2010. Somalia, il peggio del peggiodi
Roberto Maurizio Gli Stati Canaglia
Ricordo perfettamente gli “Stati Canaglia” di Bush dopo l’11 settembre del 2001: Iraq, Afghanistan, Corea del Nord, Cuba, Siria, Iran, Sudan e Somalia. L’espressione “Stati Canaglia”, “Rogue States” venne coniata prima di Clinton, che nell’ultimo semestre del suo mandato tramuto l’appellativo in “State of Concern”, traducibile in “Stati da seguire con attenzione”. Ma George W. Bush tornò alla prima espressione. Mentre per i primi due “Stati Canaglia”, Iraq e Afghanistan, i bombardieri americani riportarono alla ragione i due regimi tirannici e dittatoriali, per la Corea del Nord si va ancora avanti tra uno stallo dopo l’altro. Cuba dorme sonni tranquilli aspettando la fine “naturale” del dittatore tanto amato e tanto odiato dal popolo, come tutti i dittatori che si rispettano; Siria, Iran e Sudan, sono sull’orlo della brace e anche qui si aspetta che i tizzoni ardenti si spengano per mancanza di ossigeno. L’unico Stato canaglia che la comunità internazionale ha completamente abbandonato è la Somalia, un paese nelle mani del diavolo, inteso come il disinteresse estremo per il rispetto dei diritti umani e della salvaguardia dei bambini.
Un paese immerso nel buio e nelle fiamme dell’arroganza
Una popolazione allo stremo, milioni di cittadini allo sbando; morte, fame, distruzione, inciviltà, oblio, non curanza dei media italiani impegnati a seguire le traiettorie delle “madonnine” tirate in faccia a Berlusconi e ad applaudire agli spintoni verso il “Pastore tedesco”. Dopo la “ritirata” poco dignitosa dalla Terra di Satana, prima degli Stati Uniti (1994) e poi dell’Onu (1995), con il fallimento completo della missione Unosom, alla quale partecipava anche l’Italia; dopo l’uccisione della giornalista italiana, Ilaria Alpi il 20 marzo 1994, una morte ancora immersa nel buio delle tenebre di un paese in cui le fiamme avvolgano fatti e misfatti di un’area troppo vicina all’Arabia Saudita, l’unica soluzione sarebbe un intervento massiccio delle potenze mondiali per distruggere alle radici poche centinaia di migliaia di indiavolati e fondamentalisti che fanno il loro porco comodo appoggiati da non si sa chi. Una missione impossibile.
La Zanzara e il Ragioner Rossi
Ma riportare l’ordine e la pace in Somalia, significherebbe buttare ancora milioni di bombe. E come sparare con un mitragliatore contro una zanzara. Ma gli Stati Uniti hanno fatto sempre così. Con le loro bombe hanno prodotto un cambiamento climatico sulla Terra e nessuno dice nulla e, a Copenhagen, al Summit mondiale sul clima, se la prendono con il Ragionier Rossi, con la sua Seicento, con la sua folle idea di lavarsi tutti i giorni utilizzando l’acqua senza chiudere il rubinetto, con il suo folle gesto di scaricare lo sciacquone del water ogni giorno e forse anche più e pulirsi con la carta igienica, un’invenzione del diavolo che condurrà la Terra all’estinzione fra non molto tempo.
Afghanistan, anime in cerca di cielo
Ricordo perfettamente la Luna Piena che alle 8 della sera del mese di novembre del 2001 si alzava sull’orizzonte e mi indicava là dove il rombo delle ali volanti della civiltà democratica si sarebbe abbattuto su povere casupole che ospitavano temibili terroristi senza scarpe e senza ombrelli. I bombardamenti sull’Afghanistan rimbombavano fino sulle mura della Città Eterna. La Luna Piena indicava esattamente la luce delle polveri “civili” che si sarebbero sollevate sulla popolazione senza protezioni.
