16 ottobre 2007

Ottobrata romana

OTTOBRATA ROMANA
di Roberto Maurizio


Roma, 14 ottobre 2007. Una domenica messa tra un sabato di manifestazioni e un lunedì di risultati elettorali. Una domenica vuota, senza partite di calcio di serie A. Una domenica in cui si può fare di tutto, anche votare. Stadi vuoti, tv senza ascolti. Una domenica giusta per la programmazione. Come è noto, far coincidere una data importante con una partita fondamentale del campionato di calcio, soprattutto se è mondiale, è come darsi la zappa sui piedi. La scelta della data condiziona pesantemente la riuscita dell’evento. Sembra che vengano addirittura programmate le nascite dei bambini! Dunque, Roma deserta. Di tanto in tanto, un matrimonio (programmato bene, questa volta: nessun invitato ha la radiolina o dispone di quel maledetto videotelfonino che infastidisce, giustamente, la sposa). Di tanto in tanto, qualche turista. Di tanto in tanto, qualche gatto. Di tanto in tanto, qualche cornacchia. Saluto Sosa, Susa, Susina e Sosino “appollaiati”, o meglio “accornacchiati”, sull’antenna dell’Anas (e poi dicono che non serve a niente!) e parto.






Sosa, Susa, Susina e Susino sull’antenna dell’Anas
Foto di roberto maurizio


La giornata, anche dal punto di vista atmosferico, promette bene. Una tipica “ottobrata romana”. Ventitre gradi, venticello q.b. a sollevare una bandiera, cielo azzurro intenso, pochi romani.
Prima tappa. San Giovanni in Laterano, Rione Monti, Aventino, sei minuti. Parcheggio a iosa.



Panorama di Roma dall’Aventino
Foto di roberto maurizio

Sembra che il nome Aventino derivi proprio da ab avibus, per gli uccelli che si dirigevano verso il Tevere. E di uccelli la domenica ce ne sono tanti. Molti gabbiani, stormi di storni, e poche cornacchie che si fanno notare e che scorrazzano sugli alti cipressi, sugli obelischi e sui trofei militari. Sull’Aventino si trova anche il palazzo del Priorato dei Cavalieri di Malta, famoso perché se si guarda dal buco della serratura del suo portone è possibile vedere la cupola di San Pietro.


Il buco della serratura


Le Cornacchie dell’Aventino
Foto di roberto maurizio





Statua “triste” di Giuseppe Mazzini
Foto di roberto maurizio


Seconda tappa. Aventino, Circo Massimo, statua “triste” di Giuseppe Mazzini, Lungo Tevere (anche con poche macchine, sempre intasato; avviso luminoso: dalla Sinagoga all’Ara Pacis – sì o no 3, 4 chilometri – 35 minuti! Meno male che giro a sinistra!), Trastevere, Ministero della Pubblica Istruzione (aperto!), salita ripida, errore di percorso (conteggiato, con le indicazioni “precise” di come fare a perderti compreso nel menù) e poi, finalmente Garibaldi, imperioso, superbo, con i raggi radenti del sole al tramonto. Quindi, il Gianicolo, un colle (82 metri) prospiciente la riva destra del Tevere, che non fa parte del novero dei sette tradizionali. Le cornacchie si trovano a loro agio sul Gianicolo. Volano su Roma, si riposano sui tetti con le tegole di laterizio e dormono sui platani, sui pini e sulle querce. I loro richiami (diciamo così) amorosi e affettuosi hanno "fatto compagnia" a Torquato Tasso (e alla sua quercia, distrutta da un fulmine) e a Giacomo Leopardi.


Una cornacchia tra le foglie della palma su un tetto del Gianicolo
Foto di roberto maurizio

Una cornacchia, vista dal Gianicolo, sorvola Roma
Foto di roberto maurizio

Sette cornacchie sugli alberi del Gianicolo
Foto di roberto maurizio

Roma, Gianicolo, “Cornacchia illuminata dai raggi del Sole al tramonto”
Foto di roberto maurizio

Gianicolo, particolare della statua di Giuseppe Garibaldi
Foto di roberto maurizio

Gianicolo, uno zoom sull’Arcangelo Michele posto sulla cima di Castel Sant’Angelo
Foto di roberto maurizio

Gianicolo, la statua di Giuseppe Garibaldi
Foto di roberto maurizio

Gli antichi Romani hanno dedicato agli dei molti alberi maestosi: a Giove la Quercia, a Marte il Frassino, a Morfeo l’Olmo, ad Apollo l’Alloro, ad Iside il Salice, a Nettuno il Pino Marittimo, a Plutone il Cipresso, alle Muse il Pioppo bianco, alle Furie il Tasso.

Gianicolo, Roma al tramonto con i “Castelli” alle spalle
Foto di roberto maurizio

LA BELLEZZA DI UN SOGNO

Mentre la maggior parte dei turisti guarda nella stessa direzione in cui è rivolto Garibaldi, e cioè verso Roma imperiale, incantevole, dai mille colori caldi in cui prevale un rosa mattone molto gradevole, dai mille campanili, dalle infinite cupole "abbracciate" da un panorama che ingloba la città eterna all’interno delle sue forme sinuose marcatamente vulcaniche, dall’altra si appartano “coppiette” ormai desuete e nostalgiche, sempre , però, con gli stessi problemi. Alle loro spalle troneggia “er Cuppolone”. Questo lato nascosto, al tramonto, diventa imponente, maestoso, grandioso, veramente solenne. Al vespro, quinta delle ore canoniche, con un ritmo lento e scandito, le luci della Basilica di San Pietro assorbono a poco a poco i colori dello smeraldo, del vermiglio, dell’indaco, dell’ametista, del turchese, del ceruleo, del fiordaliso e, infine, del rosa tenue che si congiungono, senza soluzione di continuità, con il salmone chiaro, pesca scura, arancio bruciato, verde acqua, cobalto e azzurro ghiaccio del cielo, appena sfiorato da una falce di luna crescente che tramonta e ci saluta.

Gianicolo, le cornacchie sorvolano la Basilica di San Pietro
Foto di roberto maurizio

Le cornacchie “salutano” San Pietro
Foto di roberto maurizio


Una visione da incanto la Basilica di San Pietro
Foto di roberto maurizio


Un incantesimo, la visione del tramonte della falce di Luna crescente
Foto di roberto maurizio

1 commento:

  1. L'Arcangelo Michele è il vero arcangelo rappresentato su Castel Sant'Angelo e non Gabriele. Questo è il risultato che viene raggiunto solo da chi verifica e studia le fonti. Complimenti!

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