3 dicembre 2009

Vertice di Copenhagen sul clima. Preparativi, incognite e mistificazioni

Vertice di Copenhagen: clima, Nostradamus, i Maya e la carta igienica
di Roberto Maurizio

L’Onu al “capezzale” di Gaia


Mancano soli 4 giorni all’inizio di un dei più importanti Vertici mondiali dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (Onu) più attesi del 2009: la “Conferenza di Copenhagen sul clima”. La “Climat Change Conference” si svolgerà al “Bela Center” della capitale della Danimarca, dal 7 al 18 dicembre 2009. Sarà il 15° Meeting della “Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici” (Unfccc: United Nations Framework Convention on Climat Change), siglata il 14 giugno1992 a Rio de Janeiro, da cui l’appellattivo di “Cop 15”, che significa “Quindicesima Conference of the Parties”. L’incontro sarà anche il 5° Meeting (Mop 5) dalla ratifica del Protocollo di Kyoto entrato in vigore il 16 febbraio 2005, dopo la ratifica da parte della Russia. (Mop 5, significa Meeting of the parties).
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La complessità dei temi che saranno trattati dai Capi di Stato e di Governo a Copenhagen si complica con l’uso di un linguaggio astruso fatto di sigle e di abbreviazioni incomprensibili utilizzati dagli addetti ai lavori. E i media non fanno nulla per far comprendere al “lettore normale” di che cosa si stia parlando. Ecco che la violenza delle sigle ricade sull’incomprensione del problema centrale. Co2, G2, Annex1, non – Annex1, Ch4, Cop 15, N2o, Mop 5, Sf6, Lulucf, Eit Parties, Unfccc, Ghg, Cdm, Ji, queste sono solo alcune delle sigle che i media non spiegano e le danno per scontate. E come se uno la mattina, appena si sveglia, comincia a pensare alla Lulucf con gli Annex1, il Cdm insieme ai Ji. I cosiddetti “ecologisti”, in questo modo, diventano una specie di setta di “appassionati” di catastrofismo e imbarcano l’interesse degli ammiratori di Nostradamus e dei Maya. Non è stato scientificamente dimostrato che la causa del cambiamento climatico dipenda prevalentemente dall’uomo. Certo, l’umanità contribuisce a peggiorare la situazione ambientale del nostro pianeta. L’uomo, fino ad ora, non riesce a produrre terremoti, eruzioni vulcaniche, tsunami, alluvioni, e tifoni; e non è capace di fare inclinare l’asse terrestre e muovere i continenti. Ben vengano i rimedi proposti dal Protocollo di Kyoto e quelli che saranno raggiunti a Copenhagen. Però, mi sembra eccessivo indicare come responsabile del cambiamento climatico l’uso della carta igienica. La sensibilità ecologica, come quella di Lisa Simpson, è bene diffonderla, ma non è l’arma vincente contro la distruzione ambientale e il degrado geologico del territorio. Bene fanno anche le maestre elementari uniche o non uniche quando cercano di “educare al rispetto dell’ambiente”, ma, falsificando la realtà distruggono intere generazioni. La maestra o le maestre sono costrette a “omogeneizzare” i problemi ambientali e si aggrappano agli slogan. E i nostri figli vivono di slogan fino a 40 anni.

Le aspettative del Summit



Con il fallimento del round di preparazione di Barcellona a inizio novembre, le aspettative degli esperti di arrivare ad un trattato a Copenhagen erano già drasticamente ridotte. L’annuncio di Obama dello scorso 15 novembre dell’impossibilità di arrivare alla firma di un trattato a Copenhagen non ha fatto che confermare queste aspettative. Quello che ha colpito è stato il fatto che questo annuncio del Presidente americano ha avuto luogo durante l’Asia Pacific Economic Co-operation Meeting in Singapore, senza la presenza degli europei. Ora la Ue è stata la forza trainante di Kyoto, ed il Meeting è programmato a Copenhagen, capitale della Danimarca, Stato simbolo degli sforzi dell’Ue. Quindi un vero schiaffo diplomatico all’Ue, da parte del cosiddetto G2 (USA + Cina). La speranza più ottimista per Copenhagen è ora quella di un accordo politico dettagliato, che dovrà poi essere tradotto in un trattato con validità giuridica nei prossimi mesi. Anche questa speranza sembra al momento abbastanza irrealistica ed è purtroppo possibile che si arrivi solo ad una dichiarazione di principi. In ogni caso, seguiremo gli sviluppi da vicino. Stay tuned.

Danimarca e Unione Europea



Vediamo quali sono le “posizioni” dei paesi leader alla vigilia del Summit. Al padrone di casa danese, il premier Lars Løkke Rasmussen, spetta il diritto di dettare l’agenda del summit e di impostare la bozza sulla quale lavorare. Rasmussen gode dell’appoggio dell’Unione Europea, che ha già approvato il piano del 20-20-20 (cioè, del 20% di taglio alle emissioni e del 20% di energia da fonti rinnovabili entro il 2020) e che sta pensando di aumentare il target al 30% entro il 2020 (sempre calcolando le emissioni sui livelli del 1990). Dalla Danimarca è poi stata resa nota la bozza di accordo che Rasmussen intende presentare: prevedrebbe un taglio delle emissioni del 50% entro il 2050 (sui livelli del 1990), con un picco delle emissioni previsto per il 2020. Del taglio complessivo dovrebbero farsi carico per l’80% i paesi di prima e seconda industrializzazione e per un 20% dei Paesi in via di sviluppo.