The Butterflay Effect
Dal 7 dicembre 1941 ad oggi, gli Stati Uniti hanno lanciato miliardi di bombe in tutto il mondo, sconvolgendo, secondo me, anche l’inclinazione dell’Asse terrestre, con le successive ed inevitabili conseguenze ambientali, ad iniziare dal Niño. Una cretinata tutta da dimostrare. Ma se fosse vero che “il minimo battito di un’ala di una farfalla in Amazonia sia in grado di provocare un uragano” (The Butterfly Effect), se avesse, quindi, ragione Edward Norton Lorenz, pioniere della “Teoria del Caos” (da non confondersi con Konrad Lorenz, lo scienziato etologo e filosofo austriaco, presente in questo blog, con Otto Max Lorenz, l’economista americano “padre” della “curva sulla distribuzione del reddito”, e con il più prosaici e costosi orologi milanesi Lorenz), figuriamoci l’impatto sull’ambiente terrestre delle bombe e delle trivellazioni di petrolio, di carbone, di diamanti. Edward Norton Lorenz, in un suo scritto del 1963, preparato per la “New York Academy of Sciences”, sosteneva che secondo “Un meteorologo le sue teorie erano corrette, per cui un battito delle ali di un gabbiano sarebbe stato sufficiente ad alterare il corso del clima per sempre”. In discorsi e scritti successivi, Lorenz usò la più poetica farfalla, forse ispirato proprio dal suo diagramma generato dagli attrattori, che somigliano proprio a tale insetto, o forse influenzato dai precedenti letterari (anche se mancano prove a supporto). “Può il batter d'ali di una farfalla in Brasile provocare un tornado in Texas”? Fu il titolo di una conferenza tenuta da Lorenz nel 1979. Ma se un battito di una farfalla potrebbe generare un tornado, perché mai le bombe fatte esplodere dal paese più “democratico” del mondo, gli Stati Uniti, non dovrebbero produrre scompensi sul clima?
Bomba su bomba
Ogni bomba lanciata su Foggia, ogni missile esploso durante la guerra di Corea e in Vietnam, ogni granata fatta brillare in Medio Oriente, ogni bombardamento trasmesso in diretta televisiva dalla Cnn su Bagdad, possibile che non abbia procurato nulla sul nostro piccolo grande ambiente? E le bombe atomiche? Quelle su Hiroshima e su Nagasaki, quelle fatte deflagrare nelle viscere della Terra, sotto i ghiacciai, nascoste sotto la sabbia del deserto da paesi “civili” come l’Usa, l’Urss, la Francia, Regno Unito, Israele, India, Cina, Pakistan, sono colpi allo stomaco della nostra amata Terra. E poi se la prendono con il signor Rossi o con le fabbriche che danno lavoro a miliardi di persone.
Il pianto delle prefiche
Basta con le esplosioni. Gaia, la nostra Terra tramortita da esplosioni nucleari e da bombe sganciate durante guerre una dietro l’altra armata, trascurata da una becera sinistra che va a fare i reportage con nostri soldi sugli animali nati liberi, bestie che non solo non sono libere ma sono divorate dai leoni e non se la prende più con le guerre e i guerrafondai. Un’informazione da quattro soldi per imitare le più blasonate trasmissioni televisive americane e inglesi solo per non aggiungere niente a quello che già si sa, copiando e incollando, rubando con i nostri soldi, per immolare sull’altare della verità il disfattismo e il catastrofismo tipico delle “prefiche”. Ma le “prefiche” sono state pronte a piangere sul sangue di Berlusconi e a far riempire di gioia gli avversari che avrebbero voluto 100, 100.000 statuette da lanciare. Le “prefiche” hanno pianto lacrime di infamità. Come quelle che stanno sconvolgendo l’amata Somalia, una Terra abbandonata da Dio in pasto al diavolo, quello che ha portato via il corpo e l’anima di Ilaria Alpi.
Non c’è pace per il Regno di Satana
Nel giorno di Natale si sono registrate almeno 15 vittime civili nei combattimenti fra le truppe governative e i miliziani islamici che controllano buona parte del paese. Scontri che sono proseguiti anche ieri mattina, 27 dicembre 2009, causando la morte di altre tre civili e il ferimento di altri cinque. Le caserme dei peacekeepers dell'Unione Africana sono state l’obiettivo di diversi attacchi condotti a colpi di artiglieria pesante, caduti anche su case di civili. Dall’inizio dell’offensiva dei radicali islamici, lanciata nel maggio del 2008, si contano oltre 20 mila morti e circa un milione e mezzo di profughi dalla sola Mogadiscio.
La Somalia è uno degli Stati politicamente più instabili al mondo
Situato nel Corno d'Africa, il paese diviene indipendente nel 1960, quando vengono unificati i territori dell'Unione della Somalia (sotto Amministrazione fiduciaria italiana) e del Somaliland (Protettorato britannico). Nel 1969, con un Colpo di Stato, prese il potere il generale Siad Barre, che lo mantenne per oltre venti anni. La progressiva perdita di consenso popolare spinge Barre a dar vita a una politica sempre più autoritaria, che rafforza l'opposizione interna. Si riaccende (1977) anche l'annoso conflitto con l'Etiopia per la regione semidesertica dell'Ogaden. Nel 1991, i movimenti di liberazione interna rovesciano la dittatura e proclamano la Repubblica. La situazione interna però, si dimostra da subito turbolenta, e, già nello stesso anno, nel nord del paese il Somaliland si proclama repubblica indipendente. Quando, l'anno successivo, la comunità internazionale decide di intervenire per stabilizzare il paese, inizia una fase di caos e anarchia che si protrae fino ai nostri giorni. La radicalizzazione dello scontro tra i "Signori della guerra" e il contingente americano fa naufragare la missione Onu di Peacekeeping "Restore Hope" (cui partecipa anche l'Italia). Dal 1995 di fatto l'Occidente cessa di occuparsi direttamente della Somalia.
