1 novembre 2008

31 ottobre 2002. Il Molise trema. A San Giuliano 27 grembiulini insanguinati

San Giuliano di Puglia, Molise: 31 ottobre 2002
di Roberto Maurizio


Terremoti come Jackpot

Sono passati sei anni dal terribile terremoto in Molise del 31 ottobre 2002. Sembra un’eternità. Il sisma, di magnitudo 5,4 gradi della scala Richter, con effetti corrispondenti al X grado della scala Mercalli, causò 30 morti di cui 27 bambini, circa 100 feriti e 2.925 sfollati. La forte scossa tellurica colpì, con particolare violenza, San Giuliano di Puglia, alle ore 11.32, ed ebbe una durata di 60 secondi. Il sommovimento sismico causò il crollo del solaio di copertura dell'edificio scolastico "Francesco Iovine" che comprendeva scuola materna, elementare e media: sotto le macerie rimasero intrappolati 57 bambini, 8 insegnanti e 2 bidelli. Fu l'unico edificio a crollare completamente a causa di quest'unica scossa. A parte i rituali d’obbligo offerti dai vari governi che si sono succeduti dopo l'evento luttuoso in Molise, ormai l’oblio sembra che si voglia stendere e riposare sui lontani ricordi. Come è lontano il Molise dalle cronache! Come sono lontane le persone che piangono i propri figli colpiti da due tragiche "fatalità": l’ora scolastica (11.32) e un edificio incapace di sopportare un evento non così straordinario in una zona afflitta da secoli dai terremoti e maremoti. Dal 2002 in poi, non si sono registrati in Italia altri eventi così luttuosi e pesanti dal punto di vista umano e ambientale come quello si San Giuliano. Però, un domani che potrà accadere? Cosa sta facendo la protezione civile a 100 anni dal terremoto di Messina? L’Italia è come un superenalotto. Ma il Jackpot, la botta, prima o poi si realizza.

Una terra tanta amata
Il Molise è una Regione italiana semi sconosciuta, una terra con tanto Sole, con troppa neve e con infinite e strazianti sofferenze. Un territorio, abituato al lutto e al dolore, che ha visto sempre nella fuga la salvezza dei suoi abitanti. Queste "Terre del Sacramento" continuano a soffrire. Ma sanno anche gioire? Certo i rappresentanti più famosi del Molise di oggi non sono dei vari campioni di Glamour, di allegria, di spensieratezza e di modernità. Un "Di Pietro" sempre incazzato che vuole sbattere dentro tutti e un "Bongusto" che canta "una rotonda sul mare" - e va be' - "il nostro disco che suona" - e va be'- "vedo gli amici ballare" - e qui va meno bene - "e tu non sei qui con me" - porca pupazza, che iella! A parte i "paladini" dell'infelicità a tutti i costi, il Molise rappresenta, con grande orgoglio, con altre poche eccezioni meridionali (Abruzzo, Basilicata e Sardegna, facendo i dovuti scarti di delinquenti abituali), l'Isola Felice della nostra Penisola senza criminalità organizzata (tolte queste regioni, il Sud è crivellato dalla Mafia - Sicilia - dalla 'Ndrangheta - Calabria - dalla Camorra - Campania - e dalla Sacra Corona Unita - Puglia). Un'Isola Felice della nostra Penisola, dove gi unici protagonisti sono i giovani, che, dopo anni e anni di promesse e di mancato intervento statale, continuano ancora a credere nelle proprie radici. I giovani sono legati strutturalmente ai sapori indelebili di una cultura contadina che, come ai tempi di Iovine, stenta ad arretrare.


Piccole mani ghiacciate aggrappate ad una speranza
Ridare un volto alla nostre terre, quelle molisane, è un imperativo dovrebbe coinvolgere che prende i voti e i soldi. Ma, come è possibile fidarsi di chi non ha nulla da perdere e tutto da guadagnare? L'unica variabile indipendente che esiste in Molise è rappresentato dai giovani che numerosi continuano ad amare terra, che degrada verso il mare e bacia le favolose Isole Tremiti. Tra le tante realtà nascoste emerge una generazione che crede ancora nel futuro. San Giuliano ha lasciato una traccia indelebile sulla pelle dei giovani molisani. Ecco che allora nasce dalle vene di questa terra una poesia di straordinaria bellezza, quella di Caterina Sottile, che si contrappone al cerimoniale, ai fasti, ai soldi e che può capire solo però chi ha avuto da piccolo le mani ghiacciate dal vento gelido molisano, che è diverso da tutti gli altri. Una poesia in cui, però, non compare il padre premuroso che ripara sotto il suo cappotto le dita ghiacciate del figlio. Quel padre premuroso, il 31 ottobre 2002 non c’era. Al suo posto era rimasto solo quel vento freddo del 2 novembre che avrebbe contato e celebrato i morti.


31 ottobre 2002
di Caterina Sottile

Era stato dolce quell'Ottobre.
Al profumo d'uva, tra gli ulivi,
si mischiava ancora l'odore di mare.

Era stato caldo quell'autunno spietato.
Volevo un cappottino blu indaco
per quando sarebbe arrivato l'inverno.
L'avrei comprato e tenuto nascosto
per farglielo trovare sotto l'albero di Natale.

Un cappottino blu,
per quando le sue mani sarebbero state fredde.
Sarebbe sfuggito al richiamo di un cappellino
che non voleva mettersi mai,
ma un cappottino blu lo avrebbe tenuto al caldo.


Avrebbe avuto sempre le manine ghiacciate,
indaffarate a toccare ogni cosa
nel lungo viaggio avventuroso
che la mattina lo portava a scuola.

Ma le spalle le avrebbe tenute ben coperte
dal suo cappottino nuovo, blu indaco.

Provai ad appoggiarlo
lo stesso sulle mani ghiacciate
ma non riuscii a scaldarle.

Non so più di che colore sia
quel cappottino nuovo,
mai indossato.
Non so più di quali profumi è piena
l'aria d'Ottobre.

Penso soltanto
ogni giorno
tutto il tempo
che qualcuno gli abbottoni
bene il cappottino,
ora che è di nuovo inverno.

I soldi, le battaglie, i processi, le inchieste, i progetti, le trappole, la Politica, le polemiche. Oggi, facciamo silenzio. Questo è un dolore delicato, leggero, come i passi mancati di un bambino. Lasciamo che possa farsi ascoltare, senza disturbo.

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