24 dicembre 2009

Israele contro Babbo Natale

La Terra Santa contro Babbo Natale
di Roberto Maurizio

Un Babbo Natale Palestinese


La barba di Santa Claus


Gerusalemme


La figura di Babbo Natale ormai ha travalicato il suo significato religioso cristiano per riassumere la figura mitica presente nel folclore di molte antiche culture europee di una persona con la barba bianca e un vestito rosso che distribuisce doni ai bambini la sera della vigilia di Natale. Babbo Natale, Santa Claus, Santa Klaus, Père Noël, Sinterklaas, Kleeshen, Kerstman, Sint Maarteen è diventato un elemento importante della tradizione natalizia della civiltà occidentale oltre che in America Latina, in Giappone e in altre parte dell’Asia orientale.

Israele, Ashdod



San Nicola di Bari tra prostitute, cravattari e carcerati




Ucraina

Come è noto, il primo personaggio dal quale si crede che deriva Santa Clauss sia San Nicola di Mira (più noto in Italia come San Nicola di Bari), un vescovo cristiano del IV secolo. Mira (o Myra) era una città della Licia, una provincia dell'Impero bizantino che corrisponde all'attuale Anatolia, in Turchia. In Europa (in particolare nei Paesi Bassi, in Belgio, Austria, Svizzera e Germania) viene ancora rappresentato con abiti vescovili e con la barba. San Nicola è considerato il proprio patrono da parte di marinai, mercanti, arcieri, bambini, prostitute, farmacisti, avvocati, prestatori di pegno, detenuti. È anche il santo patrono della città di Amsterdam e della Russia. In Grecia, San Nicola viene talvolta sostituito da San Basilio Magno (Vasilis), un altro vescovo del IV secolo originario di Cesarea. Nei Paesi Bassi, in Belgio e in Lussemburgo, Sinterklaas (Kleeschen in lussemburgese) viene festeggiato due settimane prima del 5 dicembre, data in cui distribuisce i doni (il suo compleanno risulta essere il 6 dicembre).

Gerusalemme vecchia

San Martino e San Basilio



Gaza

L'equivalente di Babbo Natale in questi paesi è Kerstman (letteralmente "uomo di Natale"). In alcuni villaggi delle Fiandre, in Belgio, si celebra la figura, pressoché identica, di San Martino di Tours (Sint-Maarten). In molte tradizioni della Chiesa ortodossa, San Basilio porta i doni ai bambini a Capodanno, giorno in cui si celebra la sua festa.


La calza della Befana


Indonesia

Prima della conversione al cristianesimo, il folklore tedesco narrava che il dio Odino (Wodan) ogni anno tenesse una grande battuta di caccia nel periodo del solstizio invernale (Yule), accompagnato dagli altri dei e dai guerrieri caduti. La tradizione voleva che i bambini lasciassero i propri stivali nei pressi del caminetto, riempiendoli di carote, paglia o zucchero per sfamare il cavallo volante del dio, Sleipnir. In cambio, Odino avrebbe sostituito il cibo con regali o dolciumi. Questa pratica è sopravvissuta in Belgio e Paesi Bassi anche in epoca cristiana, associata alla figura di San Nicola. I bambini, ancor oggi, appendono al caminetto le loro scarpe piene di paglia in una notte d'inverno, perché vengano riempite di dolci e regali da San Nicola - a differenza di Babbo Natale, in quei luoghi il santo arriva ancora a cavallo. Anche nell'aspetto, quello di vecchio barbuto dall'aria misteriosa, Odino era simile a San Nicola (anche se il dio era privo di un occhio). La tradizione germanica arrivò negli Stati Uniti attraverso le colonie olandesi di New Amsterdam e New York, prima della conquista britannica del XVII secolo, ed è all'origine dell'abitudine moderna di appendere una calza al caminetto per Natale, simile per certi versi a quella diffusa in Italia il 5 gennaio all'arrivo della Befana.


Fondamentalismo a Gerusalemme


Cina, un pericoloso Babbo Natale

Nessun giornale italiano ha parlato della notizia riportata da “Le Figaro” il 23 dicembre: “La Terra Santa dichiara guerra a Babbo Natale”, una corrispondenza di Marc Henry. Mentre in tutti i paesi del mondo, viene “osannato” Babbo Natale per i doni che porta ai bambini, anche in paesi non cattolici o cristiani come la Cina e l’Indonesia, a Gerusalemme il Grande Rabbino vuole fare scomparire il capello rosso di Santa Klauss e le decorazioni a festa dei commercianti israeliani. Babbo Natale, quindi, non è in odore di santità presso il Grande Rabbinato in Israele, ma la santità, come si sa, a Gerusalemme è difficile attribuirla. Come ogni anno, i proprietari di alberghi, ristoranti, luoghi pubblici e privati, per accogliere benevolmente gli stranieri paganti, facevano indossare, durante le feste di Natale, i cappelli rossi di Babbo Natale, e i colori natalizi si stagliavano nella grigia e burocratica Gerusalemme fino a Capodanno. Un avviso forte e duro è stato lanciato da Ofer Cohen, direttore della “Lobby per i valori giudaici” del Grande Rabbinato: «Noi avvertiamo di rendere pubblico la lista delle imprese che contravverranno all’ordine di non utilizzare indumenti non consoni ai nostri valori». Praticamente, questi ristoranti, alberghi, luoghi pubblici e privati potrebbero non più ricevere il certificato di “decenza” per la somministrazione di alimenti che si allontani dai precetti giudaici. Incredibile!



Le foto sono de “Il Corriere della Sera” e de “Le Figaro”

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