6 gennaio 2008

Journalists are not heroes

Presentiamo un lavoro del 1993 condotto dall'Agsi sulla repressione contro i giornalisti nel Perù di quegli anni. La pubblicazione si rialaccia al testo pubblicato oggi su questo blog relativo ai giornalisti uccisi nel 2007. Passano gli anni, ma il problema è lungi dall'essere risolto. Probabilmente, ci saranno degli errori nel testo. Ce ne scusiamo anticipatamente con il pubblico.


DOSSIER PERÙ
a cura dell'Agsi
SOMMARIO:
Introduzione
"JOURNALISTS ARE NOT HEROES"
di Roberto Maurizio
(Segretario generale dell'Agsi)
La situazione socioeconomica e politica del paese andino
FUJIMORI VERSO IL TRAMONTO?
di Giancarìo Pasquini (Vice Direttore dell'lpalmo, membro del Consiglio direttivo dell'Agsi)
In diretta da Lima
UN TESSERINO CONTRO IL FUCILE
dì Jorge Andres Kun
(Capo Redattore del quotidiano «Ultima Mora» di Lima, collaboratore Ips -Inter Press Service-, socio dell'Agsi)
II Rapporto Anp e Fnlcs
CONTRO LA STAMPA PERUVIANA, UNA VIOLENZA INAUDITA
di Roberto Meja Alarcon (Segretario generale dell'Anp) e di Jesus Abraham Kohona (Coordinatore dell'Ufficio per i diritti umani dei giornalisti)
ROMA, 10 GIUGNO 1993

Introduzione
«JOURNALISTS ARE NOT HEROES»
di Roberto Maurizio *
L'Associazione di giornalisti per lo sviluppo internazionale (Agsi), gruppo di specializzazione riconosciuto dalla Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi), agisce -secondo il suo statuto- nel pieno rispetto dei principi e delle finalità dell'Organizzazione delle Nazioni Unite e nella consapevolezza di operare per il raggiungimento di un mondo più giusto e più vicino agli interessi umani. Per perseguire i suoi scopi statutari, l'Agsi ha intrapreso una battaglia in difesa della libertà di stampa e del pieno rispetto dei diritti umani in tutto il mondo. A un anno dalla pubblicazione del libro «Una prima pagina per...la Jugoslavia», nel quale venivano evidenziati gli eccidi di operatori della comunicazione, ancora oggi trucidati in una tra le più brutali e assurde guerre del presente secolo, si presenta ora a un pubblico stanco e saturo di assistere a inutili spargimenti di sangue, con un Dossier sulla sorte dei colleghi peruviani, assassinati, torturati, imprigionati, minacciati, sia da parte governativa che dall'opposizione armata.
L'America Latina è per l'Agsi un continente di primaria importanza. E1 lì che esplodono le maggiori contraddizioni. E1 11 che si concentrano le speranze più vive di un reale cambiamento dell'ordine mondiale. I paesi latinoamericani sono tra i più esposti, tra le altre aree del cosiddetto Terzo mondo, alla violenza legata al narcotraffico. La stampa italiana -in virtù di questa tragica e reale interdipendenza con l'America Latina- dovrebbe dedicare ai problemi di questo continente molto più spazio di quanto oggi non faccia.
In questa ottica, l'Agsi, in collaborazione con la Fnsi, con 1'International Federation of Journalist (Ifj) -che raggruppa circa 250.000 giornalisti nei cinque continenti-, con l'Ips (Inter Press Service) -molta attiva in America Latina, Asia e Africa-, e con Amnesty International, organismo indipendente dalla volontà di ogni governo e da qualsiasi persuasione occulta o palese, politica o religiosa, che conta più di un milioni di soci in tutto il mondo, più di 150 paesi donatori e più di 6.000 gruppi locali in 70 paesi, intende sviluppare rapporti sempre più intensi e più stretti con la Ifj Latin America Regional Office, 1'International Organisation of Journalist, la Confederation of Asean Journalists, la Federation of Arab Journalists, la Latin America Journalists Federation, la Latin American Pressworkers Federation, 1'Union of African Journalist e con i Reporters Sans Frontières, per poter far finalmente valere sul piano mondiale le norme in vigore. Ad esempio, l'art. 19 .della Dichiarazione sui diritti umani, adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948, che letteralmente recita: «Everyone has thè right to freedom of opinion and expression; this right includes freedom to hold opinions without interference and to seek, receive and impart information and ideas through any media and regarless of frontiers», l'articolo 79 della Convenzione di Ginevra, Protocollo 1 sulle «Misure di protezione dei giornalisti», nel quale si afferma che: «An International human right organisation wich hold that freedom of opinion and expression are universal rights guaranteed by International law» e la Dichiarazione internazionale della Ifj, nella quale viene ribadito a chiare lettere che «Journalists are not heroes». L'Agsi attualmente gestisce una rete informativa soddisfacente, sia in Italia (circa 70 soci dei principali media), che all'estero (ad esempio: Perù, Colombia, Algeria, Senegal, Filippine, Pakistan, Sudafrica, Mozambico, Eritrea, Etiopia, India e Giappone). Il suo obiettivo primario è quello di fare introdurre nelle redazioni dei quotidiani la qualifica di un «redattore dello sviluppo», una figura che potrebbe far cambiare radicalmente l'attuale posizione provinciale dei media italiani basata sulla politica estera. Il Perù, ad esempio, anche se non è un paese interessante per la nostra politica estera, deve poter entrare di diritto nella cronaca dei media italiani: il diritto dei cittadini del mondo di essere cittadini del mondo.
