7 settembre 2008

Paralimpiadi di Pechino. Dalla Cina con amore

Enorme commozione alla XIII edizione delle Paralimpiadi
di Roberto Maurizio


Siamo tutti cinesi
Avremo tutti gli occhi a mandorla? Saranno sempre di più “sudditi” dell’Impero cinese? Forse sì. E forse è meglio. Quello che ha saputo mostrare agli occhi del mondo la Cina con l’organizzazione delle Olimpiadi, prima con quelle “normali” (ad agosto) ed ora con quelle "paralimpiaci" o “paranormali”, è qualcosa che resterà nella storia. Pechino ha dato la luce ai non vedenti, il suono ai sordi, le gambe ai ballerini, le braccia all’umanità per strigere forte i meno fortunati. Una commozione immensa, quella provata durante l’apertura delle “Paralimpiadi” il 6 settembre 2008. Siamo tutti cinesi, se non fosse per il nome attribuito alle gare dei "diversamente abili". Potevano chiamarla Olimpiade Bella, Olimpiade per chi crede nella bontà del mondo, Olimpiade dei diversi. Che problema è chiamarsi e sentirsi diversi? La cosiddetta Paralimpiade (un brutto nome impronunciabile in italiano, poteva chiamarsi tranquillamente Olimpiadi degli Handy, Olimpiadi dei diveramenti incazzatti, Infatti, non esistono le Olmpiadi dei diversamente diversi dai normalmente imbecilli). Si poteva chiamare Olimpiade e basta. Non esistono le Olimpiadi dei Premi Nobel che gareggiano a fior di milioni di euro. Si sono scandalizzati della squadra italiana di calcio che prendeva la prima classe sull'areo, mentre nessuno si scandalizza se il Premio Nobel più amato dalla sinistra, Dario Fo si sposta tra crociere d'Alemiane, dopo aver pagato fior fior di milioni. Ovviamente, i milioni sono paragonati ai 400 euro dei giovani che loro vogliono proteggere, mentre riescono a fare solo film di settima categoria con l'attricetta di ottava categoria che se non si sbriga a spogliarsi davanti al suo pubblico romanista non avrò nemmeno il tempo di rassodarsi, le vecchie, signrora di Fiano romano, non piacciono ai giovani. Mentre in Occidente, soprattutto i Italia, si cerca di trovare un nome diverso per chiamare lo storpio, il cieco, il sordo, il muto, in un altro modo, senza investire una lira (un euro mi sembrava troppo) per ridurre le difficoltà legate all’handicap (l’elenco delle mancanze sarebbe troppo lungo, tanto come le chiacchiere dei politici che prendono i voti dei disabili). Eppure Gesù Cristo fece miracoli per i muti e per i sordi, senza preoccuparsi di come venivano definiti. Agiva e parlava poco, contrariamente a quanto fanno i nostri politici che quest’estate hanno versato, tra un festival dall'Unità o come cavolo si chiama, un meeting di Rimini o di Ricchione, un incontro di nostalgici di Salò o appassionati di Arcore, una presentazione del libro "Ce po' sta" del ricco editiere Usa oppositore di "Se po' fa" ex capitolino del Pd e un "Ce l'ho più duro io" del Pdl. fiumi di parole per non dire niente e, sopratto, per non fare niente, se non i propri interesso. Questo non è qualunquismo. I partiti italiani che non hanno nei loro programmi progetti concreti per i disabili non devono essere votati. Mentre l’Italia fa i "meeting" degli intellettuali e si accontenta di sogni, la Cina impera sul mondo della comunicazione e dell’informazione. Mentre l’Italia non muove paglia per gli handicappati se non per chiamarli “diversamente abili”, la Cina si pone al primo posto nel mondo come paese civile nei confronti dei portatori di menomazioni .

La XIII edizione delle Paralimpiadi







La XXIX Olimpiade estiva per la Cina è stata un trionfo. Dall’8 al 24 agosto 2008, gli occhi del mondo sono stati puntati su Pechino dove, oltre a crollare il mito di un paese “incivile”, sono stati infranti numerosi record olimpici e mondiali. E la Cina olimpica non finisce di stupire. Dal 6 al 17 settembre manderà in scena la 13ª edizione delle Paralimpiadi estive, nella quale vengono messe in palio 472 medaglie d’oro per i 4.000 atleti gareggianti. Questo ultimo atto di questa colossale impresa con cui la Cina vuole potenziare e rinnovare la sua immagine nel mondo. Le dodici precedenti edizioni si sono svolte sempre sotto tono: quello che non interessa allo sponsor non interessa alla gente. Invece Pechino non ha badato a spese. Stando all'agenzia Xinha, la Cina che conta 83 milioni di disabili nella sua popolazione ha investito gran parte dei 100 milioni di dollari di budget per la manifestazione per migliorare i servizi per i disabili negli impianti, negli aeroporti, negli alberghi e anche nei luoghi turistici come la Grande Muraglia o la Città Probita. Intanto fuori dai siti olimpici sono comparsi anche i taxi per disabili, su cui si può accedere anche con la carrozzina senza problemi.

