9 gennaio 2008

E' la somma che fa il totale

Lo “strabismo” dell’Ocse sulla scuola italiana
di Roberto Maurizio




Una scuola "squinternata" con 40 di miliardi di euro l’anno

E’ passato giusto un anno dal Rapporto “Education at a Glance 2006” (Uno sguardo sull'Istruzione 2006) dell’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), pubblicato a gennaio del 2007. In attesa del nuovo Rapporto, che dovrebbe uscire a giorni, presentiamo i principali dati e le considerazioni sostanziali dell’importante organismo parigino di Chateau de la Muette. Comunque, visto l'andamento della scuola italiana nel 2007, non ci saranno grosse novità o sorprese eclatanti; non è previsto nulla di buono, anzi, le cose dovrebbero essere peggiorate. Per aspettarci buone nuove, dobbiamo affidarci solo su un improbabile "strabismo" (squint) parigino.
La prima e fondamentale considerazione allarmante dell’Ocse sulla salute della scuola italiana nel 2006, è, a dir poco, impietosa: il sistema scolastico italiano, da oltre un decennio, è vicino al collasso. Abbiamo una scuola arretrata, inefficiente, stagnante e arrogante.

Che cos’è l’Ocse

L’Ocse è stata istituita con la Convenzione di Parigi, firmata il 14 dicembre 1960, ed entrata in vigore il 30 settembre 1961. La sua sede è nella capitale francese, Chateau de la Mouette. Attualmente aderiscono all’Ocse 30 paesi industrializzati, che rappresentano i due terzi dell’intera produzione mondiale di beni e servizi ed i tre quinti delle esportazioni complessive. I paesi membri sono: Australia, Austria, Belgio, Canada, Corea, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Giappone, Grecia, Irlanda,Islanda, Italia, Lussemburgo, Messico, Norvegia, Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Repubblica Slovacca, Spagna, Stati Uniti, Svezia, Svizzera, Turchia, Ungheria. L’adesione all’Ocse è condizionata all’impegno da parte dello Stato richiedente di avere un’economia di mercato ed una democrazia di tipo pluralistico.

Una scuola costosa ed inefficiente

Stando ai numerosi dati contenuti nel Rapporto (di cui pubblichiamo la sintesi in italiano su Articoli di Stampa, Scuola e Vita), il sistema di istruzione nazionale risulta troppo costoso se paragonato agli scarsi risultati che riesce a produrre. Un sistema nella sostanza inefficiente che richiede un approfondito restyling. Scuola, istruzione post-secondaria e università arrancano, sfornano studenti che non riescono a reggere il confronto con i compagni degli altri 30 paesi aderenti all'Ocse e laureati che troppo spesso restano disoccupati.
Il ponderoso volume di 465 pagine, ricche di tabelle, grafici e numeri (con dati aggiornati al 2004), attraverso il confronto fra i diversi sistemi di istruzione dei vari paesi aderenti all'Ocse, individua le cause dei mali che affliggono la scuola italiana e indica soluzioni possibili .

Cultura scientifica

Per quanto riguarda la Cultura scientifica, il Rapporto afferma che nel 2003 i quindicenni italiani figuravano al 27° posto per le loro competenze nelle materie scientifiche e nel 2006 sono slittati al 36° posto. In cima alla lista scientifica figurano gli studenti della Finlandia, paese che non solo continua a mantenere buoni risultati (da 548 punti a 563), ma in cui tutti gli alunni raggiungono livelli di buon rendimento. Dietro l'Italia si piazzano solo Portogallo (474), Grecia (473) e Israele (454). Fra i Paesi al di sotto della media Ocse, oltre all'Italia, si posizionano Croazia, Slovacchia, Lituania, Norvegia. E peggio dei nostri ragazzi, oltre ai coetanei di Portogallo e Grecia, fanno gli studenti di Bulgaria (434 punti) e Romania (418), fra gli ultimi entrati nella Ue.