In un modo quasi rocambolesco, l'Agsi è entrato in possesso del Rapporto redatto dall'Anp (Associazione nazionale dei giornalisti del Perù) e dalla Fnlcs (Federazione nazionale dei lavoratori della comunicazione sociale). L'informazione non dovrebbe avere frontiere. Purtroppo, non è cosi. Grazie al prezioso contributo di Lidia Meiggs Flores e di Giorgio Lauzi, che si sono avvalsi della collaborazione della Cisl Internazionale, alla quale va il nostro più sentito ringraziamento, abbiamo ricevuto il Rapporto nel mese di maggio scorso. I nostri mezzi non ci hanno permesso di essere tempestivi. Ma crediamo che -anche se con qualche giorno di ritardo- il Rapporto possa essere utile ai nostri colleghi, ai quali va ricordato l'enorme lavoro svolto da Roberto Mejia Alarcon, Segretario generale dell'Associazione nazionale dei giornalisti del Perù e da Jesus Abraham Kohagura Gahona, Coordinatore "nazionale dell'Ufficio per i diritti umani dei giornalisti.
L'Agsi non si è voluto limitare a diffondere tout court il Rapporto. Ha chiesto a due dei suoi soci di stendere le note espositive per facilitare la comprensione del lavoro svolto dai colleghi latinomericani. La prima, redatta da Giancarlo Pasquini, traccia le linee essenziali dell'attuale situazione politica ed economica del paese andino. La seconda mette in evidenza il ruolo dei media della «Contrada dell'America meridionale ricchissima di miniere d'oro e di argento» -come viene definito il Perù dai principali vocabolari etimologici. Purtroppo, la situazione attuale del paese non ha nulla a che fare con l'immagine stereotipata del Perù: «Dicesi di tutto ciò che è assai vantaggioso: per esempio vale un Perù»
* Segretario generale dell'Agsi

In diretta da Lima
UN TESSERINO CONTRO IL FUCILE
di Jorge Andres Kun*
Dodici anni di terrorismo e di sovversione in Perù hanno finito per annientare la coscienza popolare che ha perso la capacità di indignazione e l'interesse per la difesa dei diritti umani. Anche le classi alte della società peruviana si sono assuefatte alla "guerra sporca", nonostante gli eccidi commessi contro innocenti e popolazioni inermi. Benderò luminoso, politicamente non ha lasciato spazi alla sinistra marxista legale. Ha tolto alla dirigenza dei lavoratori anche l'iniziativa di organizzare scioperi tramite le "serrate armate" ed ha ridotto i partiti a semplici portavoce degli organismi non governativi: strenui difensori dei diritti umani.
La caduta del muro di Berlino e l'elezione del Presidente Clinton hanno fatto sì che il traffico di droga e la sovversione comunista finissero per demotivare l'appoggio di Washington al Presidente Fujimori. Per i democratici statunitensi le due istanze rappresentano problemi interni al Perù, che deva saper far i conti con l'esigenza della legalità, l'autonomia e la separazione del potere pubblico e il rispetto dei diritti umani.
