18 dicembre 2009

Termoli, storia di una città

Termoli, il vetro sul legno
di Roberto Maurizio
Un piccione si ferma, immobile solo per qualche istante, sui rinforzi del Borgo Antico di Termoli. I suoi antenati hanno visto e trasmesso alla sua specie le gioe e i dolori di una città con tanti colori


Di Pietro, il “leverage” molisano


“L'acqua del mare di Termoli scompare al Sole in luogo solitario...listata di rosso e nasconde alla vista il gruppo meravigliosamente candido delle Isole Tremiti. Dove approda trova un letto di sabbia brillante che ne fa più evidente la chiarezza...”. Questa la descrizione che Francesco Jovine (Guardialfiera, 9 ottobre 1902 – Roma, 30 aprile 1950; scrittore, giornalista e saggista), nel 1941, faceva sulla raggiante cittadina adriatica. Termoli assorbe il colore di una natura ancora incontaminata e nasconde una serie d’incredibili scoperte. Un fazzoletto di mare nel cuore dell'Adriatico con un patrimonio di acque di inaudita trasparenza, di tesori d'arte e piccoli capolavori dell'uomo, di feste popolari e riti religiosi intensi, di oggetti forgiati da un artigianato millenario, di sapori gastronomici di un’arte culinaria "selvaggia" e profumata. Ma Termoli appartiene al Sud più profondo del Sud, il più lacerato, il meno rappresentato mediaticamente, il più abbandonato da Dio e dai politici. L’unico politico di “levatura”, come il “leverage Antonio Di Pietro”, invece di occuparsi delle sue vacche, rincorre Berlusconi e le sue malefatte, il giustizialismo a tutti i costi, la vendetta per la vendetta, abbandonando la terra dei suoi avi al sottosviluppo, all’inquietudine, allo spaccio continuo della droga a cielo aperto, alla castrazione perpetua della gioventù molisana. Povero Molise da sempre abbandonato a se stesso.

Produttività

Povero Molise ridotto a schiavitù che non ha voce in capitolo, non ha armi, non ha materie prime, non ha giovani, non ha niente. Ha però i politici e i soldi che entrano e non si sa che fine fanno. Per rimediare a questa situazione, quasi infernale, ci hanno pensato tre professori che non hanno parlato della realtà socioeconomica molisana di Termoli, di Portocannone. Hanno prodotto un libro eccezionale sulla storia di Termoli. Undici anni per portare a termine un prodotto che sarebbe significato per Dante 234,69 anni per realizzare la Divina Commedia, 198,23 anni per Shackspeare solo per l’Amleto. Ma, alla fine, finalmente un risultato. Ed è questo che conta.

Un prestigioso volume

Alla cittadina molisana, con più di 40.000 abitanti, è stato dedicato il libro “Termoli, storia di una città”, un prestigioso volume edito da Donzelli, pubblicato con il patrocinio del Comune della cittadina adriatica, scritto da tre professori: Costantino Felice, Angelo Pasqualini e Sergio Sorella. Il Prof. Felice insegna Storia economica all’Università “D’Annunzio di Chieti-Pescara”, si occupa del Mezzogiorno, con particolare riguardo all’Abruzzo e al Molise ed ha curato il volume “L’Abruzzo della collana “Storia d’Italia. Le regioni dall’Unità a oggi”, Einaudi 2000; è autore, fra l’altro, di “Dal borgo al mondo. La Banca Caripe 1870-2000”, Laterza 2001 e , per i tipi della Donzelli “Verde a Mezzogiorno. L’agricoltura abruzzese dall’Unità a oggi”, 2007, e il “Mezzogiorno operoso. Storia dell’industrial in Abruzzo”, 2008. Angelo Pasqualini è docente di storia e filosofia nei licei. Si occupa prevalentemente dei problemi concernenti la storia del Mezzogiorno in età moderna e contemporanea, con attenzione particolare agli aspetti culturali e di costume relativi all’area molisana. Sergio Sorella insegna discipline giuridiche ed economiche negli istituti superiori. Si occupa di storia del Mezzogiorno soprattutto in età contemporanea, con particolare riguardo ai rapporti tra istituzioni ecclesiastiche e potere politico nel Molise. Oltre a vari saggi su riviste specializzate, ha pubblicato Termoli, i dintorni, le Tremiti (1996).

Un “parto assistito”


Il libro, presentato a Termoli, il 15 dicembre 2009, presso la Sala Consiliare del Comune, nasce da un progetto scaturito da una delibera comunale del ’96. Da una ‘semplice’ delibera, insomma, è spuntato un lavoro molto più che prezioso. Dopo undici anni (non c’è da vergognarsi, perché la realizzazione è stata in linea con i processi civili e penali italiani), finalmente il “parto”, assistito che ha riscosso molti apprezzamenti. A partecipare al “fausto evento culturale” anche Giovanni Brancaccio, ordinario di storia contemporanea presso l'Università degli Studi ‘Gabriele D'Annunzio’ di Chieti-Pescara, Giorgio Palmieri, coordinatore Biblioteche dell'Università del Molise e l’assessore ai Lavori Pubblici Mario Di Blasio, che ha sostituito l’assessore alla Cultura Serena Biondi. 568 pagine distinte in tre parti, ciascuna curata da ogni autore. La prima, intitolata “Da borgo marino a città industriale: un profilo di lungo periodo”, racchiude tutta la storia della città, scritta da Costantino Felice. La seconda, “La cultura: costumi e diffusione del sapere”, è un approfondimento del professore Angelo Pasqualini, mentre la terza sezione è dedicata alla “Chiesa e la città: uomini, rapporti e istituzioni”, realizzata da Sergio Sorella.

