Dossier / Maghreb
Tentativi di integrazione ed elementi di divaricazione
di Liliana Magrini
di Liliana Magrini
Presentiamo l'ultimo articolo scritto da Liliana Magrini. Il saggio è la presentazione del Dossier/Maghreb da lei curato per la rivista "Politica Internazionale" n° 10, ottobre 1985. L'intervento completo si può leggere integralmente su "Articoli di Stampa, Scuola e Vita".
Fonte: Wikipedia
Abbiamo assistito di recente, tra i paesi maghrebini, a una fitta serie d'incontri in cui è stata tentata non solo una fallita mediazione tra Algeri e Rabat, ma anche un ennesimo rilancio del progetto d'integrazione del « grande Maghreb » nella sua accezione più estesa, e cioè comprendente, oltre a quel nucleo centrale che è costituito da Algeria, Tunisia e Marocco, anche Libia e Mauritania. I motivi di contrasto sono tuttora troppo rilevanti perché si possa ipotizzare a breve termine la realizzazione di questo obiettivo. Tuttavia l'insistenza con cui esso viene riproposto dopo ogni periodo di più acute tensioni, e d'altra parte l'importanza che la sua attuazione potrebbe assumere per gli equilibri mediterranei e africani, inducono ad una indagine sulla reale entità dei fattori di attrazione e di repulsione inerenti a questo tenace mito orientatore.
Alla base di una appartenenza al Maghreb sancita dalle rispettive Costituzioni, anche il gruppo dei tre non ha alcuna tradizione di unificazione statuale, avvenuta soltanto per breve tempo (poco più di mezzo secolo) sotto l'impero degli Almohacli: oltre allo spazio geofisico, ha in comune soprattutto la cultura inerente a una medesima etnia originaria (il mondo berbero) e alle medesime sovrapposizioni esterne, dai fondaci e le città fenice alla conquista romana, alla profonda penetrazione e acculturazione araba, alla amministrazione ottomana (salvo in Marocco) e infine alla medesima occupazione coloniale: insomma, una histoire-objet, per riprendere una espressione di Laroui, in gran parte definita da connotazioni e collegamenti esterni. Una fusione statuale appare oggi totalmente utopistica: non però quella concertazione politica ed economica, di cui viene periodicamente avvertila l'esigenza.
Alla base di una appartenenza al Maghreb sancita dalle rispettive Costituzioni, anche il gruppo dei tre non ha alcuna tradizione di unificazione statuale, avvenuta soltanto per breve tempo (poco più di mezzo secolo) sotto l'impero degli Almohacli: oltre allo spazio geofisico, ha in comune soprattutto la cultura inerente a una medesima etnia originaria (il mondo berbero) e alle medesime sovrapposizioni esterne, dai fondaci e le città fenice alla conquista romana, alla profonda penetrazione e acculturazione araba, alla amministrazione ottomana (salvo in Marocco) e infine alla medesima occupazione coloniale: insomma, una histoire-objet, per riprendere una espressione di Laroui, in gran parte definita da connotazioni e collegamenti esterni. Una fusione statuale appare oggi totalmente utopistica: non però quella concertazione politica ed economica, di cui viene periodicamente avvertila l'esigenza.
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