di Roberto Maurizio
Innanzitutto, auguri a tutte le Lucie del mondo e, forse, anche ai Lucio, ma non so se esiste un santo per i Luci. Questa Santa è molto amata dagli italiani. Ad essa sono state dedicati poemi, canzoni e preghiere. Sul mare luccica è una canzone universale cantata in italiano con il nome Santa Lucia. Oggi, 13 dicembre, Santa Lucia, secondo un proverbio antico, è il giorno più corto dell’anno. Santa Lucia da Siracusa (283-304) venerata dalla chiesa cattolica e da quella ortodossa, morì, martire a 21 anni, proprio il 13 dicembre, durante le persecuzioni di Diocleziano. Lucia, portatrice della luce, quindi della vista, è “protettrice” dei non vedenti. Il giorno della sua morte, 13 dicembre 304, venne ricordato per secoli e abbinato anche al giorno più corto dell’anno. Però, il vecchio proverbio, come sappiamo, è inesatto, poiché il giorno più corto nel nostro emisfero non è il 13 dicembre (Santa Lucia), ma il 21 o 22 dicembre. Siccome i proverbi sono la sapienza dei popoli, e hanno perciò origini molto antiche, anche il detto di Santa Lucia ha delle buone ragioni dalla sua parte. Anzitutto, anche se non è proprio il solstizio invernale, siamo in un periodo del calendario in cui le giornate sono tra le più corte dell’anno. Inoltre, la simpatica rima faceva da promemoria, quando non esistevano le agende elettroniche, e nemmeno quelle cartacee. Ma c’è un motivo ancor più consistente per valorizzare appieno il proverbio. Infatti fino a 600 anni fa il 13 dicembre era proprio il solstizio invernale, e quindi il giorno più corto dell’anno. Come ben noto, Giulio Cesare, celebre per le imprese belliche, introdusse nel 46 a. C. anche un’importantissima riforma del calendario. L’anno solare, con buona approssimazione secondo i calcoli degli astronomi alessandrini, venne fissato in 365 giorni e 6 ore. Poiché il calendario considera solo i giorni, le 6 ore venivano recuperate ogni 4 anni con l’aggiunta del giorno bisestile. Come ancor oggi avviene. Nel corso dei secoli ci si accorse però che gli equinozi non erano giusti: infatti il 21 marzo, in cui la luce del giorno doveva essere di 12 ore, come il buio della notte (aequa nox, cioè notte uguale al giorno), le ore di sole erano superiori di molto; in pratica il calendario segnava 21 marzo, ma le giornate erano quelle di aprile. Si rimaneva indietro. Ecco perché intorno al 1450 il giorno di Santa Lucia era “il giorno più corto che ci sia”. Si diceva 13 dicembre, ma in realtà si era già al 22 dicembre. Per volontà di Papa Gregorio XIII nel 1582, dietro studi più accurati, si decise di riformare il calendario giuliano. L’anno risultava in effetti più corto di una decina di minuti (365 giorni, 5 ore, 48 minuti, 45 secondi) di quello che pensavano gli antichi alessandrini, per cui mentre il Sole (la Terra) faceva il suo giro velocemente, il calendario rimaneva indietro, ogni anno di 11 minuti e 15 secondi. Pochi in un anno, ma molti nello scorrere dei secoli; ogni 400 anni si rimaneva indietro di circa 3 giorni. Per prima cosa si corresse l’errore del passato, cancellando 10 giorni dal calendario, per raggiungere così anche nella carta il corso del Sole (della Terra). Così nel 1582 dal 4 ottobre (festa di San Francesco) si passò subito al 15 ottobre; per cui i giorni 5, 6, 7 … 14 ottobre 1582 non sono mai esistiti. Ogni 4 anni rimase il giorno bisestile; ma per evitare di rimanere di nuovo indietro, tra gli anni centenari (1600, 1700, 1800, 1900, 2000, etc.), di per sé tutti bisestili perché tutti divisibili per 4, dovevano essere bisestili solo quelli le cui due prime cifre erano divisibili per 4, e cioè il 16 (il 1600 fu un anno bisestile) e il 20 (il 2000 è stato un anno bisestile); non furono bisestili invece il 17 (1700), il 18 (1800) e il 19 (1900). In pratica, anche negli anni secolari vige la regola di uno ogni quattro (il 2100 non sarà bisestile, e così il 2200, e il 2300. Lo sarà invece il 2400. Incredibile a dirsi, ma non tutti accolsero subito il calendario gregoriano. I protestanti e gli ortodossi, per opposizione alla chiesa cattolica, continuarono col calendario giuliano. Ma poi i protestanti lo accettarono nel XVIII secolo. Gli ortodossi invece ancora nelle loro festività seguono il calendario giuliano, indietro ormai di 12 giorni. È interessante notare che la Rivoluzione d’ottobre in Russia avvenne il 24/25 ottobre 1917; ma con Lenin, che adottò il calendario gregoriano, venne a cadere il 7 novembre. Per cui è rimasto il nome di Rivoluzione d’ottobre, ma festeggiata fino alla caduta dell’URSS, di novembre. Per un motivo analogo, S. Lucia non è il giorno più corto che ci sia. Ma lo è stato. E nei giorni bui dell’inverno, la coraggiosa testimonianza della martire siracusana è ancor oggi luce ai nostri occhi.