Il vetro sul legno. L’ossimoro “glocal”

Tutti e tre gli autori hanno impostato la trattazione mantenendo sempre vivo il legame tra il microcosmo locale e il contesto più ampio nazionale. In pratica, gli autori hanno fatto riferimento alla globalizzazione inserita all’interno della localizzazione. “Think global, act local”. Questo punto è stato sottolineato dal professore Giovanni Brancaccio, Ordinario di Storia Contemporanea presso l’Università degli Studi “Gabriele D’Annunzio” e da Giorgio Palmieri, Coordinatore Biblioteche dell’Università del Molise, relatori dell’incontro di presentazione del libro. «E’ sempre costante il recupero della dimensione nazionale – ha commentato Brancaccio – il testo contiene delle informazioni molto preziose e utili, in uno stile accattivante. Molto interessante è anche la parte contemporanea: nella sezione iniziale del testo si parla della svolta industriale, che stando alla ricostruzione di Felice è giunta tardi, con la creazione, nel 1967, del consorzio della Valle del Biferno, e il nuovo impulso con fabbriche importanti, a cominciare dalla Fiat».

La forte identità



Degli altri due approfondimenti ha parlato Palmieri: «Il professore Pasqualini innanzitutto mette in rilievo il ruolo cruciale svolto dalla cultura. E soprattutto a Termoli e nel resto del Molise, la coscienza intellettuale di appartenenza ha compensato spesso le debolezze istituzionali nel corso del tempo. L’autore parte dal Medioevo, sottolineando l’impatto psicologico esercitato dalle due eminenze architettoniche del Castello svevo e della cattedrale. Le due costruzioni hanno anche affinato il gusto estetico degli abitanti, contribuendo a creare una forte identità. Pasqualini traccia una ricostruzione attenta delle istituzioni educative, del seminario e della scuola elementare. E da’ voce ai personaggi che hanno fatto la storia della cultura, da Saverio Cannarsa a Gennaro Perrotta. L’ultima parte curata dal Sergio Sorella si presenta come un saggio molto puntuale, che rende bene i rapporti tra le vicende ecclesiastiche e quelle della comunità locale. Sono riportate 4 testimonianze, quella del domenicano Serafino Razzi, di Tommaso Giannelli, del vescovo Bisceglia e di Oddo Bernacchia. Quest’ultimo ha fornito un grande contributo dal punto di vista politico». Angelo Pasqualini ha ribadito qual è stato l’impulso che lo ha guidato nella stesura del suo studio: «Con questo libro abbiamo tentato di connettere la storia locale con il contesto nazionale. Solo in questo modo è possibile comprendere le vicende termolesi». Sorella ha sottolineato il grande lavoro archivistico alla base dell’opera: «Siamo davvero soddisfatti di aver concluso questo lavoro, ci dispiaceva non averlo concluso. E’ passato del tempo, ma per fortuna siamo arrivati alla fine con la pubblicazione».

Sinossi

Tra le cittadine costiere dell’Adriatico, Termoli emerge storicamente con una propria fisionomia molto marcata. Coerentemente con la morfologia del luogo – un promontorio che da tre lati si erge a picco sul mare – il borgo medievale si è sviluppato come centro fortificato e marinaresco, pienamente partecipe di tutte le grandi contese tra le compagini statuali e le signorie feudali del Mezzogiorno. Ma fin dagli albori dello scorso millennio, grazie sempre alla sua posizione geografica, è stato anche attraversato da flussi mercantili di medio-ampio raggio (e movimenti di idee), tanto in senso orizzontale che verticale, sui quali è potuta crescere un’economia – e anche la comunità nel suo insieme – tutt’altro che stantia. Soprattutto in età moderna a Termoli si afferma una proto borghesia cittadina, specie nel commercio e nelle professioni, dinamica e operosa, le cui intraprese, pur in un quadro di lunghe permanenze, si proiettano ben oltre l’ambito locale. In età contemporanea, Termoli si segnala soprattutto per il suo protagonismo nella «grande trasformazione» che investe il nostro paese nella seconda metà del Novecento. Sfruttando abilmente le opportunità dell’intervento straordinario, specie nella prospettiva industriale, vi si innescano meccanismi virtuosi di sviluppo che ne fanno senz’altro un «localismo» di successo. La plurisecolare parabola di questo centro costiero per molti aspetti costituisce dunque uno spaccato emblematico della storia meridionale. Ma nella ricostruzione che ne forniscono i tre autori essa presenta anche tratti di originalità e differenziazione che inducono – se non proprio a revisionare – quanto meno ad approfondire i consueti schemi interpretativi di cui si alimenta il dibattito storiografico sul Molise e più in generale sul Mezzogiorno. e, per i tipi della Donzelli, Verde a Mezzogiorno. L’agricoltura abruzzese dall’Unità a oggi (2007) e Il Mezzogiorno operoso. Storia dell’industria in Abruzzo (2008).
Tutte le foto, ad ecezione dell'ultima, sono di Roberto Maurizio. Le fotografie su Termoli sono su Fb e sul sito www.maurizioroberto.com

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