8 gennaio 2008

Ricordo di Liliana Magrini

Ricordando Liliana

di Marcella Glisenti

Marcella Glisenti, durante un incontro con una scuola romana

Riportiamo, qui di seguito, l'articolo scritto su "Politica Internazionale" n° 10, ottobre 1985, il famoso mensile dell'Ipalmo, da Marcella Glisenti, subito dopo la scomparsa di Liliana Magrini. Il "ricordo" è inserito all'interno del Dossier "Maghreb fra tensioni e stabilizzazione" curato da Liliana Magrini prima di morire. L'articolo completo è pubblicato su "Articoli di Stampa, Scuola e Vita".

II 2 luglio è morta a 68 anni, nell'ospe­dale di Mestre, Liliana Magrini. Gli amici dell'lpalmo la ricordano alla guida dell'Uf­ficio studi dove ha lavorato con intelligen­za e passione dalla fondazione dell'Istituto sino a un mese prima di cedere per sempre alla malattia che l'aveva colpita. In noi tutti la sua scomparsa lascia un vuoto par­ticolare: cosi accade per le persone com­plesse e riservate come era la Magrini, sempre amabile ma pur sempre nascosta nelle pieghe profonde di una personalità raffinata e misteriosa, ricca di esperienze e contaminazioni culturali difficili da distri­care, non riducibile a una schematica sem­plificazione. Sapevamo che prima di de­dicarsi ai problemi dei paesi in via di svi­luppo e in particolare ai temi del dialogo Nord-Sud, di cui era ormai diventata una esperta, Liliana Magrini aveva svolto un’attività letteraria, di critica e di narratrice, collocandosi tra i primi intellettuali italiani. Ma pochi di noi avevano potuto leggere i suoi libri e i suoi scritti, di cui evitava di parlare con una discrezione eccessiva, in­spiegabile.


Era nata a Venezia, e dopo il liceo clas­sico si era iscritta alla facoltà di Filosofia dell'Università di Padova. Tali studi avevano accentuato in lei l'interesse naturale alla riflessione e alla ricerca della verità. La sua passione per la verità era solidamente con­nessa all'esigenza del dubbio come prova decisiva della verità stessa. Era questo at­teggiamento il tratto più rilevante della sua personalità intellettuale e morale: fu una illuminista sans merci, e preferì rinun­ciare a molte gioie della vita piuttosto che attenuarne l'autenticità con le mistificazioni consolatorie di una qualsiasi fede. Di con­seguenza, non una moralista, ma persona dotata di coscienza intransigente, soprattut­to nei propri confronti. Gentile per istinto e per educazione, sempre interessata a ca­pire, aveva più curiosità per i problemi che per le persone. E fu il suo limite umano, la causa della solitudine in cui visse la se­conda parte della sua vita.

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