15 dicembre 2009

Gianni Pennacchi. Il fauno urlante

Gianni Pennacchi. Il fauno urlante
di Roberto Maurizio


Un po’ Meo Patacca e tanta Bocca della Verità


Ho conosciuto solo telefonicamente Gianni Pennacchi. Nel 2004, come Direttore responsabile della rivista “Alternativa” di Carlo Taormina, ogni mese gli comunicavo, per telefono, gli argomenti che doveva trattare, la lunghezza dell’articolo e la deadline. La sua voce era possente e calda, con un forte accento romano. Il timbro assomigliava, vagamente, a quella di due miei amici di Rai 3, Antonio Leone e Lucio Cataldi, che hanno fatto la storia della radio in Italia. Immaginavo Gianni, basso, bruno e un po’ in carne, tutto il contrario di quello che era in realtà. La telefonata di “servizio” si trasformava, tutte le volte, in un’intensa e lunga conversazione che partiva da cose futili e arrivava a toccare tutto lo scibile della politica italiana; il tutto veniva condito da esilaranti aneddoti, brillanti accostamenti. Le battute pungenti, gettate una dopo l’altra, senza soluzione di continuità, lo facevano diventare adesso un tifoso della curva sud, adesso un avventore della Trattoria “Nonna Checca” del Testaccio, oppure un amico del “Bar dello Sport” del Tuscolano. Il suo vocione tonante che sembrava uscire dalla grande bocca della pietra circolante del fauno urlante dell’atrio di Santa Maria in Cosmedin, la Bocca della Verità, rimbombava attraverso il filo del telefono: “aho, ma che me dici”, “aho, ce l‘ho io er pezzo che casca bene”. Tra una risata, uno sbuffare scocciato e un sospirare affannato, più le tematiche erano “dure”, più si sentiva a suo agio. Prendeva in giro tutti: capi politici, tromboni dimezzati, mezzecalzette impettite di destra e di sinistra. Nessuno si salvava dallo sberleffo. Dal suo timbro traspariva un principio di saggezza alla Totò: “lei è un imbecille, s’informi…”. Dietro questa “maschera di Meo Patacca” si nascondeva uno dei più grandi giornalisti parlamentari italiani degli ultimi 40 anni.

Malasanità?



Gianni Pennacchi è morto a Roma la notte tra il 13 e il 14 dicembre. Aveva 64 anni e lascia la moglie Anna e le figlie Barbara e Larissa. La cosa che lascia sconcertati è che pare che la morte sia stata causata da una rovinosa caduta in casa, in seguito alla quale al giornalista era stata diagnosticata la frattura di 3 costole. Dimesso dall’ospedale, l’uomo sarebbe poi deceduto per un’emorragia interna, causata forse dal traforamento del pancreas proprio ad opera di una delle costole incrinate. La vicenda è ancora nebulosa, ma c’è chi paventa un caso - l’ennesimo - di malasanità.

Umano, sincero, simpatico



Giornalista parlamentare di lungo corso, aveva cominciato la sua esperienza professionale nella rivista “Fiera letteraria”. Negli anni ’70 era stato una colonna di “Stampa sera” e successivamente, sotto la direzione di Carlo Rossella, è stato inviato di punta de “La Stampa”. Negli anni ‘90, fu chiamato da Ricky Levi a “L’Indipendente”, giornale nel quale successivamente incontrò Vittorio Feltri. E proprio Feltri lo volle con sè a “Il Giornale”, dopo le dimissioni di Indro Montanelli. Assiduo frequentatore del Transatlantico di Montecitorio, di lui i giornalisti parlamentari ricordano il tratto umano, la sincerità e la simpatia. Per molti anni è stato un punto di riferimento per i giovani che muovevano i primi passi come cronisti politici. Insieme a Bobo Craxi, Pennacchi scrisse la storia degli ultimi anni di Bettino Craxi, da Tangentopoli alla morte in Tunisia. La sorella Laura, più volte eletta in Parlamento, è stata sottosegretario al Tesoro con Ciampi nel primo governo Prodi.

