23 gennaio 2008

Rapporto Unicef 2008

Nascere e crescere sani
di Roberto Maurizio


Un grido senza voce

I Rapporti annuali delle Nazioni Unite, delle sue Agenzie specializzate e dei suoi organismi istituzionali sembrano ripetitivi. Ogni anno, la Fao ci ricorda dell’esistenza di milioni di persone che muoiono di fame nel mondo, l’Unep (United Nations Environment Program) lancia l’allarme sull’ambiente, l’Ifad (International Fund for Agricultural Development) parla dei milioni di problemi delle micro strutture agricole che aspettano soluzioni, l’Undp (United Nations Development Program) sbandiera ai quattro venti la scarsa qualità della vita nei paesi poveri. L’allarme è continuo e monocorde. Ha la stessa tonalità di un “grido senza voce” urlato nel deserto. “Nessun cavallo bianco”, di conseguenza, si muove in soccorso della povertà e dell'inesistente sviluppo sostenibile dei paesi in difficoltà, né prima, né dopo i Rapporti dell’Onu.

Una classe mancante

Eppure, i Rapporti sono eloquenti, sono forniti di milioni di dati statistici ineccepibili, contengono analisi scientifiche di grande respiro. Cos’è che non funziona? Il messaggio. L’informazione non riesce a trapassare indenne le maglie della rete dei cosiddetti “mass media”, che la intrappolano, la deformano, la rendono banale, la trasformano in inutilità assoluta. Tutto questo succede soprattutto in Italia, dove, per volontà politica, non si è mai voluto “costruire” una classe di giornalisti “dello sviluppo”, “della cooperazione”; in altre parole, di veri e propri professionisti di politica internazionale seri e non ancorati alla nostra politica estera. Sono poche le eccezioni che si contano veramente sulle dita di una o al massimo di due mani.

Informazione e imprese

Se oggi si conducesse un’analisi sull’opinione pubblica italiana sul sottosviluppo, l’India, la Cina e il Brasile, risulterebbero negli gli ultimi posti tra i paesi più poveri, perché gli italiani sono rimasti, per colpa dei nostri giornalisti, agli anni ’80 e ’90 del secolo scorso. Durante tutto il decennio ’90, nessun giornalista ha mai messo in evidenza la crescita esponenziale di questi tre paesi. Anche le nostre imprese non si sono accorte e sono arrivate buon ultime in Cina, dove ormai le imprese tedesche operano da più di 15 anni; in India, dove quelle inglesi sono sbarcate in forza negli anni ’90; in Brasile, dove le aziende spagnole, portoghesi, olandesi, e così via, si sono addensate fin dall'anno 2000 e ancor prima.

Mortalità infantile in diminuzione

Un altro esempio, della “mala informazione” è rappresentato dal modo con il quale la nostra stampa ha trattato l’ultimo Rapporto dell’Unicef, presentato ieri, 22 gennaio 2008, dal Presidente Antonio Sclavi, in concomitanza con il lancio internazionale effettuato a Ginevra. Il Rapporto 2008 afferma che la mortalità infantile mondiale è in diminuzione. Questo sarebbe dovuto essere un evento, una notizia sensazionale, doveva far nascere dibattiti sul perché di tale successo. Invece, niente. I giornali hanno sottolineato questo progresso ma hanno continuato a sbattere in prima pagina la morte di milioni di bambini nel mondo. E’ vero, muoiono ancora troppi, e non saranno mai pochi finché perirà anche un solo fanciullo a causa del sottosviluppo. Ma qualcosa sta cambiando.

Il "callo" insensibile

Quello che non cambia è la "fattura" con la quale viene confezionata la notizia: noia e ripetitività che generano il “callo”, l'insensibilità dell'opinione pubblica che continua ad allontanarsi dai problemi reali.

Un netto miglioramento

Il Rapporto prende in esame le strategie di lotta alla mortalità infantile, neonatale e materna di questi ultimi decenni, rilevando come gli interventi più "tradizionali" (vaccinazioni, terapia a base di sali reidratanti, allattamento al seno, etc.) abbiano ottenuto grande successo nel contrastare le cause più frequenti di decesso tra i più piccoli, come infezioni o diarrea. Già a settembre, l’Unicef aveva fatto notare come le cifre della mortalità infantile erano in netto miglioramento. Ieri, questo concetto è stato ribadito. Ma l’attenzione è caduta, di nuovo, sulla drammaticità del problema che fa notizia: in tutto il mondo, continuano a morire in media, ogni giorno, soprattutto per cause evitabili, più di 26.000 bambini sotto i cinque anni.