La fine degli aiuti per combattere il narcotraffico e i 20.000 milioni di dollari promessi, rimarranno negli Stati Uniti. Bisogna evidenziare che i paesi produttori di cocaina non hanno ricevuto nemmeno il 10% delle somme previste per i fini menzionati. I tentativi del governo peruviano di dimostrare la forte connessione tra Sendero luminoso e il narcotraffico non ha dato i risultati sperati. In. questo contesto, lo zelo dei mezzi di comunicazione di massa per difendere la libertà di stampa e i diritti umani è un permanente confronto tra il potere della stampa e il potere politico, che si preoccupano soprattutto dell'immagine che viene trasmessa all'estero dagli eventi peruviani.
Tra i 25.000 morti di questa guerra, campesinos, sovversivi, poliziotti e militari (più della metà innocenti), sono 42 i giornalisti rimasti uccisi durante lo svolgimento della loro professione. Solo due degli otto giornalisti detenuti sono stati liberati, nonostante la forte protesta delle organizzazioni sindacali. Molti altri hanno preferito l'esilio perché temono per la loro vita, essendo stati minacciati di morte dalle organizzazioni "paramilitari" e da Sendero luminoso.
Nel suo Rapporto sul rispetto dei diritti umani in Perù nel 1992, l'Associazione Dd.Hh (Aprodeh), ritiene che il golpe del 5 aprile 1992 che rovesciò il Parlamento abbia permesso al governo di Fujimori di aumentare l'ostilità e le minacce contro la stampa. La legge antiterrorrismo decretata dopo il golpe ha introdotto in uno dei suoi articoli fondamentali un comma nel quale viene sancita la pena da sei a dodici anni di prigione, in caso di recidiva, per quelle persone che diffondono informazioni che possano risultare favorevoli ai gruppi sovversivi.
Nel dicembre dello stesso anno, il Presidente annunciò che il servizio informativo nazionale "vaglierà in anticipo" (?)
le pubblicazioni che si intendono diffondere. Ciononostante, le riviste dell'opposizione hanno continuato a sferrare i loro attacchi con articoli e immagini aggressive contro il Capo dello Stato.
La cattura di quasi tutta la dirigenza del Mrta (Movimento rivoluzionario Tupac Amaru) e dei principali esponenti senderisti, in particolar modo di Abimael Guzman, ha orientato positamente l'opinione pubblica in favore della lotta antisovversiva e ha finito per fare allentare la tensione dei militari e della polizia. Tuttavia, nelle città e nelle zone in cui esiste ancora l'emergenza, continua a non essere praticabile la libertà di informazione. La vita non vale niente. In questi posti non si vogliono testomoni. Il tesserino di giornalista contro un fucile spianato è come la tempia adagiata sulla canna della pistola caricatas durante una roulette russa.
La politica neoliberista, il capitalismo feroce, e l'aggiustamento strutturale del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale hanno causato la drastica riduzione dell'occupazione: il 95% della popolazione non ha un lavoro stabile. L'estrema miseria presente in più della metà della popolazione non è proprio quello che serve per riportare il paese verso la convivenza pacifica. E la recessione economica continua ancora. Gli incaricati della repressione confondono facilmente l'opposizione che si solleva contro il programma economico, contro la privazione dei principali mezzi di sostentamento della classe lavoratrice, contro una certa struttura parassitaria dello Stato, con l'apologià e la sovversione.
* Capo Redattore del quotidiano «Ultima Mora» dì Urna, collaboratore Ips (Inter Press Service), socio dell'AgsI.

Il Rapporto Anp e Fnlcs
CONTRO LA STAMPA PERUVIANA, UNA VIOLENZA INAUDITA

di Roberto Meja Alarcon* e di Jesus Abraham Kohona**
L'Associazione nazionale dei giornalisti del Perù (Anp), fondata il 21 luglio 1928, e la Federazione nazionale dei lavoratori della comunicazione sociale (Fnlcs), fondata il 4 maggio 1990, presentano la seguente denuncia contro lo Stato peruviano per le violazioni dei diritti umani nei confronti dei giornalisti avvenute a partire dal 5 aprile 1992.
Una visione globale
Nel corso del 1992, 3.101 persone sono morte in seguito alla violenza politica (2.756 secondo i dati ufficiali del Coordinamento nazionale dei diritti umani). Circa il 60% è deceduto durante scontri armati, mentre il 30% è stato assassinato a sangue freddo.
Fra il 1980 e il 1993, le vittime della violenza politica (morti e detenuti-desaparecidos) ammontano a 28.809. Il 53% di queste vittime è stato provocato dallo Stato (12.345 morti e 2.660 detenuti-desaparecidos), il 45% da Sendero luminoso e l'l% dal Mrta (Movimento rivoluzionario Tupac Amaru).