I Signori della Guerra
Negli anni successivi la Somalia attraversa una fase di frammentazione, con il consolidamento di poteri locali legati ai clan e ai "Signori della guerra". Le ultime vicende storiche riguardano la formazione (2004) di un effimero Governo di transizione, sostenuto dall'Etiopia, che però viene facilmente estromesso da Mogadiscio nel 2006 dalle Corti islamiche, formazione fondamentalista sostenuta da Iran e Libia, che impongono un regime rigidamente religioso ma anche una pacificazione provvisoria. Nel 2007 gli equilibri vengono nuovamente rovesciati dall'intervento etiope, che restaura con le armi il Governo di transizione a Mogadiscio, al prezzo però di una recrudescenza del conflitto, che provoca migliaia di vittime civili e l'aprirsi di una nuova crisi umanitaria. Il paese è soggetto a periodiche siccità che hanno peggiorato la, già precaria, situazione di vita della popolazione. Il paese ha uno dei tassi di mortalità infantile più alti del mondo con 225 bambini morti per 1000 nati vivi. Le cause principali di morte sono la dissenteria, le infezioni respiratorie e la malaria (si stima che l'87% dei somali siano a rischio di malaria).
Il Dolce Stil Novo
Meno del 30% della popolazione ha accesso all'acqua potabile; la malnutrizione è in crescita e la malnutrizione acuta compisce il 17% della popolazione. Lo stile di vita nomade delle popolazioni rurali della Somalia rendono difficile l'implementazione di un programma di vaccinazioni, di conseguenza morbillo e colera costituiscono una pericolosa minaccia. Il tasso netto di iscrizione alla scuola primaria è solo del 13% per i bambini e 7% per le bambine. La Somalia, non avendo un governo riconosciuto da tutte le fazioni in lotta, è uno degli unici due Stati al mondo a non aver ratificato la Convenzione sui diritti dell'infanzia.
Condizioni pietose senza anima e senza umanità
La Somalia, ex colonia italiana, sotto il Governo di Craxi possedeva la più grande università dell’Africa, riceveva aiuti consistenti. Oggi, il Governo di destra di Berlusconi ha chiuso i cordoni della borsa. L’avevano fatto pure i governi della cosiddetta sinistra cattocomunista. Uno schifo che è stato il risultato di Mani Pulite e della morte di Ilaria Alpi. Dal 1994 in poi, la Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo è stata smantellata, sono stati assunti personaggi di secondo piano senza educazione alla cooperazione. La Somalia abbandonata a se stessa e ad una banda di assassini, senza che la Chiesa cattolica con tutte le sue diramazioni, impegnate anche a combattere il Berlusconismo, abbia mosso un dito in favore dei nostri fratelli somali. Nel 1994, pur essendo anche allora uno dei paesi più poveri del mondo, la Somalia aveva una sua dignità, aveva dei leaders che avevano viaggiato e vissuto in altri paesi europei e africani. Forse erano corrotti, secondo Di Pietro, ma non ammazzavano le persone e si occupano del benessere della popolazione, Una Somalia, degna di questo nome, che dovrebbe far emergere in tutti gli italiani, non come colonialisti di accatto, ma come figli di uno stesso Dio di quello dei Somali, figli di una stessa civiltà, quella promulgata dalle Nazioni Unite, figli di una stessa madre, la bontà che è nel Dna dei due popoli, l’indignazione di una situazione non più accettabile come umana.
Nessun Paladino per Mogadiscio
Mentre gli analisti dell’“Economist Intelligence Unit”, una società sorella di “The Economist”, ha identificato il peggior paese al mondo per il 2010, nessuno in Italia si erge come Paladino per combattere questa atroce situazione di un paese africano assegnato alle nostre “cure”. La Somalia Italiana è un’area sconosciuta dai nostri giornali e dalla nostra popolazione. Ci dovremmo solamente vergognare! Il Pdl, il Pd, i Francesconi e i Franceschini, i Berlusconi i Berluschini, i Bersanini e i Bersanoni, i Dipietrini e i Dipietroni, se ne fregano altamente dall’alto dei loro scranni conquistati a Montecitorio. La Somalia non ha Paladini né Paladoni in Italia.