Scamarcio, Fiore e Mussolini



Gianni Pennacchi è salito alla ribalta recentemente anche per il film “Mio fratello è figlio unico”, tratto dal romanzo scritto dal fratello Antonio, “Il fasciocomunista”, nel quale si narrano le vicende familiari dei due, intrecciate con la militanza politica degli anni ‘60 e ‘70. Gianni, nel ‘68, veniva chiamato “Sciarpa Bianca” ed era il più bello del movimento (testimoniano quelle che c’erano) e “girava con questa stola candida al collo, e trovava pure il modo di fare il maoista – che Pennacchi maoista sarebbe come la Grande Muraglia a Latina”, commenta “il manifesto”. Nel film Gianni diventò Manrico, interpretato da Riccardo Scamarcio. Il commento di Pennacchi fu all’altezza della sua innata dose di ironia: “bello sì, ma l’originale, non aveva bisogno del soccorso estetico, e pazienza, ma pure finire steso a terra dai caramba: ecché cazzo”! L’ultimo “scoop” di Gianni Pennacchi è stato il “pezzo” pubblicato su Il Giornale solo poche settimane fa sul caso del video hard di Alessandra Mussolini e Roberto Fiore. La Mussolini commentò come infamante e infondato l'articolo e minacciò insieme a Fiore di querelare l'articolista e il direttore Vittorio Feltri.

In fila la destra e la sinistra

Gianni Pennacchi, Vittorio Sgarbi, Alessandra Mussolini

La morte tanto improvvisa quanto banale del giornalista parlamentare Gianni Pennacchi, firma di punta de Il Giornale (anche se formalmente in pensione da circa un anno) ha lasciato il segno nel mondo del giornalismo politico italiano. Uffici stampa dei partiti e dei gruppi politici hanno espresso il loro cordoglio per la scomparsa del giornalista. La sua grande professionalità è stata riconosciuta e apprezzata pubblicamente da tutti gli esponenti politici del Parlamento.
“E’ con profondo dolore che ho appreso la notizia della scomparsa di Gianni Pennacchi. Giornalista parlamentare di straordinaria professionalità, ha saputo osservare e raccontare la politica italiana degli ultimi decenni con tratto brillante e non comune senso critico”. E’ quanto scrive il Presidente del Senato, Renato Schifani, nel messaggio inviato alla famiglia del giornalista scomparso. “La sua morte - aggiunge il presidente Schifani - lascia un grande vuoto in tutti noi ma sempre vivo sara' il ricordo affettuoso della sua sincera umanita' e della sua ricca personalità” . Il Presidente della Camera dei deputati, Gianfranco Fini, ne ha sottolineato “le straordinarie qualità umane e professionali che hanno accompagnato sempre la sua attività giornalistica”. “La scomparsa di Gianni Pennacchi e' una perdita dolorosa e grave non solo per la libera stampa ma per chiunque lo abbia conosciuto nei lunghi anni in Parlamento”. E' il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, a ricordare cosi' il giornalista scomparso. "Cronista puntuale e vigile, penna graffiante, Gianni Pennacchi era anche sul piano umano una persona ricca di sensibilità e di quell'ironia benefica capace di strappare sorrisi anche nei momenti di maggiore tensione", aggiunge. Il Ministro per le Politiche europee, Andrea Ronchi, partecipando al dolore, ha ricordato ''il grande cronista parlamentare e la persona fuori dal comune con cui era impossibile intrattenersi in Transatlantico senza lasciarsi contagiare dalla sua competenza, dalla sua umanità e dalla sua ironia. Anche il presidente della Fondazione Italianieuropei, Massimo D'Alema, ha voluto partecipare al dolore per la scomparsa di Gianni Pennacchi ''con il quale, in tanti anni di discussioni e qualche volta di controversie, si era venuto costruendo un rapporto di stima e di amicizia. Sono affettuosamente vicino ai suoi familiari, alla redazione de “Il Giornale e ai suoi colleghi cronisti parlamentari”. Il Presidente del Copasir, Francesco Rutelli ha espresso il cordoglio per per la scomparsa di ''un giornalista di talento, uno spirito critico, un animo libero che ci mancherà molto''. Anche l'Udc, con Roberto Rao, ha dichiarato ''profondo cordoglio'' ai familiari di Gianni Pennacchi. ''Con lui scompare un giornalista coraggioso e spesso controcorrente, che sapeva raccontare la realtà con penna graffiante e incisiva. Al giornalismo italiano e a tutti noi mancherà questo liberale con la battuta pronta: un grande professionista che non si fermava all'evidenza, ma che sapeva 'scavare' con attenzione nella notizia, senza prendere troppo sul serio i grandi conflitti e gli accesi scontri della politica''. ''Profondo dolore'' anche da parte del presidente della Lega alla Camera, Roberto Cota. ''Sono addolorato per l'improvvisa scomparsa di Gianni Pennacchi. Colonna del giornalismo parlamentare, ma soprattutto un uomo dall'animo gentile e dalla simpatia contagiosa. Esprimo tutta la mia vicinanza alla famiglia”. Il segretario del Pri, Francesco Nucara, ha manifestato ''vivo dolore'' per la scomparsa ''dell'amico e collega Gianni Pennacchi, un professionista eccellente che ha sempre dimostrato garbo, intelligenza e sensibilità politica. Estendiamo le nostre condoglianze - si legge in una nota - alla famiglia e alla redazione de Il Giornale''. ''La morte dell'amico Gianni Pennacchi - scrivono Luca d'Alessandro e Rita Fantozzi, capo ufficio stampa e vicecapo ufficio stampa vicario del Pdl - lascia in tutti noi un dolore lancinante, e un vuoto incolmabile nella redazione del 'Giornale'. Piangiamo un collega meraviglioso, una persona della quale nel corso degli anni abbiamo avuto modo di apprezzare non solo la straordinaria professionalita', la brillante e sagace penna, ma un lato umano fuori del comune''. L'ufficio stampa della Lega Nord al Senato esprime, dal canto suo, ''cordoglio e vicinanza alla famiglia di Gianni, un collega puntuale, sensibile, un professionista con i fiocchi. Un grande vuoto lascia in noi''. Per gli uffici stampa dell'IdV (dei gruppi di Senato e Camera e del partito) la scomparsa di Pennacchi ''è una notizia triste per tutti noi. Esprimiamo profondo cordoglio e ci associamo al dolore della famiglia''. La morte del giornalista del Giornale, dice l'ufficio stampa del Pd, ''colpisce tutti coloro che, negli uffici stampa del Partito democratico e dei gruppi parlamentari della Camera e del Senato, lo hanno conosciuto per il suo lavoro e per la sua pungente ironia. Siamo vicini alla sua famiglia per una perdita inattesa e dolorosa''. Per 'Il Socialista Lab' (quotidiano del Nuovo Psi-Pdl diretto da Gianni Caldoro) ''Gianni e' stato un riferimento importante per la stampa parlamentare, per il suo acume ed il suo intelligente umorismo''. Mentre per Bobo Craxi, dei Socialisti Uniti-Psi ''Pennacchi, che ci ha lasciato in circostanze ancora inverosimili, e' stato un grande cronista politico, un brillante narratore e, per me, un grande amico''.

