9 ottobre 2007

Konrad Lorenz. "Il figlio dell'oca"


"Io vorrei, per un poco di tempo, essere convertito in uccello,
per provare quella contentezza e letizia della loro vita."
“Elogio agli uccelli”- Giacomo Leopardi


La Cornacchia
di Roberto Maurizio


SESTA PUNTATA – UNO/CINQUE

IL "FIGLIO" DELL’OCA


“La verità sulla natura è molto più bella di quella narrata dai poeti e gli animali sono la vera magia dell’esistenza”. Lo diceva Konrad Lorenz (uno tra i massimi esponenti dell’etologia, cioè la scienza che studia il comportamento degli animali, comparandolo a quello umano), e sfido chiunque a dire il contrario. Konrad si riferiva a tutti gli animali, quindi, alludeva anche a Sosa e Susa, le “mie” cornacchie. Secondo il fondatore dell’etologia, premio Nobel 1973 per la fisiologia e la medicina, “la natura appare come un tessuto continuo e indissolubilmente intrecciato”. Divulgatore impareggiabile, Konrad ha contribuito ad accrescere la sensibilità verso gli animali, rendendo partecipi quasi tutti gli uomini delle loro straordinarie perfomances. Che i pesci possano essere molto passionali, non l’avrebbe creduto nessuno e, molti ancora la pensano così. Che le tortore siano più feroci dei lupi con gli animali della propria specie è difficile da far digerire ai convinti sostenitori di “crepi il lupo!” o “attenti al lupo cattivo!” Che le volpi siano molto meno furbe dei cani, è una verità che sarà disprezzata dai vari Rommel (il cane del deserto, suona veramente male). Invece, Konrad ha cercato di spiegare addirittura che un'oca possa credere di appartenere alla specie umana, e in particolare di essere la figlia dello scienziato che l'ha "covata" (cioè, lui). In questo modo, il famoso etologo ha inaugurato l'ingresso degli animali nella storia. La vita scientifica e la passione umana di Konrad hanno dato conforto al mio lavoro svolto nel corso dei queste sei puntate. La natura considerata non come matrigna, ma come madre, come regno in cui prevale l’amore sull’odio, l’armonia sul caos. Dunque, Sosa e Susa sono servite a qualcosa, perlomeno a me. Ero partito con la convinzione di aver assunto una causa persa: difendere l’indifendibile. Le cornacchie da sempre alla gogna a causa della loro buffa andatura sul terreno, della loro particolare predisposizione a nutrirsi di tutto (anche di “carogne”) e, poi, della loro voce così sgraziata, gracchiante. Contrariamente ai pregiudizi popolari, basati più o meno su verità non certificate, le cornacchie non fanno altro che appartenere al mondo animale, alla natura, e in quanto tale vanno rispettate, conosciute e, per chi lo volesse, anche ammirate ed amate. Parafrasando Konrad, possiamo dire che “è motivo di sempre nuova ammirazione che la natura crei tutte le sue grandi opere, tra cui Sosa e Susa, senza mai trasgredire alle sue stesse leggi”.Konrad osservò con acutezza il comportamento degli animali. I suoi studi su rito e cerimonia, codice di comportamento, territorio, significato dell’aggressività, natura degli istitnti, imprinting, hanno aperto prospettive per riconoscere la ricchezza di significati anche nei fatti più primitivi del comportamento animale, riuscendo così a rimuovere i più rozzi schemi behaviouristici o antropormofizzanti. Anche la psicologia ha trovato uno stimolo e un ausilio prezioso in queste ricerche, che collocarono il comportamento umano di fronte all'incredibile varietà di comportamenti animali. Tuttavia, la notorietà dello scienziato non fu solo scientifica, ma anche umana: ammoniva gli uomini a rispettare la natura, per superare l'emergenza ambientale. Tra gli aspetti più importanti della personalità di Konrad Lorenz, accanto alla fantasia, alla gioia di vivere e all'umorismo, emerge la tendenza al gioco, la predisposizione ad un approccio ludico alle cose che lo circondano, poiché il gioco è solitamente connesso all'apprendimento. Fantasia e gioia di vivere sono strettamente collegati ad una famosa frase: "Cane che abbaia talvolta morde. Uomo che ride non spara mai". Un’ulteriore ammirazione che ho per Konrad è la sua grande passione verso i Corvidi. Abbiamo già menzionato, nell’articolo “La cornacchia romana” (Quarta puntata), come Lorenz Konrad fosse particolarmente attento alla Taccola (Corvus monedola), una dei protagonisti del libro del premio Nobel “L’anello del Re Salomone”, nel quale, en passant, il premio Nobel rende noto che l’origine del cognome di Franz Kafka è proprio Kavka, la parola ceca per taccola.


