20 gennaio 2008

La scuola italiana affonda

Somari si diventa!

di Roberto Maurizio
Pisa. Programme for International Student Assessment

La Germania, dopo i risultati deludenti di Pisa 2003, si è “rimboccate le maniche” ed ha raggiunto nel 2006 livelli di eccellenza. L’Italia giace da sempre sul fondo della graduatoria Pisa e non riesce a proporre nessuna strada per la soluzione dei suoi problemi. Gli alunni non hanno colpa della brutta figura che continuano a fare nei confronti dei coetanei degli altri paesi Ocse. E’ il disinteresse delle Istituzioni pubbliche a gettare nel fango l’intero sistema scolastico italiano. Le soluzioni ci sarebbero, ma nessuno si vuole assumere la responsabilità di una vera rivoluzione copernicana. Sono state “innestate” nelle discipline italiane metodologie copiate da altre paesi, il problem solving, il problem finding, il rasoio di Occam, il problem making, senza cambiare le mentalità degli insegnanti. In sintesi, secondo me, sono tre i primi problemi di risolvere: 1. Nelle scuole si continua a privilegiare la lezione frontale; 2. la scuola finisce per far odiare certe materie, come matematica, chimica, fisica, ma anche l’italiano e soprattutto le lingue straniere; 3. gli alunni, infine, vengono trattati come “ricettori”, “uditori”, “ripetitori” e non ATTORI.

Che cos’è Pisa

Abbiamo già parlato della brutta figura fatta dalla scuola italiana in occasione della presentazione del III rapporto Ocse-Pisa 2006 (vedere E’ la somma che fa il totale). Abbiamo parlato dell’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) e di Pisa. Ma che cos’è Pisa. L’acronimo Pisa significa: Programme for International Student Assessment. E’ un’indagine triennale accurata condotta dall’Ocse, principalmente,sui suoi paesi membri per verificare, con test appropriati su un campione di quindicenni, le conoscenze acquisite da questi studenti in lingua nazionale, matematica e scienze. Il primo Pisa è stato svolto nel 2000, il secondo nel 2003 e l’ultimo nel 2006. La pubblicazione dei dati Pisa 2006 è stata effettuata nel 2007. Ora si va verso il Pisa 4: 2009.

Come funziona Pisa

Pisa è un'indagine internazionale con periodicità triennale che valuta conoscenze e capacità dei quindicenni dei 30 Paesi Ocse più altri Paesi sviluppati (l’ultima indagine è stata fatta su 43 nazioni). Non valuta tanto le competenze in senso stretto quanto la capacità di applicarle ai problemi reali.

Le materie

Ogni volta si valutano i tre ambiti della lettura, della matematica e delle scienze (oltre ad alcune competenze trasversali), ma se ne approfondisce uno a rotazione (la lettura 2000, la matematica 2003, scienze 2006) in modo da avere un quadro dettagliato dei risultati degli studenti in ciascun ambito di competenza ogni nove anni.

Gli strumenti

La rilevazione avviene attraverso prove scritte strutturate che durano due ore per ciascuno studente. Le prove sono costituite da domande a scelta multipla, domande aperte a risposta univoca e domande aperte a risposta articolata.

I paesi partecipanti a Pisa 2006

Argentina, Australia, Austria, Azerbaijan, Belgio, Brasile, Bulgaria, Canada, Cile, Cina-Hong Kong, Cina-Macao, Cina-Taipei, Colombia, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Giappone, Giordania , Grecia, Kazakistan, Kyrghizistan, Indonesia, Irlanda, Islanda, Israele, Italia, Lettonia, Liechtenstein, Lituania, Lussemburgo, Messico, Norvegia, Nuova Zelanda, Olanda, Polonia, Portogallo, Qatar, Regno Unito, Repubblica Ceca, Repubblica Coreana, Repubblica Slovacca, Romania, Russia, Serbia-Montenegro, Slovenia, Spagna, Stati Uniti d'America, Svezia, Svizzera, Tailandia, Tunisia, Turchia, Ungheria, Uruguay.