Da “comme se fricceca” a “sul mare luccica” fino a Luciasången
Santa Lucia è una canzone napoletana, scritta da Teodoro Cottrau e pubblicata come “barcarola“ a Napoli nel 1849. Lo stesso Cottrau la tradusse in italiano durante la prima fase del Risorgimento, facendola diventare la prima canzone napoletana tradotta nella lingua di Dante. I versi del brano celebrano il pittoresco aspetto del rione marinaro di Santa Lucia, sul Golfo di Napoli, cantato da un barcaiolo che invita a fare un giro sulla sua barca, per meglio godere il fresco della sera. La canzone divenne immediatamente un successo nazionale, conoscendo un trionfo che la proiettò fuori della penisola e che ancora oggi la conserva in tutti i repertori di musica italiana interpretati al mondo dai migliori cantanti, sia lirici che leggeri. Negli Stati Uniti la prima edizione tradotta in inglese fu quella di Thomas Oliphant, pubblicata a Baltimora da M. McCaffrey, anche se la versione definitiva ed oggi maggiormente diffusa è quella registrata agli inizi del XX secolo dal grande cantante lirico napoletano Enrico Caruso. Sempre oltreoceano fra gli artisti che si sono cimentati col brano c’è Elvis Presley, che nel 1965 la inserì nell'album Elvis for Everyone. Nei paese scandinavi Santa Lucia è famosissima ed è stata tradotta anche per essere intonata durante i festeggiamenti di Santa Lucia, che nell’emisfero nord cadono nel periodo di massimo buio dell'anno, durante il quale la tradizione vuole che la Santa viaggi attraverso ogni città e paese per portare doni e dolci ai bambini ed annunciare il prossimo avvento della luce che prende il sopravvento sull'oscurità. La versione più celebre fra quelle scandinave è certamente quella svedese, intitolata Luciasången o Sankta Lucia, ljusklara hägring, considerata anche l'inno ufficioso di Svezia. Nella Repubbica Ceca e nella Slovacchia è molto famosa una traduzione intitolata Krásná je Neapol, incisa da Waldemar Matuška.
Testo
SANTA LUCIA
Sul mare luccica l'astro d'argento
Placida e' l'onda, prospero il vento
Sul mare luccica l'astro d'argento
Placida e' l'onda, prospero il vento
Venite all'agile, barchetta mia
Santa Lucia, Santa Lucia
Venite all'agile, barchetta mia
Santa Lucia, Santa Lucia
Con questo zeffiro così soave
Oh com'è bello star sulla nave!
Con questo zeffiro così soave
Oh com'è bello star sulla nave!
Su passaggeri, venite via
Santa Lucia, Santa Lucia
Su passaggeri, venite via
Santa Lucia, Santa Lucia
Oh dolce Napoli, oh suol beato
Ove sorridere volle il creato
Oh dolce Napoli, oh suol beato
Ove sorridere volle il creato
Tu sei l'impero dell'armonia!
Santa Lucia, Santa Lucia
Tu sei l'impero dell'armonia!
Santa Lucia, Santa Lucia
Versione originale napoletana
Comme se frícceca
la luna chiena...
lo mare ride,
ll'aria è serena...
Vuje che facite
'mmiez'a la via?
Santa Lucia!
Santa Lucia!
Stu viento frisco,
fa risciatare,
chi vò' spassarse
jènno pe' mare...
E' pronta e lesta
la varca mia...
Santa Lucia!
Santa Lucia!
La tènna è posta
pe' fá na cena...
e quanno stace
la panza chiena,
non c'è la mínema
melanconia!
Santa Lucia!
Santa Lucia!
Pòzzo accostare
la varca mia?
Santa Lucia!
Santa Lucia!...
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