11 gennaio 2008

Non è Gabriele, è "Michele"

Navigare nell’etere
di Roberto Maurizio



Si chiama “Michele”(non è il suo vero nome). E’ il finto giornalista, sempre con la penna blu in mano e un taccuino vuoto sul quale fa finta di annotare le frasi più gustose dei maggiori personaggi politici italiani. “E’un lavoro che svolgo da molti anni”. Mi dice, il 10 gennaio, alle ore 12.00, davanti a Palazzo Chigi. Il nostro “simpatico” personaggio compare sugli schermi televisivi italiani e stranieri, dietro le immagini di politici e di altre personalità pubbliche a ogni piè sospinto. La sua agenda viene aggiornata quotidianamente. Non ha bisogno di calendari speciali, di mailinig list, di segretarie, di computer. Lui sa dove avverranno i fatti principali della giornata. Il suo fiuto, da giornalista in erba, da cane segugio, lo porta a stare “nel momento giusto al punto giusto”. A differenza dell’omologo, Gabriele Paolini, addirittura citato su Wikipedia, con il quale, mi ha confidato di aver iniziato a “intraprendere il lavoro”, “Michele” è un vero “professionista”: è “attento”, è come un alunno del primo banco. Non dà fastidio, annota sul suo taccuino vuoto le frasi spoglie, digiune e banali dei potenti, che vengono assaliti dalle telecamere da 50.000 euro, da macchine fotografiche da 10.000 euro, da telefoni cellulari ricetrasmittenti, da 5.000 euro. A lui, basta un taccuino di 50 centesimi e una penna scarica di 10. Lui desidera solo comparire. Gli dico che metterò la sua storia sul mio blog. E lui: “Non mi interesso di tecnologia avanzata, di computer. A me basta essere presente e basta”. Gli chiedo di farsi fotografare. “Con piacere”. Quando gli chiedo, sottovoce, perché lo fai, mi risponde: “E’ un po’ come sentirmi immortalato per l’eternità”. Ti farò comparire su Internet, gli ripeto. “Io sono superiore a Internet. La mia immagine quotidiana in Tv arriva nelle case degli italiani, vola nell’etere, attraversa la volta celeste, si ferma per un attimo sulla Luna, poi si spinge verso Marte; da lì inizia un cammino verso il regno assoluto dell’oscurità e dei buchi neri della Galassia, per riprendere poi definitivamente il sentiero che la porta allo splendore dei confini dell’Universo”. Questa frase non è stata pronunciata da lui, ma l’ho letta nel suo pensiero. Proprio quando la stava enunciando, allarmato mi dice, “Arriva Mastella”. Uno scatto da centometrista. Lo inseguo. Poi sbotta: “E’ meglio di no”. “La guardia del corpo del Ministro non mi sopporta”. Mi giro, e l’Universo scompare.


Le foto sono di Roberto Maurizio

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