Commozione e lacrime
Nel Nido d'Uccello gli atleti delle 147 nazioni hanno dato vita ad uno spettacolo irripetibile, tra commozioni e lacrime. Una cerimonia di 3 ore per imprimere come tema conduttore la Natura, per capirla e accettarla nelle sue diversità. Miliardi per persone hanno assistito all’apertura di questa festa per i diversamente abili. Da brivido l'accensione del calderone olimpico con Hou Bin, tre volte campione paralimpico di salto in alto, che sulla sua carrozzella è salito fino in cima per riaccendere quella fiamma spenta lo scorso 24 agosto. La prima a sfilare, secondo i caratteri dell'alfabeto cinese, la Guinea, seguita dalla Turchia, con gli atleti entusiasti salutati dagli applausi dei 91 mila spettatori. In tribuna d'onore, tra gli altri, oltre al presidente onorario del Cio Juan Antonio Samaranch, il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, quello tedesco Horst Koehler e il primo ministro sudcoreano Han Seung-Soo, tutti accolti dal capo di Stato cinese Hu Jintao, che dopo il grande successo dell'Olimpiade punta al bis. Migliaia di figuranti sordi hanno ballato a suon di musica e formato cerchi e altre figure geometriche solamente sentendo i battiti dei loro cuori. Una Cina così profondamente umana non si era mai vista prima. Una Cina che potrebbe toccare le vibrazioni di centinaia di paesi nel mondo se continua a percorrere questo sentiero. Una Cina con tanti problemi, ma che agisce, non parla.





Il peso degli atleti cinesi




Le Paralimpiadi vedranno impegnati oltre 4000 atleti in rappresentanza di 148 paesi. La Cina che ha dominato 4 anni fa il medagliere di Atene, sarà presente con una squadra di 332 atleti (quasi l'8% del totale) di cui il 70% all'esordio paralimpico. L'Italia si presenta con 84 atleti e spera di ripetere se non migliorare i 4 ori, 7 argenti e 8 bronzi di Atene. Ma non sarà facile, sia perché la ristrutturazione delle categorie taglia fuori diversi "pezzi da novanta", come Alvise De Vidi, vincitore della maratona ateniese fra i tetraplegici, la cui categoria non è più in lizza, o Imma Cerasuolo, regina 4 anni fa dei 100 farfalla che ora si troverà nella corsia a fianco la statunitense Jessica Long, detentrice di 15 primati del mondo, sia perché campionesse come Fantato e Truccolo, dominatrici dell'arco, hanno lasciato l'agonismo.



Oscar Pistorius



Per il grande pubblico la Paralimpiade sarà soprattutto Oscar Pistorius che, dopo aver visto naufragare il sogno di gareggiare con i normodotati all'Olimpiade, cerca ora di "fare il Bolt" inseguendo medaglia d'oro e primato mondiale su 100, 200 e 400 metri. Con lui ci sarà anche Nathalie Du Toit, penalizzata in vasca contro avversarie normodotate dalla mancanza della spinta della gamba sinistra, ma presente ai Giochi nella gara di fondo, che ora torna in vasca per recitare la parte dello squalo. Stasera si parte e fra 2 settimane attenzione al medagliere: la Paralimpiade non rappresenta solo la profondità di un movimento sportivo, ma anche il grado di civiltà di un Paese, la dimostrazione di quali opportunità lascia a chi deve fare i conti con qualche disabilità.

Le speranze azzurre: pensieri e parole



Le speranze azzurre sono soprattutto legate a Francesca Porcellato in atletica in special modo su 200 e 400, al maratoneta non vedente Andrea Cionna, a Fabrizio Macchi nell'inseguimento su pista e sulla giovanissima non vedente (16 anni) Cecilia Comellini, portabandiera questa sera della squadra azzurra insieme alla Porcellato, tra le favorire nel nuoto su 200 e 400 stile libero. La delegazione azzurra è entrata nello stadio “Nido d’Uccello” urlando a squarciagola po-po-po-popo-po-po. Il motivetto usato dagli Azzurri del calcio e, purtroppo, anche dai nostri politici, che ai problemi dell’handicap rispondono con un remix di “pensieri e parole” di Battisti e Mogol, con musica del Parlamento e parole del Governo.


FotoAfp

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