26 novembre 2008

Vito e le flebili luci delle Pleiadi

L’ultimo saluto a Vito Scafidi, illuminato dalle flebili luci delle Pleiadi
di Roberto Maurizio


Che le Pleiadi ti passano illuminare per l’eternità


Volevo esserci oggi al tuo funerale, Vito. Avrei cercato nei volti dei tuoi compagni il perché della tua morte assurda. Avrei avuto un’unica risposta: dolore. Il dolore è un sentimento che si vive profondamente nell’animo, una cicatrice che procura nelle viscere e soprattutto nello sterno solo un’assurda sofferenza che non si espone all’esterno e, quindi, non avrei potuto fotografato niente. Se non il vuoto. Quel vuoto che continua ad aleggiare intorno alla tua anima pura e casta. Oggi, l’Italia ti rende l’ultimo saluto, nel senso che da domani nessuno penserà più di te. Scomparirai nella tua tomba e verrai dimenticato dai giornali, dalle televisioni e dai blog (non dal mio, che ti renderà omaggio sempre, come quello che inutilmente sto offrendo alla causa di Aung San Suu Kyi, al Darfur e alle popolazione del Sahel. “Stampa, Scuola e Vita” ha ricevuto, grazie a te, un’attenzione particolare, esagerata sotto certi versi. Ascolti da paura, che termineranno subito dopo la tua deposizione nella tomba. Ringrazio tutti, ma ringrazio soprattutto i giovani che mi hanno seguito. Sono loro il futuro (questa cazzata me la potevo risparmiare), certo non i vecchi rincoglioniti che permettono ancora alla stampa, ai media, di agire a loro piacimento solo per conquistare una parte del mercato. Da domani, il mio blog, da 800 contatti, ritornerà nei suoi limiti fisiologici. Non fa nulla! Resta la vergogna che da domani insieme all’audience del mio blog calerà l’attenzione dei padroni della stampa. Studenti, ragazzi, ragazze (soprattutto voi che avete una marcia in più), aiutate questo blog a non far dimenticare quelle “flebili luci delle Pleiadi” che io dedicai a Aung San Suu Kyi. Ditemi che cosa si può fare? L’informazione deve essere di chi la riceve e non di chi la offre solo per i soldi. Facciamo che l’informazione sia corretta. Facciamo che il problema delle scuole non debba aspettare altri sei anni (da San Giuliano di Puglia a Rivoli) per tornare alla ribalta con altri “martiri”. Ecco chi è stato Vito. Un martire dell’indifferenza, salito alla ribalta per quattro giorni. Di quanti martiri hanno bisogno questi politici per fare soltanto il loro dovere?

Arditi e Drughi



A Pianezza (Torino) oggi si sono svolti i tuoi funerali, Vito. Un lungo applauso ha accolto il tuo feretro nella tua chiesa. Sulla tua bara è stata stesa una maglia della Juventus, che con te ha dimostrato di non essere degna di quel nome che indossa: la gioventù non ha nulla a che fare con il rifiuto di portare al braccio il segno di lutto in tuo ricordo; la gioventù non si mischia con gli imbrogli o con le delusioni che danno i dirigenti senza cuore; non esiste una Juventus senza cuore, non esiste un Liceo Darwin senza cuore. Esistono i Dirigenti senza cuore! Due ali di una folla imponente ti hanno applaudito, con l’anima (ma questo i Dirigenti non lo percepiscono). Ai tuoi funerali hanno partecipato migliaia di persone. C’è stato il lutto cittadino. Ad attenderti c’era il sindaco Claudio Gagliardi che ha aspettato la tua bara seguita con compostezza e dignità da papà Fortunato (al quale va da padre a padre il mio cordoglio) e da mamma Cinzia. Un po’ più indietro tua sorella Paola, i tuoi nonni, gli zii, i cugini. Ancora più dietro, ma avanti a tutti nel tuo ricordo, i compagni della tua martoriata scuola e quella più bella, molto più bella, della tua squadra di calcio. Ma quando lo capiranno che la scuola deve essere come una squadra di calcio? Sulla tua bara è stata stesa una maglia della Juventus, sul cuscino di fiori gialli e azzurri ci sono le sciarpe di tifosi juventini, gli Arditi e i Drughi. Non c’era nessuna maglietta dei giocatori della tua cara Juventus, quindi anche la presenza del Sindaco di Torino è stata come non fatta. Sergio Chiamparini, ma dov’erano i giocatori della Juve? Dov’erano i dirigenti? Dov’era l’anima di una squadra che abbraccia tutta l’Italia. La Juventus non è solo Torino. La Juventus, come la Fiat, è l’Italia!

L'amore infinito di tua sorella Paola
Toccante è stata la lettera letta in chiesa da tua sorella Paola Scafidi. «Sei stato un ragazzo davvero grande di cui erano orgogliosi la mamma e il papà. Ora sei diventato un martire, sei diventato l'angelo custode di tutti noi studenti» . «Continuerai a svegliarti tutte le mattine con me - ha aggiunto trattenendo le lacrime - continueremo a litigare per le cose più stupide. Questo non è un addio, è un ciao». Tua sorella, Vito, non è stata sincera. Ha mascherato il suo dolore che gli esplode nel cuore. Lo ha trattenuto solo per i tuoi genitori. Ma prima o poi si accorgerà della tua assenza e ti ricercherà nel profondo della sua anima. Sarà costretta allora a non dirti ciao, ma addio. (Non si possono trasmettere i singhiozzi via Internet).