Finalmente un bel titolo e una bella foto

Il Rapporto, che inverte la tendenza alla drammatizzazione, ha anche un il titolo "bello": “Nascere e crescere sani"; e ancor più bella è la foto scelta per la copertina (vedere in alto). Finalmente un bel bambino “paffutello” che apre la via alla speranza di poter ottenere buoni risultati fin da subito.

Il successo consolidato degli interventi salvavita

Secondo il Rapporto, accanto agli effetti di lungo periodo dei conflitti, tra le cause della mortalità infantile emergono con nettezza le malattie delle vie respiratorie e le conseguenze dirette e indirette delle cattive condizioni di gravidanza e parto (gravidanze precoci, parti non assistiti, mancanza di servizi e personale sul territorio). Per le "tradizionali" cause di morte dei bambini (malattie infettive, diarree) molto si è fatto, ha ricordato Sclavi, grazie alle campagne di vaccinazione promosse dall'Unicef negli anni '80 e '90 e grazie alla diffusione dei sali reidratanti per via orale, arrivando così per la prima volta nella storia a ridurre la mortalità da 0 a 5 anni sotto i 10 milioni annui (9,7 nel 2006). Ma le infezioni delle vie respiratorie e la mortalità per cause legate al parto, combinandosi con gli effetti della diffusa malnutrizione cronica e con la malaria, continuano a fare strage di neonati e bambini. Per arrivare all'Obiettivo di Sviluppo del Millennio n. 4, che prevede la riduzione di due terzi della mortalità infantile entro il 2015, servono analisi costanti delle situazioni più a rischio e nuove modalità d'intervento, più articolate, sistematiche e complesse. La sfida è garantire che i bambini possano accedere a un'assistenza medica continuativa, sostenuta da solidi sistemi sanitari nazionali.

Un'altra bella immagine dell'Unicef (foto: Rapporto Unicef 2007)

Conflitti e povertà, gli ostacoli che rallentano il progresso

Nonostante i passi avanti globali, si è ancora lontani dal raggiungere l'obiettivo nella gran parte del Medio Oriente e Nord Africa, nell'Asia meridionale e nell'Africa Subsahariana.
Per riuscirci, servono progressi sostanziali anche in altre aree, dall'istruzione alle forniture idriche, ma soprattutto servono due cose, come dimostra l'esperienza di vari paesi:
un deciso impegno politico a livello nazionale, che coinvolga i governi, i donatori e le comunità locali, con politiche sanitarie integrate e coerenti su tutto il territorio nazionale e omogeneizzando le iniziative dei diversi attori, Ong, agenzie Onu, etc. e un'integrazione degli interventi di base (vaccinazioni, zanzariere impregnate anti-malaria, integratori vitaminici, promozione dell'allattamento al seno e servizi base di assistenza alla gravidanza e al parto) e la loro erogazione capillare in tutte le aree anche periferiche in modo sinergico
Nell'Africa Subsahariana, dove 1 bambino su 6 muore prima del quinto compleanno, è evidente la necessità di adeguate strategie salvavita. Nel 2006, quasi la metà di tutti i decessi sotto i 5 anni si è verificata nell'Africa Subsahariana, anche se solo un quarto nei nuovi nati nel mondo sono in quest'area. Le cause? Guerre, disastri naturali, Aids, miseria e scarse strutture medico-sanitarie indubbiamente aggravano la mortalità infantile nella regione.

Zanzariere trattate

Tuttavia, nonostante questi problemi, non in tutti i paesi la situazione è uguale: Stati poveri e con difficoltà enormi come Eritrea, Etiopia, Malawi e Mozambico, per esempio, sono riusciti a ridurre di oltre il 40% la mortalità infantile dal 1990 a oggi, dimostrando una volta di più che sono possibili risultati straordinari se si attuano interventi concentrati che diano priorità assoluta alla salute di madri e bambini. «L'integrazione a livello comunitario di servizi essenziali per madri, neonati e bambini piccoli, insieme a un miglioramento sostenibile dei servizi sanitari nazionali, può salvare la vita di molti dei 26.000 bambini sotto i 5 anni che muoiono ogni giorno» ha sottolineato il Direttore generale dell'Unicef, Ann Veneman. «Il rapporto descrive l'impatto di misure salvavita semplici ed economicamente sostenibili, quali l'allattamento esclusivo al seno, le vaccinazioni, l'utilizzo di zanzariere trattate con insetticidi, la somministrazione d'integratori di vitamina A, ciascuna delle quali ha contribuito negli ultimi anni a ridurre la mortalità infantile».

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