del Monte Bianco; si inaugura l'intera Autostrada del Sole Milano Napoli; entra in funzione la Metropolitana Milanese; inizia il Centro siderurgico di Taranto; il grande banchiere Enrico Cuccia già concepisce la globalizzazione e dà stimolo alla grande concentrazione dell'Italia industrializzata. Il 1964, insomma è l’anno del centrosinistra, dei servizi pubblici, dei sindacati rampanti, dei primi topless. Scandali su tutte le spiagge! Poliziotti e pretori arrestano e processano sia le "svergognate", sia i manichini esposti nei negozi e denuncino negozianti con la motivazione "esposizione di oggetti osceni". Perfino nella liberale Saint Tropez (dove il Topless è stato inaugurato) il sindaco ha minacciato "chiederò che la gendarmeria sorvoli con gli elicotteri gli stabilimenti balneari, ci opporremo con tutti i mezzi" (Com. Ansa del 28 sett, ore 18.47). "Parigi. Con una circolare ai prefetti il Ministro francese dell'Interno ha vietato in tutto il territorio i topless" (ib. 23 luglio, ore 23.26). Una ondata di medioevo stava rispuntando in quei giorni sulle coste marine di tutta Europa.

La filosofia di Holunder


Holunder, il Sambuco cocciuto del Verrazano

Mentre tutto questo succedeva in Italia e nel mondo, nel 1964, nel quartiere di Cinecittà di Roma, veniva aperto il primo istituto superiore del quartiere, che allora sfiorava i 200 mila abitanti (da solo poteva fare una Provincia e non aveva ancora nessuna scuola superiore). Situato a 47 metri sul livello del mare, posizione di coordinate celesti, longitudine, 41 gradi, 51 pri mi e 25 secondi Nord, latitudine, 12 gradi, 34 primi e 19 secondi Est, l’Istituto “Da Verrazano” era stato ideato per ospitare più di 30 aule, esposte a Nord dell’edificio, con grandi finestre situate a Sud dal quale proveniva la luce del Sole; a Sud-Est erano state costruiti i laboratori; ad Ovest, il “centro di comando”: la Presidenza, la Vicepresidenza, la Sala Professori e, in alto, al quinto piano, l’appartamento privato del Preside che offriva una panoramica sulla zona esposta a Sud-Ovest. Altre aule e altri laboratori, nel terzo e quarto piano del Sud Ovest. In pratica, un immenso edificio, che alle 30 aule canoniche del Nord, aggiungeva altre circa 10 aule a Sud Ovest. E poi, al pianterreno, un’immensa Aula Magna (dedicata oggi, alla Professoressa Elvira Sepe), una grande biblioteca che porta il nome della Professoressa Maura Pacini, un’enorme sala ricevimento genitori, uno spazio per la ricreazione e per la colazione degli studenti, uno stanzone di grandi dimensioni per la segreteria didattica. E, infine, una palestra che poteva ospitare tranquillamente 1.000 studenti. Una grande risorsa edilizia gestita dalla Provincia di Roma che, nel turbinio delle scorribande politiche, è stata sempre più abbandonata all’oblio e all’abbandono. L’Istituto, cioè l’edificio, è stato sventrato dalla Provincia negli anni successivi, distruggendo vere e proprie ricchezze e cimeli storici, come la sala “Lingue”, il laboratorio di “Scienze” e quello di “Merceologia”, due “Sale Conferenze”, due aule con le prime macchine contabili Olivetti, le Audit 202 e 402, i Mercator 4000 e 5000, due sale computer, con Ibm a 20 mega di Ram, e una Sala Dattilografia con le macchine per scrivere sempre all’avanguardia, ad esempio Olivetti Lexikon. La Provincia, quindi, ha sempre messo in atto la sua filosofia della distruzione e l’annientamento, come quella praticata contro Holunder. “Stampa, Scuola e Vita” ha dedicato ad Holunder, cioè al sambuco testardo che cresce spontaneamente tra le intercapedini delle fondamento del “Palazzo Verrazano”. L’accanimento teraupedico nei confronti del cocciuto Holunder ormai dura da più di 40 anni. Ogni anno a privamera, la Provincia rade al suolo Holunder che, ineffabilmente, ricresce ad agosto. E’ una lotta che ha sempre visto vincitore Holunder. Ma la Provincia è più testarda di Holunder e, quest’anno, 2010, sembra proprio che ce l’abbia proprio fatta. Le due scale antincendio dell’Aula magna sono state costruite proprio sopra la “casa” di Holunder.


Verrazzano o Verrazano?