1 commento:

  1. Ciao Roberto sono un prof, un tuo collega, che non avrebbe voluto partecipare ai funerali del suo compaesano Vito, anche se sono stato compagno di classe di suo zio alle elementari, lo zio Rosario
    che compare anche in queste tue foto.
    Quel giorno è arrivata l'ordinanza del sindaco,
    che ha imposto la chiusura dalle 13 alle 17
    del centro storico del natio borgo selvaggio alle auto.
    Così sono andato per la prima volta dopo tanto tempo
    al lavoro, cioè a scuola, a piedi.
    20 minuti calmo, come ho fatto io.
    L'amico giornalaio mi dice
    che chiuderà un po' prima,
    e intanto sta già lustrando l'edicola,
    non si sa mai, magari passa la tv.
    Freddo pungente. Passo dal centro
    sono quasi le 10
    ed è già è arrivata Skynews,
    con ottimo tempismo sugli altri.
    A scuola il vicepreside subito
    mi becca (mi hanno incastrato
    come ingegnere per il monitoraggio
    della sicurezza statica dell'edificio)
    per un giro dell'esterno, alla ricerca
    di cornicioni pericolanti e/o annessi.
    Dopo rientro, e alcuni ragazzi
    di una classe non mia
    mi fanno vedere un po' impauriti
    leggere fessurazioni,
    distacchi di intonaco e via così.
    Dico loro di scrivermi tutto,
    che poi passo in tutte le classi. La psicosi.
    Salito finalmente nella mia classe
    si parla della corona di fiori
    che è stata comprata con la colletta,
    e tanto per cambiare della sicurezza. La sicurezza.
    Esco, vado più veloce, sono quasi le 14, è tutto chiuso, sbarrato,
    la vigilessa è gentile ma
    irremovibile, in 15 minuti sono a casa, non prima di aver notato che ormai sono arrivati anche
    Italia 1, Canale 5 e mamma RAI.
    Mangio in fretta, e poi mi chiedo
    se è davvero il caso di andare,
    visto che non conoscevo Vito.
    Il funerale.
    Ho deciso, non vado, si parla
    di Pianezza una volta ogni
    trent'anni e solo per cose negative.
    E poi io sono un prof, certo.
    Tanti anni fa ho insegnato
    per un mesetto proprio lì,
    al seminario di Rivoli, certo,
    forse proprio sotto a quel
    famigerato controsoffitto
    così poco armato vittima
    di qualche appalto al ribasso
    e sotto quel tubo di ghisa
    lasciato in pegno dalla sciatteria
    di chissà quale muratore, certo.
    E poi quella foto che per quattro giorni è comparsa un po' dappertutto per la le televisioni, mi ha ricordato
    e mi ricorda un'altra foto, che scattai personalmente a un mio allievo, che conoscevo bene,
    pochissime ore prima che fosse anche lui portato via
    da un altrettanto assurdo incidente motociclistico
    con una morte altrettanto "fatale", o se preferisci,
    altrettanto "annunciata", certo.
    Ma in fondo io che c'entro con la TV, i politici, e con tutta questa storia?
    Casa mia è proprio adiacente
    al cimitero, tutti i funerali
    passano sotto le mie finestre.
    Verso le 16 cominciano ad arrivare
    i primi sguardi sperduti dei ragazzi che mi convincono a scendere, anche se c'entro poco, o nulla, con tutta questa storia.
    La sepoltura. Devo scendere.
    Scendo. Stanno arrivando sei
    Mercedes piene di corone,
    da quella del Darwin, a quella
    della nostra scuola, a quelle
    di Napolitano e Berlusconi,
    e poi arriva Vito portato a spalle
    dai suoi compagni, e da suo zio.
    Centinaia, ma che dico, forse
    qualche migliaia di sguardi
    giovanissimi, attoniti, nessuna traccia di telecamere e autorità,
    tutti dileguatisi d'un tratto.
    Il prete concede di liberare
    dei palloncini con le intenzioni.
    E' buio, e non c'è più tempo
    per salutare i parenti.
    Il vento che ha portato via Vito,
    da quella sera lo ha fatto riposare
    non lontano da dove riposa il mio papà.
    Rientro in casa, ormai
    è troppo tardi per fare qualunque altra cosa, ho troppo freddo
    e non solo in senso letterale.
    E' l'inizio di un nuovo anno,
    oggi, dopo un mese il velo dell'oblio è calato su Vito, forse è "fatale". Intanto io mi auguro che lui ora stia meglio di come stanno il suo papà, mamma e Paola.
    Presto o tardi, avrò finalmente il privilegio di conoscerlo questo
    ragazzino biondo con i grossi occhi celesti spauriti che
    riposerà per sempre vicino a me
    e che sicuramente non dimenticherò più.
    Da oggi almeno saremo in due, Roberto.

    Fabrizio

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