2 settembre 2008

Eliminiamo il Molise

Eliminiamo la Regione Molise, ma non le Tremiti
di Roberto Maurizio

Molise: un palo della luce bruciato


Prima di affrontare la quinta tappa di “Vacanze molisane”, che sarà dedicata a Campomarino, un breve break è d’obbligo. Navigando su Internet si scopre l’arretratezza di questa piccola regione. Nemmeno i siti ufficiali sanno cosa dicono. I giovani in preda alla disoccupazione restano isolati e frustrati, mentre potrebbero essere utilizzati perlomeno in uno sforzo di capire un fazzoletto di terra con poche centinaia di migliaia di persone (328.900 dispersi su una superficie di 4.438 chilometri quadrati).


Una Regione senza “lancette”
Il tempo non passa in Molise e in quello Basso le lancette si fermano a mezzogiorno. Vediamo cosa dice il sito ufficiale della Regione: “Il Molise si trova nella parte più settentrionale del Mezzogiorno". Già questa affermazione è da refutare: sembra che l’Abruzzo e il Lazio facciano parte della Padania. "Regione prevalentemente montuosa è stata nel passato un territorio di transito per le greggi transumanti e gli eserciti diretti verso sud". Ma come verso Sud? Gli ultimi eserciti che hanno invaso la Regione appartenevano agli Alleati che fecero bombardare tutto il Molise, distruggendo Guglionesi e altri paesi della zona. Forse il giovane assessore non ancora nato e non ha mai visto il cimitero di Venafro dove riposano i corpi esanimi dei giovani americani, francesi, canadesi, australiani, marocchini e così via che si dirigevano a Nord. "Sembra, infatti, un cuneo inserito fra Abruzzo e Puglia (e transeat, sembra il cuneo fiscale), fra gli Appennini e il mare (mare singolare va bene, a valle si va verso Termoli), fra l'Adriatico e il Tirreno" (il Tirreno? E’ come dire che l’Umbria confina ad Est con Pescara ed ad Ovest con Civitavecchia). "Ha solo due province (e meno male, ne basterebbe una che è anche troppa) Campobasso e Isernia".

Castronius e il bue totemico
"Il cuore del Molise sono le montagne del Matese. I Molisani hanno guardato sin dall'antichità alle loro montagne come al luogo naturale di ricovero e di difesa". "I Sanniti avevano il centro di culto , simbolo dell'unità tribale, sulle alture di Pietrabbondante, ed è proprio lungo i contrafforti dell'Appennino che questo popolo si difese dai Romani per tutto il lungo periodo delle guerre sannitiche ( 243-290 a. C.)" (hai detto cotica! Meno di 50 anni!). "I primi stanziamenti sanniti risalgono forse al VII sec. a.C., come conseguenza di un vasto movimento migratorio favorito dal declino della potenza etrusca. La tradizione vuole che la prima migrazione avvenne nel corso di una primavera sacra guidata da un condottiero di nome Comius Castronius (omen nomen) e da un bue, animale totemico (qui si scomoda addirittura Isabelle Allende, con il suo libro “La città delle bestie” e si sfiora la magia, mentre di magico il Molise non ha mai avuto niente se non terra e lavoro) che avrebbe dato il nome alla capitale sannita, Bovianum". "Le testimonianze archeologiche raccontano una storia antichissima; basta andare a Pietrabbondante, col suo teatro italico a mille metri di quota, e a Sepino, con le sue acque termali e la città romana di Altilia , dove, diceva Pavese", e qui viene riportata la citazione del grande autore italiane che alla fine diceva, in poche parole, che non si capiva chi era l’uomo e chi era la bestia.


