6 dicembre 2009

No Berlusconi Day. Tra viola e violenza: resistere!

No B Day viola. Quaresima o Avvento?
di Roberto Maurizio

Piazza San Giovanni, 5 dicembre 2009, ore 17.51 (foto di Roberto Maurizio)

Una giornata viola


5 dicembre 2009, arresto di Giovanni Nicchi, Padrino emergente di Cosa Nostra (foto: Il Corriere della Sera)


Che iella! Mentre il 5 dicembre, a Roma, in Piazza San Giovanni in Laterano, Berlusconi veniva “crocifisso” dal popolo di Facebook, da Di Pietro e da Borsellino (il fratello), il suo Governo arrestava due dei più pericolosi boss mafiosi: Giovanni Nicchi e Gaetano Fidanzati. Ironia della sorte, Giovanni Nicchi, il nuovo leader di Cosa Nostra di Palermo, arrestato insieme ad altri due complici, sfoggiava una camicia viola, viola proprio come il colore scelto da Di Pietro per caratterizzare il “No Berlusconi Day”.

Antonio Di Pietro, avvolo nel viola (foto di Roberto Maurizio)


La “giornata viola” ha visto la partecipazione di tanti giovani, che hanno fatto del tutto per distinguersi dai vecchi quarantenni. Molti i capelli bianchi che facevano a cazzotto contro le sciarpe o le tshirt viola. Sembravano tanti sacrestani, preti e monaci durante la quaresima o un funerale. Mancavano solo i crisantemi e la festa sarebbe stata completa e vivace.


Lo strapuntino

Foto di R.M.

In verità, però, il colore che è emerso su tutti è stato il rosso, con tanto di “falce e martello”, seguito da un bianco Dc anni ’50, un azzurro come quello del Napoli e un nero con su scritto, in grande, Di Piero e, in piccolo, Italia dei Valori. La bandiera di Di Pietro, in realtà ha anche altri colori, tra cui un “puntino rosso”, ma solo un puntino.

La conta, litigio sui numeri


Il bicchiere mezzo pieno, foto di R.M.


A mio avviso, avendo partecipato all’altra manifestazione di sabato 29 novembre 2009 contro la violenza delle donne (pardon, lapsus freudiano) sulle donne, dove c’erano appena 10.000 persone, il N B Day, contando anche i carabinieri, i quattro vigili urbani messi a guardia degli incroci, otto ambulanze in loco per assistere lo stronzo che si sente male, un elicottero che volteggiava come il Grande Fratello nei cieli che andava da Palazzo Madama a Via della Marranella, da Via Pescara a via Enna, dal Policlinico a Via dell’Ambaradam, ad occhio e croce, cioè senza la dovuta esattezza e precisione, cioè in fretta, i dimostranti al No B Day erano esattamente 279.134 persone. Secondo Le Figaro, i partecipanti non superavano una cifra compresa fra 350.000 e 400.000, molto assai distante dal milione fatto passare con un applauso dagli organizzatori. Delle 279.134 persone, forse, molti sono stati conteggiati due volte. Infatti, molti “militanti di Di Pietro”, invece di fermarsi su Piazza San Giovanni, si recavano verso la Metro.


Il Pd sempre pieno

Dario Fo, foto di Roberto Maurizio


Forse tornavano a Piazza Vittorio e sfilavano nuovamente? Perché molti manifestanti abbandonavano la piazza e poi si ritrovavano di nuovo dopo un po’? Sicuramente mi sbaglio. Comunque, anche per la Rosy Bindi, Presidente del Pd, un milione sembra troppo. Il risultato, secondo la Bindi, non è stato del tutto brillante: “Se ci fosse stato tutto il Pd, in piazza non ci si sarebbe entrati...”

