3 ottobre 2009

L'Irlanda vota sì

L’Irlanda dice sì al Trattato di Lisbona
di Roberto Maurizio

L’1% degli elettori europei tenevano il 99% con il fiato sospeso

Il Si' ha vinto il referendum irlandese sul Trattato di Lisbona con il 67,1% dei voti. Il No ha avuto il 32,9%. Sono questi i dati definitivi, secondo quando ha annunciato la tv pubblica Rte. L'affluenza e' stata del 58%. Il passaggio di voti dal No al Si' e' stato del 20,5%, rispetto al 2008, quando i contrari erano stati il 53,4%. Le scene di giubilo dopo la bocciatura del referendum nel giugno del 2008 fecero venire i brividi ai costruttori dell'Europa unita: l'Irlanda, roccaforte dei sentimenti europeisti, stava diventando euroscettica come la vicina Gran Bretagna. Ma 18 mesi dopo, i trionfatori dello scorso anno fanno oggi i conti con una debacle che ha visto un 20% di elettori in media passare da No al Si'.

La gente ha parlato


L’Irlanda, dunque, ha detto di sì al Trattato di Lisbona con una percentuale elevata: 67,1% dei consensi. Il risultato è stato apprezzato soprattutto a Bruxelles. Il “no” dell’anno scorso stava minando l’Unione Europea. «Il sì ha vinto»: ha annunciato il Premier irlandese, Brian Cowen, già nel pomeriggio di ieri, mentre si stava completando lo spoglio delle schede. «La gente ha parlato, questo è un buon giorno per l'Irlanda e per l'Europa. Insieme all'Europa, siamo migliori e più forti. Il Trattato farà nascere un'Europa più forte e un'Irlanda migliore», ha aggiunto Cowen.
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Un grande giorno per l’Irlanda

Il tanto atteso sì di Dublino al Trattato di Lisbona rappresenta «un grande giorno per l'Irlanda e un grande giorno per l'Europa». Così Jose Manuel Barroso, presidente della Commissione Ue, ha commentato il risultato del secondo referendum dell'Isola di Smeraldo, dopo la bocciatura dello scorso anno. Per Barroso il risultato è «un segno di fiducia» nell'Europea e «dimostra che l'Ue è pronta a prestare attenzione» ai dubbi degli elettori Dublino ha infatti ricevuto le garanzie che chiedeva sul fatto che il Trattato non influirà su alcuni indirizzi chiave della propria politica come la neutralità militare, o le sue leggi fiscali e soprattutto in materia di aborto, ancora oggi severamente vietato. Il sì degli irlandesi al Trattato di Lisbona è una «buona notizia per l'Europa» e dimostra il loro «vero» impegno per il progetto europeo, ha affermato il presidente del Parlamento europeo Jerzy Buzek, che si è detto molto contento degli esiti elettorali. Soddisfatta anche il cancelliere tedesco Angela Merkel: «Mi voglio congratulare con il popolo irlandese per l'esito del referendum e anche con il mio collega Brian Cowen. Si tratta di un passo importante sulla strada del Trattato di Lisbona e posso dire che la Germania, nel giorno della Riunificazione, è molto lieta del risultato». «E' il coronamento degli sforzi compiuti in particolare durante la presidenza francese dell'Ue per dare una risposta alle preoccupazioni che avevano espresso gli irlandesi», è il commento di Sarkozy.

Chi governa l’Italia? Secondo Il Corriere della Sera, Fassino
Dall'Italia, il responsabile del Pd per la politica estera Piero Fassino ha parlato di «un voto che restituisce speranza e fiducia nell'Europa, che soltanto se saprà parlare con una voce sola e agire unita potrà far fronte alle sfide della globalizzazione e corrispondere alle attese dei cittadini». Un comunicato sconvolgente, in primis, chi cazz’è Fassino, e poi parlare di sfide e di attese proprio durante un momento di gioia è un tipico atteggiamento della prevalenza della depressione che incombe su un partito depresso (Pd: Partito della Depressione).