Nel 1992, Sendero è stato responsabile del 44% dei morti, le forze dell'ordine del 42%, i Comitati di autodifesa -che sono alle dipendenze dei comandi politici- dello 0,25%, i paramilitari dello 0,90% e autori non identificati -legati probabilmente agli apparati di sicurezza dello Stato- del 6,74%.
Lo Stato e le violazioni dei diritti umani
Le violazioni gravi e sistematiche dei diritti umani continuano ad essere il risultato principale di una strategia controproducente per gli obietti di pace e di sviluppo necessari per il paese. Durante il 1992, sono state denunciate 286 sparizioni forzate di persone, 178 non sono più riapparse. Da parte loro, le Nazioni Unite, nel 1991, registrarono 117 detenuti-desaparecidos. Le esecuzioni sommarie sono state nel presente anno 114, un numero superiore rispetto a quello degli anni precedenti. La tortura, metodo usato sistematicamente dalle basi militari e poliziesche, acquista nuovi contorni in seguito al suo uso contro militanti di partiti legali e persine militari dissidenti.
Secondo il Gruppo di lavoro sulle sparizioni forzate o involontarie dell'Orni, dal 1983 in poi, il Perù ha sempre occupato o il primo o il secondo posto al mondo per il numero di detenuti-desaparecidos.
L'esempio concreto di abusi e mancato rispetto delle elementari regole processuali, si è verificato con la detenzione di José Ramirez Garcia (Cuzco), Danilo Quijano Silva (Lima) e Magno Sosa Rojas (Ayacucho), quest'ultimo, giornalista, intellettuale e attivista nella lotta in difesa
dei diritti umani. Le accuse rivolte a tutti e tre si basavano su fatti irrilevanti e circostanziali, tra i quali il possesso di un libro su Benderò luminoso, considerato materiale sovversivo, scritto da uno studioso statunitense. In seguito a forti pressioni interne e internazionali, José Ramirez, dopo quattro mesi di prigione, una volta provata la falsità delle accuse, è stato rimesso in libertà lo scorso dicembre. Sosa, dopo cinque mesi di detenzione. Mentre Quijano resta in prigione.
Nel corso del 1992, il governo ha violato i diritti umani dei giornalisti nelle forme più diverse, calpestando il diritto inviolabile alla libertà di informazione. Immediatamente dopo il golpe del 5 aprile 1992, 23 giornalisti furono arbitrariamente imprigionati. I mezzi di comunicazione passarono sotto il controllo diretto dell'esercito. Esemplare è stato il caso Gustavo Corriti, maltrattato e impossibilitato a comunicare. A Corriti è stato sottratto materiale relativo a proprie indagini giornalistiche e non gli è mai stata data nessuna spiegazione sulle motivazioni di questo abuso. Pedro Yauri Bustamante, giornalista della radio di Huacho, imprigionato dai militari è scomparso.
Quasi tutti i giornalisti di Ayacucho hanno ricevuto minacce dirette da un gruppo che si autodefinisce "Movimento antiterrorista di Ayacucho". Il gruppo ha denunciato alla magistratura giornalisti, intellettuali e alcune autorità civili accusandoli di essere sovversivi.
Le riviste «Si», «Caretas» e «Giga» hanno subito molte pressioni e intimidazioni dalle autorità di governo. A Enrique Zileri Gibson, Direttore di «Caretas», è stato proibito di lasciare il paese in seguito a una causa intentata dall'assessore presidenziale Vladimiro Montesinos. Il Direttore di «Si», Ricardo Uceda Perez, corre il rischio di essere processato se non rivelerà le sue fonti di informazione sul massacro di Barrios Altos. L'esercizio della libertà di stampa in Perù è stato violato e negli ultimi mesi ha subito nuove minacce.
Dati sulla violazione dei diritti umani: 1991-1993
Giornalisti assassinati in seguito alle violenze politiche e
sociali:
1. Arsenio Palacios Zapata. Redattore del quotidiano «Ojo», assassinato il 28 marzo a Lima da sconosciuti/ con un colpodi arma da fuoco alla testa.
2. Luis Morales Ortega. Decano dell'Ordine dei giornalistiperuviani, assassinato il 13 luglio 1991 a Huamanga-Ayacucho, da quattro sconosciuti, nei pressi della Plaza deArmas. Si pensa che gli esecutori appartengano all'esercito.
