di Roberto Maurizio
C’è del marcio in Danimarca
Il clima a Copenhagen è lo stesso che si respira a Palermo. Si parte dalla tesi, la colpa è dell’uomo corrotto e mafioso che attraverso il suo inquinamento riesce a oscurare il Pacifico e a mettere le bombe là dove gli pare, che uguale all’analisi, la mia cinquecento, insieme alla troppa carta igienica che ho adoperato, ha distrutto l’Amazzonia e Spatuzza distruggerà i politici corrotti. Allora la sintesi è: gli uomini stanno distruggendo la Terra e la Mafia l’Italia. Tesi, antitesi e sintesi che potrebbe anche essere vera. Ci potrebbe stare! Ma occorrono le prove. La tesi che “tutti i politici che ci sono antipatici e fanno solo soldi per affari loro, sono mafiosi”, ci potrebbe anche stare. L‘anitesi, “la mafia non è un’azienda con miliardi di euro fatturati ogni 24 euro, ma è quella che cerca protezione dai politici che con la loro finanziaria potrebbero solo aggiungere un po’ di champagne alla loro ricca e allegra compagnia”, già calza male. La sintesi. Ma che ci fanno i politici dentro la mafia? Solo i mafiosi appartengono alla mafia. Quindi sei prima mafioso e poi politico. Tutti gli altri sono dei quaquaraquà. Mutatis mutandis, a Copenhagen, le tesi, momenti astratti intellettivi affermativi e negativi, si contrappongono alle antitesi, momenti dialettici razioni, potenza del negativo, che si negano e creano l’unità nella sintesi. Praticamente, non si è capito niente. In pratica, sia a Palermo che a Copenhagen regna confusione e allarmismo.
Fuori dal coro
Uno scienziato danese ha cercato di tirarsi “fuori dal coro” affermando, sommessamente, che, probabilmente, il problema del cambiamento climatico potrebbe trovare la sua ragion d’essere nell’attività eruttiva del Sole e nella forte espansione del vento solare. Apriti cielo. No! Lo scienziato ha immediatamente ricevuto calci nel sedere ancor prima di poter concludere il suo intervento. Cosa sosteneva questo scienziato? Secondo lui, sarebbe il sole, non le attività umane, a causare il riscaldamento della Terra.
Scienziati “bastian contrari”
Questa tesi, in realtà, è sostenuta anche da molti altri scienziati, ai quali però non si dà minimamente voce e credito. Secondo questi “bastian contrari”, affermano che anche l’atmosfera di altri pianeti si sta scaldando a dimostrazione che il riscaldamento è interplanetario e che la vera causa dell’aumento della temperatura sulla Terra è da identificarsi nel Sole. L’attività del Sole, secondo questi “luminari”, nell’ultimo millennio, per nulla considerata dai fautori dei modelli matematici, non è stata mai così elevata come dal 1940 ad oggi. Perciò il fatto che il Riscaldamento Globale (Rg) sia dovuto all’effetto serra resta sempre una ipotesi da dimostrare. In particolare, l’aumento di Co2 non può essere ritenuto la causa del riscaldamento ma, semmai, potrebbe essere il riscaldamento la causa dell’aumento di Co2. Infatti, da dove potrebbe venire la Co2 e, soprattutto, da dove il riscaldamento? La risposta alla prima domanda è facile: i più potenti emettitori sono gli oceani, enormi serbatoi di Co2 in essi disciolta (di fatto, una buona metà delle emissioni antropiche è dagli oceani assorbita) e pronta ad essere immessa in atmosfera non appena la temperatura superficiale delle acque aumenta. Quanto alla seconda domanda, bisogna innanzitutto essere consapevoli che tutte le attività degli oltre 6 miliardi di esseri umani sono un nonnulla rispetto all’attività di quel gigante, lassù nel cielo, che è il nostro sole. Le macchie solari sono, sappiamo oggi, intensi campi magnetici che appaiono durante periodi d’elevata attività solare, ma per secoli e da molto prima che se ne conoscesse la natura gli astronomi ne hanno registrato il numero, e dai dati raccolti si può notare che nel periodo della piccola era glaciale vi fu una drastica riduzione nel numero delle macchie solari (minimo di Maunder, dal nome dell’astronomo inglese che osservò la circostanza).
