10 ottobre 2007

Il Dottor Corvo


La Cornacchia
di Roberto Maurizio

SESTA PUNTATA – CINQUE/CINQUE/3/fine


La cornacchia protettrice

Una divinazione affine alla Caromanzia (dei corvi) è la Coronomanzia che si occupa dei presagi ottenuti attraverso l'osservazione della cornacchia. Questo tipo di divinazione era, presso gli antichi, diametralmente opposta a quella del corvo. Al giorno d'oggi, la cornacchia è considerata, in molte regioni, la protettrice del matrimonio, perché, secondo una credenza comune, quando in una coppia muore un coniuge, l'altro osserva una sorta di vedovanza e questo lo accomuna al comportamento della cornacchia . Una curiosità: la cornacchia, the crow in inglese, è il titolo di un film di successo del 1994. In realtà crow, "volgarmente" è intesa come corvo. Ma come è stato tradotto in italiano il film "The Crow"? : "Il Corvo". Incredibile! Se prendiamo una delle poesie più belle di Edgar Allan Poe, "The raven" (che pubblichiamo qui di seguito, sia nella sua traduzione in italiano sia in quella inglese), significa "Il Corvo". Certo, il film non poteva essere tradotto lettermalmente "La Cornacchia". Sarebbe stato a dir poco "cacofonico". Se ti avessero chiesto: "Dove vai"? "Al cinema". "A che vede"? "The Crow". "E che vo’ di’"? "La cornacchia"? Non, sarebbe stato molto elegante. L’errore voluto si è ripetuto anche nelle successive “edizioni”. The Crow: City of Angels (1996): The Crow: Stairway to Heaven (1998); The Crow: Salvation (2000); The Crow: Wiked Prayer (2005). In Italia, è sempre stato tradotto Il Corvo. Mah?


L’avversione e l’odio

Al di là del nome, verso la cornacchia ci sono sempre stati un'avversione velata e un pizzico di odio. “Le cornacchie affermano che una sola cornacchia potrebbe distruggere il cielo. Su questo non c'è dubbio, ma non dimostra niente contro il cielo, perché cielo significa appunto: impossibilità di cornacchie” (Kafka, "Schizzi-Parabole-Aforismi". "Considerazioni sul peccato, il dolore, la speranza, la vera via"). Per ironia della sorte, abbiamo già detto come, proprio Kafka derivi da taccola (Kavka), che una "parente stretta" della cornacchia.



… la beffa e la cattiveria


Etimologicamente, Cornacchia (inglese Crow, francese Corneille) deriva dal latino crocire o crocitare, gracchiare. La derivazione latina di Cornicula, diminutiva Cornix (= greco Korone), da un radicale Kra = Kar, è formata per imitare il grido di questo uccello, ovvero per dare genericamente idea di schiamazzo. Certo, non si può obiettare nulla di fronte ad un'evidente realtà sonora sgraziata come quella del timbro di suono che emette la voce della cornacchia e degli altri corvidi. Negli Stati Uniti, però, di recente sono state effettuate alcune riprese video ad alta velocità all’interno della cavità orale dei corvi ed hanno rivelato incredibili similitudini fra il caratteristico cra cra di questi uccelli e il suono basso e rauco talvolta emesso dagli uomini. “Abbiamo utilizzato un angioscopio – rivela Franz Goller, che ha girato il video con i suoi colleghi dell’Università dello Utah – che è uno strumento costituito da piccole fibre ottiche che i dottori sfruttano per studiare i vasi sanguigni umani”. Goller ha usato questa tecnica per la prima volta a metà degli anni Novanta. All’epoca gli permise di risolvere il mistero di come funzionano gli organi vocali degli uccelli canterini. Negli uccelli il siringe è l’equivalente della nostra laringe, ma va sottolineato che al suo interno ci sono praticamente due cavità vocali. Mentre negli esseri umani l’aria passa attraverso una singola valvola, negli uccelli ognuno dei due polmoni è agganciato alla sua valvola. I primi video di Goller rivelarono che il suono veniva prodotto quando i muscoli separavano due pesanti ammassi di tessuto situati in entrambe le parti della valvola. Buttar fuori l’aria faceva vibrare questi tessuti, proprio come accade con le nostre corde vocali. Tutto questo, però, accade così rapidamente che nei primi video i ricercatori non riuscirono a distinguere i singoli dettagli del fenomeno. Per il nuovo esperimento Goller ha usato angioscopi più moderni in grado di fornire immagini di migliore qualità. In questo modo Goller e colleghi sono stati capaci di filmare l’interno del siringe della cornacchia grigia. Per attivare il siringe, i ricercatori hanno premuto il petto anestetizzato dell’uccello, spingendo l’aria fuori dai suoi polmoni e dentro la sua trachea attraverso le due valvole. Questo movimento ha prodotto il caratteristico cra cra delle cornacchie. Il video dimostra che il gracchiare delle cornacchie è prodotto da una breve apertura delle valvole a cui segue una rapida chiusura e poi ancora una nuova apertura a una velocità tale da impedire qualsiasi osservazione senza teleobiettivi ad alta velocità. Questo meccanismo è molto simile a quello che produce negli uomini un suono rauco conosciuto come vocal fry (metodo vocale dinamico integrato), un crepitio a bassa frequenza che assomiglia a un disturbo radio. “Il vocal fry – spiega Goller - viene prodotto quando la laringe umana si apre brevissimamente per emettere un impulso e poi si richiude per un periodo più lungo. Sembra che gli uccelli facciano lo stesso gesto, ma con due aperture invece che una”. Goller ancora non conosce la funzione di queste vocalizzazioni che appaiono frequentemente nel canto dei passeri. Uno dei suoi studenti, infatti, sta cercando di capire se le femmine si relazionano in modo diverso a un maschio che emette questi suoni piuttosto che altri. I ricercatori, inoltre, si stanno preparando a ottenere immagini ad alta velocità del siringe degli uccelli che sono stati allenati a cantare con un angiscopio miniaturizzato installato al loro interno.
Intellegente come una volpe
La cattiveria dell’uomo si estrinseca alla fine paragonando un animale ad un comportamento umano. Abbiamo già vista la confutazione fatta da Konrad sulla volpe e il cane. Ma è assai difficile da sradicare la convinzione sulla validità di frasi convenzionali: intelligente come una gallina, oppure sulla frase che viene riprodotta sui più prestigiosi vocabolari – etimologici come il “Vocabolario etimologico della lingua italiana” di Ottorino Pianigiani (Fratelli Melita Editori): cornacchia: fig. chi favella troppo e senza pensare.