Foto di Roberto Maurizio

Ma, torniamo a quel 5 ottobre 1964, lunedì, dopo la Festa Nazionale di San Francesco. Stava nascendo un nuovo Istituto che non aveva ancora un nome. Che fare? A quale personaggio storico dedicare il nascente Istituto, a questa “imponente” struttura? Le “menti eccelse” si misero a lavoro. Si sarebbe potuto chiamare, ad esempio, Pareto. Ma già c’era. Einaudi, ma già c’era. Colombo, ma già c’era. Cavour, ma già c’era. Non si sa a chi venne in mente di ripescare un nome che non aveva niente a che fare con la Ragioneria o con i Geometri. Si poteva chiamare Fra’ Paciolo, l’”inventore” della Ragioneria, ma faceva molto Vaticano! Allora decisero di dedicare questa struttura a Giovanni Da Verrazzano. Il primo problema che si pose ai “soloni”, ma come si scrive Verrazano? Con una o due zeta? Gli americani, che hanno appena 300 anni di storia e di cultura lo scrivono con una sola zeta. Del resto, il Da Verrazzano era analfabeta e si firmava con una sola zeta. Del Da Verrazano con una o con due zeta non si sa né quando sia nato, né quando sia morto e nemmeno come sia morto. Insomma, quel nome venne appiccicato proprio a quella struttura scolastica che, come il Da Verrazano storico, avrebbe avuto belli e cattivi tempi. In modo amichevole, l’Istituto venne chiamato, in seguito, semplicemente Verrazano, con una zeta, senza il Da, che doveva essere con la D maiuscola perché Giovanni non era un nobile. Anche di Cristoforo Colombo non si conosce esattamente la data di nascita (tra il 26 agosto e il 31 ottobre 1451), ma, perlomeno sono note le date della sua “scoperta” dell’America (12 ottobre 1942) e della sua morte (20 maggio 1506).



Omen nomen



Foto di Roberto Maurizio

Il nome di un personaggio come il Da Verrazzano era proprio appropriato al nascente Istituto (omen nomen), che si sarebbe imbattuto tra i violenti flutti di tempeste “scolastiche” che avrebbero visto come i marinai tra i flutti perigliosi del mare aperto, sia i docenti, sia i non docenti, sia gli alunni. I fasti dell’Istituto con più di 2.000 studenti negli anni ’70 e ’80, con doppi e tripli turni, si mescolarono ad una discesa di iscrizione incessante, fino ad arrivare a poco più di 100. Il corso serale, Igea e Programmatori, negli anni ’90 ha rigenerato la scuola che è diventata una tra le più qualificate strutture in questo contesto. Il serale del Verrazano viene inviato e copiato in tutte le regioni italiane. Anche l’Europa sta monitorando il “fenomeno” serale del Verrazano.


Per grazia ricevuta


Fulvio (foto di Roberto Maurizio)

Ieri sera, dopo 15 anni, la classe 5A 1994-1995, ha deciso di passare a salutare l’Istituto, incontrandosi davanti ai cancelli chiusi della scuola con due ex insegnanti e con due bidelli (sarebbe più corretto chiamarli “non docenti”). Ma, Mariano e Fulvio sono veramente fieri di essere chiamati bidelli. Il ruolo dei “bidelli” e delle “bidelle” è fondamentale nella crescita “culturale” e scolastica degli studenti e delle studentesse. Fra di loro, studenti e bidelli, si instaura una specie di “società solidaristica di persone” che ha come “mission” fondamentale la lotta contro il despotismo degli insegnanti che pretendono perfino di interrogare e di far fare i compiti in classe e a casa, ai poveri alunni. Questo obiettivo è stato pienamente raggiunto tra bidelli e studenti del Verrazano. Dopo la foto di rito, il piccolo gruppo si sposta, come da prassi consolidata, davanti ad una “pizza”. Come al solito, la nostalgia e i rimpianti prendono il sopravvento. Non si fa altro che parlare del passato, dell’Esame di Stato 1995, del compito di Tecnica bancaria che nessuno è riuscito a farlo completamente in tutte le scuole d’Italia. Solo al Verrazano, “per grazia ricevuta”, il compito venne “steso” e portate a termine. La Professoressa Sepe era “il membro interno” della Quinta A e il sottoscritto della Quinta C. L’Italia è un buffo paese fondato sul “riformismo”.



