1 giugno 2010

Parte Achile, parte Serra

Il Von Maresciallo Achille
di Roberto MaurizioAchille Serra


Il ritmo degli anni di piombo

Ezio Tarantelli

Ancora la Rai al centro del mirino di "Stampa, scuola e vita". Rai Storia sul Tg3 continua a dettare scandali. Il problema che nessuno se lo vede. Questi energumeni credono di fare la storia. Si arrogano il diritto di aver capito tutto. Beati loro! Ma se non abbiamo ancora saputo dare un ruolo al generale Garibaldi, Eroe dei Due mondi. Allora la Rai, siccome deve pagare il chaché a Minoli, fa fare trasmissioni sempre più squallide dulla storia dell'Italia degli ultimi 30 anni. Le brigate rosse, la colonna Walter Alasia, Lucio Cataldi, 1976, Luigi Marangoni, Piazza Fontana, Di Bella che viene richiamato dall'America per fare la Rivoluzione in Italia, 14 maggio 1977, Antonio Custra, il mucchio selvaggio di Sesto San Giovanni, Renato Curcio, Mario Moretti, Feltrinelli che muore da imbecille per non aver nemmeno saputo mettere una carica di dinamite e che continua a vendere libri, Montanelli gambizzato, il fascista che poi diventerà amico della sinistra olivastra, un calibro 75 e 9, un Moro 18 marzo 1978, le radio popolari, Paolo Hutter di Lotta Continua che fa la storia, manifestazioni culturali del lutto, sciopero generale, 20 aprile 1978 ancora Moro, e poi, Cesare Battisti, la Pac, ancora Antonio di Bella, quello più informato, una via senza traffico introvabile a Milano, la Ritmo utilizzata per ospitare i corpi di persone brave come bare macchiate di sangue e di imbecillità, folle immense ai funerali, sempre quelli di sinistra, ma poi di tanto in tanto sparare a zero contro i fascisti di merda assasini che erano tutt'uno con lo spocchioso presidente del fascio che non c'è più, e ancora, Walter Tobagi, Emilio Alessandrini, Torregiano, 1979, e poi l'Icmesa 1970m Paolo Paoletti ammazzato, via Fracchia, 1980, democristiani, Iosa Antonia, dolori atroci, gambizzati, Guido Galli, crivelllato di colpi, Armando Spataro, Guido Passalacqua, Marco Barboni, Peci, Ezio Lucarellli, 28 novemnre 1980, e poi i Nar, i Lucci, Antonio Spataro di nuovo. Chi cazzo ha capito niente. La stessa storia potrebbe essere raccontata da Luciana Littizzetto, sarebbe la stessa cosa. Ezio Tarantelli venne ucciso il 27 marzo 1985, a pochi passi dall'aula dove aveva appena tenuto una lezione ai suoi studenti. Verso le 11.50 due individui lo colpirono con numerosi colpi di mitraglietta dopo essere salito sulla propria auto parcheggiata nel cortile della Facoltà. L'assassinio venne rivendicato dalle "Brigate Rosse per la costruzione del Partito Comunista Combattente" (BR-PCC) con un volantino lasciato sull'auto, in cui il Professor Tarantelli veniva attaccato come teorico della predeterminazione degli scatti di scala mobile e come uno dei principali fautori della riforma strutturale del mercato del lavoro. Nell'Italia degli anni '80 il problema dell'inflazione era centrale, così come la soluzione della crescita continua di prezzi e salari; per risolvere questo problema era stata creata la cosiddetta "scala mobile", un sistema che indicizzava la crescita dei salari. Questo sistema però non era la soluzione, ma la concausa dell'inflazione, in quanto generava un'aspettativa di prezzi sempre crescenti, cioè una spirale autoalimentata: in altre parole ad un aumento di inflazione corrisponde un aumento di salari, ma nel frattempo i prezzi sono ulteriormente aumentati, e così via. L'idea di Tarantelli consiste nel rovesciare la questione: i salari non devono inseguire i prezzi, ma devono essere determinati a priori tramite un confronto tra parti sociali e governo, tenuto conto delle condizioni reali del mercato. In questo modo si fornisce al mercato un segnale chiaro su quanto cresceranno i salari in un determinato periodo di tempo, contribuendo in modo determinante a ridurre l'attesa di inflazione. Per il suo contributo lucido e innovativo era "sotto inchiesta" già da un anno e il suo nome faceva parte di un elenco trovato in uno dei covi dell'organizzazione criminosa. I processi accerteranno che l'omicidio venne organizzato e compiuto da esponenti del gruppo che lo aveva rivendicato. Al Professor Tarantelli è oggi intitolata l'Aula Magna della Facoltà di Economia dell'Università La Sapienza e la biblioteca della Facoltà di Economia dell' Università della Calabria. Egli è inoltre ricordato da un monumento a forma circolare posto nel luogo dell'assassinio, nel cortile della Facoltà. Esattamente, alle ore 12 del 27 marzo 1985, in qualità di Redadattore Capo della rivista "Cooperazione" del Ministero degli Affari Esteri, telefonai in Banca d'Italia per sapere se Ezio Tarantelli mi avesse scritto l'articolo che sarebbe uscito il mese successivo. Mi dissero che il Professore non era presso la Banca d'Italia. Sono anni che mi chiedo, perché mai nessuno verificò la mia telefonata. Perché mai non venni mai rintracciato per aver fatto una telefonata in Banca d'Italia solamente dopo pochi minuti dal terribile e osceno omicidio del mio Professore, Ezio Tarantalli? Niente! Era chiaro che io telefonavo al Professor Tarantelli per chiedergli la consegna dell'articolo. Ma, quello che mi ha sempre impressionato è stato perché nemmeno una mezza calzetta della polizia o dei carabinieri non mi abbiano mai interpellato. Forse, negli Stati Uniti è diverso. Ma non vi sembra strano anche a voi che a 15 minuti circa dall'assassinio di Tarantelli, arriva una telefonata in Banca d'Italia e nessuno se ne accorge? Quello che mi chiedo, sono state fatte tutte le indagini in tutte le direzioni per capire chi era il mandante dell'omicidio del Professore? Le tante famose intercettazioni di oggi, forse, anche allora erano in auge. Perché non sono mai stato chiamato a deporre? Perché, se ci fossero state altre telefonate subito dopo l'assassinio, non sono mai state messe in evidenza? Se non hanno chiamato me non hanno chiamato neanche qualcun'altro che forse potrebbe essere stato coinvolto nell'assassinio del Prof. Tarantelli. E' troppo facile dire "Brigate Rosse". Ma dietro alle Br chi c'era? Chi li guidava? Quanti squinternati che sono vissuti solamente una generazione? Anzi meno. Quindici anni. Quindici anni non sono tanti da poter scoprire i mandanti. Ormai di Walter Alassia, di Walete Tobaci, delle Brigate Rosse, di Moro, degli omicidi e dei gambizzati se ne occupa solo Rai 3, facendo un torto alla storia. La storia non è quella che Minoli racconta. Non si può mettere in mano ad una persona di parte la storia. La Storia è una cosa seria. Come serio è il problema di Achille Serra, un po' Pdl, un po' Pd, un po' di qua, un po' di là. Il problema serio di parte Achille e parte Serra è un altro. Lui sa veramente tante cose di questa lurida Italia che ha ammazzato i figli migliori come Ezio Tarantelli. Quand'è che qualcuno si deciderà ad alzare la cornetta del telefono e spifferare tutto non alla polizia, ma alla sua anima, se ce l'ha?

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