22 ottobre 2009

L'Onu dopo Guantanamo. Fao, Ifad e Unhcr faranno la stessa fine?

Obama chiude Guantánamo. A quando la soppressione dell’Ifad, della Fao e dell’Unhcr?
di Roberto Maurizio

La “matrona” della Fame nel mondo

La Fao sullo sfondo di una strada interrotta (foto di Roberto Maurizio)

Esiste una giustizia umana e lo sta dimostrando il Presidente americano Obama con la volontà di chiudere il carcere vergognoso di Guantánamo. Il carcere verrà soppresso, si spera, dopo circa 8 anni. Ma come fa, il Presidente del “Yes, We Can” a sopportare ancora l’esistenza di Agenzie delle Nazioni Unite inefficienti che da più di sessant’anni non hanno prodotto niente di buono? L’Ifad (Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo), in realtà, è molto più giovane della “matrona” Fao.

Ifad. Il Rapporto “velina”





Nato nel 1977, durante le crisi petrolifere, il Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo doveva rappresentare il “fiore all’occhiello” di un’Organizzazione internazionale che non ha mai avuto tempo e voglia di emergere nelle controversie internazionale e ancor più nella lotta contro le disparità nel mondo. Dopo 32 anni, l’Ifad, sembra una Cococo, una lavoratrice (si fa per dire) a tempo determinato, un Azzecca Garbugli, senza arte e né parte. La riprova è l’ultimo rapporto “velina”, lo stesso che sta riproponendo da anni, reso noto oggi dall’Ifad, che a sede a Roma, come la Fao. Un rapporto inutile!

Viale Ombroso

Roma, la sede dell'Ifad

Qui di seguito i nostri lettori avranno modo di avere il testo completo e le “intuizioni” di questo organismo che potrà essere risollevato solo dal recente Premio Nobel, Barak Hussein Obama. Cos’è che non va nelle “analisi”, pagate a suon di bigliettoni verdi, dell’Agenzia Onu di via del Serafico? La testardaggine. Sono anni ed anni che continuano a predicare come se fossero su un pulpito di viale Ombroso la bontà delle loro tesi: piccoli prestiti, donne superiore agli uomini nel risparmio e nella gestione della famiglia, pozzi a destra e a sinistra, aiuti ai pastori del Ciad, dell’Eritrea.

Il “tifo” per la fame





Forse i tanti funzionari dell’Ifad non sono andati a vedere nemmeno Frosinone. Mandate dei soldi a Cerignola, a Portocannone, a Canicattì e vedrete i risultati. Allora? Bisogna fare piazza pulita di questi “energumeni” che “tifano” per la fame e per il sottosviluppo. Ed è anche logico.

Il Roi della Fao


La spazzatura vicino alla Fao

L’Azienda di Terme di Caracalla non è servita a debellare la “Fame nel mondo”, ma ha saputo ingrassare i funzionari e i suoi porta borse per 60 anni. Lo Stato Patrimoniale e il Conto economico hanno registrati incassi favolosi. Dove sono andati a finire? Nel Roi dell’Azienda romana. Il suo Return on Investment ha raggiunto quasi il 100%, perché tutto quello che è stato investito per l’Africa è tornato come utile diretto e indiretto alla Fao e niente alle popolazioni africane. In effetti, quale necessità avrebbe la “matrona” di produrre effetti positivi nella sua azione, se non quella della sua soppressione di ente inutile. Se non c’è più fame nel mondo non c’è nemmeno la Fao e l’Ifad.

Brunetta un “Watusso”

Una bellissima donna Tutsi, in un dipinto dove emerge interamente il dramma dell'Africa e dal quale, però, si intravedono prospettive di pace e di sviluppo economico e sociale

Allora, chi ci obbliga a lavorare per raggiungere l’obiettivo della nostra dissoluzione? Ci vorrebbe un semplice “Brunetta”, che non è un Watusso, per affermare: ti do tempo fino al 2015, anno in cui si dovrebbe dimezzare la povertà nel mondo, altrimenti fai le valige e il costo enorme degli investimenti internazionali dovrebbero prendere un altro percorso.

Undp e Pam, le “cenerentole Onu” vicine al persone bisognose





Quale? Ci sono persone veramente colte ed oneste in questi organismi, ma si contano solo su una mano. Ad esempio, l’Undp (United Nations Devepolment Program) è un organismo eccezionale, che la stampa becera e provinciale italiana ha sempre trascurato. L’Undp è il “cuore dell’Onu” dal quale potrebbe nascere un nuovo organismo internazionale capace di combattere non solo la fame e la povertà, ma la corruzione che alla base del sottosviluppo. Il Pam (il Programma alimentare mondiale) il migliore di tutti, che opera direttamente e che ci rimette anche vite umane. Ma nessuno, in Italia, nonostante che la sua sede sia a Roma, se lo fila.