3. Gustavo Zuniga Ucharicos. Giornalista di «Radio Cultura»,responsabile del programma "Reportaje a la Noticia",assassinato il 30 luglio 1991 a Puno da presunti sovversivi.
4. José Guillen Chacon. Assassinato il 17 settembre 1991nella città di Juliaca. Gli autori non sono statiidentificati.
5. Melissa Alfaro Mendez. Uccisa il 10 ottobre 1991 a Lima,in seguito all'esplosione nella redazione del settimanale«Cambio» di un "pacco-bomba".
6. Antonio Huacachu. Assassinato il 16 ottobre 1991 aAyacucho. Era Presidente del Circolo dei giornalisti delturismo a Huamanga-Ayacucho.
7. GiriIlo Ore Enriquez. Corrispondente dell'«Expreso»,assassinato il 27 ottobre 1991 a Huamanga. L'omicidio èstato attribuito Sendero luminoso, che lo aveva minacciatoper tre anni.
8. Marco Antonio Aleman Suarez. Direttore del settimanale«Pagina 2» e proprietario dell'agenzia di pubblicità «Mas»,ucciso il 7 febbraio 1992 a Lima. Mentre si trovava su unautobus è stato colpito dall'esplosione di una bombasistemata nei pressi della Sovrintendenza nazionaletributaria (Sunat).
9. Nory Navarro Gomez. Speaker del notiziario "A proposito"della «Radio Satelite Fm», assassinata I111 febbraio 1992 adAyacucho, con due proiettili alla testa sparati dasconosciuti.
10. Marco Antonio Martinez Morales. Redattore di «RadioForlateza» di Barranca, assassinato I111 aprile 1992. Ungruppo di assalto di Sendero luminoso è entrato in un localein cui si trovava per una riunione e lo ha trascinato fuorifreddandolo con tre colpi alla testa.
11. Alejandro Perez. Ucciso il 5 giugno 1992, durantel'attentato contro la Secondo rete televisiva. Conduceva ilnotiziario "90 Segundos".
12. Èva Castro Rivera. Morta il 22 agosto 1992 a Lima, alchilometro 107 dell'autostrada per Canete, in seguito a unincidente occorso allo staff dell'Ufficio stampa del Palazzodi governo. Era la grafica del Dipartimento stampa delPalazzo di governo.
13. Santiago Jau Gomez. Assassinato il 3 agosto 1992 altermine del suo lavoro a «Radio Barranca», di cui eraproprietario. Alcuni sconosciuti, si presume appartenenti aSendero luminoso, lo colpirono con armi da fuoco. Nei giorniprecedenti, il giornalista era stato minacciato di morte peraver lavorato durante lo "sciopero armato" dichiarato daquesto gruppo terrorista.
14. Adolfo Izuiza Urquia. Scomparso e poi ritrovatoassassinato il 23 agosto 1992 a Juanjui. Giornalista delnotiziario "Punto informativo" di «Radio Superior» di questacittà. Era un giornalista attivo nella denuncia di atti diviolazione dei diritti umani, della corruzione dellapubblica amministrazione e dell'inefficienza dellagiustizia. Si presume che sia stato assassinato danarcotrafficanti, senza però escludere la partecipazione dicommandos dell'esercito.
15. Armando Ruiz Vasquez. Assassinato il 22 gennaio 1993 neldistretto di Amarilis-Huanuco. Era già stato minacciato dimorte. Si presume che vi sia stata la partecipazione diSendero luminoso. Giornalista-docente dell'UniversitàHermilio Valdizan di Huanuco.
Giornalisti feriti: 1991-1993
1. Augusto Zuniga Paz. Membro della Commissione per i diritti umani, è stato ferito il 17 marzo 1991 da un plico esplosivo. Ha perso il braccio sinistro e riportato gravi lesioni al petto.
2. 3. Magno Sosa Rojas - Necias Taquiri Yanqui. A causa delle loro denunce sulla violazione dei diritti umani, sono stati oggetto di attacchi nei mesi di luglio, agosto e settembre 1991 a Huamanga, da parte di elementi collegati all'esercito e alla polizia peruviana.
4. Romei Miranda Chavez. E' stato incarceratoarbitrariamente dal Comandante politico militare GustavoCardenas Figeroa, a causa delle sue critiche trasmesse da«Radio Pokra» sulle irregolarità nel transito dei veicolimilitari. E' stato arruolato e maltrattato dai militari,fino a quando ha disertato. Si trova attualmente all'estero.