Lettura
Per la lettura, l'Italia si posiziona al 33° posto, totalizzando un punteggio totale di 469, che la posiziona al di sotto della media Ocse nella classifica che vede ai primi cinque posti Corea, Finlandia, Hong Kong, Canada e Nuova Zelanda. Di paesi dell'Unione Europea, soltanto Repubblica Slovacca, Spagna e Grecia hanno fatto peggio del nostro paese, oltre alle nuove entrate Bulgaria e Romania. L'Ocse, inoltre, rileva come l'Italia abbia peggiorato il proprio risultato rispetto al primo rapporto Ocse-Pisa del 2000. Per quanto riguarda la differenza tra maschi e femmine, le ragazze di tutti i paesi interessati dalla ricerca hanno fatto meglio dei loro coetanei: in particolare, per quanto riguarda l'Italia lo scarto è di 41 punti a favore delle studentesse.

Matematica

Per la matematica, il nostro paese si trova al 38° posto (con 462 punti) della classifica che vede ai primi cinque posti Taiwan, Finlandia, Hong Kong, Corea e Olanda. Peggio dell'Italia, tra i paesi dell'Unione europea soltanto la Grecia che si posiziona al 39° posto e Bulgaria e Romania. Anche per la cultura matematica, come per la capacità di lettura, almeno un quarto degli studenti che hanno partecipato al progetto non ha raggiunto la ''sufficienza'' del secondo livello di conoscenza, classifica in cui siamo superati anche dalla Grecia. L'Italia, infatti, è fuori anche dalla ''classifica'' che vede almeno il 70% degli studenti raggiungere il secondo livello. Come per le altre due rilevazioni Ocse-Pisa, anche per quella matematica i risultati ottenuti nel 2006 sono peggiori di quelli del 2003. A differenza della classifica per capacità di lettura, per la matematica i ragazzi si sono comportati meglio delle loro colleghe studentesse.

Solo il Nord Italia il linea con i migliori

E’ inutile tapparsi il naso davanti a manifestazioni, a volte, estemporanee di Bossi. Preso da solo il Nord Italia, senza il “fardello del Centro-Sud”, si colloca sempre tra i primi posti nella stesura di tante statistiche: dal reddito pro-capite, alle ore lavorate, dalla produttività industriale al tasso di occupazione, dalla sanità allo sport (è doloroso dirlo!). Quindi, il Nord, anche nel settore scolastico, fa rimarcare dati confortanti che lo collocano sopra la media dei paesi Ocse.

I licei “stracciano” i professionali

Secondo il Rapporto, gli studenti dei licei hanno conseguito mediamente risultati migliori rispetto ai tre ambiti di indagini (scienze, matematica, lettura) con un punteggio di 518 più alto di quello di istituti tecnici e professionali, questi ultimi staccati di oltre 100 punti a 414. Gli studenti del nord-est hanno un punteggio di 520, seguiti da quelli del nord-ovest con 501, dal centro con 486, dal sud con 448 e le isole con 432. Estrapolando i dati, emerge che gli istituti tecnici del nord-ovest e del nord-est si collocano al di sopra della media Ue, dimostrando un livello di preparazione assolutamente migliore di quello dei loro colleghi delle altre regioni d'Italia.

Eccellenze depresse. Si coltiva la depressione

I dati Ocse mostrano "l'immagine di una scuola che da un lato continua a non riuscire a coltivare le eccellenze, dall'altro assiste ad uno slittamento verso il basso del livello medio di prestazione degli studenti, almeno per quanto riguarda l'ambito della lettura".
Il grado di istruzione complessivo, secondo l'Ocse, pone l'Italia al penultimo posto per numero di laureati: appena 11 su cento persone di età compresa fra 25 e 64 anni. Solo la Turchia è sotto di noi, ma veniamo sopravanzati perfino dal Cile e dal Messico. I paesi asiatici (Giappone e Corea) ci surclassano (37 e 30 rispettivamente), così come Stati Uniti e Australia. Situazione non cambia prendendo in considerazione i giovani laureati di età compresa fra i 25 e i 34 anni. E il divario fra l'Italia e la media dei paesi dell'Unione europea (a 19 stati) si amplia per numero di laureati nelle facoltà scientifiche: 1.227 ogni 100 mila giovani fra i 25 e i 34 anni contro i 2.128 della media Ocse. Le cose non cambiano molto se si passa ai semplici diplomati: siamo in fondo alla classifica (appena 48 su 100) con una media Ocse che si attesta sui 67 ogni 100 abitanti di età compresa fra i 25 e i 64 anni.