Turchilometrienistan, il penultimo; Somatrienistan, una forzatura
La Somalia, dunque, il paese peggiore del mondo del 2010, il più derelitto, il più abietto, il più “schifoso” del mondo. I precedenti vincitori di questo dubbio onore includevano l'Afghanistan (prima del 2001) e il Turchilometrienistan. Stavolta, il campione è in Africa. Colpito dalla piaga della guerra civile, stritolato da povertà e pirateria rampante, la Somalia sarà nel 2010 il peggio del peggio. Chiamare la Somalia un paese è una forzatura. Ha un Presidente, un Primo ministro e un Parlamento, ma con scarsa influenza al di fuori di poche roccaforti nella capitale, Mogadiscio. Ciò che passa per un Governo è protetto da una forza di “peacekeeping” dell'Unione africana che presidia il palazzo presidenziale. Gran parte del Paese è controllata da due fazioni islamiste radicali armate, al-Shabab (la Gioventù) e Hizbul Islam (Partito dell'Islam), che ingaggiano regolarmente scontri con le forze leali al Governo. Entrambi chiedono l'imposizione di severe leggi islamiche, in quello che equivarrebbe alla talebanizzazione della Somalia. Al-Shahab si è assunta la responsabilità di attentati suicidi a Mogadiscio, lo scorso settembre, che uccisero 17 membri delle forze di pace; gli Stati Uniti d’America, quella democratica di Obama, considera il gruppo un alleato di Al Qaeda. “I paesi poveri sono spesso definiti dai loro deboli risultati nel campo della salute, dell'educazione e del reddito, ma le condizioni in Somalia sono in gran parte troppo devastate per poter essere anche soltanto misurate. I pochi dati che si possono raccogliere sono realmente terribili: secondo la Fao, più del 40 per cento della popolazione ha bisogno di aiuti in cibo per poter sopravvivere, e un bambino su cinque è gravemente malnutrito. I continui combattimenti hanno costretto a vaste migrazioni interne oltre 1,5 milioni di persone, di cui un terzo vivono ora in campi di fortuna in condizioni pietose. Le organizzazioni internazionali sono state in grado di rifornirli con metà dell'acqua di cui hanno quotidianamente bisogno.
Ilaria Alpi e la pirateria
La Somalia verrebbe notata poco, se non fosse per la sua industria in più rapida crescita: la pirateria. La Somalia si estende sulla punta dell'Africa orientale e dentro il Golfo di Aden, uno dei luoghi al mondo con più traffico nelle rotte navali. Più di 20 mila navi mercantili attraversano il Golfo ogni anno, un bersaglio invitante per i pirati somali, che hanno sviluppato un mercato redditizio, catturando navi e chiedendo riscatti. L'International Maritime Bureau ha contato circa 40 sequestri andati a segno nel 2008 e altri 31 soltanto nella prima metà del 2009. Navi da guerra dell'Unione europea, degli Stati Uniti e di altre potenze adesso pattugliano le acque, ma i pirati hanno spostato i loro attacchi ancora più al largo. La pirateria in Somalia inizia nel 1992 dopo una serie di vicissitudini politiche, e secondo i somali svolge anche un ruolo di controllo e contrasto alla pesca illegale che depreda le acque somale senza che il Governo sia mai intervenuto in alcuna maniera. Quindi, Ilaria Alpi, forse, si stava interessando, senza saperlo, di pirateria già nel 1994, un’attività appena sul pelo dell’acqua. Perché nessuno ha mai parlato di inchieste su questo bubbone che oggi fa della Somalia il paese più “affascinante del mondo”: quello dei pirati. Il Corsaro nero, l’Isola del Tesoro, lo Sparviero del mare, Sinbad il marinaio, l’Ultimo dei bucanieri, il Pirata Barbanera, la Tigre dei Sette Mari, i Pirati del Tortuga, quelli della Malesia, quelli di Maracaibo rappresentano un filone di libri più letti dai ragazzi dell’Occidente, dove Capitan Uncino diventa un mito per molti bambini del mondo.
Quattro milioni di dollari
Mentre in Somalia ogni giorno la sofferenza, la fame e la morte della popolazione, soprattutto quella giovanile, sono una realtà quotidiana, i pirati rubano i ricchi per riempirsi le loro luride tasche. Infatti, è proprio di ieri, 27 dicembre 2009, la notizia che un elicottero ha lasciato cadere un riscatto di 4 milioni di dollari sul ponte di una nave cinese che trasporta carbone dirottata da pirati somali a metà ottobre. Lo ha riferito uno dei pirati a bordo dell'imbarcazione. La nave De Xin Hai coi suoi 25 membri di equipaggio e 76mila tonnellate di carbone, partita dal Sudafrica e diretta al porto indiano di Mundra, era stata dirottata il 19 ottobre nell'Oceano Indiano circa 700 miglia a est del Corno d'Africa. Le bande di pirati somali hanno fatto decine di milioni di dollari in riscatti per le navi dirottate lungo le rotte dello strategico Golfo di Aden che collega Europa e Asia.