Ma buttiamoli fuori gli euroscettici!
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Il testo di Lisbona dovrà essere adottato da tutti i 27 Paesi, ma l’Irlanda era l’unico tenuto, per Costituzione, a pronunciarsi per referendum. Finora, sono 24 i Paesi membri che hanno completato il processo di ratifica. Il Presidente polacco, Lech Kaczynski, ha promesso la firma subito dopo il sì irlandese. Wladyslaw Stasiak, capo dell'ufficio del Presidente, ha confermato che la firma avverrà subito, «senza inutili rinvii». Rimarrà poi da completare la ratifica del trattato soltanto nella Repubblica Ceca, dove la firma resta appesa a un ricorso in giustizia e alla buona volontà del presidente euroscettico Vaclav Klaus.

Cos’è il Trattato di Lisbona


Il Trattato di Lisbona è stato firmato dai Ventisette paesi aderenti all’Unione Europea (Ue) il 13 dicembre 2007. Il Trattato prevede una sostanziale riforma delle istituzioni europee e del sistema di voto in Consiglio Ue, un aumento delle competenze comunitarie, soprattutto nel campo della Giustizia e degli Affari interni, e nuovi poteri del Parlamento europeo (sempre nella Giustizia e Affari interni e nella politica agricola). Molto importante è anche il carattere vincolante che assumerà la Carta dei diritti fondamentali dell’Ue. Ecco in una scheda le principali novità.

STRUTTURA GIURIDICA
Il «Trattato di Lisbona» modifica i due trattati vigenti che costituiscono la base di tutto il diritto comunitario: il «Trattato dell’Unione europea» e il «Trattato delle Comunità europee». Il primo continua a chiamarsi nello stesso modo e contiene le disposizione di principio (valori, obiettivi ecc.). Il secondo cambia nome, diventando un «Trattato sul funzionamento», e contiene disposizioni più puntuali sulle varie politiche Ue. I due nuovi trattati sarebbero dovuti entrare in vigore il primo gennaio 2009. Nonostante sia stato definito «trattato semplificato» rispetto alla Costituzione europea bocciata nel 2005 dai referendum di Francia e Olanda, la struttura del testo (infarcito di dichiarazioni e protocolli per accontentare tutti i più svariati interessi nazionali), è molto più complessa di quella della «Magna Charta» ormai defunta, ed è leggibile soltanto da veri esperti.

NUOVO SISTEMA DI VOTO
Il nuovo Trattato riprende il sistema di voto «a doppia maggioranza», già inserito nella Costituzione, per l'adozione delle decisioni del Consiglio Ue: per formare una maggioranza servirà il 55% degli Stati membri, rappresentanti almeno il 65% della popolazione dell’Unione. Questo sistema avrebbe dovuto sostituire dal 2014 il complesso sistema attuale di ponderazione dei voti in vigore con il Trattato di Nizza ovvero a partire dal 2003. Fino al 31 marzo 2017 però, la Polonia ha ottenuto la facoltà di chiedere che si applichi il sistema di voto ponderato attuale, se sospetta che una decisione del Consiglio adottata con il nuovo sistema la penalizzi. Infine Varsavia ha ottenuto l’inserimento in un protocollo della ’clausola di Ioanninà, che consente ai paesi in minoranza su una decisione di rinviarla «per un tempo ragionevole». Per eliminarla sarà necessaria una decisione unanime.

ESTENSIONE DEL VOTO A MAGGIORANZA QUALIFICATA
Diventerebbe la regola per 45 settori fra cui la cooperazione giudiziaria e di polizia, la cultura, la politica economica. L’unanimità resta la norma per politica estera, sicurezza sociale e fisco. La Gran Bretagna e l’Irlanda hanno ottenuto una deroga sulle decisioni nel campo della Giustizia e degli Affari interni (che include la cooperazione giudiziaria e di polizia e le politiche sull’immigrazione): i due paesi potranno decidere se accettare o no le decisioni legislative in questo settore, con un sistema di ’opt out’ o di ’opt in’. Disposizioni speciali sono previste anche per la Danimarca.