Uccellacci e uccellini
“Il cammino inizia e il viaggio è già finito”. Così afferma il corvo che si incammina con Totò (Totò Innocenti – Frate Ciccillo) e Ninetto Davoli (Ninetto Innocenti – Frate Ninetto) nel film di Pierpaolo Pasolini, “Uccellacci e uccellini”. Il regista, in una famosa autocritica afferma: “L'atroce amarezza dell'ideologia sottostante al film (la fine di un periodo della nostra storia, lo scadimento di un mandato) ha finito forse col prevalere. Mai ho scelto per tema di un film un soggetto così difficile: la crisi del marxismo della Resistenza e degli anni Cinquanta, poeticamente situata prima della morte di Togliatti, subita e vissuta, dall'interno, da un marxista, che non è tuttavia disposto a credere che il marxismo sia finito (il buon corvo dice: "Io non piango sulla fine delle mie idee, perché verrà di sicuro qualcun altro a prendere in mano la mia bandiera e portarla avanti! È su me stesso che piango..."). Ho scritto la sceneggiatura tenendo presente un corvo marxista, ma non del tutto ancora liberato dal corvo anarchico, indipendente, dolce e veritiero. A questo punto, il corvo è diventato autobiografico, una specie di metafora irregolare dell'autore. Totò e Ninetto rappresentano invece gli italiani innocenti che sono intorno a noi, che non sono coinvolti nella storia, che stanno acquisendo il primo jota di coscienza: questo quando incontrano il marxismo nelle sembianze del corvo. La presenza di Totò e Ninetto in questo film è il frutto di una scelta precisa motivata da un'altrettanto precisa posizione nell'ambito del rapporto tra personaggio e attore”.
Volano di qua e di là dell'Appennino
E così, due grandi letterati italiani di due secoli fa, facevano volare "di qua e di là dell'Appennino gli stessi uccellacci e uccellini”. Collodi e Pascoli (nel 1883, "Le avventure di Pinocchio" e nel 1890, "Myricae") hanno raccontato ornitologie quasi identiche: civette, galline, corvi, picchi... anche se va detto che, rispetto al cielo magico ma meschinello come la casa di Geppetto di Pinocchio, quello di Pascoli è un’uccelliera paradisiaca: rondini e rondinini, zigoli e fringuelli, e allodole e usignoli, e cuculi e capinere, e poi passeri, pettirossi, assiuoli...
Arbasino, come abbiamo già visto, si scaglia irresistibilmente contro i due scrittori ed infierì contro di loro: “qui c’è solo pio-pio e cip-cip!”, “questa è fissazione, tipicamente bambinesca, sugli uccelli e uccellini in un anziano professore scapolo!” (A. Arbasino, Altri romanzi).


Il Dottor Civetta e il Dottor Corvo
Come si sa, tanto in Pascoli che in Collodi gli uccelli parlano. Anche se, nel caso di Collodi, col vantaggio indiscutibile di preferire frasi chiare e compiute, e certo per non lasciare alibi di disobbedienza al burattino furbastro. A Pascoli invece bastano versi che solo a colpi di balbuzie insistite permettono fraintendimenti finalmente compiuti: così, e un po’ come accade nei film di Totò, un fr-fr diventa fratte, ma anche Francesco, e un chiù si fa più e fu e laggiù’... per non dire dei videvit, dei tr-tr e del cincinpota-cin-pota, che sarebbe poi il verso della cincia!... Ora, se le ambiguità – come dicono i professori – fonosimboliche di assiuoli e fringuelli pascoliani permettono tutto uno sdilinquirsi di suggestioni, il dovere ingrato dell’educazione del legnetto ipercinetico causa, almeno all’inizio, una strage sistematica delle cassandre!
Fatto subito fuori il Grillo, muore infatti la Fatina inascoltata, e muore il Merlo bianco, ingoiato al volo dal Gatto, subito dopo aver vanamente avvertito Pinocchio cosa lo avrebbe atteso se avesse creduto alla ciancia del Campo dei Miracoli. La civetta pascoliana è addirittura silenziona e resta appena “con gli occhi aperti sopra il triste mondo / addormentato”. In Pinocchio invece è addirittura addottorata, e, chiamata col Grillo redivivo e il dottor Corvo, a consulto sul cadaverino del povero legnetto, proprio col dottor Corvo ci concede un caso fantastico di tautologica dottoresca saccenza (e anche qui Totò e Peppino paiono profetizzati).
“Quando il morto piange, è segno che è in via di guarigione”, dice il dottor Civetta, ma il dottor Corvo: “Quando il morto piange è segno che gli dispiace di morire.”



FINE

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