Le macchie e l’effetto serra
Quanto il numero di macchie solari sia un attendibile indicatore del clima lo scoprirono il ricercatore danese Friis-Christensen e i suoi collaboratori, che nel 1991 dimostrarono la stretta correlazione tra attività solare e temperatura globale in tutto il periodo compreso fra il 1860 e il 1990. Ancora una volta, l’inevitabile conclusione è che è il Sole ciò che guida il nostro clima, mentre la Co2 è irrilevante. L’ingegnere serbo M. Milankovitch nel 1930: calcolò l’influenza delle variazioni periodiche della eccentricità dell’orbita ellittica terrestre, dell’inclinazione dell’asse terrestre e della precessione degli equinozi sulla radiazione solare ricevuta dalla terra. La concomitanza di queste tre periodicità, è il più importante fattore causale delle ere glaciali verificatesi per 4 volte con periodo di 100.000 anni. La teoria di Milankovitch è confermata ora, anche, dall’analisi dei carotaggi di ghiaccio eseguiti a profondità di chilometri nell’antartide dalla spedizione Vostok. Di questo ghiaccio si determina l’età, in base alla profondità, e la percentuale di Co2 atmosferica in epoche remote nelle bolle d’aria che contiene. Ma la cosa più interessante è che ogni aumento di temperatura precede, e non segue, quello della Co2 di un lasso di tempo di 600±400 anni. Nonostante la forte incertezza di questo dato, sembra che sia un aumento di temperatura a causare un aumento di Co2 e non il contrario (come già detto prima). Probabilmente molti scienziati hanno scambiato la causa con l’effetto. Il riscaldamento fa crescere la Co2 nell’atmosfera e l’effetto serra, amplificando l’aumento di temperatura in un processo di feedback. Si può quindi affermare che il presunto eccezionale ed eccezionalmente rapido cambiamento climatico a cui stiamo assistendo, non ha niente di eccezionale perché fenomeni simili ed anche di entità maggiore sono già avvenuti in passato, e non per colpa dell’uomo. Le attuali temperature probabilmente rientrano nella naturale variabilità sia come valore che come rapidità di cambiamento. Il Sole, quindi, influenza il clima non solo, direttamente, col suo calore ma anche, indirettamente, attraverso le nuvole. Sono masse di goccioline d’ acqua o di aghetti di ghiaccio formate per condensazione atmosferica attorno a nuclei di polvere, fumo, ioni, etc. La copertura nuvolosa è mediamente pari al 60÷70% della superficie del globo.
Niente di eccezionale sotto il Sole
Data l’enorme superficie interessata, è molto probabile che una piccola variazione percentuale della nuvolosità produca notevoli variazioni climatiche. L’effetto delle nuvole sul clima è duplice e difficilmente quantificabile. Un aumento della copertura nuvolosa diminuisce l’irraggiamento solare riflettendo parte delle radiazioni (raffreddamento, effetto prevalente), ma nello stesso tempo aumenta l’effetto serra trattenendo le radiazioni termiche emesse dalla superficie (riscaldamento).
Le masse di nuvole si formano anche grazie all’interazione del vapore acqueo dagli oceani con le particelle di raggi cosmici provenienti dall’esplosione di stelle lontane giunte alla fine della loro vita: le molecole di vapor d’ acqua colpite dai raggi cosmici diventano nuclei di condensazione da cui si formano le nuvole. Quando il Sole è più attivo, cioè quando il campo magnetico da esso è più intenso, i raggi cosmici (che sono particelle elettricamente cariche) sono maggiormente deviati da quel campo magnetico: ne consegue un più debole flusso cosmico cui corrisponde una minore formazione di nuvole e quindi un maggiore riscaldamento. La potenza di questo effetto è diventata chiara solo recentemente, dopo che si sono confrontate, nel corso degli anni, le temperature globali con il flusso di raggi cosmici, scoprendo, ancora una volta, una stretta correlazione tra temperatura globale e flusso cosmico, con la prima che aumenta ogni volta che il secondo diminuisce, e viceversa: il clima è controllato, quindi, dalle nuvole, queste sono controllate dal flusso di raggi cosmici a sua volta controllato dall’intensità del campo magnetico dal sole, cioè dalla attività della nostra stella. Diamo alcuni valori: come vapore acqueo nell’atmosfera ne abbiamo 140.000 miliardi di tonnellate; di Co2 solo 750 miliardi di tonnellate nell’aria, che aumentano di 3,3 Gt/anno. Di Co2 nel mare ne abbiamo almeno 38.100 Gt; 2.100 Gt nei suoli e nelle piante. Concludiamo, dicendo che il riscaldamento del pianeta è reale. Che esso sia di origine antropica (attività umane) è una opinione o teoria fondata sostanzialmente sui risultati di modelli numerici. Vista l’evoluzione del clima nel passato, l’attuale riscaldamento non ha niente di eccezionale e non sarebbe da attribuire all’uomo, ma, molto probabilmente, al sole. L’uomo influirebbe, ma poco molto poco, quasi niente.
Questo post ha utilizzato una parte rilevante di un articolo scritto da Orazio Mainieri, www.nibiro2012.it
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