5. Justo Linares Chumpitaz. E1 stato ferito il 5 giugno 1992a Lima, durante l'attentato alla Seconda rete televisivaperuviana.
6. Victor Contreras Gamarra. Il 24 marzo 1993 a Lima, unamarcia di lavoratori diretta verso il Parlamento venivafilmata dal Cameraman della Quarta rete televisiva. Quandola polizia è intervenuta per disperdere la protesta, unaunità di polizia denominata "rompe manifestaciones" hatravolto l'operatore provocandogli gravi contusioni elasciandolo senza soccorso.
Giornalisti minacciati: 1991-1993
1. Ricardo Bullon Matos. Minacciato di morte a Huancayo pertre mesi a partire dall'll novembre 1991, forse da membri diSendero luminoso. All'epoca era Caporedattore del quotidiano«El Nacional».
2. Gustavo Corriti Ellelbogen. Minacciato dopo il 5 giugno1992 a Lima, da agenti legati alla Sicurezza dello Stato.Corrispondente del quotidiano spagnolo «El Pays». Le forzedell'ordine sono entrate a casa sua, appropriandosi del suocomputer e del materiale di lavoro giornalistico che gli èstato sequestrato e messo a disposizione delle autorità disicurezza dello Stato. Ora si trova a Madrid.
3. Eladio Arcaya Alanoca. Minacciato nel luglio 1991 nellacittà di Tingo Maria, da parte di funzionari dell'esercito.
4. Luis Antonio Morales Ortega. Minacciato dal 1988 dagruppi paramilitari ad Ayacucho. E' stato, in seguitoassassinato da presunti membri dell'esercito il 13 luglio1991.
5. Luis Velasquez Tangle. Minacciato nel luglio del 1991 dapoliziotti legati al narcotraffico.
6. Gladys Japcha Valladares. Minacciato nel luglio del 1991da poliziotti legati al narcotraffico.
7. José Reyes Viviano. Minacciato nel luglio del 1991 dapoliziotti legati al narcotraffico.
8. Pedro Yaranga Quispe. Minacciato di morte nel 1991 dalComando di liberazione antiterrorista e accusato dalleautorità di essere membro del Mrdp e "collaboratore"dell'apparato di propaganda di Sendero luminoso. Nel gennaiodel 1992 è stato preso di mira dalle autorità di polizia chelo hanno minacciato di arresto.
9. Patricia Benza Morales. Il 10 agosto 1992 è stataminacciata di morte a Lima, per aver lavorato al settimanale«Cambio»,, ora soppresso. In precedenza aveva già ricevutoanaloghe minacce per le indagini sulla morte di MelissaAlfaro. Si presume che queste minacce provengano da uncommando paramilitare.
10. Attentati e azioni contro i mezzi di Ana Maria Cruz Rondinel. Minacciata di morte da Benderòluminoso si è ritirata per tre anni dall'esercizio dellaprofessione. Il 29 novembre del 1992 quando ha ricominciatoa lavorare, si è verificato un attentato contro la radio «LaVoz de Huamanga» proprio nel momento in cui la Cruz stavaper dare inizio al suo programma.
1. Oscar Vargas Romeo. Minacciato di morte dal 20 dicembre 1992 a Lima, dopo aver pubblicato in esclusiva un'intervistaai militari implicati del fallito golpe contro ilPresidente. E1 Caporedattore del quotidiano «La Republica»
12. Martin Gomez Arquino. Minacciato il 19 febbraio 1993 aHuaraz. Alle prime luci dell'alba, membri della polizianazionale e dell'esercito hanno fatto irruzione nel suoappartamento sequestrando il suo archivio personale.Fabbricando prove, hanno cercato di coinvolgerlo in azionisovversive. Le prove sono state smontate di giornalista.Attualmente si è trasferito con la famiglia, poiché daallora è stato perseguitato dalla polizia.
13. Juan Segundo Espinoza Linares. Minacciato il 1° marzo
1993 a Chimbote, da Benderò luminoso per non aver trasmessoun documento inviato al giornale radio "Voz y Pensamientodel Pueblo" di «Radio Stereo Turbo 95.1 Fm».
comunicazione di massa:
'Segretario generale dell'Anp
"Coordinatore delivmdo per I diritti umani del giornalisti
(Traduzione dallo spagnolo di Milojka Saule)

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