44 milioni di baionette

Ma, forse il metodo dei carri armati di Benito, che li faceva “circolare” sui Fori Imperiali e li faceva poi riapparire a Piazza Venezia, non è ancora tramontato. Ma non sarebbe meglio dire: quanti siamo, cosa vogliamo, che cosa possiamo fare per la democrazia italiana? E non finisce qui. Il Pd non ha partecipato ufficialmente alla “manifestazione”, diamo un calcio in culo a Berlusconi. Ma molti dei suoi esponenti si sono esposti. L’opposizione fa il suo dovere, deve cercare con tutti i modi legali di ostacolare il Governo. Ma se nella manifestazione si afferma che Berlusconi è un mafioso, anche la Rosi Bindi si assume le sue responsabilità, o no? Se è vero che Berlusconi è mafioso, allora viva le Bindi, i Borsellini, le Mannoia, i Monicelli, le Maraini, i Vergassola, i Vecchioni, le Serracchiani, i Marino, i Fo e i Vita. Faremo tutti il tifo per farli diventare i prossimi leaders di questo paese sgangherato.


Quanto vale un cachet?
La cronaca del “grande giorno viola contro il grande corruttore” non è molto “emozionante”: la solita diatriba sui numeri dei partecipanti; gli interventi degli intellettuali, degli artisti e dei funzionari di “partito” con le chitarre in mano, sempre gli stessi e sempre con lo stesso cachet. Il corteo, partito alle 14.00 da Piazza della Repubblica, si è snodato, in modo ordinato, senza incidenti, tra slogan e canti, per i soliti 2 chilometri e qualcosa, per arrivare a Piazza San Giovanni.


Salvatore Borsellino: resistere!



Salvatore Borsellino, durante il suo intervento a San Giovanni (foto di R.M)

Il crisantemo, come fiore per i defunti, è stato messo “sull’altare sacrificale” da un intervento appassionato e coinvolgente di Salvatore Borsellino, fratello di Paolo, trucidato nell’attentato mafioso di Via D’Amelio il 19 luglio 1992, con i cinque poliziotti della scorta: Emanuela Loi (prima donna della Polizia di Stato caduta in servizio), Agostino Catalano, Vincenzo Li Muti, Walter Eddie Cosina, e Claudio Traina. L'unico sopravvissuto fu Antonio Vullo, gravemente ferito. Il «Resistere, resistere, resistere» di Salvatore Borsellino, gridato a squarcia gola, ha fatto rabbrividire tutti gli astanti, al di là di ogni colore. Mentre sentivo le parole di Salvatore, ho fatto un salto nel passato.



‘U Tignusu



Antonio Di Pietro (foto di R.M.)

Sono tornato negli anni ’50, dove i comizi dei comunisti rivoluzionari e dei fascisti nostalgici battevano sul piano dialettico la pigra e incolore democrazia cristiana che continuava a rastrellare voti e consensi. Salvatore Borsellino ha messo l’anima nel suo intervento, come i “politici dei paesi” subito dopo la liberazione. La passione, l’odio, la grinta, la lucidità della sua violenza sull’istante ti fanno pensare. Ma se Berlusconi è il capo della mafia, quello che ha ammazzato Borsellino e Falcone, quello che ha ordinato le stragi del ’92 eseguite da Gaspare Spatuzza, ‘U Tignusu, che ha trucidato 40 persone e squagliato nell’acido un bambino, ma veramente questo è un popolo di imbecilli che continua a votare un assassino.



Schifani e Berlusconi

Ma la giustizia dov’era? Se Berlusconi è un essere così spregevole, perché chi appartiene alla Mafia, alla Camorra, alla Sacra Corona Unita e alla N’Drangheta è solamente un essere schifoso, come mai il “cavaliere nano” è riuscito ad infinocchiare gli italiani? Salvatore Borsellino a San Giovanni ha detto: «Sono qui perché la mafia deve essere cacciata fuori dallo Stato, fuori dalle istituzioni. Sono qui perché Berlusconi deve farsi processare». «Oggi finalmente alcuni collaboratori di giustizia raccontano la verità su come Berlusconi è andato al potere, su come hanno sostenuto il suo partito. A me delle escort e del processo Mills non mi importa nulla. Io sono qui perché la mafia esca fuori dallo stato e dalle istituzioni, e io sono qui per difendere il diritto di Berlusconi, per difendere il suo diritto ad essere processato, così potrà dissipare i dubbi che lo riguardano».



Aberrante!