Un quadro desolante: la scuola italiana “senza ascensore”

Il quadro che emerge dal rapporto Ocse 2006 sulla scuola italiana è sconfortante: i nostri alunni sono tra i peggiori studenti dell’Unione Europea e dei paesi dell’Ocse. Peggio di noi c’è solo la Grecia. Il nostro paese è al 33° posto per competenze di lettura, al 36° per cultura scientifica, al 38° posto per quella matematica. Con risultati che sono peggiorati rispetto alle precedenti rilevazioni triennali. I migliori a scuola sono i finlandesi, i coreani e i cinesi. Il rapporto Ocse 2006 fotografa la situazione degli studenti di 15 anni di età in 57 paesi di tutto il mondo. Tra questi, il 70% degli italiani ha raggiunto un risultato sotto il livello 2, ovvero l'insufficienza. “C'è un'emergenza educativa e di formazione che riguarda tutto il Paese”. Così il ministro della Pubblica Istruzione, Giuseppe Fioroni, ha commentato i dati dell’Ocse. Per Fioroni, è necessario "ripristinare il merito affinché la scuola sia un ascensore sociale". Duro il commento del presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo: "Il quadro delineato dall'Ocse sulla scuola in Italia è mortificante". "Ogni sforzo di creare una valutazione del merito e meccanismi premiali - aggiunge Montezemolo - viene regolarmente vanificato".

Problem solving: la zia di Cappuccetto Rosso

Possibile che i quindicenni di mezzo mondo sviluppato sappiano fisica, chimica e biologia così meglio dei nostri? In realtà la ricerca Pisa non misura il «profitto», in senso stretto, ma la facoltà di «problem solving»: di tradurre cioè le conoscenze in soluzioni di fronte a dei problemi. Quando lo studente italiano si trova di fronte alla prova di lingua per esempio, spiega un tecnico Pisa, riesce a rispondere a domande «chiuse» ma non a quelle «aperte». Se legge la favola di Cappuccetto Rosso - per dire - e si trova di fronte alla domanda se il protagonista avesse una nonna, un nonno o solo una zia, sa dove mettere la crocetta giusta. Ma se gli si chiede di scrivere da chi fosse costituita la famiglia di Cappucetto Rosso lascia lo spazio vuoto. C’è, in sostanza, una incapacità di tradurre le cose apprese in risposte concrete a domande poste dall’esperienza.

Esistono soluzioni?

Si può fare qualche cosa per sbloccare questa situazione? «In questi anni c'è chi si è dato da fare e chi no - dice Giuseppe Ferrari, direttore della Zanichelli, una delle maggiori case editrici scolastiche - In Germania la pubblicazione di Pisa 2003 è stata vissuta come un problema nazionale e ha determinato una mobilitazione da parte della scuola e delle famiglie. Tant’è che la Germania è risalita al 13° posto dal 18° che aveva: l’Italia ha perso 9 posizioni». In quanto editore, Zanichelli ha anche varato un progetto che prevede, all’interno dei libri di testo, delle prove di valutazione analoghe a quelle di Pisa, e una serie di esercizi di problem solving che vanno verso la direzione auspicata dall’Ocse. Ma la questione principale è quella di avvicinare i ragazzi alle scienze associando l’esperienza e il laboratorio allo studio. «Noi - spiega Nicola Vittorio, presidente dei presidi delle facoltà scientifiche - ci siamo posti questo problema già dal 2003 e abbiamo varato il progetto per le lauree scientifiche, che comincia proprio da un lavoro di orientamento sui ragazzi di 15 anni. Che cosa li frena ad avvicinarsi alle scienze? Secondo noi l’”accademia”: l’apprendimento solo come una teoria libresca. La lezione frontale è importante ma non può bastare. Lo studio delle scienze va fatto in laboratorio e cominciando dall’esperienza. I ragazzi devono essere attori e non recipienti. Non è possibile che a 8 anni chiedano il piccolo chimico a Babbo Natale e a 18 preghino perché chimica non esca alla maturità». Questa svolta, conferma Vittorio, non può che passare attraverso gli insegnanti e la loro formazione. «La scuola non può diventare il posto in cui la passione per le scienze viene soffocata».

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