Le leggende metropolitane

Quarant’anni fa in Italia, su 100 bambini che si iscrivano alla prima elementare solo 10 si laureavano. Oggi sono 11! Allora, che ne dite della frase, trita e ritrita, una vera e propria leggenda metropolitana, che si sente sui “poggi capo” dei barbieri, sulle “pedane” degli autobus, ma anche sui “tappeti” dei salotti bene della nostra amata “borghesia progressista e illuminista”: TROPPI DIPLOMATI, TROPPI LAUREATI!

Si scommette sulla selezione naturale

L'Organizzazione parigina, però, alla fine diventa "buona" con l'Italia. Un'occasione da non perdere: entro il 2015, l'Italia, subirà un calo della popolazione scolastica (tra il 10% della materna e il 4% delle superiori) che avrà un impatto positivo sulla spesa per l'istruzione. La sola diminuzione degli alunni dovrebbe, secondo l'Ocse, consentire un risparmio del 6% che, in tempi di magra, non è poca cosa. Che bella soddisfazione! Per diminuire le spese, scommettiamo "sulla selezione naturale".

Superiori ammalate

Siamo seri. La scuola italiana deve essere più efficiente per reggere il confronto con le altre economie mondiali. Il Commissario europeo per l'istruzione, la formazione, la cultura e il multilinguismo, Ján Figel', invece, avverte: "Sistemi d'istruzione e di formazione efficienti possono avere un notevole impatto positivo sull'economia e sulla società, ma le disuguaglianze nell'istruzione e nella formazione hanno consistenti costi occulti che raramente appaiono nei sistemi di contabilità pubblica. Se dimentichiamo la dimensione sociale dell'istruzione e della formazione, rischiamo di incorrere in seguito in notevoli spese riparative".
Sulla stessa linea si pone il Ministro della Pubblica istruzione, Fioroni: “la scuola non è equa perché distingue tra chi è figlio di operai e chi di professionisti”. Porre la questione in termini esclusivamente di equità vuol dire, a nostro avviso, non comprendere a fondo i veri mali del sistema. Sono elementi sociali di grande rilevanza politica, richiamano sicuramente i voti molti utili alle elezioni, ma sembrano un po' datati, fermi al secolo scorso, il famoso "secolo breve" dove hanno trionfato l'ideologismo e le tirannie. Per allinearci ai livelli europei serve una scuola più competitiva e la chiave non sta tanto nell'affrontare questi problemi a livello di scuola primaria (la vecchia scuola elementare, che, secondo la graduatoria stilata dalla rivista Forbes, risulta essere tra le prime nel mondo, in termini di competitività), bensì a livello di scuola secondaria. E’ lì che il vero male si annida.

Non è mai troppo tardi!

Senza parole!

Il grande Maestro Manzi



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Desaparecidos
Ogni anno, in provincia di Napoli, quasi diecimila studenti abbandonano le aule scolastiche. I "desaparecidos" della scuola pubblica napoletana sono ragazzini delle medie, e soprattutto dei primi due anni della scuola secondaria di secondo grado, che nel bel mezzo dell'anno scolastico decidono che la loro carriera scolastica può considerarsi conclusa. Nessuno sa che fine fanno. Nessuno studio serio è mai stato effettuato per capire dove finiscono gli studenti (ma anche le studentesse, di cui nessuno si occupa – probabilmente, perché non fanno scippi -). Solo congetture come: “la maggior parte di loro prende la strada del lavoro, spesso precario e in nero, utile però a racimolare qualche decina di euro da tenere in tasca per sentirsi 'grandi'. Altri incappano nelle maglie della microcriminalità e diventano corrieri della droga o il braccio di una piccola manovalanza del crimine. Solo una piccola parte chiede 'asilo' alle scuole private". Ma da dove prendono questi dati, se non esistono? Per la dispersione, sembra, che venga stanziato il 5% del totale delle spese del Ministero della Pubblica (adesso sì, tre anni fa no) Istruzione che ammonta a 40 miliardi di euro. E’ la somma che fa il totale…

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