Unire le due frasi ti porta alla conclusione che per Salvatore Borsellino, Berlusconi ha ammazzato Paolo Borsellino e fatto squagliare nell’acido il piccolo Giuseppe di Matteo. Dal palco il fratello del giudice Borsellino è durissimo: «Il vero vilipendio è che persone come Schifani e Berlusconi occupino le istituzioni. Schifani non vuole chiarire i rapporti avuti con la mafia nel suo studio professionale».


Violenza sui bambini


Che vergogna! Un popolo guidato da un mafioso che ha sostenuto Spatuzza, l’abominevole uomo dell’acido. Nessun italiano onesto potrebbe sopportare questa infamità. Le due orride “maestrine” che hanno maltrattato dei bambini corrono grossi rischi durante la loro reclusione. Sono molte le donne con cento ergastoli alle spalle che vogliono “giustiziarle”, “tirare a loro il collo come una gallina” a queste due poveracce assunte dal sistema scolastico italiano. Quanti bambini sono stati violentati da maestre diaboliche, bidelle sataniche, senza nessun controllo. Hanno rovinato la vita di milioni di italiani. Molto più orrendo è il discorso su il pluriassassino, recentemente cattolico, con il crocefisso nella cella, l’on. Spatuzza, autore dell’orrenda morte di Peppino di Matteo, il bambino di 11 anni liquefatto nell’acido dopo un lunga prigionia. Ma a nessuno dei 999.999 di San Giovani viene in mente la mente sconvolta del bambino durante la prigionia? Ma a nessuno dei “viola”, cioè dei molti toscani che tifano Fiorentina, viene in mente l’atrocità con la quale il Santo Spatuzza ha trattato un bambino, un figlio?


Civiltà

Per loro, figlio è altro che una procreazione dovuta dopo una scopata senza preservativo, è uno dei tanti che navigano nel gruppo famiglia composto da amanti, super amanti, puttane normali (le escort non se le possono permettere, perché devono mantenere una famiglia tipo Facebook, una sul primo matrimonio, uno sul secondo, una sul terzo, che a sua volta è diviso in altrettanti gruppi, fino al raggiungimento della scomparsa definitiva della famiglia, una catena e basta). La famiglia è distrutta dal divorzio, la famiglia è distrutta dall’aborto, la famiglia è distrutta dalla droga! E questa la chiamano civiltà.


Piazzale Loreto




Ignazio Marino (foto di R.M.)

Come si fa ad avere un Presidente del Consiglio appeso ad accuse così gravi e rimanere con le mani in mano? Due sono le soluzioni. La prima è che tutto è una menzogna, ma a questo punto dovrebbero pagare tutti i denigratori, con pene severe, con l’allontanamento dalla società civile, compreso i Di Pietro, i comunisti e i Facebookisti; la seconda, se è vero, allora dovremmo abbandonare quest’Italia di merda, o mandare a fanculo Berlusconi. Se veramente il Capo del Governo è mafioso, è il capo della mafia, o assoggettato alla mafia, o minimamente sfiorato dalla mafia, allora dovrebbe essere lui non ad andarsene dall’Italia, ma essere processato, non a “Piazzale Loreto”, come richiesto dai liberi Facebookisti, ma dal tribunale. Delle due una: se Berlusconi è colpevole deve pagare con il carcere a vita, se è innocente devono pagare con il carcere a vita tutti quelli che l’hanno accusato ingiustamente, compreso il Di Pietro e il Borsellino.



La cronaca


Foto di Roberto Maurizio


L'iniziativa, partita online, è scesa in piazza percorrendo i 2 chilometri e 200 metri tra Piazzale della Repubblica a Piazza San Giovanni, la Piazza per antonomasia. All'appuntamento scaturito da un gruppo di blogger, sono giunte a Roma migliaia di persone provenienti da tutta Italia per dire “no” a Berlusconi e chiedere le sue dimissioni da Presidente del Consiglio. Il tutto sotto il colore viola: magliette, sciarpe e cappelli del colore scelto per rappresentare il proprio dissenso nei confronti del Governo Berlusconi. Giunto in Piazza San Giovanni, il corteo ha trovato un palco, allestito di fronte alla Basilica, dal quale artisti, intellettuali, politici ed esponenti di associazioni hanno espresso il loro dissenso. Mario Monicelli ha fatto un appello ai giovani: «Chiedete uguaglianza, giustizia e diritto al lavoro. Niente più di questo. La libertà è già un’altra cosa».

