8 settembre 2008

Raffaello Fellah. L'ebreo dialogante

Raffaello Fellah. L'ebreo dialogante
di Roberto Maurizio







È morto a Roma, il 6 settembre scorso, Raffaello Fellah, uno degli esponenti di spicco della Comunità Ebraica Italiana di origine libica. Nato a Tripoli, il 17 maggio 1935, Fellah era già un affermato imprenditore in Libia quando giunse in Italia nel 1967 come profugo dopo l'espulsione degli ebrei libici. Amministratore delegato del gruppo La Cascina-Roma, Fellah è stato presidente dell'organizzazione mondiale degli ebrei di Liba e membro della Federazione Sefardita Mondiale; cofondatore con il senatore Giulio Andreotti e Camelia Sadat, dell'associazione "Il Trialogo" per il dialogo tra le tre grandi religioni monoteiste. Membro del Consiglio di amministrazione del mensile 30 Giorni, Fellah è stato anche consigliere economico del presidente Arafat per la zona industriale di Gaza, nell'ambito del sostegno al processo di pace tra israeliani e palestinesi. Alle elezioni europee del 2004, è stato candidato insieme a Francesco Rutelli, di cui era amico come per il senatore Andreotti, per i democratici. I funerali si svolgeranno a Roma, domani, martedì 9 settembre alle ore 10.

I temi cari a Raffaello



Nella sua trentennaie attività per la pace e le riconciliazioni tra i popoli è stato promotore di numerose iniziative e convegni internazionali. Ecco i principali temi verso i quali si è battuto tenacemente: “Difendere i patrimoni religiosi di ciascun Paese e riscoprire i valori fondamentali ed etici comuni alle tre religioni monoteiste”; “Contrastare il razzismo nelle sue manifestazioni antiche e moderne”; “Rafforzare le attuali politiche mediterranee affinché tutta l'Italia, attraverso il Centro ed il Mezzogiorno, trovi un ulteriore fattore di sviluppo associandosi ai mercati dei Nord Africa e Medio Oriente”; “Incentivare gli investimenti di imprese italiane nei Paesi dei Mediterraneo e del Medio Oriente in particolare nel settore dei turismo e della valorizzazione dei patrimonio storico e ambientale, contribuendo così allo sviluppo economico di queste aree e prevenendo quindi la piaga dell'emigrazione”; “Valorizzare il lavoro italiano all'estero a tutela delle nostre capacità umane e personali come ponte per la ricostituzione di proficue relazioni in quei paesi ín cui sono state e sono presenti collettività italiane”; “Sostenere le attività artigianali, commerciali e della piccola-media impresa creando una rete di assístenza professionale in loco”; “Favorire la formazione dell'imprenditorialità giovanile con politiche di accesso al credito agevolato e la professionalità dei neolaureati, promuovendo l'interscambio culturale finalizzato al perfezionamento post-laurea ed il successivo inserimento nel mondo dei lavoro”; “Sostenere il ruolo dei Parlamento Europeo nel Processo di Pace in Medio Oriente garantendo ai paesi direttamente interessati, Giordania, Israele e Palestina, in caso di vero decollo della pace, un contestuale accordo di associazione all'UE”.

Giulio Andreotti disegna Fellah
Di lui il Sen. Giulio Andreotti ha detto: “Raffaello Fellah è un tipo veramente straordinario. Lo conobbi in un’assemblea di profughi dalla Libia che si svolgeva in un clima molto acceso, di recriminazioni, avvilimento, propositi vendicativi. Fu l'unico che, alzatosi, parlò in termini opposti. Era inutile gridare e illudersi; bisognava invece ricominciare da zero, pur sperando che sia da Tripoli sia dal governo italiano si avesse qualche indennizzo per tutto quello che avevano perduto: per molte famiglie era il frutto del lavoro di decine di anni di fatiche. Non ottenne successo, ma servì almeno ad attirare l'attenzione dei più giovani, ebrei e non, sensibili al richiamo comparativo delle doti della loro gente rispetto agli altri.
Mi colpì anche il tono con cui Fellah aveva parlato di Italo Balbo. Non era davvero di moda parlare bene di un gerarca fascista. In particolare disse che, disobbedendo a Mussolini, non aveva dato applicazione alle leggi razziali. Qualche tempo dopo partì da Fellah la proposta di un comitato per attivare buoni rapporti tra cristiani, israeliti e islamici. Aderii a questo Trialogo, di cui fu con lui promotrice la figlia del Presidente Sadat, ucciso dopo la coraggiosa riconciliazione con Israele. Sulla scia di questo indirizzo, Fellab si attivò molto perché gli stessi israeliani parlassero con i palestinesi, sostenendo apertamente questa necessità anche in manifestazioni pubbliche a Gerusalemme. Arafat dimostrò fiducia nell'ebreo dialogante e gli ha affidato anche l'incarico di rappresentarlo in un’iniziativa imprenditoriale comune con gli ebrei, a cavallo del nuovo insediamento in un territorio ex occupato. Ho potuto altresì constatare di persona il rispetto di cui gode presso il colonnello Gheddafi, originato credo proprio dal suo ruolo di non contestatore e di corretto richiedente di riparazioni".

1 commento:

  1. HO CONOSCIUTO RAFFAELLO FELLAH NEL 2005:MI HA INSEGNATO LA DUREZZA DEL LAVORO, DELLA RICERCA, DELLA CONQUISTA.
    MI HA INSEGNATO IL SENSO DEL PERDONO, ANCHE DOVE IL PERDONO NON RIESCI A VEDERLO, GUARDANDO OLTRE L'ORIZZONTE DELLE APPARENZE.
    OGGI CHE NON C'E' PIU' PIANGO LA SUA UMANITA' RUVIDA,LA SUA GRANDEZZA.CIAO, RAFFAELLO.

    RispondiElimina