Gianni, giornalista “ragazzino”



Parole di cordoglio arrivano anche dall'Associazione Stampa Parlamentare, della quale Pennacchi era socio ''tra i più attivi''. L'Asp '“partecipa con profondo dolore al cordoglio per la prematura scomparsa di un collega che animava la sala stampa di Montecitorio con la sua ricca vena giornalistica, con il suo stile ironico, con la sua cultura, con il coraggio con cui aveva affrontato nel passato altri, grandi dolori. Con questi sentimenti di riconoscenza e di profondo apprezzamento per la sua figura umana e professionale, l'ufficio di presidenza e tutti i colleghi dell'Asp danno l'ultimo saluto a Gianni Pennacchi”. Per ragione di spazio, non possiamo citare tutti i giornali e i giornalisti che hanno espresso il loro cordoglio per la morte di Pennacchi. In pratica, tutti, proprio tutti. Anche quelli cosiddetti di “provincia”. Ma, forse, il più bel ricordo viene da “il manifesto”, che intitola il “pezzo” su Pennacchi “Ciao Gianni, giornalista ragazzino”. “La retorica, si legge nell’articolo, ha i suoi diritti però adoperarla per Gianni Pennacchi, che era un collega del «Giornale», un amico ma soprattutto un gran compagno di risate non si può. Gianni è morto domenica per un incidente domestico tanto stupido che vien voglia di…








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