Dimissioni



Foto di Roberto Maurizio

Il corteo si è mosso intorno alle 14.00, con un mega striscione di apertura con la scritta «Berlusconi dimissioni». Tra le bandiere tenute in alto dal popolo del No B-day molte si richiamano ad alcuni partiti politici, come l'Idv, Sinistra e libertà, Verdi e Prc, ma se ne vedono alcune anche del Partito democratico. «Sta andando meglio di come ci aspettavamo» ha detto Gianfranco Mascia, uno dei principali organizzatori. E ha aggiunto: «chiediamo le dimissioni di Berlusconi innanzitutto per il suo bene e per consentirgli di difendersi meglio». Molte le bandiere e i cori “dimissioni dimissioni”. Molti sventolano una copia dell'agenda rossa di Paolo Borsellino.



Difesa della libertà



Berlusconi "dietro le sbarre", foto di Roberto Maurizio

Nel corso del V Day (Viola Day), hanno firmato l'appello «per difendere la libertà di espressione», considerato che «la conoscenza e il sapere sono un diritto inalienabile e non privatizzabile», decine di personaggi della cultura come Mario Monicelli, Dacia Maraini, Dario Vergassola, Roberto Vecchioni, Daniele Silvestri, e molti gruppi musicali come Almamegretta e Radici nel Cemento. Hanno espresso il loro dissenso anche gruppi e associazioni, tra cui Libera, alcuni Coordinamenti dei precari della scuola, Articolo 21.



I dissidenti del Pd


Vincenzo Vita, Foto di Roberto Maurizio

Il "grande assente" alla mobilitazione è il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, ma Rosy Bindi è presente. Aveva detto: «Parteciperò come tanti nostri militanti, dirigenti ed elettori del Pd, Sarò insieme a loro: devono sentirsi a casa loro nella piazza e nel Pd». «Come ha detto Bersani - ha poi detto la Bindi - tutti devono dare una mano a unire e non a dividere l'opposizione, per costruire insieme un progetto efficace di alternativa alla destra di Berlusconi». E sono in piazza anche alcuni "dissidenti", come Debora Serracchiani e Ignazio Marino.



Tra mafia e girotondi




Fiorella Mannoia, foto di R.M.


In una Roma baciata dal Sole e distrutta dalle manifestazioni, ha sfilato, dunque, l'onda viola, quella che ha trasportato “in braccio”, il Premio Nobel, Dario Fo. Ma, di viola ce n’era ben poco. Il colore preminente era il Rosso a pari merito con le bandiere di Di Pietro. Le “sentinelle della democrazia” (Idv, Prc, Facebookisti) parlano di rivoluzione. Nel mirino c'è lui, il Cavaliere “che è un mafioso”, che “si deve far processare”, che “si deve dimettere”. Sventolano manette di polistirolo e striscioni che raffigurano Berlusconi dietro la sbarre. Li alzano giovani, ma anche tanta gente che giovane non è. In molti hanno vissuto la stagione dei girotondi, ci hanno creduto, l'hanno vista scemare e adesso ci riprovano. Sfilano con drappi viola al collo, quelli lanciati da Di Pietro in tutte le trasmissioni televisive, e con le bandiere rosse. Quelli che oggi sono in piazza e quelli che non ci sono. Severi nel criticare un’opposizione “troppo morbida”.

Massimo, facci sognare






Critici verso un Pd che oggi c’è ma non c’è. La folla attacca Berlusconi ma non risparmia Massimo D'Alema. E, a sorpresa, loda Gianfranco Fini. Uno strumento di analisi lo dà Pier Ferdinando Casini, presidente dell’Udc, quando prevede che «fra pentiti di mafia e girotondi di Di Pietro, Berlusconi rimarrà lì altri vent’anni».

Tutte le foto scattate dal sottoscritto durante la manifestazione del 5 dicembre 2009 si trovano su Facebook e sul sito www.maurizioroberto.com

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