Via Palmiro Togliatti




L’Ifad e l’Unhcr hanno perso quasi completamente le loro onorevoli “missions”. Sono stati imbarbariti dalla politica e gettano al mare le persone che una volta loro difendevano. Non hanno carisma, non hanno capacità di interloquire, di farsi valere, non con le ideologie, ma con un sentimento molto più banale, se volete, l’umanità dei nostri missionari, che non chiedono, danno.
La politicizzazione ha ridotto l’Unhcr come una sezione di via Palmiro Togliatti. Roba da pazzi!

453.811

L'odio non ha mai prodotto benefici per l'umanità, soprattutto quando a diffonderlo sono stati i media che dovrebbero mirare a raggiungere un mondo in pace e sviluppato. Questa è la stampa estera "ospitata" in Italia: Internazionale, ma quale, quella socialista? comunista? democristiana? La "vignetta", però, sbaglia in due particolari: il primo è che Berlusconi, purtroppo, non sarà l'ultimo imperatore, se continueranno ad esistere giornali finanziati da chi non si sa chi; il secondo è che tra le fiamme, questo Diavolo, ha, all'insaputa del grafico, una Croce che con la mano sinistra cerca di spegnere l'odio, il più grande crimine dell'umanità. Chi semina odio raccoglie tempesta. L'odio del secolo breve non è bastato? Circa 300 milioni di morti e forse più non sono bastati? Basta con l'odio che produce solo sofferenze!

La riforma dell’Organizzazione delle Nazioni Unite è necessaria ed indispensabile. Ci resta solo il tempo per non vedere morire le illusioni di tutti quelli che credono in un mondo migliore: dai miei calcoli 7 miliardi di esseri umani. Gli altri 453.811 milioni sono i nemici dell’umanità. Molti di essi si annidano anche negli organismi delle Nazioni Unite. Gli ultimi 11, credo di conoscerli.

Il Rapporto Ifad: “Mandare soldi a casa”



Roma, 20 ottobre 2009 – Secondo un rapporto del Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (IFAD), l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di povertà rurale, i lavoratori africani inviano alle loro famiglie in Africa più di quaranta miliardi di dollari ogni anno. Leggi restrittive e tariffe alte, tuttavia, sminuiscono il potenziale che queste rimesse avrebbero di risollevare i poveri dalla loro condizione di indigenza. Il rapporto “Sending Money Home to Africa” (Mandare Soldi a Casa in Africa) sarà presentato a Tunisi il 22-23 Ottobre al Forum Globale sulle Rimesse 2009, organizzato dall’IFAD e dalla African Development Bank (AfDB). A livello globale, i flussi delle rimesse superano i trecento miliardi di dollari l’anno, eccedendo l’ammontare degli Investimenti Stranieri Diretti e dell’Assistenza Ufficiale allo Sviluppo messi insieme. Mentre i costi per i trasferimenti di denaro sono diminuiti in modo significativo in America Latina e in Asia, mandare i soldi a casa in Africa è ancora molto costoso. Per i trasferimenti all’interno del continente i costi possono arrivare al 25% della somma inviata. Al vertice del G8 a L’Aquila lo scorso luglio, i leader mondiali hanno riconosciuto l’impatto che i flussi delle rimesse hanno sullo sviluppo e si sono prefissi l’obiettivo di dimezzare il costo dei trasferimenti nei prossimi cinque anni attraverso la creazione di un ambiente competitivo e senza barriere per i trasferimenti. Tra il 30-40% delle rimesse inviate in Africa è diretto alle zone rurali, dove i poveri non hanno accesso a servizi finanziari e dove le famiglie degli emigrati devono percorrere grandi distanze per poter prelevare il denaro inviatogli dai loro cari. L’intero continente africano ha lo stesso numero di punti dove le famiglie degli emigrati possono prelevare le rimesse che il Messico. Il rapporto dimostra che semplicemente aprendo ad altre strutture la possibilità di offrire servizi di trasferimento delle rimesse, per esempio istituzioni di microfinanza e uffici postali, il numero dei punti di prelievo delle rimesse raddoppierebbe. Il rapporto dell’IFAD evidenzia come nuove tecnologie – i cellulari ad esempio – e strutture già esistenti – in particolare uffici postali o piccoli empori e stazioni di rifornimento – potrebbero rendere più a portata di mano i servizi associati alle rimesse. L’Algeria, dove il 95% delle rimesse è pagato attraverso gli uffici postali, potrebbe essere presa a modello da altri paesi africani. “In tempi di recessione, favorire i trasferimenti di queste rimesse alle famiglie nelle aree rurali dell’Africa è più vitale che mai” ha affermato il Presidente Aggiunto dell’IFAD, Kevin Cleaver, prima di partire per Tunisi. “Il potere delle rimesse può essere stimolato abbattendo le barriere e rendendo meno costoso per le famiglie africane prelevare il proprio denaro,” ha aggiunto. La maggior parte del denaro inviato alle famiglie viene utilizzato per finanziare consumi giornalieri, ma studi dimostrano che associando alle rimesse l’offerta di servizi finanziari quali libretti di risparmio, mutui e assicurazioni, anche i più poveri risparmiano e spesso investono nello sviluppo delle proprie comunità.

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