9 giugno 2010

Pensierini

Pensierini
di Roberto Maurizio
Libro e moschetto, balilla perfetto

Inizia con questo articolo una nuova rubrica di “Stampa, Scuola e Vita”: “Pensierini”. I pensierini erano, durante il fascismo, una piccola raccolta di suggestioni che il bambino e la bambina avevano memorizzato in un dato istante o in un particolare momento. Non era un tema, nel quale argomentare le proprie idee e proporre delle conclusioni su argomenti specifici, assegnati dal docente. Erano, invece, “mini pensieri in libertà”. Attraverso questi pensierini, la scuola del Minculpop riusciva a “forgiare” i balilla, i futuri “camerati” combattenti per la difesa del patrio suolo. Attraverso i “Pensierini”, il regime costruiva quotidianamente (come adesso avviene in Corea del Nord) i futuri cittadini sudditi. A risentirli oggi, viene da ridere. Ad esempio. Pensierino assegnato dalla maestra: “Quale ruolo vuoi assumere oggi”? “Oggi, voglio essere il Duce di questa classe, quello che comanda su tutti, tutti mi rispetteranno come il fantastico Duce, anche la maestra e la direttrice”. Buono meno. Ad ogni pensierino, la Maestra dava un voto, insufficiente, buono, eccellente e lodevole. Un altro “Pensierino”: “Oggi ho visto passare sotto le mie finestre una schiera di soldati che si recavano al fronte. L’unico loro scopo era la vittoria da consegnare al Duce. Anch’io voglio essere utile da grande alla patria, come Mussolini”. Lodevole. I “Pensierini” sono molto più pericolosi e subdoli delle “veline”. La “velina” orientava i giornalisti venduti al regime. I “Pensierini” forgiavano il nuovo cittadino, che non avrebbe mai più avuto la possibilità di poter utilizzare un suo “algoritmo” libero da preconcetti e ideologie. Tutte le dittature, ovviamente, si basavano su questo percorso. I “Pensierini”, visto che i maestri degli anni ’50 erano gli stessi del Ventennio, continuarono ad essere utilizzati. Fino al ’68. Ricordo il mio maestro Giovanni che in seconda elementare ci faceva compilare i “Pensierini”. Tra i numeri pari e quelli dispari, quali preferite? Ovviamente, la risposta doveva essere “pari”. Ad esempio, 44. I dispari, come i mancini, erano di sinistra! L’Italia, monca della mano destra, delle sue colonie, dell’Istria, delle coste della penisola balcanica a destra del Mare Nostrum, Adriatico, nei “Pensierini” doveva scintillare nei cuori degli scolari, senza nessuna ombra “sinistra”. Dopo 60 anni di “Peste” dell’attuale regime pseudo democratico (come dicono i radicali di Pannella), siamo sicuri che le “veline” e i “Pensierini” sono stati superati? Al posto del Duce, nelle scuole elementari è entrato la difesa dell’ambiente, dell’ecologismo, del buco nell’Ozono. Al posto di Bottai, sempre nelle scuole elementari, dove è più semplice plasmare la mente degli alunni, è entrata la difesa della scuola pubblica, dell’acqua pubblica, del benessere pubblico, della manna pubblica, dello Stato padrone, della burocrazia pubblica, delle tasse pubbliche. Mentre si tiene a bada il 90% degli alunni, gli altri vanno sullo yacth privato e sulla Ferrari privata.

L’acqua del sindaco


C’erano una volta l’acqua, la terra e l’aria. Appartenevano al Pianeta Azzurro. Poi, l’aria non si poteva toccare, l’acqua scorreva, la terra venne “fagocitata” dall’uomo. L’umanità decise di diventare proprietaria della terra, definì i confini dei comuni, degli Stati, mise i recinti (enclousure) e ci costruì sopra case di proprietà privata. La terra, il terreno, è brutto, sporco. L’aria è sempre inafferrabile e l’acqua scorre. Allora, pappiamoci la terra! L’acqua è di tutti! L’acqua è pubblica, è del sindaco. Tutti devono contribuire a divorarla senza sapere quanta viene consumata. L’acqua è democratica. Tutti devono pagare in quote uguali, sia le imprese industriali e agricole che ne consumano il 90% che gli uomini e le donne a prescindere da quanto spendono. L’acqua è un bene universale. Quindi, il Nord che si fa 15 docce al giorno paga come il povero dello Sri Lanka che si lava una volta alla settimana, se gli va bene. Perché se la terra è stata privatizzata, l’acqua deve rimanere pubblica? Perché Beppe Grillo deve avere terreni privati, case private, blog privati, macchine private, investimenti privati e l’acqua la vuole pubblica? Forse per pagare di meno l’acqua pubblica che tutti i giorni usa per il suo giardino privato?

Nessun commento:

Posta un commento