Il Sannio diventa Molise
"Con la successiva conquista normanna il Sannio divenne Molise" (qui, tutto ad un tratto, scompare Benevento, la falangina del Sannio che fino a prova contraria non si trova in nessuna delle due province molisane). "Infatti la contea normanna di Boiano fu fondata da Rodolfo di Mulisio nel 1053. Il nome nuovo di Molise deriva proprio da questi conquistatori provenienti dalla Normandia, appartenenti alla famiglia de Moulins, così chiamata dal paese di provenienza. E' Rodulfus, detto Raul, de Moulins, figlio di Guidmundus, di nobile e numerosa famiglia normanna, che parte dalla natia Moulins La Marche alla volta d'Italia in cerca d'avventura. Nel 1053 toglie ai Longobardi Bojano e Venafro divenendo signore di un territorio che è il cuore del vecchio Sannio e del nuovo Molise. Si avvia allora un periodo di nuovo fulgore per il Molise" (qui, allora qualcuno pensa, vedrai che hanno deciso di lavorare, no!) "grazie alla presenza capillare sul territorio delle badie benedettine" (come badie benedettine? Quale era il tasso di occupazione che offriva, quali le scoperte tecnologiche?). "Nei secoli bui dell'alto medioevo, San Vincenzo al Volturno, il monastero della nobiltà longobarda beneventana, fondato nel VII sec. d.C., assurge ad importanza tale da gareggiare con Montecassino". "Nel Molise si trovano chiese che sono veri gioielli di stile romanico e gotico: San Nicola a Guglionesi, Santa Maria della Strada a Matrice, le cattedrali di Larino e di Termoli, Santa Maria di Canneto, San Giorgio a Petrella Tifernina, San Giorgio e San Bartolomeo a Campobasso" (e gli altri paesi? San Martino in Pensilis, o Nuova Cliternia, dove esiste una delle più affascinanti chiesette di tutta Italia, dedicata alla Madonna Grande). "Grazie a maestranze provenienti dalla Puglia e dall'Abruzzo si forma una scuola di artisti locali, che rielaborano in maniera originale i motivi provenienti dalle regioni limitrofe e collegano il Molise con gli ambienti culturali più avanzati" (ma come Puglia e Abruzzo? u Cambuascian di San Martino ha affrescato chiese e dipinti quadri di altissimo livello, completamente ignorati dalla Regione, forse perché era comunista? Ma era un comunista serio). "In campo letterario è famoso il poema El Giardeno ( 1465) di Marino Ionata, nato ad Agnone nei primi decenni del 1400. L'opera, scritta ad imitazione della Divina Commedia, è una prova esemplare del volgare meridionale, di una nuova lingua che si viene formando nel Regno di Napoli. Agnone, detta l'Atene del Sannio, dimostra di vivere in questo periodo in un clima culturalmente avanzato, non solo per i contatti con Roma e Firenze, ma anche per la pregevole produzione artistica ed artigianale". (E Larino e i letterati di Larino?). "A partire dal Rinascimento si afferma la scuola napoletana, che eserciterà una influenza decisiva nei secoli successivi. Nel 1700 sono presenti nel Molise, dove eseguono numerose opere, ed aprono ai giovani del posto le loro botteghe, artisti del calibro di Francesco Solimena, del quale è discepolo Paolo Gamba da Ripabottoni, Giacinto Diano, l' architetto Domenico Sanfelice, lo scultore Domenico Antonio Vaccaro e Niccolò Fumo. Un'influenza, quella della scuola napoletana, che si protrarrà fino ai primi decenni del 1900. I suoi ultimi, magnifici rappresentanti sono i pittori Arnaldo De Lisio (1869-1949) di Castelbottaccio e Amedeo Trivisonno (1904-1996), il quale abbandona, però, l'iniziale manierismo per approdare ad un nuovo classicismo di ispirazione rinascimentale". (E Pasqualino Angiolillo di San Martino in Pensilis, dove lo mettiamo? Un vero naif, un pittore che di mestiere faceva il maniscalco).


La più grande menzogna
Il sito della Regione continua nell’elencazione delle magnificenze molisane, fino a che non inizia uno sproloquio sulle feste patronali e sulla corsa dei carri. "Fra queste le più antiche sono le carresi dei paesi albanesi e di Larino e San Martino". Prima di tutto, l’unica e vera corsa dei carri è quella di San Martino in Pensilis, copiata dai paesi albofoni, ma solo Ururi e Portocannone, no Campomarino e no Montecilfone, figuriamoci poi Larino. Ma chi scrive per nome e per conto della Regione Molise, sa di che cosa parla? E gli amministratori controllano che cosa si scrive? Far correre i buoi sulle ripide strade larinesi equivarrebbe ad infliggere perlomeno otto ergastoli agli organizzatori per ciascun bue e a prendersi le maledizioni per l’eternità dall’animale totemico).


Conclusioni
Chi non ha proprio nulla da fare, può collegarsi al sito ufficiale http://www.regione.molise.it/ e riscontrare se ciò che è stato detto fin qui corrisponda a verità. A parte le grande omissioni e le numerose imprecisioni, si nota la mancanza di approfondimento. Perché mai non vengono coinvolte le scuole superiori per lanciare, anche con premi in denaro, ricerche su ogni paese del Molise? A che cosa serve avere un’Università e poi non si conduno e promuovono le ricerche? Prima di lanciare la mia ultima proposta, voglio sottolineare la grave omissione commessa al sito della Regione sulla pampanella e sui torcinelli, oscurati nella parte inerente la gastronomia, e richiamare l’attenzione degli amministratori regionali sull’impatto ambientale dello zuccherificio a Portocannone, di cui “Stampa, Scuola e Vita” ha parlato nel corso della rubrica “Vacanze Molisane”. Provocatoriamente, lancio queste proposte: eliminiamo la Regione Molise, riuniamola con l’Abruzzo, annettiamo le Tremiti, concelliamo le Province e affidiamoci al Federalismo, l’unica arma che può salvare il Molise dalla miseria.

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