Stati Uniti


Barack Obama, forse per farsi perdonare la sciagurata Dichiarazione di Singapore, ha deciso di partecipare di persona al Summit il giorno 9 dicembre. Fonti della Casa Bianca fanno sapere che altri grandi leader, attesi a Copenhagen la settimana successiva, starebbero pensando di anticipare il loro intervento per interloquire direttamente con Obama. Gli Stati Uniti, secondo le ultime dichiarazioni, sarebbero disposti a siglare un patto vincolante sulla riduzione delle emissioni nell’ordine del 4% entro il 2020, del 18% entro il 2025 e del 32% entro il 2030, calcolato sui livelli del 1990. Va detto che questo piano è in linea con la proposta che Obama sta cercando di far passare al Congresso, cosa tutt’altro che scontata.

Cina


La Cina ha deciso di mandare al vertice il Premier Wen Jiabao e, dopo mesi di tentennamenti, si è decisa di quantificare lo sforzo che intende fare per ridurre le emissioni. L’intenzione è di divenire “più efficienti” del 40-45% entro il 2020, cioè di ridurre quasi della metà la quantità di emissioni di Co2 per unità di prodotto interno lordo. Ciò vuol dire che la Cina, ancora una volta, rifiuta di ragionare in valori assoluti, e cerca di proteggere la propria crescita economica. Se, infatti, il paese asiatico continuasse a crescere al ritmo dell’8-9%, la maggior efficienza non garantirebbe il calo delle emissioni totali.



India


Come si sapeva, l’India sarà difficilissima da convincere. Quarto per le emissioni di gas serra globali, un mancato accordo con questo Paese manderebbe all’aria l’intero vertice. Il problema è che le condizioni poste dall’India sono totalmente antitetiche alla bozza presentata dal padrone di casa Rasmussen e sostenuta dall’Europa. L’india pretende: primo, che non ci siano vincoli sulla riduzione delle emissioni serra, che nei paesi recentemente industrializzati sono ancora legate alla crescita del Pil. Secondo: nessun controllo internazionale senza aiuti economici. Terzo: nessuna data per il picco delle emissioni che alterano il clima. Quarto: niente barriere economiche sulle merci ad alto impatto climatico prodotte nei paesi in via di sviluppo.

Brasile

Il Brasile è l’altro Stato-chiave nella lotta ai cambiamenti climatici, perché da esso dipende la lotta alla deforestazione, condizione indispensabile per il riequilibrio dei livelli di Co2. Il Presidente Lula sembra deciso a proporre un piano dettagliato e molto rigido per bloccare le speculazioni internazionali sulla foresta e bloccare la deforestazione, e si è detto favorevole ad un taglio delle emissioni vicino al 40% entro il 2020.

G8



Nel G8 che si è tenuto a luglio 2009 a l'Aquila (Italia) è stato deciso di contenere l'aumento della temperatura globale di due gradi centigradi entro il 2050. Ma ciò non è sufficiente (considerando tra l'altro che non è stato steso un piano operativo e non si è parlato di investimenti) come è stato messo ampiamente in evidenza: tutto troppo generico. Occorrono tra l'altro degli obiettivi intermedi (per il 2020), come la scienza suggerisce o non ci sarà futuro per il nostro pianeta.


Come seguire il Vertice



Il Vertice di Copenhagen si potrà seguire in diretta sul canale web c6.tv. Come ogni Summit che si rispetta, anche quello di Copenhagen avrà una “Controvertice”, una specie di farsa che prende in giro le Nazioni Unite. Non si riesce a capire perché distruggere il Co2 con l’affollamento delle Organizzazioni non governative, con la Società civile, come se la Nazioni Unite fossero “incivili”. Dal momento che le Ong sono pagate dagli Stati dell’Onu, perché non fare un’unica sessione? Si stanno, inoltre, organizzando, giorno dopo giorno, gruppi di ascolto e partecipazione in molte altre sedi: il 12 dicembre, ad esempio, la Coalizione in marcia per il clima organizza in tutt'Italia l'iniziativa 100 piazze per il clima (www.100piazze.it), con banchetti informativi, spettacoli e manifestazioni ludico-sportive per sensibilizzare e far crescere l'attenzione verso il vertice mondiale di Copenaghen. Oltre all'appello “Fermiamo la febbre del pianeta”, sarà possibile sottoscrivere le petizioni delle oltre 100 associazioni promotrici.

Altre iniziative in Italia



Tra le altre iniziative, ricordiamo: Legambiente, con la petizione “Sole per tutti”, Wwf con “Vota la terra”, Fiab Ciclobby, con il presidio al tunnel “no bici” di Porta Nuova, “Cambiamenti climatici e biodiversità” organizzata dalla Lipu, il workshop con le amministrazioni della provincia di Milano, organizzato dai Vas e il “Banner per Copenhagen” promosso da Greenpeace. Come evento conclusivo, la sera del 18 dicembre alle ore 18 ci si ritroverà di nuovo in piazza per un augurio per il futuro con il “Brindisi per il Clima”. Legambiente che ha formato un coordinamento “In Marcia per il Clima”, la “Rappresentanza a Milano della Commissione Europea” che invierà al Cop 15 alcuni giornalisti per seguire la diretta. E’ stata costituita anche la Colocolomba (Colomba-Cooperazione Lombardia). I partner istituzionali sono: Provincia Milano, Comune Milano (richiesto anche il patrocinio a Regione Lombardia, Ministero dell'Ambiente, Uffici di Milano del Parlamento europeo,). Saranno in prima linea i media partner: c6.tv, Ragnarock Nordic Festival, Festival Internazionale dell'Ambiente, Radio Popolare, Radio Radicale, e-gazette, La Nuova Ecologia, AgiMondo e Aurora. AzzeroCo2 curerà la neutralizzazione emissioni anidride carbonica.

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