Obiettivo raggiunto


Mariano (foto di Roberto Maurizio)

Quell’anno, il 1995, era proprio l’ultimo anno prima della prima riforma degli esami di licenza superiore, che da Maturità diventano di Stato, e il Ministero da Pubblico, diventa solo Ministero con o senza Ricerca e senza pubblico. Il Miur non è l’acronimo di Ministero dell’Istruzione per l’Università e la Ricerca. Diventa quasi un mostro: il “mostro Miur”, possibile cattivo nei cartoni animati di Viale Trastevere. La Riforma Gentile è un sogno. Chiunque, si sia cimentato a dare un impulso alla scuola italiane nel secondo dopoguerra è rimasto tritato nella macchina orrenda della burocrazia. Oggi, come durante tutto il periodo del dopo guerra, tutti coloro che hanno messo le mani sulla Pubblica Istruzione se le sono ritrovate infangate e irretite dalla burocrazia. Il Preside Scipioni, del Verrazano, aveva trovato la soluzione per la scuola italiana: “obiettivo raggiunto”. Ad ogni persona, studente, non docente, docente, dirigente veniva assegnato un compito che doveva essere raggiunto. Se non la raggiungevi eri sottoposto alla gogna mediatica. Oggi, non si fa altro che parlare dei meriti, delle eccellenze. E’ proprio la Professoressa Sepe che seppe raggiungere l’eccellenza. Con una grinta da leonessa, dopo aver “spremuto” gli alunni per tutto l’anno, difendeva i suoi “cuccioli”. Fu così che nel 1995, si adoperò la Professoressa alla quale l’Istituto ha dedicato l’Aula Magna. Un “membro interno” contro sei esterni. La leonessa “aggredita” dagli sciacalli esterni seppe portare a termine il suo obiettivo. Mi ricordo ancora il suo sguardo imperterrito tra leonessa africana ferita e tonno impigliato tra le reti dei pescatori di Mazzara del Vallo. Le sue parole, mai superflue, due e non più di una. La fine degli scrutini. La vittoria conquistata sul campo. Ecco, in breve, il racconto di una vita durata troppo poco a discapito di tutti gli studenti italiani. Non è vero che attualmente non esistano insegnati come la Professoressa Sepe. Anzi, le giovani leve si rifanno sempre ai suoi insegnamenti. Chi sta con i giovani rimane giovane. E la gioventù, volendo o non, è cultura.


The show must go on. 19 febbraio 2011


La Quinta A 1994-95, Prof.ssa Cinti, Mariano e Fulvio (foto di Roberto Maurizio)

Durante la “festa” alunni, bidelli e professori del Verrazano, purtroppo, non mancano le lacrime, appena accennate, per la scomparsa prematura di questa o di quel professore. “The show must go on”. Così, il piccolo drappello del Verrazano decide di trovare uno spunto per poter chiamare a raccolta tutti gli ex alunni, i docenti e i non docenti che hanno “lavorato” presso un Istituto che ha fatto la storia di Cinecittà. Il gruppo, prima di salutarsi, torna sul “luogo del passato” e, dopo le ultime istantanee, si danno appuntamento per un nuovo “Grande Raduno” del Verrazano. C’è solo da decidere la data. Da una veloce analisi su Internet, scopro, a tarda notte, che, come dicevo prima, Giovanni Da Verrazzano, non ha date specifiche, se non quella del 24 febbraio 1524. “
La Quinta A 1994-1995, la Prof.ssa Cinti, il Prof. Maurizio, Fulvio e Mariano (un'infiltrata della Quinta C, la favolosa Quinta C 1994.1995)

Partimmo il 17 gennaio 1524 da Deserta (Ilhas Desertas)”, sostiene Giovanni Da Verrazzano in uno dei suoi pochi appunti. “Un isolotto disabitato situato nei pressi dell'isola di Madera, con la Dalfina e un equipaggio di cinquanta uomini. Avevamo viveri, armi e altri strumenti bellici e munizioni navali per resistere otto mesi. Prendemmo la rotta di ponente (ovest) con un leggero e soave vento che soffiava da levante (est) e percorremmo ottocento leghe (circa 4800 chilometri) in soli venticinque giorni. Il 24 febbraio, verso le ore 16, c'imbattemmo in una tempesta tanto violenta che credo nessun marinaio ne abbia mai vista una simile. Solo con l'aiuto divino e grazie alla solidità della nave dal nome glorioso e dal destino fortunato e capace di resistere all'urto possente delle onde, riuscimmo a salvarci”.

Il Secondo Grande Raduno degli ex alunni del Verrazano


Quinta A (a sinistra), Quinta C (a destra), foto di Roberto Maurizio


La data da “festeggiare” è certa: 24 febbraio. Solo che il 24 gennaio 2011 è giovedì. Allora, il Comitato promotore (i professori Cinti e Maurizio, i bidelli, Fulvio e Mariano, gli alunni, Cristina, Stella, Alessia, Roberta, Antonio, Alessio, Mirko, Christian, Manuel e Marco) hanno deciso, all’unanimità, di far svolgere la Seconda Grande Festa del Verrazano, sabato, 19 febbraio 2011, in “Aula Magna, Elvira Sepe” (ovviamente, dopo le autorizzazioni di rito da parte del Consiglio d’Istituto). Le adesioni si raccolgono su Facebook: Gruppo “Seconda Grande Festa del Verrazano. 19 febbraio 2011. Aula Magna “Elvira Sepe”.

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