La taccola
UN RIPETUTO MALINTESO
La “famiglia più ampia” di Sosa e Susa, cioè quella dei corvidi, più nel male che ne bene, ha fatto parte integrante della storia e della cultura dell’umanità. L’elenco delle citazioni nelle quali compaiono le cornacchie sarebbe lungo, forse noioso, ma sicuramente incompleto. Abbozziamo solo alcuni spunti, riproponendoci, magari anche con l’ausilio degli eventuali attenti lettori, di completarlo successivamente. L’analisi che mi propongo di fare vorrebbe seguire questo percorso: 1. Dove e quando compare la parola cornacchia nella storia dell’umanità? 2. Chi ne ha parlato? 3. Come è stata trattata? Una premessa è necessaria. La letteratura, la tradizione, l’astronomia, l’arte e così via hanno sempre fatto confusione tra due animali simili ma, come sappiamo, assai differenti sotto diversi aspetti. E’ come dire che un calabrese e un malgascio siano la stessa cosa. In parte è vero, ma molte sono le cose li distinguono. Cito tre esempi: 1. La costellazione “della cornacchia” viene chiamata oggi “del corvo” e viceversa; anche gli ebrei e i greci usavano indistintamente i due appellativi per la stessa costellazione. 2. La “cornacchia araldica”, di cui abbiamo pubblicato una foto (quarta puntata), se è vista ingrandita, dimostra chiaramente che la rappresentazione del disegno e di un corvo e non di una cornacchia. 3. La famosa statua di “Mitra con la cornacchia”, altro non è che “Mitra e il corvo”. Il Mitraismo fu un'antica religione ellenistica, basata sul culto di un dio chiamato Meithras che apparentemente deriva dal dio persiano Mitra e da altre divinità dello Zoroastrismo. Nel bassorilievo (vedere foto), del II-III secolo raffigurante una tauroctonia, Mitra che sacrifica il toro sacro, sono presenti (senza note “disambigue”) il serpente, lo scorpione, il cane e, in modo ambiguo, la cornacchia. Molti testi parlano, invece, di corvo. In effetti, più che cornacchia (Coronae Cornix) si dovrebbe trattare proprio di corvo (Corvus Corax o Corvo imperiale). Infatti, se si prendono i sette gradi iniziatici del Mitraismo si vede che il primo, dedicato a Mercurio, è proprio Corax (cioè, corvo) e non Corona (cioè, cornacchia), ma questa è una nostra supposizione. Gli altri elementi che formavano i gradi iniziatici sono: 2. Venere, sposo, Nymphus; 3. Marte, soldato, Miles; 4. Giove, leone, Leo; 5. Luna, persiano, Perses; Sole, corriere del Sole, Heliodromus; Saturno, padre, Pater. Passiamo ora all’analisi vera e propria, anche se questa confusione non ci abbandonerà mai. Tra le leggende dell’antica Grecia e dell’antica Roma, troviamo la cornacchia come l'uccello nel quale si trasformò Apollo per sfuggire a Tifone nello stesso momento in cui Pan si trasformò in Capricorno. In Ovidio, nei Fasti, la cornacchia fu mandata dal padrone a prendere una tazza d'acqua, ma l'animale indugiò accanto ad una pianta di fichi per aspettare che maturassero e mangiarseli. Fece ritorno con una biscia nel becco, raccontando di aver tardato per via di un serpente. Per punizione fu esiliato in cielo con la tazza, Crater, e il serpente, Hydra, e condannato dal custode serpente ad una sete perenne. Un'altra antica leggenda dice che l'uccello fu immortalato per il contributo dato alla vittoria di Valerio contro uno dei Senoni.

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