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO EUROPEO (CAPI DI STATO E GOVERNO)
La presidenza non sarebbe più semestrale a turno, ma avrebbe un mandato di due anni e mezzo rinnovabile una volta, su designazione. La funzione di presidente stabile dell’Ue diventerebbe incompatibile con incarichi a livello nazionale. Il Consiglio Ue nelle sue varie formazioni ministeriali (Ambiente, Agricoltura, Ecofin, etc) resterebbe invece sottoposto al sistema della presidenza di turno semestrale da parte dei governi degli Stati membri.

COMMISSIONE EUROPEA
Il Trattato prevede che di norma l’Esecutivo comunitario sia composto dai due terzi del numero degli Stati membri, secondo un sistema a rotazione, ma solo a partire dal 2014, mentre la prossima Commissione avrebbe ancora un commissario per ogni paese. In realtà, i capi di Stato e di governo sono già d’accordo per disapplicare le disposizioni del Trattato sullo ’snellimentò della Commissione dal 2014, con una decisione unanime che ristabilirà il principio di un commissario per paese. Lisbona permette questa decisione, che non dovrebbe essere sottoposta a ratifica, mentre con le regole vigenti non sarebbe possibile: l’attuale Trattato di Nizza prevede già che la prossima Commissione abbia un numero di commissari inferiore (senza specificare di quanto) al numero degli Stati membri, e se in Irlanda domani vincesse di nuovo il ’nò, questa resterebbe la regola. Per questo, quando Barroso è andato a Dublino, a metà settembre, ha avvertito gli Irlandesi che «l’unico modo per essere sicuri di avere sempre un commissario è approvare il Trattato di Lisbona».

ALTO RAPPRESENTANTE PER LA POLITICA ESTERA E DI SICUREZZA
Continuerebbe a chiamarsi così il «ministro degli Esteri» dell’Unione previsto originariamente dalla Costituzione Ue: il nome di ’ministrò è stato dismesso a causa delle remore della Gran Bretagna. Questa nuova figura riunirebbe in un solo incarico i compiti svolti attualmente dall’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune (Pesc) e dal commissario europeo alle Relazioni esterne, e diventerebbe anche vicepresidente dell’Esecutivo comunitario.

PARLAMENTO EUROPEO. NUOVI POTERI E COMPOSIZIONE
È prevista una estensione della procedura di codecisione che darebbe all’Europarlamento diritto di veto anche nel nuovo settore ’comunitarizzatò della Giustizia e Affari interni, nonché, finalmente, nella vecchia politica agricola comune (Pac). La composizione dell’Assemblea di Strasburgo, passata da 785 a 736 deputati con le elezioni dello scorso giugno (in applicazione del Trattato di Nizza), con Lisbona dovrebbe pasare a 751 deputati, ma i capi di Stato e di governo hanno convenuto che, a titolo temporaneo e fino alla fine dell’attuale legislatura nel 2014, il Parlamento sarà composto di 754 membri. RUOLO DEI PARLAMENTI NAZIONALI Disporrebbero di un meccanismo di allerta precoce rafforzata per contestare progetti di legislazione europea. La Commissione sarebbe obbligata a riesaminare ogni progetto che venisse contestato da un terzo dei voti attribuiti ai Parlamenti nazionali, e a motivare l’eventuale rifiuto a tener conto delle critiche. Il riesame delle proposte legislative europee da parte dei legislatori nazionali è però configurato come un diritto e non come un dovere, secondo una richiesta britannica.

CARTA DEI DIRITTI FONDAMENTALI
Il trattato conferirebbe valore giuridicamente vincolante alla Carta dei diritti fondamentali Ue, tranne che per la Gran Bretagna e la Polonia che potrebbero avvalersi della clausola di «opt out». L’Irlanda, che aveva pensato di chiedere la stessa clausola, alla fine ci ha rinunciato. Le istituzioni europee saranno tenute al rispetto dei diritti sanciti dalla Carta, e lo stesso varrà per gli Stati membri quando attuano la legislazione dell’Ue. La Corte europea di giustizia assumerà la competenza giurisdizionale per giudicare la corretta applicazione della Carta.

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